20/05/17

programma pcl a fabriano



Elezioni Comunali 2017: IL PROGRAMMA ELETTORALE DEL PCL





PARTITO COMUNISTA
DEI LAVORATORI

FABRIANO - ELEZIONI COMUNALI  11 GIUGNO  2017

PER UNA RIVOLUZIONE IN COMUNE!

PERCHE'IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI (PCL)ALLE ELEZIONI

Il Partito Comunista dei lavoratori partecipa alle elezioni comunali di Fabriano con un punto di vista alternativo: quello dei lavoratori /lavoratrici, dei nativi e dei migranti, dei giovani, dei precari e dei disoccupati, rispetto alle formazioni che si contendono la difesa degli interessi della borghesia fabrianese. Questo tanto più di fronte alla subalternità della sinistra riformista (SEL, FDS) al centro-sinistra, imperniato sul PD (e spesso nelle Marche allargato alla UDC).

Non ci illudiamo che il terreno elettorale possa rappresentare di per sé il terreno dell'emancipazione del mondo del lavoro dallo sfruttamento. Ma può dare visibilità e voce a una proposta d'azione, anticapitalista e rivoluzionaria, facendola conoscere a più ampi settori di massa, e favorendo l'organizzazione attorno ad essa degli strati più coscienti dei lavoratori e dei giovani. Questa è la ragione della nostra presentazione elettorale, in contrapposizione a tutti gli altri partiti.

A differenza di ogni altra forza politica, non siamo a caccia di assessorati e favori a braccetto col PD. Non siamo alla ricerca di pacche sulle spalle di ambienti benpensanti e della loro legittimazione. Noi non abbiamo altro interesse da difendere che l'interesse dei lavoratori e la loro liberazione. Non facciamo politica per prendere voti, ma chiediamo voti a una politica: una politica intransigente di difesa del lavoro.

Non a caso siamo l'unico partito della sinistra italiana a non aver mai tradito i lavoratori. A non aver mai votato- in cambio di ministeri- missioni di guerra, sacrifici sociali, regali alle banche.A non aver mai votato, in cambio di assessori, i tagli alla sanità, le privatizzazioni dei trasporti, il rincaro tariffe, come nelle Marche. Siamo stati e saremo ovunque, ad ogni livello, da una parte sola. La parte degli sfruttati contro gli sfruttatori, i loro governi, le loro giunte. Non abbiamo l'ambizione di allearci col PD o di non essere scaricati dal PD.
Abbiamo un’ambizione più grande: unire gli sfruttati contro tutti i loro avversari per realizzare una società a misura d'uomo. Una società socialista.

Questo patrimonio di coerenza è decisivo perchè la sinistra e il suo popolo possano tornare a vincere. La sinistra non ha perso affatto perchè troppo “divisa”. Ha perso perchè ha cessato di essere tale. Tutte le sinistre erano unite al governo in anni recenti a votare le leggi di precarizzazione dei giovani e le finanziarie lacrime e sangue contro i lavoratori. Tutte le sinistre sono unite, al di là delle diversità di sigla, nelle giunte di centrosinistra a votare il taglio delle spese sociali. E se litigano spesso tra loro è solo perchè si disputano poltrone e ruoli nelle stesse giunte in cui insieme siedono. Altro che sinistre “divise”!

La verità è che c'è bisogno finalmente di una sinistra vera, di una sinistra che non tradisca.
Solo una sinistra vera può unire davvero i lavoratori, i precari, i disoccupati contro i loro avversari. Può contrastare le mistificazioni dominanti. Può aprire una pagina nuova. Il PCL è impegnato, controcorrente,con tutte le sue forze in questa prospettiva: unire in una vera sinistra tutti coloro che vogliono ribellarsi all'esistente, per costruire una società liberata dalla dittatura del profitto.

IL CAPITALISMO E' FALLITO. E' NECESSARIA UN’ ALTERNATIVA DI SOCIETA'

Il capitalismo è fallito.
Venti anni fa, dopo il crollo del Muro di Berlino, ci avevano raccontato la favola di un futuro radioso dell'umanità, grazie alla vittoria del capitalismo. E' accaduto l'opposto. Il capitalismo si trova di fronte alla crisi più grave degli ultimi 80 anni, e non sa come uscirne. Nel frattempo prova a scaricare la propria crisi sulle condizioni sociali, di lavoro e di vita, della maggioranza dell'umanità.

Ovunque si distruggono i contratti nazionali di lavoro, ovunque si precarizzano le giovani generazioni, ovunque si saccheggia l'ambiente come mai in passato, ovunque tornano i venti di guerra per la spartizione del petrolio e delle materie prime, ovunque riemergono le pulsioni malate del razzismo, in una guerra disperata tra poveri. Si è tornati indietro di un secolo. Alla faccia del “progresso” e della “modernità”!
Il lavoro e le prestazioni sociali sono la prima vittima del capitale in crisi. Così in tutta Europa, così in Italia. Se in Europa siamo ormai a 20 milioni di disoccupati, in Italia la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 30%. Mentre Confindustria e Fiat mirano al cuore dell'articolo 18 e sbattono fuori dalle fabbriche la Fiom e i diritti dei lavoratori, come non accadeva dagli anni 30. Dopo aver precarizzato un’intera generazioneil PD ha sostenuto in anni recenti,in buona compagnia dei Partiti di  Centrodestra, la macelleria sociale del governo Monti (a partire dalla famigerata legge Fornero) fino alle peggiori misure sociali del governo Renzi (Jobs Act incluso).

Parallelamente, istruzione pubblica, sanità e pensioni diventano carne da macello per pagare gli interessi alle banche. Tutta la campagna ossessiva a favore dei tagli e dei sacrifici in nome del “debito pubblico” vuol dire concretamente una cosa sola: spolpare definitivamente ciò che è rimasto delle vecchie conquiste sociali per pagare gli interessi ai banchieri, grandi detentori dei titoli di stato. Lo Stato italiano versa ogni anno nelle tasche delle banche 90 miliardi di Euro. Le giunte locali di ogni colore versano complessivamente ogni anno ai banchieri 70 miliardi. Ecco a cosa servono i sacrifici sempre più insopportabili imposti a lavoratori, pensionati, cittadini: a pagare quegli stessi banchieri che con le loro speculazioni e truffe sono i primi responsabili della grande crisi! Altro che “democrazia”! La grande maggioranza della popolazione viene sacrificata alla dittatura di una piccola minoranza di industriali e banchieri. I principali partiti (di ogni colore) e i loro governi, nazionali e locali, sono solo gli esattori del capitale finanziario. Non a caso PDL, PD, UDC- i grandi sostenitori del governo Monti-sono tutti sul libro paga di industriali e banchieri, come rivelano i loro bilanci pubblici (al netto di gigantesche ruberie e mazzette “private”).

Pensare di “riformare” questo stato di cose è pura utopia.
Chi ha diffuso a sinistra in questi anni la leggenda di un possibile governo “amico” che possa risolvere la crisi a vantaggio dei lavoratori, ha raccontato frottole, per giustificare la propria corsa a ministeri o assessorati. I governi Prodi, Zapatero, Obama, sono stati il cimitero di queste fandonie e illusioni. L'unica via -certo difficile ma reale- è quella di rovesciare questo stato di cose. Mettendo in discussione il capitalismo e le sue radici. Rifiutando il pagamento del debito pubblico ai banchieri strozzini. Nazionalizzando le banche (con piena tutela dei piccoli risparmiatori), e unificandole in un’unica banca pubblica, sotto controllo sociale. Espropriando le grandi aziende sotto il controllo dei lavoratori, a partire da quelle che licenziano e ignorano i diritti sindacali (Fiat in testa). Ripartendo il lavoro esistente fra tutti, secondo un piano democraticamente definito dai lavoratori stessi, in modo che nessuno ne sia privato. Avviando un grande piano di opere sociali (riassetto ambientale, fonti energetiche alternative, trasporto pubblico, edilizia scolastica e popolare, riparazione della rete idrica, bonifica del territorio a partire dall'amianto..), che dia nuovo lavoro a milioni di disoccupati (italiani e migranti) e che sia finanziato dalla tassazione progressiva delle grandi ricchezze, dall'abbattimento dei privilegi istituzionali e clericali, dall'abbattimento delle spese militari e di guerra, dalle enormi risorse risparmiate con il ripudio del debito ai banchieri e la nazionalizzazione delle banche. A proposito della “lotta agli sprechi”...

Questo programma indica l'unica via possibile di alternativa. Ma non sarà realizzato né dai governi avversari, né dalla pura pressione dei movimenti, né dalle grida populiste di qualche comico guru, come Beppe Grillo (che vuole abolire il sindacato in quanto tale, è arrivato a difendere gli evasori di Cortina, nega i diritti dei figli dei migranti,..) e il Movimento 5stelle: una forza politica che assume la piccola e media impresa capitalistica come proprio referente sociale strategico, che offre alle imprese l'abolizione dell'Irap (con cui si finanzia la sanità pubblica) a vantaggio dei loro profitti e che segnala semplicemente al proprio mondo di riferimento la propria avversità al sindacato, dentro una competizione nel corteggiamento dell'impresa che si fa particolarmente affollata.
Può essere realizzato solo da un governo dei lavoratori e della popolazione povera: un governo che può essere imposto solo da una sollevazione popolare.

Lavorare in ogni lotta a questo sbocco è il nostro impegno quotidiano. La campagna elettorale è solo un terreno collaterale e provvisorio di questo nostro lavoro. Un nostro eletto/a, in qualsiasi sede istituzionale, sarebbe solo un tribuno di questa battaglia generale, in un rapporto indissolubile con le ragioni di tutti gli oppressi. Un eletto dei lavoratori, al loro servizio, per un’alternativa di società. Non un agente dell'avversario tra i lavoratori a difesa di questa società, come troppe volte è successo.

IL CENTROSINISTRA A FABRIANO: COMITATO D'AFFARI DEI POTERI FORTI E DEL PROFITTO AI DANNI DELLA POPOLAZIONE POVERA.

Negli ultimi 30 anni, sotto le amministrazioni di centrosinistra, Fabriano ha perso una parte cospicua del suo patrimonio produttivo: fabbriche chiuse o delocalizzate, ridimensionamento.
Fino ai primi dieci anni del 2000 la città aveva un carattere prevalentemente industriale con imprese in ogni campo, tra cui primeggiavano alcune di fama internazionale: le storiche Cartiere Miliani, le industrie di elettrodomesticiMerloni(Indesit Company, Ariston Thermo Group, Antonio Merloni) e le industrie produttrici di cappe aspirantiper cucine (FaberElica, Tecnowind, Best,Airforce).
È il ricorso agli ammortizzatori sociali che dipinge il ritratto dell’andamento occupazionale nel distretto marchigiano.

Crisi globale, costo del lavoro, crollo dei consumi e delocalizzazione: a partire dal 2008, il sistema industriale Merloni affronta ostacoli e scelte simili a quelle di tutto il comparto manifatturiero italiano. Sono gli anni in cui le aziende si rivolgono al Governo, agli acquirenti esterni, oppure scelgono di portare la produzione all’estero. I Merloni fanno tutte e tre le cose: partecipano a tavoli con il MISE, vendono Indesit e Ardo, delocalizzano. Il risultato è un equilibrio precario, fondato sulla Cassa Integrazione e su un’organizzazione della produzione frammentata che allunga i tempi e non abbatte i costi più di tanto.
Tra le industrie storiche del Gruppo Merloni la Antonio Merloni S.p.A. (ARDO) fu la prima azienda del gruppo a sentire la crisi: nel 2008 dovette affrontare la chiusura di due stabilimenti e il procedimento di amministrazione straordinaria, per poi arrivare all’accordo di salvataggio e reindustrializzazione del 2010 (fonteAccordo_Programma_Merloni_firmato_19_03_2010).
La chiusura del gruppo mette in seria difficoltà anche tutto l'indotto ad essa collegato, costituito da molte piccole imprese presenti anch'esse nel territorio, generando nella città una profonda crisi economica e mettendo fine ad un periodo di prosperità che durava da più di 50 anni.
Nel 2011 l’imprenditore Porcarelli con la sua J.P. Industries acquistò l’intero perimetro industriale, riassumendo solo 700 dei 2300 lavoratori iniziali.
La Merloni Elettrodomestici è diventata Indesit Company nel 2005; dopo pochi anni, inevitabilmente, la crisi finanziaria ha fatto sentire il suo impatto sul gruppo: nel 2009, i ricavi hanno registrato -17%.
Il 2012, è stato chiuso con 2,8 miliardi di euro di ricavi (+2,1%), con un utile netto da 62,3 milioni di euro in crescita del 5,9%. Un risultato solo apparentemente positivo: in realtà la società si è sostenuta puntando sul mercato russo e su quello britannico, ma il bilancio positivo deriva quasi esclusivamente dall’effetto dei cambi: a tassi costanti, Indesit era, in realtà, in perdita (fonte: Panorama, 12/4/2013).
Non a caso a gennaio 2014 arriva l’accordo siglato con sindacati e MISE con cui si prevedono due anni di cassa integrazione straordinaria per gli operai e contratti di solidarietà per gli impiegati (fonte: Il Resto del Carlino). A luglio dello stesso anno, arriva l’accordo con la statunitense Whirlpool per la vendita di oltre il 60% della proprietà.

La Merloni Termosanitari ad oggi, è l’unica delle tre sorelle ancora in attività; nel 2009 ha cambiato denominazione, in Ariston Thermo SpA.  Negli anni ha attuato una delocalizzazione selvaggia portando via dalle Marche oltre l’85% della produzione: i 6.600 dipendenti sono dislocati su 33 diversi paesi.
Nel 2015 il gruppo ha raggiunto un fatturato di 1,34 miliardi di Euro, grazie alla commercializzazione di oltre 7,2 milioni di prodotti all’anno in oltre 150 nazioni.
(fonte: la fine dell’illusione).

La dismissione delle fabbriche e dell'indotto ha causato una perdita enorme di posti di lavoro, di capacità e di ricchezza per la città.
Sono numeri impietosi quelli del Ciof di Fabriano e che ben fotografano la crisi che dal 2008 sta continuando ad attanagliare il comprensorio fabrianese. Una crisi che da economica ha fatto presto a diventare occupazionale.
Si sfonda ufficialmente la soglia dei 5mila disoccupati a Fabriano. Negli ultimi sei anni, l’aumento è stato superiore al 50 per cento. Sulla popolazione attiva, fra i 14 e i 65 anni, la percentuale arriva, in città, molto più vicina al 30 per cento che al 20. Se, poi, al dato della disoccupazione si aggiungono i lavoratori in mobilità, si avvicina addirittura la soglia dei 6mila lavoratori iscritti al Centro territoriale per l’impiego. E il sommare i due dati non è affatto una forzatura visto che quando termina la mobilità, si passa immediatamente nella lista degli iscritti disoccupati. Una media, dunque, molto superiore al dato nazionale. I freddi numeri, dal 2010 e aggiornati al 31 dicembre del 2016, fanno registrare 3.216 disoccupati (1.795 donne e 1.421 uomini) domiciliati a Fabriano e iscritti al Ciof a fine 2010. Al 31 dicembre del 2011, un leggero incremento, a 3.294 unità (1.842 donne e 1.452 uomini). A fine 2012, si sale a 3.615 (2.029 donne e 1.586 uomini). La soglia dei 4mila disoccupati è stata sfondata a fine 2013: 4.078 (2.296 donne e 1.782 uomini). Una vera ecatombe si è registrata a fine 2014, con gli iscritti al Ciof che sono saliti a 4.940 unità (2.727 donne e 2.213 uomini). Dato in leggerissima controtendenza a fine 2015, con 4.882 (2.695 donne e 2.187 uomini) disoccupati, dunque in diminuzione. Ma, ecco, che a fine 2016, si torna a crescere, con ben 5.025 (2.794 donne e 2.231 uomini) iscritti nelle liste del Ciof. Un altro non certo invidiabile traguardo tagliato a livello di disoccupazione.
Con il Jobs-act, invece, il precario – seppur per pochissimi giorni – viene considerato un occupato. I dati indicati dal Ciof, dunque, tengono conto di questa nuova normativa. E, ne consegue, che il numero dei 5mila disoccupati potrebbe, facendo tara dei lavoratori estremamente precari, essere ancora più alta. (www.centropagina.it)
La Cna di Fabriano scatta una fotografia sulla situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio e rileva una crisi continua che non ha lasciato spazio alla ripresa economica. “Nell’area montana del fabrianese – spiega Andrea Riccardi Segretario territoriale della Cna – il 2016 ha portato a una diminuzione del tessuto imprenditoriale di 55 imprese attive (nel 2015 le imprese attive erano 3.971, mentre nel 2016 sono scese a 3.916), l’1,4% in meno rispetto al 2015”.

Secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato su dati Unioncamere – Infocamere nello scorso anno nel territorio del fabrianese hanno chiuso in tutto 89 aziende artigiane a fronte di 69 iscrizioni ( nel 2015 erano state 82), per un saldo in negativo di -20. Quanto ai comparti, le criticità sono trasversali e interessano tutti i settori, colpendo in particolare le attività artigiane delle costruzioni (-9), ma anche i servizi alle persone (-7), il manifatturiero (-3) e i servizi alle imprese (-2).

Le giunte cittadine di centrosinistra, al pari delle corrispondenti giunte provinciali e regionali, non solo non hanno contrastato (se non a parole) la stretta dei trasferimenti pubblici dei governi nazionali (inclusi quelli di centrosinistra), ma hanno gestito -disciplinate ed obbedienti- tutte le conseguenze sociali di quella stretta: aumentando il proprio indebitamento verso le banche, e dunque esponendosi alla loro pratica usuraia, a scapito delle risorse pubbliche (pagamento di interessi onerosi e crescenti); affidando servizi pubblici a cooperative private; precarizzando i rapporti di lavoro nella stessa amministrazione pubblica; tagliando la spesa sociale in tutti i suoi aspetti, persino nella manutenzione ordinaria dell'arredo urbano (pulizia delle strade); privatizzando servizi fondamentali (gestione dell'acqua e del gas, mense scolastiche, trasporto pubblico, strutture cimiteriali) con il relativo taglio di personale, peggioramento del servizio, rincaro delle tariffe.

Dunque da ogni punto di vista, le giunte locali hanno operato come agenti degli industriali, dei banchieri, dei costruttori e più in generale del profitto. La subordinazione religiosa al Patto di stabilità imposto dalle finanziarie nazionali di centrodestra e centrosinistra ne è la misura.
Non può esservi alternativa reale a tutto questo se non rovesciando questa logica: sfidando apertamente, anche sul terreno locale, la dittatura del capitale, e contrapponendovi le ragioni del lavoro e della maggioranza della società. Siano i lavoratori a governare Fabriano, non le banche, gli industriali e la Curia. Questa è l'unica reale alternativa

NON UN PROGRAMMA “PER FABRIANO”, MA PER I LAVORATORI, I PRECARI, I DISOCCUPATI FABRIANESI. SIANO I LAVORATORI A GOVERNARE FABRIANO, NON I BANCHIERI, GLI INDUSTRIALI, LA CURIA

Le nostre rivendicazioni programmatiche, sul terreno comunale, sono dichiaratamente “di parte”. Rifiutano di recitare il mantra ipocrita dell'”interesse generale della Città”. Sposano dichiaratamente una parte della Città contro l'altra: la parte del lavoro, dei giovani precari, dei disoccupati, dei migranti (la larga maggioranza della popolazione fabrianese) contro la parte dei salotti, della borghesia benpensante, dei poteri forti cittadini (la piccola minoranza di banchieri,industriali, costruttori, Curia, e dei loro ambienti ramificati). O di qua o di là: in mezzo non si può stare. E noi stiamo senza riserve da una parte sola.

Proprio per questo rifiutiamo apertamente la logica apparentemente “realista” delle cosiddette “compatibilità”. A chi ci dice che la svolta che ci vorrebbe “non è possibile”, “perchè c'è la crisi, perchè le risorse sono poche, perchè il Comune ha competenze limitate, perchè non si può che obbedire alle leggi esistenti” ecc, ecc, rispondiamo che proprio la subordinazione a questa cultura, ad ogni livello, ha accompagnato negli ultimi 30 anni la sconfitta drammatica del mondo del lavoro. Noi rifiutiamo questa logica. La nostra logica non è quella di gestire l'esistente, ma di rompere con le sue leggi. Non è quella della rassegnazione e della resa, è quella della rivolta. L'unica via per ritornare a vincere.

PER UN FRONTE DI LOTTA CITTADINO DI TUTTE LE FORZE DELLA SINISTRA POLITICA E SINDACALE ANTAGONISTE E CONFLITTUALI, DI MOVIMENTO E ASSOCIATIVE.

Il nostro programma “elettorale” è molto poco… elettorale.
Non si limita ad elencare i buoni propositi del nostro Candidato Sindaco, ma presenta innanzitutto quello che comunque facciamo e faremo a fianco dei lavoratori, precari, disoccupati fabrianesi, in opposizione alle giunte di centrosinistra o centrodestra. Sia se resteremo fuori del Consiglio Comunale. Sia, con forza ben superiore, se il nostro candidato a sindaco sarà eletto.

Le politiche di attacco al lavoro, di privatizzazione, di tagli sociali, continueranno purtroppo anche a Fabriano sia che vinca il PD con i suoi alleati, sia che vincano altre forze populiste e reazionarie -liste civiche che spuntano come funghi che si definiscono apartitiche un mese prima delle elezioni (sigh!) - o liste di destra salviniana e lepenista, che sguazzano nella guerra fra poveri o il M5S, nemico del lavoro, che punta ad una Repubblica plebiscitaria via web. 

Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a queste politiche, chiunque le gestisca. Come facciamo  ovunque. Sosterremo tutte le lotte che si svilupperanno contro di esse. Lavoreremo a unificarle in una grande vertenza cittadina. Chiederemo incessantemente a tutte le sinistre cittadine (politiche, sindacali, associative, di movimento) di rompere con esse e di combatterle, in ogni sede, a partire dalle piazze e dai luoghi di lavoro.
Di realizzare con noi un fronte unico delle sinistre conflittuali al fianco dei lavoratori, contro le forze dominanti.

Al tempo stesso non ci limiteremo all'opposizione. Non siamo solo “antagonisti”. Siamo comunisti. Non ci limitiamo a combattere l'attuale potere, vogliamo un altro potere, quello dei lavoratori, in funzione di un’altra società, dove a comandare non siano le banche ma chi lavora.

In questo senso avanziamo un programma di rivendicazioni radicali: tanto radicali quanto radicale è la crisi che i lavoratori subiscono e l'attacco che viene loro portato. E' il programma di una giunta di svolta a Fabriano, che abbia il coraggio di rompere apertamente con le regole del gioco del capitalismo e di battersi per un governo nazionale dei lavoratori.

Una giunta di svolta dovrebbe innanzitutto:

Il primo e imprescindibile punto per chiunque voglia porsi seriamente in discontinuità con le politiche di tagli e privatizzazioni degli ultimi decenni è il rifiuto totale e intransigente di subordinarsi al Patto Finanziario di Stabilità che sta strangolando i Comuni a vantaggio delle banche, e ripudiare il debito pubblico contratto con le banche: le risorse così risparmiate e recuperate vanno investite nei servizi pubblici e sociali, a tutela dei lavoratori e della popolazione povera; 


LAVORO

Fabriano è una realtà industriale monosettoriale, a bassa tecnologia, monopolizzata da poche ed “intoccabili” famiglie di oligarchi che hanno spremuto  i lavoratori fabrianesi per poi scaricarli appena possibile. Per questo la globalizzazione e le delocalizzazioni (spesso finanziate anche con fondi pubblici concessi dalle giunte di centrosinistra) hanno provocato una crisi senza precedenti. Migliaia di  lavoratori, già stremati da vent’anni di precarietà e perdita del potere d’acquisto, sono rimasti senza alcuno stipendio. Il Comune, i Partiti e le burocrazie sindacali, sarebbero dovuti intervenire a spada tratta a sostegno della lotta per il lavoro. Invece hanno mantenuto sempre una vergognosa equidistanza tra chi licenzia e chi viene licenziato, prodigandosi per raffreddare gli animi e congelando di fatto il movimento operaio.
LAVORARE MENO, LAVORARE TUTTI!

Il Partito Comunista dei Lavoratori di fronte alla drammatica situazione economica e sociale sostiene con tutte le proprie forze la necessità di costruire un coordinamento operaio delle aziende in crisi e in lotta, con delegati eletti in tutti i posti di lavoro, a cui deve essere affidata la reale direzione della lotta. E occorre che quest’unità si realizzi attorno ad una risposta di lotta tanto radicale quanto radicale è l’offensiva dei padroni e del  Governo. Occorre unire le forze nella prospettiva di una mobilitazione prolungata, sostenuta da una comune cassa di resistenza, finanziata con una raccolta di fondi di solidarietà fra i cittadini, attorno ad una piattaforma unificante che raccolga tutte le emergenze imposte dalla crisi:
Ø  BLOCCO GENERALE DEI LICENZIAMENTI
Ø  PROMUOVERE A TUTTI I LIVELLI LA NAZIONALIZZAZIONE SENZA INDENNIZZO E SOTTO CONTROLLO OPERAIO DELLE AZIENDE CHE FALLISCONO O LICENZIANO
Ø  PATROCINIO UFFICIALE DEL COMUNE A TUTTE LE AZIONI DI LOTTA PER IL LAVORO
Ø  RIPARTIZIONE GENERALE DEL LAVORO TRA TUTTI, A PARITA’ DI SALARIO; SE C’È LA CRISI E C’È POCO LAVORO, QUEL LAVORO VA RIPARTITO FRA TUTTI, IN MODO CHE NESSUNO NE SIA PRIVATO.
Ø  INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE PER TUTTI COLORO CHE CERCANO LAVORO E PER I GIOVANI IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE.

SALARIO E LAVORO DIGNITOSO
La precarizzazione del lavoro attuata negli anni ed accelerata dall’attuale governo ha provocato notevole sconquasso anche nel mondo del lavoro cooperativo. In questa situazione di legale sfruttamento, il Comune di Fabriano, in quanto erogatore di risorse attraverso appalti, deve pretendere il rispetto delle esigenze dei lavoratori e dell’utenza utilizzatrice ultima del servizio erogato.
Occorre quindi introdurre la “clausola sociale” in ogni contratto del Comune con ditte e società esterne, con la quale imporre, alla società contraente pubblici contratti, l'impegno formale di applicare nei confronti dei propri dipendenti la tutela del posto di lavoro, il rispetto dei contratti nazionali e dello Statuto dei Lavoratori; bisogna impedire che, alle gare d’appalto indette, partecipino quelle società (cooperative o private) che disattendono i diritti dei lavoratori operando nella permissiva illegalità.
Il Partito Comunista dei Lavoratori  costituirà una commissione di controllo per supervisionare sugli infortuni di lavoro e su ogni forma di sfruttamento o abuso in tutti i posti di lavoro.
Bisogna inoltre costituire un fondo di sostegno per i lavoratori che volessero continuare in proprio l’attività produttiva in caso di chiusura dell’azienda dove sono occupati; istituendo uno sportello con assistenza legale gratuita per cause di lavoro, a sostegno dell'occupazione e delle piccole attività commerciali e artigiane; creando inoltre le condizioni per la nascita di cooperative (tra chi è in cerca di prima occupazione o tra i tanti estromessi dal mondo del lavoro), gestite sotto la sorveglianza degli organi comunali, impegnando le risorse necessarie per la creazione di opportunità lavorative, per la formazione di opere di presidio e tutela da eventi catastrofici sul territorio, o potenziando le attività turistico-ricettive a fini sociali.
Occorre costituire una commissione per l’ottimizzazione dell’utilizzo di finanziamenti europei rivolti al settore agricolo, artigianale e turistico;

LA CASA È UN DIRITTO

La casa è un tema prioritario, soprattutto a fronte di una sempre più drammatica crisi economica e sociale che vede, in un comune come il nostro, fasce di popolazione sempre più in difficoltà, ormai non solo ceti popolari ma anche fasce di “ceto medio” in via di impoverimento.Disoccupazione e precarietà si traducono non solo in una diminuzione generale del potere d'acquisto dei salari, ma in vera e propria impossibilità per molti giovani e famiglie a pagarsi un affitto o a fornire quelle garanzie che esigono le banche e i proprietari di case. Bisogna trovare soluzioni a lungo termine che garantiscano a tutti un alloggio confortevolee impediscano alle banche di rubare la casa a chi non riesce più a pagare il mutuo.

Per una risposta veramente efficace al problema della crisi degli alloggi c'è bisogno di un intervento politico generale, che prenda di mira le attuali politiche economiche dominanti. 
Ciò chiama in causa il funzionamento generale dell'economia capitalista: l'incapacità di soddisfare alle masse popolari il bisogno elementare di avere una casa; anche nei paesi più ricchi, questo è uno dei numerosi mali conseguente al modo di produzione capitalistico. 

Per questo rivendichiamo: 
·         Blocco immediato degli sfratti. 
·         Occupazione delle Case sfitte: riteniamo che, entro un dato limite temporale, gli appartamenti sfitti siano quindi da destinare a prezzi calmierati ai cittadini che li necessitano.
·         Un fondo sociale a sostegno di chi richiede aiuto per l’affitto o il mutuo diventato eccessivamente oneroso e per evitare pignoramenti a chi ha perso il lavoro.
·         Organizzazione di Comitati di lotta per la difesa costituzionale del diritto alla casa e la resistenza agli sfratti. 
·         Assistenza legale del Comune e delibere atte a contrastare l’applicazione del nuovo progetto di Renzi sugli ‘sfratti veloci’. Sanatoria per regolarizzare chi effettivamente è in condizioni di bisogno. 
·         Realizzazione di un nuovo piano di edilizia popolare per cancellare le liste di attesa e dare risposte al bisogno di chi è senza casa. 
·         Istituzione di un nuovo bando di assegnazione delle case, requisizione delle case sfitte, a partire da quelle di grandi proprietà immobiliari e di enti pubblici o ecclesiastici, con ristrutturazione immediata di tutti gli alloggi non agibili, per l'immediata assegnazione a chi da tempo attende una risposta alla necessità di abitazione, anche temporanea, come nel caso dei tanti single costretti a lasciare la dimora abituale per separazioni, perdita di lavoro, gettati di colpo nell'impossibilità economica e sociale di gestire con dignità la propria vita. 
·         Rendere le imposte sulla casa, proporzionali al reddito ed al patrimonio e applicare un prelievo progressivo sulle proprietà immobiliari (dalle seconde e terze case in su).

ASSISTENZA E PREVIDENZA SOCIALE – UGUAGLIANZA E DIRITTI PER TUTTI

L’uguaglianza non solo nei diritti politici ma anche nel godimento delle risorse materiali e dei prodotti della fatica collettiva umana che è la condizione necessaria per lo sviluppo e le  potenzialità e talenti delle persone e per la vitalità materiale e intellettuale della società e quindi della nostra Comunità.

Il Primo dovere morale di una Comunità è quello dell’assistenza dei bambini, degli anziani e delle fasce più deboli della società ed i servizi pubblici sono l’unica strada da percorrere per garantire a tutti una vita serena e propri diritti di cittadinanza. Anche l’integrazione sociale dei migranti ed i diritti civili dei cittadini di qualsiasi sesso, colore e orientamento sessuale sono una priorità assoluta e costituiscono l’unico vero antidoto a maschilismo, razzismo ed omofobia.

·         Tutti i servizi sociali (casa, trasporti, strutture educative, mediche, sportive, culturali, ecc.) devono avere un costo proporzionale al reddito ed al patrimonio ed essere completamente gratuiti per le persone senza lavoro o con reddito basso ed in considerazione anche del nucleo familiare.
·         Lo stesso dicasi per i giovani studentiche intendano proseguire gli studi oltre quelli dell’obbligo per consentirgli di partecipare allo stesso tempo alla vita sociale e culturale del paese.
·         Gli asili e le scuole devono essere moderni e ben forniti per assicurare che tutti i bambini e gli studenti di ogni ordine e grado siano provvisti di un ambiente educativo e sociale creativo a prescindere dalle condizioni familiari.
·         Fornire le strutture necessarie per l’attiva partecipazione dei disabili in tutte le aree della vita sociale. Fornire equipaggiamento e strutture speciali per chi è fisicamente disabile, nei posti pubblici, sulle strade, in arre residenziali, ecc. Fornire gratuitamente la strumentazione tecnica e i dispositivi di supporto necessari per facilitare la vita quotidiana del disabile.
·         Creare infrastrutture e impianti di servizio per venire incontro ai bisogni delle  persone anziane e per migliorare loro la qualità della vita. Fornire risorse e strutture necessarie per aiutare le persone anziane a continuare a partecipare attivamente e creativamente alla vita sociale.

DIRITTI, LIBERTA’ ED ELIMINAZIONE DELLE DISCRIMINAZIONI

Il Partito Comunista dei Lavoratori lotta per la realizzazione e la protezione dei più ampi diritti individuali e civili nella società ed è all’avanguardia di qualunque lotta sociale contro la discriminazione  e la disuguaglianza.

·         Il PCL, sostiene i movimenti contro la guerra, la resistenza dei popoli oppressi e rivendica la necessità della chiusura immediata delle basi militari statunitensi e Nato. 
·         Il PCL sostiene i movimenti di lotta contro il razzismo e la xenofobia, rivendica l'abolizione delle leggi razziste (Turco-Napolitano, Bossi-Fini, Pacchetto sicurezza di Maroni) e lo “ius sanguinis” (diritto di sangue per la nazionalità); propone l'estensione dei diritti politici e civili a tutti i migranti; il diritto al permesso di soggiorno per tutti i lavoratori migranti residenti; la nazionalità italiana per “ius soli” (diritto di nascita) a tutti quelli che la richiedono. Propone il rafforzamento della rete di mediatori culturali nelle istituzioni pubbliche (ospedali, scuole, ecc.)
·         Il PCL sostiene e lotta per la piena e incondizionata uguaglianza di donne  e uomini e supporta tutti i movimenti che si battono contro il maschilismo e la cultura antifemminile della società; sostiene il movimento di liberazione della donna contro le ingerenze oscurantiste del Vaticano e del “movimento per la vita”, contro l’obiezione di coscienza di medici e infermieri. Rivendica la piena applicazione della Legge 194 e cioè il potenziamento della rete dei consultori familiari a sostegno di una sessualità libera e cosciente; propone l’istituzione di un presidio per la distribuzione libera e gratuita della pillola del giorno dopo. Un posto al nido d’infanzia per tutti i figli di madri lavoratrici. 
·         Il PCL sostiene il movimento di liberazione delle minoranze sessuali e rifiuta ogni forma di sessuofobia, omofobia, discriminazione di genere, a favore della piena parità di diritti e libertà per tutti gli esseri umani, contro ogni oscurantismo clericale.
·         Il PCL sostiene la libertà di culto e di ateismo e la completa separazione della religione dallo Stato.

PER UN ANTIFASCISMO DI CLASSE E MILITANTE

Oggi più che mai assistiamo ad una ripresa politica delle organizzazioni di estrema destra.
L'estrema destra cresce in maniera preoccupante, non ai livelli drammatici di altri paesi come la Grecia, l'Ungheria e l'Ucraina, ma comunque ha uno sviluppo in termini di crescita di militanti e di consenso delle proprie parole d'ordine che ci fa allarmare. Come mai questo sviluppo? Perchè in un contesto di crisi economica e di impoverimento di larghe masse con la riduzione dei salari,la disoccupazione, la riduzione delle pensioni e la conseguente crescita del malcontento popolare - che a differenza di altri paesi non causa scioperi,occupazioni e manifestazioni - questo malcontento rimanendo passivo apre spazio alla crescita dei populismi, nelle loro varie forme, il populismo confindustriale e di governo di Renzi, il populismo ondivago di Grillo, il populismo reazionario di Salvini e il populismo marcatamente fascista di Casapound e Forza Nuova. 
Il dovere di un'organizzazione rivoluzionaria come la nostra è quella di saper intercettare il malcontento presente e spiegare a tutti che il fascismo non è la soluzione.
L’antifascismo è stato nella storia essenzialmente prerogativa dei militanti comunisti, socialisti ed anarchici, i quali hanno pagato al fascismo il prezzo più alto in termini di repressione.
Da alcuni anni assistiamo a squallidi tentativi di “pacificazione” tesi ad affermare il concetto che partigiani e repubblichini fascisti fossero tutti uguali, tutti egualmente italiani e patrioti.
Se oggi c’è qualcosa da ricordare sono i 40.000 italiani che furono strappati dalle loro case dai militi della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche e deportati nei lager, di questi 30.000 erano partigiani, antifascisti e lavoratori arrestati in gran parte dopo gli scioperi del marzo del 1943.
Oggi, come ieri, bisogna dunque guardarci da chi tenta di cambiare la storia per affermare nel presente un nuovo autoritarismo fatto di razzismo e discriminazioni nei confronti di ogni “diversità", di negazione dei diritti dei lavoratori, di repressione poliziesca del dissenso, d’annientamento di ogni garanzia sociale.
Oggi essere antifascisti da veri comunisti vuol dire opporsi alle e nelle istituzioni locali e nazionali che molto spesso tollerano le sedi d'estrema destra.
Vuol dire opporsi alla presenza dei fascisti che con i loro banchetti propagandano falsità miranti al dirottare la rabbia popolare verso i “privilegi dei migranti” a cui lo stato darebbe (non si sa in quale modo) “casa,lavoro e 30 euro al giorno”, dai veri privilegiati, cioè gli industriali e i banchieri a cui lo stato dà – e questa volta sul serio – finanziamenti pubblici (30 Mld),detassazioni dei profitti al netto dell’evasione di cui è complice e regole contrattuali che gli permettono di super sfruttare lavoratori – italiani e migranti – facendo enormi guadagni. 
Per questo proponiamo a tutte le sinistre – partiti, sindacati, centri sociali e associazioni – ma anche ai singoli compagni che sentono la necessità di lottare contro il fascismo - lo sviluppo di un fronte di lotta per una campagna di propaganda davanti ai posti di lavoro, di studio e ai mercati popolari per dire chiaramente che il nemico non è l’immigrato ma gli sfruttatori, che il problema del salario, del lavoro, della casa e della salute non nascono dall'immigrazione ma dallo sfruttamento portato avanti dai capitalisti.
Per questo l’unico modo di onorare realmente la resistenza è di lottare per la Liberazione dalla dittatura del capitale, la speranza per cui tanti partigiani combatterono e morirono.


                                             PER UNA SANITA' PUBBLICA E GRATUITA

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITA', CONTRO LA MERCIFICAZIONE DELLA SALUTE
È noto a tutti oramai che le riforme sanitarie degli ultimi 20 anni perpetuate da tutti i governi che si sono susseguiti hanno destinato sempre minori risorse economiche al sistema sanitario nazionale pubblico, con conseguenze disastrose per la salute della popolazione meno abbiente, e hanno portato la sanità in questo paese allo sfacelo come affermato anche dall’ex presidente dell’assemblea delle regioni Vasco Errani (importante esponente del PD): “gli stanziamenti non sono sufficienti a garantire la tenuta del sistema sanitario in questa regione” e dal suo successore Sergio Chiamparino (altro dirigente di rilievo dello stesso partito), dimessosi un anno dopo aver dichiarato che i “finanziamenti erano insufficienti a garantire i L.E.A (livelli essenziali di assistenza, garantiti dallo Stato).
Lo smantellamento del servizio sanitario nazionale è iniziato molti anni fa, agli inizi degli anni 90 con la sottomissione ai parametri di Maastricht, vigenti in tutta l'UE, atti al contenimento del debito pubblico accumulato negli anni 80: questa fu la scusa ufficiale per cominciare a distruggere il sistema sanitario pubblico a favore della privatizzazione.
Le riforme attuate negli anni successivi avevano come fine ufficiale il miglioramento del servizio, obiettivo però in totale contraddizione con quello, sempre sbandierato come prioritario, dal risparmio sulla spesa pubblica, nascondevano in realtà il percorso lento e sistematico verso la logica del profitto a discapito della salute della popolazione più povera, a partire dalla trasformazione delle U.S.L in A.S.L e conseguente gestione manageriale del sistema sanitario. Tale gestione ha dato origine agli incentivi economici ai manager ed ai medici di base, ponendo loro un tetto massimo di prescrizione farmacologica e diagnostico, e all’introduzione della libera professione intramuraria che consente ai medici stipendiati dallo Stato di svolgere la propria attività privatamente usando strutture e strumenti diagnostici appartenenti al pubblico.
Lo smantellamento progressivo, che ha come protagonisti anche le presidenze regionali guidate dal Partito Democratico, riguarda anche le Marche.
La triste vicenda della chiusura dei punti nascita di Osimo e San Severino e Fabriano (quest’ultimo, almeno per ora,apparentemente salvo) stanno a dimostrarlo.
Dai dati forniti da Cittadinanzattiva (http://www.cittadinanzattiva.it/) nel corso dell’anno 2016 non ci sono stati segnali positivi per i cittadini marchigiani sul fronte del miglioramento dei servizi sanitari. Segnalazioni per lunghe liste di attesa o per difficoltà di accesso ai pronto soccorso, specie per codici bianchi e verdi, sono continuate ad arrivare agli sportelli del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva delle Marche. Dato quest’ultimo confermato anche dal monitoraggio civico eseguito da Cittadinanzattiva Tribunale per i Diritti del Malato delle Marche in collaborazione con SIMEU, Società Italiana di Medicina d’emergenza-urgenza, su ben 9 strutture delle Marche e precisamente nei pronto soccorso degli Ospedali di Urbino, Fano, Jesi, Fabriano, Macerata, Civitanova Marche, Fermo, San Benedetto del Tronto ed Ascoli Piceno. Così come è rimasto confermato anche per l’anno 2016 il dato in crescita delle persone che hanno segnalato il dramma di essere state costrette a rinunciare alle cure per difficoltà economiche.
Insomma anche l’attività in intramoenia è ed è rimasta costosa perché chi non può e del resto i dati in calo dei proventi di detta modalità di assistenza sanitaria lo dimostrano mentre al contrario è aumentato anche nel 2016 il dato della spesa per l’assistenza sanitaria privata, a dimostrazione, ancora una volta, che chi può fa sempre più ricorso alla medicina privata e chi non può non si cura.
Per quanto riguarda la sanità a Fabriano il taglio dei servizi  emerge dalla cronaca dei quotidiani locali in cui si parla di carenza di organico in alcuni reparti tra i quali Anestesia, il Laboratorio Analisi, pediatria e Cardiologia, dove appunto servirebbero più unità per permettere il corretto svolgimento delle attività ospedaliere ed ambulatoriali senza allungare le liste di attesa.
La possibile chiusura del punto nascita dell’ospedale E. Profili di Fabriano ha reso protagonisti di una “delirante” linea politica piena di contraddizioni la Giunta comunale presieduta dal Sindaco Sagramola che ha gridato e grida allo scandalo invitando all’opposizione contro questa scelta operata dalla Regione governata anch’essa dal PD e dall’UDC. Ovvero grida contro il proprio riferimento politico, grida contro il proprio governo regionale grida contro la propria scuola e cultura.
A questa linea politica piena di contraddizioni, incapace di dare delle risposte alle reali esigenze dei cittadini e del popolo, va data una risposta dura costruita su un progetto di classe che si contrapponga nettamente alle politiche capitalistiche espresse dal Partito Democratico vero braccio armato dei padroni, e dagli altri partiti di centrodestra.
E’ la proposta politica che proponiamo da sempre e su cui vogliamo sensibilizzare tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento che vogliono opporsi a queste politiche che mettono a rischio il diritto alla salute. La costruzione di un fronte unico di lotta che tuteli la sanità e tutti i servizi pubblici che vada al di sopra delle appartenenze partitiche o di schieramento che porti la cacciata dell’attuale classe politica dirigenziale che sta rovinando e penalizzando il futuro di chi abita nel nostro territorio.

Il Partito Comunista dei Lavoratori è per una sanità gratuita e per tutti:
·         Rifiuta ogni forma di finanziamento diretto o indiretto ai privati;
·         Per la cancellazione dei ticket
·         Lotta per una sanità pubblica ma sotto controllo, gestione e amministrazione dei lavoratori, con cariche amministrative che devono essere brevi e reversibili in qualsiasi momento;
·         il divario fra gli stipendi di chi amministra il bene pubblico e chi lavora in prima linea deve essere eliminato;
·         la libera professione intramuraria deve essere eliminata, un medico dipendente dello Stato non può praticare privatamente né dentro né fuori l’ospedale;

AMBIENTE

UN NUOVO MOVIMENTO AMBIENTALISTA

I comunisti, al grido di “salviamo il pianeta dagli effetti venefici del Capitalismo”, sembrano essere rimasti gli ultimi ad invocare un cambiamento radicale del sistema produttivo ed economico mondiale. Questo rappresenta l’unica concreta via d’uscita per un pianeta che sta cadendo a pezzi, con sconvolgimenti e disastri naturali che si susseguono con violenza e frequenza sempre maggiori. Non è più rimandabile una profonda riflessione che porti ad unire gli sforzi ed uniformare proposte e rivendicazioni, creando un unico grande movimento ambientalista: un fronte di associazioni, partiti e cittadini, svincolato dai governi nazionali e locali di qualsiasi colore. Per fare ciò bisogna raccogliere in un unico coordinamento tutti i movimenti che in questi anni sono nati per difendere cittadini e territorio dagli attacchi dei governi borghesi, degli affaristi, delle ecomafie (No Tav, movimenti per l’acqua, contro il nucleare etc.). Dobbiamo “unire le forze” per affrontare i problemi ambientali più scottanti, ma soprattutto per fornire uno sbocco politico alle singole “battaglie”. Coniugare le rivendicazioni contingenti a prospettive di lungo termine più radicali, che mettano in discussione le fondamenta stesse del capitalismo: è questa la priorità assoluta dell’ambientalismo moderno. Ed è quello che proveremo a fare a Fabriano.
Il territorio del comune di Fabriano ha subito negli ultimi decenni una profonda modificazione tutta a vantaggio della vita industriale e della speculazione edilizia. E’ ora di fermare la cementificazione selvaggia e fermare l’inquinamento o la distruzione di fiumi e campagne, troppe volte “tollerato” per favorire gli “amici” di turno. Inoltre bisogna investire sulle nuove tecnologie e sulla raccolta differenziata per risparmiare e diminuire l’impatto ambientale: attenzione però, perché gli speculatori ed i furbetti sono presenti anche lì.
·         Il PCL è contro la reintroduzione del nucleare, fonte energetica altamente inquinante per l'ambiente e pericolosa per la salute e la sicurezza delle popolazioni. L’alternativa è lo sviluppo della ricerca scientifica e l'utilizzo delle energie pulite e rinnovabili (solare, eolica, energia marina, idroelettriche, geotermiche), il sostegno comunale e pubblico all'utilizzo di fonti energetici alternative (pannelli solari, fotovoltaici, ecc.) anche in sostituzione di vecchi impianti inquinanti. Per queste ragioni promuove ogni forma di lotta attraverso la costituzione ed il sostegno di comitati popolari contro il nucleare. 
·         Esprimiamo contrarietà ad opere pubbliche inutili e di  impatto ambientale elevato è un nostro punto fermo; la pedemontana Fabriano – Muccia, del progetto Quadrilatero è l'emblema di un concepire il futuro in maniera errata, basta con  il trasporto su gomme, ma incentivare  l'uso del treno.
·         Stop alla cementificazione selvaggia, nessuna autorizzazione a nuove opere che non siano strettamente necessariefavorendo invece il recupero e la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente.
·         Investimenti pubblici nella green economy e stop alle speculazioni dei privati in questo campo.
·         Recuperare pienamente il controllo pubblico della gestione dell'acqua, della cura e del riassetto idrogeologico del territorio.
·         Riqualificazione e ripristino ambientale delle zone più degradate del territorio comunale.
·         Proseguire nella valorizzazione del fiume Giano, completando la scopertura e favorendo la nascita del parco fluviale;
·         Recupero degli imballaggi e smaltimento degli stessi a carico delle aziende che li producono.
·         Risparmio energetico e nuove tecnologie vanno favorite al massimo, anche attraverso l’ammodernamento degli edifici pubblici di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazione.
·         Intervenire, dove possibile, con un aumento delle alberature stradali, ottime contro le polveri sottili.
·         Potenziare il trasporto pubblico locale e rendendolo gratuito in determinati giorni per scoraggiare l’uso dell’automobile.

Il trasporto urbano è responsabile di circa un quarto delle emissioni di CO2 prodotti all’interno del settore dei trasporti. Al tempo stesso, circa il 70% degli incidenti stradali avviene in città.
Occorre promuovere una nuova cultura della mobilità, migliorare la sicurezza stradale,  promuovere l’utilizzo di nuove tecnologie.
In sintesi, lavorare insieme per una mobilità più efficiente, sicura, sana e inclusiva nella pianificazione e gestione di servizi di trasporto innovativi:  la mobilità ciclabile, la pedonalità, la mobilità elettrica, i percorsi in sicurezza casa-scuola.

Bisogna anche in questo caso risolvere il problema alla radice:il modello capitalista, che deve necessariamente essere alimentato da un continuo aumento di produzione, genera un surplus di prodotti e oggetti che siamo costantemente spinti ad acquistare e che inevitabilmente si traducono in maggiori rifiuti.
Noi vogliamo una riorganizzazione del modo in cui produciamo le cose che metta in primo piano l’uomo e l’ambiente. Non ha senso parlare di rifiuti senza mettere in discussione il come e il perché li produciamo.
Insomma non si tratta solo di produrre meno e meglio, ma bisogna produrre ciò che serve (all’uomo e all’ambiente) e non solo ciò che può essere venduto con profitto.
Solo distruggendo il capitalismo e programmando democraticamente la produzione eviteremo di distruggere il nostro pianeta.

AGRICOLTURA
 “La morale della storia è che il sistema capitalista opera contro un’agricoltura razionale, ovvero che un’agricoltura razionale è incompatibile con il sistema capitalista, e ha invece bisogno o della gestione del piccolo contadino per la propria sussistenza o del controllo dei produttori associati” (Il Capitale, Vol. 3 Capitolo XXXVII)
L’agricoltura industriale intensiva usa moltissima acqua e devasta gli ecosistemi lavorando i terreni con concimi e pesticidi di sintesi, consuma più dell’80% di combustibili fossili e 70 % di acqua utilizzati in agricoltura ogni anno. L’agricoltura contadina lavora in modo naturale, per arrestare la crisi climatica è produrre sempre più cibo sano localmente con un’agricoltura contadina che usi l’agroecologia per curare il suolo ed il territorio, per tutelare il paesaggio e aumentare la biodiversità. Quando una comunità mette in pratica questo processo si arriva alla sovranità alimentare, ovvero ci si da un cibo sano, coltivato localmente, nel rispetto delle proprie tradizioni con metodi sostenibili ed ecologici, potendo definire le scelte agricole e alimentari secondo i propri bisogni.
·         creare una Banca della Terra che si configura come un inventario dei terreni incolti, pubblici e privati, per metterli a disposizione di chi ne farà richiesta per coltivarli e renderli di nuovo produttivi.
·         spinta all’associazionismo e al cooperativismo nei settori dell’agricoltura;
·         Puntare sulla produzione di beni in rapida diffusione come ad esempio la canapa è la risposta indicata da numerosi comuni. La canapa è infatti un materiale che sta tornando alla ribalta, da quando negli anni ’30 i campi italiani ne erano colmi, e il nostro paese si classificava come il secondo maggiore produttore al mondo in quantità, e il primo in qualità. E’ un materiale economico, resistente e sostenibile, sfruttato in diversi settori: edilizia, alimentare, cosmetico, tessile, materie plastiche, cartario, farmaceutico, agro meccanico e meccanotessile.
·         Proporre la creazione di un orto comune che potrebbe offrire occupazione, possibilità di creare un prodotto e marchio locale di qualità.
·         Campagna di sensibilizzazione alla creazione di Gruppi di Acquisto Solidale (GAS);

SPORT

Lo sport non deve essere fonte di profitto, ma ciò che più ci interessa è il suo aspetto sociale, il fatto che sia un importante strumento di aggregazione, un modo per conoscere e imparare valori, fin da piccoli. Per questo lo sosterremo, perché tutti coloro che lo desiderano possano intraprendere una disciplina sportiva.

·         Creazione di strutture gratuite per lo sport, l’arte e la cultura (palestre, teatri e workshop, biblioteche, ecc.) territoriali con formatori e istruttori;
·         Ricercare nuovi spazi disponibili per la pratica delle diverse discipline sportive;
·         Collaborare con le realtà sportive per promuovere e sostenere iniziative a favore dello sport;
·         Promozione delle collaborazioni tra scuole e società sportive;
·         Utilizzare le strutture scolastiche al di fuori dell’orario scolastico per attività sportive;

LO SPORT ANCHE COME MEZZO PER UNA CITTÀ SOSTENIBILE

La pratica diffusa dello sport in città , in particolar modo quello destrutturato: camminare, correre, andare in bicicletta e/o quello postmoderno: parkour, skate, hip-hop sono carichi di significati e contenuti ideologici; hanno in sé la richiesta di cambiamento quindi possono concorre a generare nel cittadino una visione nuova delle potenzialità corporee e nel contempo offrire a progettisti ed amministratori una dimensione innovativa per ridisegnare gli spazi urbani, pensando alle strade, ai marciapiedi, alle piste ciclabili come grandi impianti sportivi per tutti.
Camminare, pedalare, correre… sono tutte capacità che generano una “mobilità dolce”.
Una visione dello sport che affronta il problema dell’inquinamento nel suo complesso, dall’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, alla trasformazione del complesso della mobilità, alla sostenibilità della produzione industriale, alla ecoefficenza del patrimonio edilizio.
L’obiettivo generale è la riduzione dell’impronta ecologica nazionale, la divulgazione di una cultura della sostenibilità tra i cittadini attraverso le pratiche sportive, l’implementazione delle relazioni esinergie tra il mondo dello sport e le amministrazioni locali e centrali.


 CULTURA E TURISMO

·         Garantire l’accesso gratuito o a prezzi popolari o addirittura gratuiti per giovani e famiglie meno abbienti, agli eventi culturali, ai musei, ai concerti etc. che si svolgono in edifici pubblici (come il teatro o il palazzetto).
·         Estensione progressiva della pedonalizzazione del centro storico: libertà di circolazione per bici, mezzi elettrici;
·         Massima valorizzazione del Museo della Carta;
·         Difesa degli spazi ricreativi e culturali comuni come il C.S.A. Fabbri.
·         Destinazione spazi pubblici inutilizzati (es. locali in disuso, vecchie scuole,...) ad attività artistiche, musicali, creative e culturali dove proporre idee innovative e creare dibattiti, workshop ed esprimere le proprie abilità;
·         Promozione e agevolazione all’organizzazione di eventi culturali accessibili a tutti.
·         Creazione di Music Performance Areas (aree di esibizione musicale) in vari punti del centro cittadino, in cui gli artisti (musicisti, ma anche attori e mimi) possano esibirsi liberamente tutto l’anno, in orari prestabiliti, anche effettuando attività di busking (richiesta di libere offerte in denaro agli ascoltatori).
·         Creazione di uno spazio dedicato all’incontro di scenari sperimentali e non, dove le parole d’ordine sono innovazione e accessibilità. Un mix tra teatro, musica, arte di strada e fotografia per dare una possibilità in più alle nuove generazioni, anche a quelle con disabilità, di avere un punto di ritrovo aperto a chi vuole esprimersi, condividere, scambiare, sperimentare.
·         Istituire residenza per musicisti in città.
·         Wi-fi su tutto il territorio.

COMUNE E ISTITUZIONI

In una cittadina piccola come la nostra ci dovrebbe essere una partecipazione più attiva della cittadinanza alla vita pubblica, sia con funzioni propositive e consultive, sia con attività di controllo e giudizio sull’attività degli enti pubblici. Purtroppo anni di smobilitazione politica della società, di denigrazione dei movimenti, di delega in bianco ai politicanti di turno hanno fatto si che la distanza tra il popolo e le istituzioni cittadine è paurosamente aumentata. La gente non sa cosa fanno il Comune o i politici fabrianesi e se si trova di fronte ad un sopruso o un’ingiustizia non sa come farsi ascoltare. Per “riprenderci” il Comune dobbiamo andare contro il rigido “protocollo istituzionale” dietro cui si nascondono spesso malgoverno e clientelismo e  promuovere una vera e propria “rivoluzione” democratica all’interno del Municipio.  
Ma la cosa peggiore è che la Giunta comunale invece che sostenere attivamente la lotta degli operai fabrianesi ha cercato di calmare gli animi e sedare ogni malumore: è ora di cambiare aria!

Tutti i servizi devono essere di PROPRIETA’ PUBBLICA: trasporti, acqua, luce e gas, nettezza e manutenzione urbana, scuole comunali. Abolizione del precariato dei dipendenti comunali, con assunzione a tempo indeterminato, salari e diritti dignitosi.
·         Il mondo delle società partecipate dal Comune rappresenta una importante modalità attraverso la quale la Pubblica Amministrazione eroga e gestisce alcuni servizi. Bisogna quindi difendere il carattere pubblico di queste aziende e allo stesso tempo favorire  il controllo da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali coerentemente schierate a difesa di queste realtà, dell’intero meccanismo di gestione, in maniera tale da assicurare l’erogazione di servizi di qualità ai cittadini e condizioni lavorative e salariali dignitose ai dipendenti.
·         Lottare allo stesso tempo contro tutte le forme di privatizzazione e di esternalizzazioni del Comune e ripristinarne il controllo pubblico;
·         Valorizzare le professionalità e  le competenze esistenti tra i dipendenti del Comune.
·         Assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari del Comune;
·         Abbattimento dei privilegi istituzionali, retribuendo i rappresentanti politici eletti nelle istituzioni con stipendi non superiori a quelli percepiti da un operaio specializzato metalmeccanico.
·         Ridefinire le retribuzioni dei dirigenti del Comune e dei dirigenti preposti alla gestione delle aziende comunali o consortili, utilizzando così le risorse recuperate per la creazione di un fondo da impegnare in opere di difesa del suolo la cui realizzazione dovrà essere eseguita da personale disoccupato o in cerca di prima occupazione, garantendo in tal modo un decoroso salario sociale. 
·         Consigli comunali sempre aperti alla partecipazione di tutti i cittadini con diritto propositivo e di parola.
·         Prevedere comunque la diretta streaming per le sedute comunali;
·         Utilizzo dello strumento del  referendum tra i cittadini per questioni particolarmente rilevanti;
·         Massima trasparenza dell’attività amministrativa: tutti gli atti comunali, interni ed esterni, devono essere immediatamente resi pubblici e comprensibili;
·         Pubblicazione di tutte le spese, del bilancio, dei rimborsi di Sindaco e Assessori, degli stipendi dei dirigenti, dei costi delle consulenze esterne e degli appalti;


Una simile giunta di svolta, e il suo programma- proprio per il loro carattere di rottura- incontrerebbero l'opposizione aperta dei governi nazionali (e regionali) di ogni colore. E dunque potrebbero essere imposti e realizzati completamente solo da una mobilitazione di massa straordinaria in aperta contrapposizione alle classi dirigenti. Anche a questo fine, l'intera macchina comunale andrebbe rivista da cima a fondo: trasferendo il potere reale in strutture autorganizzate dei lavoratori e del popolo, quartiere per quartiere, e su scala cittadina.
Una assemblea cittadina di delegati eletti nei posti di lavoro, nei quartieri, tra le associazioni, privi di ogni privilegio sociale, permanentemente revocabili dai loro elettori, che andrebbero a costituire i“consigli di settore” collegati agli assessorati con il compito di migliorare e sviluppare il programma.
Tali organismi sarebbero infinitamente più forti, più efficienti, più democratici, più economici, di qualsiasi vecchia macchina burocratica dello Stato.
E' la prefigurazione di un altro Stato: non più lontano e nemico dei lavoratori, ma organizzatore ed espressione della loro forza.
Una simile giunta sarebbe a tutti gli effetti un organo di potere degli sfruttati contro sfruttatori. Per questo costituirebbe di per sé un fattore di richiamo per i lavoratori di tutta Italia, e un atto di ribellione contro le classi dirigenti nazionali. Per questo sarebbe solo un passo in direzione di un’alternativa generale, uno strumento di lotta per un governo dei lavoratori in tutta Italia.

E' naturale che sia così. Tutti i problemi sociali dei lavoratori, precari, disoccupati fabrianesi, possono essere risolti compiutamente solo su scala più grande. Lottare a Fabriano per questa prospettiva generale di svolta, non è “parlar d'altro”: è l'unico modo coerente di battersi per gli obiettivi e le esigenze dei lavoratori fabrianesi. Fuori da questa prospettiva generale, ogni forma di radicalismo municipale rischierebbe, contro una sua apparente “concretezza”, di rimuovere la reale soddisfazione delle domande degli sfruttati.

Peraltro solo una lotta radicale generale per un’alternativa anticapitalista può strappare cammin facendo risultati parziali e concreti. Le classi dominanti sono disposte a concedere qualcosa solo quando hanno paura di perdere tutto. Rivendicare “tutto” è l'unico modo concreto di strappare qualcosa. E viceversa. Respingere una prospettiva di lotta radicale, è il modo sicuro di non ottenere niente, e dunque di continuare ad arretrare lungo una discesa senza fondo.

Per questo ci rivolgiamo a tutti gli sfruttati ed oppressi di questa città, a partire dalle persone più combattive, più generose, più coscienti, per dire loro la cosa più semplice: uniamo le nostre forze attorno ad un programma di vera opposizione e di vera alternativa. Anche attraverso il voto: perchè ogni voto al PCL rafforzerebbe quel programma. Ma soprattutto al di là del voto, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle piazze: perchè lì si deciderà chi comanda e chi obbedisce nella società italiana. Noi vogliamo che al posto di comando vadano finalmente i lavoratori. Dare un partito a questo programma è l'impegno del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL).