13/08/09

Ristrutturazione!

Ancona 01/09/2009


Ecco a voi la nuova veste di Marche Rosse.


Dopo i primi mesi di sperimentazione, infatti, l'enorme successo di Marche Rosse (in 5 mesi: 10.000 articoli letti, 132 post pubblicati, primo posto guadagnato sui motori di ricerca, decine di segnalazioni su altri siti) ha imposto a questa redazione un restiling generale.
Il nuovo sito mantiene la sua linea editoriale principale che lo caratterizza come blog collettivo di controinformazione, controcultura, coordinamento delle lotte nelle Marche. La veste grafica è però molto cambiata, adottando un modello molto più complesso che permette l'inserimento di molti più contenuti.

Invitando tutti a segurci ed a partecipare con articoli e commenti,
auguriamo a tutti

buona lettura!

Marche Rosse

Dieci Cento mille INNSE. La lotta radicale paga

Per l'occupazione di tutte le aziende che licenziano, sostenuta da una cassa nazionale di resistenza.
(12 Agosto 2009)
Milano, 12 agosto 2009. Dal presidio di sostegno alla lotta della INNSE di Lambrate, poco dopo mezzanotte. I quattro operai dell'officina e il sindacalista della Fiom sul carroponte da oltre una settimana sono usciti poco fa, dopo la conclusione di due giorni di trattative in Prefettura e il raggiungimento di un accordo che prevede la riassunzione dei 49 lavoratori, il mantenimento degli impianti e il rilancio del sito produttivo, festeggiati e abbracciati dai famigliari e da alcune centinaia di compagni e compagne che li attendevano con impazienza da diversi giorni...

La conclusione della vicenda Innse merita considerazioni generali. Non tanto di carattere strettamente sindacale, quanto di natura politica. Dal punto di vista sindacale, l'accordo definito è sostanzialmente positivo. Naturalmente va evitata ogni enfatizzazione. I nuovi padroni dell'azienda non sono certo benefattori. Troppe volte i lavoratori sono stati ingannati dalla demagogia riformista su manager o padroni “buoni” e “progressisti” stile Tronchetti Provera o Marchionne. La verità è che i padroni buoni non esistono: il loro unico valore è la convenienza del profitto. Il Gruppo Camozzi non fa e non farà eccezione. E questo è tanto più vero in una situazione di crisi capitalistica che rende precario ogni spazio di mercato e particolarmente volubile lo stesso interesse del profitto. Tuttavia, nella situazione data, i lavoratori della Innse hanno realizzato tre obiettivi, parziali ma centrali: il mantenimento del posto di lavoro, la salvaguardia dei macchinari, la preservazione del sito produttivo. Dieci giorni fa, un simile risultato sarebbe stato inimmaginabile. Oggi è stato conseguito. Ed è stato conseguito da un fattore decisivo: la lotta dei lavoratori, la loro determinazione a resistere ad oltranza. Ecco allora la prima considerazione politica: la lotta radicale paga. La dove falliscono i tradizionali scioperi simbolici o i vecchi minuetti delle relazioni istituzionali, la lotta radicale strappa il risultato. La vicenda Innse, nel suo piccolo, smentisce una volta di più il vecchio adagio secondo cui “le lotte radicali isolano i lavoratori, li portano in un vicolo cieco, li espongono all'inevitabile disfatta”. E' avvenuto l'opposto. Proprio la radicalità della lotta dell'Innse ed il suo carattere ad oltranza, a rafforzato l'unità dei lavoratori; ha raccolto attorno alla lotta un'ampia solidarietà operaia e popolare; ha approfondito le contraddizioni politiche e istituzionali dell'avversario (nazionali e locali); ha consentito di reggere alle intimidazioni di polizia e magistratura, finendo col suscitare simpatia fra gli stessi agenti di polizia; e infine ha vinto. E' una lezione preziosa per l'intero movimento operaio italiano. Ora si tratta di far tesoro di questa lezione e di generalizzarla. “C'è il rischio che il caso Innse faccia scuola”, titolava recentemente il “Sole 24 ore”. E alcuni organi di stampa borghese (il “Giorno”, il “Corriere”...) hanno evocato il rischio “contagio” del radicalismo operaio sino allo spettro di “un'occupazione delle fabbriche”. Bene: la preoccupazione della borghesia indica la via da seguire. Si va verso l'autunno di precipitazione sociale della crisi. In decine di aziende, finita la cassa integrazione, inizieranno i licenziamenti collettivi. L'aggressione padronale al lavoro conosce un salto di qualità. Vi è un solo modo di rispondere a questa valanga annunciata: mettere in campo una radicalità uguale e contraria. Opporre la forza alla forza. Ciò che significa promuovere l'occupazione operaia di tutte le aziende che licenziano. E' questa una forma di lotta di antiche tradizioni nel movimento operaio, anche italiano. E' una forma di lotta che incide direttamente sui rapporti di forza nel luogo stesso del conflitto. E' una forma di lotta che unisce i lavoratori contro il padrone attorno al primo obiettivo unificante: nessun licenziamento deve passare; nessun lavoratore deve pagare sulla propria pelle il cinismo o la bancarotta del proprio padrone. E' un obiettivo e una pratica di lotta che può unire attorno a sé centinaia di migliaia di lavoratori minacciati nel campo dell'industria e dei servizi. Ponendo fine alla tragedia della attuale frammentazione di mille vertenze isolate, senza obiettivi unificanti e spesso per questo senza futuro: molte più volte terreno di divisioni laceranti tra gli stessi lavoratori coinvolti a tutto vantaggio del padrone o del populismo reazionario. Chiediamo: si può aprire una discussione vera fra le diverse sinistra politiche e sindacali attorno a questa concreta prospettiva d'azione? Può la vicenda Innse dischiudere la porta di un confronto nuovo a sinistra, non più sui cartelli elettorali ma sul concreto della lotta di classe? Vi sono già ora in Italia tanti casi Innse in nuce. Vi sono decine di aziende in crisi presidiate permanentemente dai lavoratori, o già da questi occupate. Lo stesso richiamo della lotta dell'Innse può moltiplicare, nelle prossime settimane, il ricorso a pratiche radicali. Bene: proponiamo a tutte le sinistre politiche e sindacali di lavorare, già dai prossimi giorni per un primo coordinamento nazionale delle rappresentanze operaie di queste aziende presidiate o occupate. Per far sì che sia questo coordinamento unitario, fondato sul mandato democratico delle diverse assemblee dei lavoratori a lanciare la parola d'ordine della generalizzazione delle occupazioni. Parallelamente è necessario allestire da subito una cassa unitaria di resistenza a carattere nazionale: che non sia un atto propagandistico di un partito politico, ma l'espressione organizzata dell'unità operaia e dell'unità di lotta di tutte le forze politiche e sindacali impegnante a suo sostegno; naturalmente sotto il controllo dei lavoratori. In questo quadro unitario di lotte, ogni corrente politica e sindacale avrà la possibilità di porre a confronto le proprie proposte rivendicative e programmatiche più generali. E il PCL, per parte sua, resta impegnato a sviluppare la propria campagna per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e/o che licenziano, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, nella prospettiva della lotta generale per un governo dei lavoratori: convinti come siamo che proprio la profondità della crisi capitalistica e il fallimento delle vecchie classi dirigenti riproponga l'attualità storica di una alternativa di sistema, come unica reale alternativa. Ma ora, dopo il caso Innse, il punto più urgente di verifica è questo: esiste la disponibilità unitaria delle sinistre politiche e sindacali ad “andare a scuola” da questa lotta? Questo è il punto decisivo, cui nessun soggetto si può sottrarre. La risposta a questo interrogativo sarà parte dello scenario dell'autunno.
Marco Ferrando

"Nazionalizzare senza indennizzo" Crisi Antonio Merloni, ecco l'idea dei comunisti

Dal CORRIERE ADRIATICO del 13/08/2009

Fabriano
“Esiste un'alternativa valida per dare una soluzione alla questione della Antonio Merloni: la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio. Ne è convinto il coordinamento del Partito comunista dei lavoratori di Ancona che interviene concretamente su una delle problematiche più sentite in città. Un'idea che riguarda, più in generale, tutte le aziende in crisi, ma che, secondo il Pcl, merita indubbiamente un'attenta riflessione per quanto concerne il gruppo industriale fabrianese leader nella produzione di elettrodomestici, da troppo tempo ormai alle prese con una fase economica estremamente delicata. Quella della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende in crisi - fa sapere il Pcl provinciale - è una richiesta che portiamo avanti a gran voce in tutta la penisola, ma l'aspetto più importante è che essa resta, a tutt'oggi, l'unica proposta concreta avanzata da qualcuno per far fronte alla terribile crisi che sta logorando il mondo del lavoro. Diversamente, non rimane altro che votarsi alla dea bendata. Non cita a caso la fortuna il Pcl, visto che proprio nei giorni scorsi, in occasione di un jackpot da record, il sindaco Roberto Sorci aveva annunciato, anche pubblicamente, che se avesse centrato il 6, avrebbe acquistato la Antonio Merloni, per poi costituire una public company basata sull'azionariato diffuso (grosso modo, sul modello del Barcellona calcio). Il padronato marchigiano e la sua rappresentanza politica - osserva ancora il Pcl - vivono una profonda crisi non solo economica, ma anche di idee. Più che bizzarra, suona disperata la proposta del sindaco Sorci, uomo di fiducia dei Merloni, di giocare al Superenalotto per scongiurare la crisi. Di fronte alla pochezza delle idee del centrosinistra marchigiano, che seguono quelle ancora più assurde di esponenti dei Comunisti italiani che vorrebbero che i lavoratori rinunciassero a una parte della propria cassa integrazione per comprare le azioni delle aziende in crisi, non possiamo fare a meno di ricordare l'esistenza di un'alternativa valida: la nazionalizzazione della Antonio Merloni senza indennizzo e sotto controllo operaio”.

11/08/09

Bendelari alla Regione: "Occorre costruire nuove case popolari!"

Dal Corriere Adriatico del 9/08/2009
Serra de’ Conti - La popolazione residente a Serra de’Conti è cresciuta, nel breve volgere di pochi anni, di circa 300 unità passando da circa 3.300 alle attuali circa 3.600. Un aumento dovuto soprattutto alla presenza di oltre 400 extracomunitari, diversi dei quali all’affannosa ricerca di una decorosa abitazione così come molti giovani italiani del luogo. In materia di edilizia ed alloggi popolari ora interviene Giorgio Bendelari, rappresentante del Partito Comunista dei Lavoratori. “A Serra de' Conti – esordisce - gli ultimi alloggi popolari sono stati assegnati nel dicembre 1980 e l'impegno dell'Erap per la costruzione e l'assegnazione di nuovi (6 o forse 9, di cui 2 mini) è per il prossimo anno 2010. Saranno quindi 30 anni esatti durante i quali da nessuno (politico, sindacalista ed amministratore) ho sentito una parola a sostegno dell'esigenza di costruire alloggi popolari, mentre la speculazione immobiliare l'ha fatta da padrone per cui chiedo: la casa è un diritto che va salvaguardato o un privilegio che anche con sacrificio acquistiamo ipotecando le nostre vite? La Regione che continua a finanziare gli Erap perchè non vincola i propri interventi a progetti di ristrutturazione e costruzione di nuovi alloggi””.

Tre proposte sulla lotta della INNSE

intervista a Ferrando e Cremaschi

Giorno dopo giorno si aggrava la situazione dei lavoratori della INNSE e dei loro compagni sulla gru: unicamente responsabili di difendere il proprio posto di lavoro contro un cinico padrone faccendiere e il tutore politico di cui gode (la Lega Nord).

Proponiamo a tutte le sinistre politiche e sindacali:

1) l'immediata convocazione di una manifestazione nazionale unitaria davanti ai cancelli della fabbrica;

2) l'immediata formazione di una Cassa unitaria di resistenza, sotto il controllo dei lavoratori;

3) una azione unitaria di massa, con la presenza dei principali esponenti della sinistra sindacale e politica, che punti a riportare gli operai nella loro fabbrica, a liberare i loro compagni, a bloccare lo smantellamento dei macchinari.

In ogni caso, se la situazione non si sblocca, governo e prefettura, saranno i primi responsabili, politici e morali, di quanto potrà accadere alla INNSE.

Marco Ferrando

Portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori

09/08/09

Giù le mani dalla INNSE!




I lavoratori dell'Innse stanno affrontando una battaglia il cui risultato sarà cruciale per il futuro di tutti i lavoratori italiani. Il Partito Comunista dei Lavoratori in questi giorni, pur con i propri esigui mezzi li sta materialmente sostenendo partecipando al presidio permanente. Per seguire i continui aggiornamenti della situazione cliccare sul titolo del post.

07/08/09

Il Centrosinistra si affida alla Cabala!


Fabriano, 6/8/2009


Comunicato Stampa



Il padronato marchigiano e la sua rappresentanza politica vivono una profonda crisi, oltre che economica, anche di idee. Più che bizzarra suona disperata la proposta di Sorci, il sindaco di Fabriano - capitale industriale delle Marche – nonché uomo di fiducia dei Merloni, di giocare al superenalotto per scongiurare la crisi: - se vinco mi compro la Merloni!- avrebbe infatti affermato.
Di fronte alla pochezza di tali proposte portate avanti dai più autorevoli rappresentanti del centrosinistra marchigiano che seguono quelle ancor più assurde di esponenti del PDCI che vorrebbero che i lavoratori rinunciassero ad una parte della propria cassa integrazione per comprare le azioni delle aziende in crisi non possiamo non ricordare che esiste un’alternativa valida: quella della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende in crisi. Questa richiesta, portata avanti a gran voce dal Partito Comunista dei Lavoratori in tutto il Paese, rimane a tutt’oggi l’unica proposta concreta avanzata per far fronte alla terribile crisi che sta logorando il mondo del lavoro: di contro non rimane che votarsi alla dea bendata.


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale di Ancona

05/08/09

Lettera aperta agli Erap ed agli Amministratori comunali


Serra de'Conti 05/08/2009


A Serra de' Conti gli ultimi alloggi popolari sono stati assegnati nel lontano dicembre 1980 e l'impegno dell'Erap per la costruzione e l'assegnazione di nuovi appartamenti (6 o forse 9, di cui 2 mini) è per il 2010! Saranno quindi 30 anni esatti durante i quali da nessuno (politico, sindacalista o amministratore) abbiamo sentito una solo parola a sostegno dell'esigenza di costruire alloggi popolari, mentre la speculazione immobiliare anche nel nostro territorio l'ha fatta da padrone.


Per cui chiedo: LA CASA E' UN DIRITTO CHE VA SALVAGUARDATO (garantendo alloggi in locazione a chi non ne ha ed in virtù del proprio reddito non potrà mai averne) O UN PRIVILEGIO CHE ANCHE CON SACRIFICIO ACQUISTIAMO IPOTECANDO LE NOSTRE VITE?


Gli Erap e le Amministrazioni Comunali fanno a rimpallino rinfacciandosi le rispettive competenze, ma i politici ed i sindacalisti, prima che la situazione degeneri, non hanno nulla da dire?! E la Regione Marche, che continua a finanziare gli Erap, perchè non vincola i propri interventi (con i soldi di tutti) a progetti di ristrutturazione, migliorie e costruzione di nuovi alloggi. O dobiamo pensare che gli Erap, oltre quello che si legge, sono degli enormi carrozzoni mangiasoldi e portavoti sui quali è meglio non intervenire più di tanto?


Gradiremmo una risposta,grazie.


Giorgio Bendelari

Pcl Ancona

comune di Serra de' Conti

04/08/09

A fianco degli operai della INNSE

Il Partito Comunista dei Lavoratori manifesta la propria solidarietà alla lotta degli operai dell'Azienda INNSE di Milano contro un cinico padrone rottamaio, patrocinato a suo tempo dalla Lega Nord; e contro ogni intervento, a suo supporto, di magistratura e carabininieri.
Il caso INNSE è emblematico di come i lavoratori possano contare solo sulla propria forza e determinazione, non su promesse istituzionali. La volontà degli operai della INNSE di impedire ad ogni costo il sequestro dei macchinari, è in questo senso esemplare.
La lotta dei lavoratori della INNSE non può restare isolata. L'occupazione operaia delle aziende che licenziano si pone sempre più come necessità generale. Nessuna crisi aziendale verrà "risolta" da un nuovo capitalista compratore, che in realtà è sempre uno speculatore di passaggio, come si è rivelato il Dott. Genta. Può e deve essere affrontata dentro una vera mobiltazione unitaria e generale per la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio di tutte le aziende che licenziano.
Dal caso INNSE il PCL trae nuove ragioni per avanzare questa proposta di lotta all'intero movimento operaio e sindacale.

Partito Comunista dei Lavoratori esecutivo nazionale

01/08/09

ru486: vergognose ipocrisie!


E' incredibile constatare quanta viscida falsità esca dalle bocche di preti, politici di centrodestra e centrosinistra, medici e farmacisti venduti al clero, ogni qualvolta in Italia si affronti una tematica inerente i diritti civili più elementari.

Poichè l'AIFA, visti i dati medici e sperimentali (ineccepibili), non ha potuto rifiutare la commercializzazione (anche se controllata), si sono scatenati tutti contro l'autodeterminazione delle donne, mettendo nuovamente in discussione la legge 194.



Il sadismo del Vaticano e dei folli del movimento per la vita è infinito: preferiscono vedere soffrire le donne sotto i ferri anche quando il progresso medico può ridurre al minimo il trauma dell'aborto. Arrivano addirittura alla scomunica, provvedimento non utilizzato neppure verso molti dei preti pedofili scoperti in giro per il mondo. Invece di aiutare le donne sostenendole nelle loro scelte, come imporrebbe il principio della Carità Cristiana, le demonizzano ed attaccano la loro fragilità.



L'ipocrisia dell'ala cattolica del PD e soprattutto del PDL (che ricordiamo ha nel suo leader uno dei più grandi puttanieri in Italia), sfiora poi il ridicolo. Sacconi, se vuole pensare alla morale di questo paese, farebbe meglio a pensare all'etica sua e di chi lo circonda, invece di rompere le scatole alle donne nel momento della scelta più difficile per loro, con una sorta di "ostruzionismo medico" fatto di procedure macchinose e inutili.



Ed infine i medici ed i farmacisti: penso che l'obiezione di coscienza in Europa esista solo nel nostro paese! Possibile che persone a noi estraneee, che vengono pagate per curarci o venderci medicinali possano permettersi di decidere per noi? E' come se andassimo dal salumiere e chiedessimo un etto di prosciutto cotto e quello ci dicesse: no, a me non piace il cotto e non te lo vendo! E' assurdo: i farmacisti sono titolari di un esercizio pubblico e i medici hanno fatto il giuramento di Ippocrate e se lavorano nelle strutture sanitarie pubbliche sono dipendenti pubblici! Nessun altro lavoratore pubblico ha diritto a sottrarsi alle sue mansioni per dei folli dettami religiosi!



Parlano tutti di "Libertà" stravolgendone totalmente il significato più semplice. La realtà è che per essere realmente libere, le donne debbono lottare con gli uomini per una liberazione profonda della società dagli individui sopra descritti. La lotta per l'emancipazione femminile è la lotta per l'emancipazione dei lavoratori, e non possono che andare di pari passo. Chi ci opprime nella nostra sfera privata è lo stesso che sfrutta il lavoro degli altri, che reprime le coscienze tramite "l'oppio dei popoli", che prende in giro i lavoratori spacciandosi per un loro rappresentante politico mentre è solamente un servo al soldo di preti e padroni.



I diritti civili e la liberazione del corpo e dell'anima delle donne, potrà avvenire solo dopo la conquista del potere da parte dei lavoratori e la sparizione di tutti questi brutti e dispotici "ceffi neri"!


Titto Leone