Il 27 ottobre 1946 ci fu un accordo nazionale nel quale si siglava e si estendeva la scala mobile a tutto il paese.

Esisteva un rapporto di forza estremamente favorevole per la classe operaia.


Nel corso degli anni, i lavoratori, impedirono con la loro forza e determinazione sia a confindustria che al governo, lo smantellamento di questo meccanismo, ma anzi lo difesero come strumento del potere d’acquisto reale dei salari.


Nel 1982, per la prima volta da quando fu istituita la scala mobile, venne disdetta formalmente dalla Confindustria. Il 22 gennaio 1983, Sindacato, Confindustria e Governo, firmarono lo smantellamento della stessa, i capitalisti volevano un contenimento dei livelli salariali del lavoro dipendente: ”ll lavoratore guadagna troppo e l’aumento dei salari genera l’inflazione”. Sicuramente qualcuno, sarebbe dovuto andare a curarsi la sua inflazione a casa, piuttosto che vendere un diritto dei lavoratori, tra l’altro sancito dalla Costituzione come diritto ad una "vita dignitosa”! In realtà gli adeguamenti salariali, si verificavano solo dopo un aumento dei prezzi, quindi la scala mobile è l’effetto e non la causa dell’inflazione.


Nel 1992, al lavoratore viene definitivamente tolta la sicurezza della sua indipendenza e venduto al migliore offerente sul mercato. Governo e Confindustria, convinsero e fecero un accordo con i sindacati Cgil, Cisl, Uil e i suoi vari rappresentanti ed associazioni, a liquidare i lavoratori e tutto ciò in cui credevano, dimenticando, come fanno tutt’ora, che sono e restano la loro unica forza. Altrimenti non avrebbero ragion d’essere.

La classe dirigente raggiunse finalmente lo scopo perseguito per anni. Da quel momento, il lavoratore non fu più in grado di recuperare le perdite, in termini di potere di acquisto, con gli aumenti dei prezzi. Siamo l’ultimo paese d’Europa!


L’inflazione si genera quando si distribuisce più di quanto si produce.

L’occupazione si compromette quando si rinuncia ad una “riduzione degli orari di lavoro” e l’allungamento della giornata lavorativa diventa il solo modo per il lavoratore di avere un salario decente.


Le imprese spingono solamente a competere sul “Costo del Lavoro”, dimenticando la formazione, l'innovazione, la ricerca e la qualità. La nostra società capitalistica è diventata sempre più “Parassita” e capace solamente di mantenersi sulle spalle dei lavoratori che sono costretti a pagare ora la sua ennesima crisi.


Questa crisi è il risultato della pazzesca caccia al profitto di banchieri e capitalisti. Questa ingordigia non conosce limiti. E resterà sempre la molla principale del sistema capitalistico. Lo stato è una associazione di imprenditori il cui potere si trova interamente nelle mani della classe capitalista, con la borghesia che fa da cuscinetto verso la mente della classe operaia.


L’appello rivolto a tutti coloro che hanno a cuore il loro destino non può che essere: ” Occorre una nuova fase di conflitto sociale!”.

Intraprendiamo una battaglia comune per il rovesciamento di questa politica, che promette giustizia ed elargisce ottimismo, ma che in realtà non regala nient’altro che arretramenti, stagnazioni e sacrifici.


Questi ultimi quindici anni, hanno dimostrato come sia facile tagliare i salari ai lavoratori usando “l’inflazione programmata”,scendere a concertazione e ridicolizzare ogni tipo di lotta e sciopero. Il salario è determinato dal conflitto tra capitalista e lavoratore. Tutti coloro che si sono arricchiti alle spalle dei lavoratori, non rinuncerà né per favore, né per bontà, a quanto hanno ottenuto e defraudato alla maggioranza della società.


Se il governo ha caldeggiato nel 2009 la reintroduzione delle centrali nucleari, (ben sapendo che furono a loro volta abrogate con un referendum nel 1987), è solo per elargire miliardi e miliardi di euro, che saranno tolti alla comunità, alla nuova cordata dei potenti di turno e lobby.


Il Partito Comunista dei Lavoratori, chiede: con la stessa forza, il reinserimento della scala mobile con l’equiparazione di tutti i livelli -Blocco generale dei licenziamenti in tutta Europa- Uguaglianza di diritti e salari, a parità di lavoro in tutta Europa- Ripartizione del lavoro, in ogni paese e su scala continentale che ridistribuisca tra tutti il lavoro esistente, attraverso la riduzione progressiva dell’orario di lavoro a parità di paga.


Ciò che conta e trasformare questo mondo a misura d’uomo e non a misura di pochi eletti che metteranno a repentaglio la vita di tutti i cittadini.

Eppure il fanatismo religioso e l’avidità dei bianchi, scatenarono una serie interminabili di guerre. I nuovi arrivati, sicuri del proprio diritto,non arretrano davanti a nulla per ridurre al loro volere quei “selvaggi”, senza il cui aiuto sarebbero morti di fame e di freddo! (Philippe jacquin)


Youri Venturelli

(Partito Comunista Lavoratori

sezione Ancona-nucleo montano)