30/11/11

La Miss del Nulla: la Padania NON esiste!

La Lega Nord è da sempre il partito dell'odio razziale,della xenofobia e delle indecenti proposte di secessione,oggi è anche il partito della mercificazione del corpo femminile.
Per la terza volta i leghisti hanno deciso di riportare a Fabriano Miss Padania e per la terza volta non staremo in silenzio davanti ad una manifestazione di ignoranza così palese e sfacciata : vogliamo ricordargli che la loro presenza a Fabriano è sempre sgradita quanto fuori luogo. La nostra città è culturalmente molto lontana da quei precetti padani di violenta discriminazione e ripudia la presenza della Lega Nord nel proprio territorio. Non c'è posto per la politica di prevaricazione violenta e demente di questo pseudo-partito.
Non può quindi essere la nostra città,lo scenario in cui si svolge un'evento di evidente mercificazione della donna,per di più a fini di strumentalizzazione politica:una politica vergognosamente sessista,in cui la donna o sfila o stira,oppure se è straniera e magari con l'aggravante di fare la prostituta,allora deve essere "ripulita" e ripudiata dalla società.
Ebbene sì,i contenuti propositivi di questo partito stanno in quello che rimane scoperto dai costumi di quelle povere ragazze le quali,sono probabilmente inconsapevoli del fatto che,se anche vincessero,non sarebbero che Miss Niente,perchè la Padania non esiste. L'immagine che proponiamo noi della donna è quella di un'individuo consapevole,padrone del proprio corpo e del proprio utero,che tutti i giorni combatte contro un mondo del lavoro,che quando non la esclude,la sottovaluta e la precarizza.
Quest'anno abbiamo deciso di contestare questa vergognosa iniziativa in maniera differente: abbiamo scelto di non essere presenti fisicamente nel luogo dello svolgimento dell'evento,perchè abbiamo altro da fare. Vogliamo costruire un cronotopo alternativo,dove si intessono relazioni positive e si costruisce un'alternativa alle donne in vetrina e alla politica vergognosa che fa loro da background.
Il nostro no alla Lega è forte e deciso come sempre,sono cambiate solo le modalità: non volevamo che una protesta di "tipo" tradizionale, desse a questo manipolo di sessisti ulteriore spazio mediatico.
Tuttavia la nostra non è una condanna silenziosa,bensì un'opposizione costruttiva che vuole essere più rumorosa che mai.
ANPI Fabriano, Circolo Arci "Il Corto Maltese", Circolo Sel Fabriano, CSA Fabbri, Fabriano Bene Comune, Femminile Plurale, Partito Comunista dei Lavoratori, Revoluzione, Sinistra Critica

27/11/11

Fabriano: LA CRISI DELL’INDOTTO È UN ULTERIORE TERREMOTO SOCIALE PER IL FABRIANESE

COMUNICATO STAMPA:
La crisi di tutto il distretto industriale fabrianese, causata dall’imposizione del monosettoriale, delle delocalizzazioni selvagge e della mancanza di investimenti, dopo aver investito la grande produzione, si sta abbattendo “a cascata” su tutte le piccole industrie dell’indotto locale con effetti drammatici.
dell’ingordigia di capitalisti che hanno negato qualsiasi
Questa realtà produttiva artigianale è vitale per il territorio e il suo irreversibile declino può essere paragonato ad un vero e proprio terremoto economico e sociale, visto l’alto numero di lavoratori, circa 2200, che operavano nel settore.
Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia da anni la scarsa sensibilità di tutta la classe politica e sindacale marchigiana rispetto all’imminente smantellamento di questo comparto e chiede che tutti i diritti e gli ammortizzatori sociali riservati agli operai delle grandi aziende siano estesi anche alle piccole imprese dell’indotto.
Il “nuovo” governo del Monti deve immediatamente presentare un progetto industriale volto al rilancio e alla riconversione di tutto il distretto industriale locale e nel contempo ampliare gli ammortizzatori sociali a tutte le imprese anche con meno di 18 dipendenti.
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

25/11/11

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Basta femminicidi!

Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Certamente non ci serve un giorno per dover commemorare le 129 donne finora uccise dall'inizio di quest'anno [fonte: www.bollettino-di-guerra.noblogs.org], però si può usare questa giornata per far luce sulla realtà delle donne che vivono in Italia.
Inutile tirar fuori liste sull'emancipazione del genere femminile rispetto agli altri Stati europei, è troppo relativo il concetto di libertà e di emancipazione allo stato attuale delle cose dove vige ancora un "produci-consuma-crepa" sempre più sfrenato, dove l'oppressione del capitale sulle donne è sempre più pressante.
Quello che si vuole ricordare oggi è che serve eliminare la violenza sulle donne, e che va fatto partendo da un lavoro continuo e costante, che certamente non finirà con oggi.
Partiamo da un sondaggio svolto recentemente tra le studentesse dell'università Alma Mater di Bologna. Come scrive Loredana Lipperini [fonte: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/11/24/girls-just-want-to-have-troll/]:
"Su 3.531 ragazze, sono 1.937 quelle che hanno confessato di aver subìto delle molestie: dunque, molto più che una buona metà.
164 hanno risposto affermativamente rispetto alla violenza sessuale e 662 per lo stalking. Insomma, sul campione delle studentesse
bolognesi che hanno completato il questionario,
78 su cento risultano vittime della violenza di genere, proprio negli anni dedicati allo studio accademico."

La violenza sulle donne, troppo spesso non riconosciuta, troppo spesso sottovalutata, è in realtà uno dei fenomeni principali nel nostro Paese, come rileva il sondaggio sopracitato, e c'è chi l'ha capito.
Alemanno, non a caso, si servì del corpo di una donna morta, Giovanna Reggiani, per fare la sua campagna elettorale e vincere al comune di Roma in nome di un securitarismo che non ha fatto bene a nessuno, e ha peggiorato la situazione delle donne. Ha fatto un danno, inoltre, agli stranieri e alla comunità ROM in particolare, generando un clima d'odio da far ribrezzo.
Per quanto riguarda la dimensione lavorativa, le donne vengono pagate molto meno degli uomini nei posti di lavoro (le quattro donne morte sul lavoro a Barletta venivano pagate poco meno di quattro euro l'ora con un contratto al nero), e spesso ci muoiono.
Oltre al carico del lavoro fuori casa, quasi sempre si devono sobbarcare il lavoro in casa, non riconosciuto nel nostro Stato, ma anzi che sia le politiche di centro destra che di centro sinistra hanno usato come ammortizzatore sociale, come pezza ad un Welfare inesistente.
Relegate ancora, da sempre, nonostante le lotte degli anni passati, al ruolo di madre-moglie, che non fa che alimentare un odio contro chi fa una vita diversa da quella che è stata loro imposta, e su cui movimenti come “Se non ora, quando?” fanno le loro battaglie dividendo le donne in una guerra eterna tra Sante e Puttane, crediamo ci sia bisogno di femminismo, un femminismo che coinvolga sia gli uomini che le donne in una riflessione culturale, che punti a mettere in discussione i ruoli cui ci hanno sempre relegato (a entrambi i generi), che punti a liberare finalmente le donne da qualsiasi forma di violenza legata alla storia e alla cultura, influenzate entrambe dallo strapotere del Vaticano che usa da sempre e oggi più che mai i corpi delle donne per affermare la propria morale bigotta, promuovendo una visione della famiglia tradizionale che influenza tutt'ora le scelte politiche del nostro Paese. In realtà la violenza sulle donne, è bene ricordare, avviene soprattutto negli ambienti domestici da parte di conoscenti e famigliari, e questa non è altro che la conseguenza di una visione globale del genere femminile che vede le donne al servizio dell'uomo.
Blocchiamo questo circolo vizioso, una volta per tutte, superiamo questo sistema oppressivo con il socialismo.

Serena Ganzarolli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Roma

21/11/11

ANCHE PER LE CARTIERE MILIANI UN FUTURO INCERTO E PREOCCUPANTE

COMUNICATO STAMPA:
Il 9 novembre si è tenuto un incontro tra il management della Fedrigoni SPA e le organizzazioni sindacali di categoria e delle ex- Miliani. Da informazioni attendibili che siamo riusciti ad ottenere lo scenario esposto dall’Amministratore Delegato evidenzia, nuovamente, tutte le contraddizioni di un’assurda privatizzazione della grande realtà industriale fabrianese.
La dismissione annunciata degli uffici di sede, siti in uno storico e monumentale complesso che ha visto lavorare intere generazioni di cartai fabrianesi, rappresenta l’ultimo attacco, dopo l’interruzione della produzione della “carta a mano”, all’immagine di Fabriano nel mondo. Auspichiamo almeno che tale prestigioso complesso sia utilizzabile come centro culturale, scolastico o museale.
I problemi delle ex Miliani, però, non si limitano a tale vicenda e si estendono, a causa della privatizzazione, alla produzione dell’Euro, vitale per la sopravvivenza delle ex Miliani stesse. A tale proposito dopo la perdita della commessa per i 20 euro, si registra una riduzione allarmante per gli ordinativi di tutti gli altri tagli delle “carte valori” sia nazionali che estere che pongono in discussione l’intera tenuta occupazionale.
Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime il suo risoluto dissenso nei confronti del “progetto” di esternalizzazione del “centro di distribuzione estero” di Rocchetta in cui, come per il personale impiegatizio degli uffici di sede, non si conoscono le regole né tanto meno i tempi dei trasferimenti che mettono in discussione il futuro degli impiegati.
Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

20/11/11

La polizia di Obama continua con una repressione barbara. La sinistra italiana tace.

Questi due video dimostrano come Obama non è di sinistra nè democratico: è il capo del più grande stato canaglia, la più grande potenza imperialista e capitalista, nonchè militare, del mondo. Non può certo permettersi espressioni di democrazia e libero pensiero in casa propria. Noi avevamo avvertito subito i lavoratori di non infatuarsi di quest'uomo per evitare cocenti delusioni. Oggi la sinistra italiana, che aveva osannato il Presidente Nero (evidentemente non per il colore della pelle!), tace e non si esprime. Forse è troppo impegnata a lodare Mario Monti.


 
A riprova della nostra battaglia in tal senso pubblichiamo di seguito il nostro articolo, rimasto praticamente isolato, pubblicato due mesi fa.

SILENZIO A SINISTRA SULLA POLIZIA DI OBAMA (3 Ottobre 2011)

Mentre si estende negli Usa il movimento di protesta contro la dittatura del capitale finanziario, l'amministrazione Obama procede a ben settecento arresti, secondo il manuale della più tradizionale repressione poliziesca. E' singolare su questo l'assordante silenzio della sinistra italiana. Dopo aver decantato Obama come “la nuova speranza dell'umanità”, tacciono sui suoi “democratici” manganelli. Perchè in particolare Nichi Vendola, che vanta il consenso di tanti centri sociali, non ha nulla da dire su un governo che arresta i giovani ribelli americani? Evidentemente la sua candidatura a “Obama bianco”- come volle definirsi- gli consiglia molta prudenza. Come potrebbe fare il premier del centrosinistra senza buoni rapporti col governo USA?
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Due importanti interventi del portavoce nazionale del PCL sulla crisi ed il Governo Monti


Intervento di Ferrando all'Assemblea No debito di novembre 2011 a Cagliari

Intervista a Ferrando sul quotidiano “Liberazione” del 19/11/2011

Marco Ferrando, a nome del Pcl ha accolto favorevolmente la proposta di un «patto di consultazione permanente» tra tutte le forze che intendono opporsi al governo Monti, lanciata su queste pagine da Paolo Ferrero. Si tratta - ci spiega - di un passaggio «che è imposto dalla situazione e che noi accettiamo a prescindere, anche perché l'unità d'azione su obiettivi comuni, di lotta e di movimento a sinistra, è un elemento distintivo della nostra cultura e tradizione politica. A maggior ragione se interviene in uno scenario politico che rappresenta un salto in avanti dell'offensiva sociale e politica lanciata contro il movimento dei lavoratori e i movimenti di massa».

Affrontiamo subito la novità introdotta dall'esecutivo Monti.
Siamo di fronte alla riunificazione politica e sociale del blocco dominante, è quindi del tutto evidente che contro questo governo di unità nazionale si deve costruire un patto di unità d'azione tra tutte le realtà, i movimenti e tutte le sinistre politiche, sindacali e associative.

Cosa proponete?
Al primo posto c'è la necessità di chiarire una volta per tutte la questione del rapporto col centrosinistra e col Pd.

Su questo punto dentro la Fds, e nell'area più larga della sinistra sociale e dei movimenti, ci sono posizioni diverse, ricche di sfumature. Per voi si tratta di una condizione o di un tema di discussione?
Non poniamo condizioni, siamo dentro il patto di consultazione a prescindere ma vogliamo un confronto aperto, largo, non solo fra stati maggiori, in cui ci riserviamo di dire quello che pensiamo dentro un quadro di confronto unitario. Ricordo che anche nel '95 si faceva tutti insieme l'opposizione al governo Dini, ma quell'opposizione prefigurò una ricomposizione del centrosinistra. Ebbene siamo fermamente contrari alla riproposizione di uno schema del genere, anche perchè il Pd per l'ennesima volta ha dato prova di non essere nemmeno una forza della sinistra moderata, e neanche un partito coerentemente democratico, al di là del suo nome. E solo un partito legato a doppio filo agli interessi dell'industria, delle banche, del blocco dominante.

E gli altri punti?
Il fronte unico non deve essere un semplice cartello delle sinistre politiche, ma un fronte largo che coinvolga sinistra sindacale e movimenti per produrre una svolta radicale sul terreno della mobilitazione e della lotta. L'esperienza dimostra che non si riesce ad affrontare la crisi capitalistica procedendo ad ordine sparso con atti simbolici e scioperi rituali. Bisogna discutere insieme su come costruire un salto verso la radicalizzazione di massa delle iniziative di lotta: quando parliamo di vertenza generale, occupazione delle fabbriche e dei licei, costruzione di una cassa nazionale di resistenza, alludiamo a questa necessità. Infine non è più sufficiente continuare ad assumere come orizzonte il cosiddetto antiliberismo, quasi configurando la possibilità di una riforma sociale neokeynesiana del capitalismo. Il carattere strutturale della crisi ci dice che l'orizzonte deve essere apertamente anticapitalista e quindi deve toccare il tema dell'annullamento del debito pubblico verso le banche, i rapporti di proprietà nel settore finanziario e produttivo.

Non vi è piaciuto il coro di sdegno sui fatti del 15 ottobre.
Il grosso problema del 15 non sono stati i cosiddetti black bloc ma la mancata assunzione di responsabilità da parte della direzione del movimento. Avevamo proposto una manifestazione che marciasse sui palazzi del potere rivendicando un diritto democratico praticato in tutte le capitali del mondo. Lo spazio che in quella giornata hanno preso alcune forme di lotta nichilista è stato direttamente proporzionale alla mancata assunzione di questa responsabilità.

18/11/11

ARDO – Gli operai di fronte ad una scelta impossibile: 2000 fuori o 700 dentro?

COMUNICATO STAMPA:
Fabriano - Nell'assemblea dello scorso 15 novembre all'Ardo è stato imposto ai lavoratori l'ennesimo ricatto. Con una finta votazione si è infatti chiesto agli operai se scegliere tra la padella o la brace: o l'assunzione immediata di 700 lavoratori dell'Ardo da parte della QS ed un futuro del tutto oscuro per gli altri 2000, oppure opporsi a tale accordo ma andare incontro ad un futuro paventato come del tutto negativo per l'intera compagine dei 2500 operai.  
Con questa scusa si svendono alla famiglia Porcarelli, propaggine merloniana del padronato locale, tre immensi stabilimenti con la promessa di futuri posti di lavoro: 350 nel fabrianese e 350 nel territorio umbro. Tre stabilimenti che una volta occupavano a 3000 persone, oggi si liquida il tutto con annessi macchinari per occuparne solo 700.
A parte i fumosi discorsi dei "sindacalisti" di professione e le disorganiche proposte di alcuni personaggi del movimento operaio fabrianese (come la proposta di "quote rosa" o di corsi di formazione per gli esclusi) tutta l'assemblea è ruotata intorno ad un unico interrogativo: se delegare i sindacati ad andare avanti fino alla conclusione della trattativa per la cessione alla QS o congelare tutto per trovare alternative diverse.
Il Partito Comunista dei Lavoratori ha denunciato l'inefficacia delle concertazioni al ribasso operate in questi anni dai sindacati confederali. Come abbiamo sempre sostenuto, la crisi economica globale ed il fallimento tutto marchigiano del monosettore di monopolio merloniano, necessitano di soluzioni più radicali e risolutive.
La nostra indicazione di voto contrario all’accordo deriva da profonde riflessioni. Lo spazio per pagare, con i soldi dei lavoratori stessi, anni di cassaintegrazione, relegando gli operai ad un “ozio” forzato ed un futuro senza prospettive, si è notevolmente ristretto. Inoltre, lasciar cadere, senza paracadute alcuno, i lavoratori dell’indotto non è giusto né sostenibile. Dobbiamo fermare questa “guerra tra poveri” in cui ogni lavoratore cerca di accaparrarsi, come in un’inquietante lotteria, un posto a discapito di altri in un terribile “mors tua vita mea”. Bisogna infine sottolineare come lo smembramento di grandi aziende come l’Ardo, con la vendita delle “good company” e la soppressione delle “bad company” non hanno mai portato a nulla di buono, anzi i costi sociali ed economici sono sempre stati altissimi. Rendendo impossibile qualsiasi futuro rilancio industriale.
Il risultato delle votazioni è stato scontato. Nulla di cui stupirsi in un’assemblea proposta dalle dirigenze dei sindacati confederali, ormai capitolate a Confindustria ed ai governi borghesi. Che, in questi anni, invece di sostenere la lotta dei lavoratori e far pesare le loro ragioni alzando il livello delle proteste hanno anestetizzato l’intero movimento operaio ed addirittura quasi boicottato alcune iniziative come l’occupazione degli uffici della Merloni.
Continueremo comunque a chiedere a gran voce:
1)che le aziende che dichiarano fallimento o fuggono all’estero passino immediatamente nelle mani dello Stato, gratuitamente e sotto controllo operaio. Come, tra l’altro, previsto anche dalla Costituzione.
2)che gli ammortizzatori sociali previsti per le grandi aziende vengano estese al piccolo indotto che è il primo a fare le spese di questa crisi.
3)che i fondi spesi per la cassa integrazione, spesso abusata ed ormai “infinita”, vengano impiegati per il mantenimento effettivo dei posti di lavoro ed il rilancio industriale del distretto: non per pagare gli stipendi con i soldi pubblici al posto del datore di lavoro, né per prolungare l’agonia e posticipare il più possibile lo “scoppio” della rabbia, sperando che nel frattempo i bollenti spiriti si siano freddati. 
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

14/11/11

Un comico ed un blogger ci ricordano chi è veramente Mario Monti


Assemblea "Noi il Debito non lo paghiamo!" - 16 novembre 2011 - Ancona - interviene Giorgio Cremaschi

Per leggere la locandina dell'iniziativa clicca sull'immagine qui sopra e poi in basso a sinistra su "show original".A quel punto puoi ingrandirla con un clic.

11/11/11

CINQUE MISURE STRAORDINARIE CONTRO LA CATASTROFE. SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.


IMPORTANTE PROPOSTA DI PERCORSO

La crisi del capitalismo italiano é al centro della tempesta economica europea e mondiale.
Le banche italiane sono colpite dalla crisi di credibilità dei titoli di stato tricolori in cui hanno investito a mani basse. L'azione di strozzinaggio degli interessi sul debito si è rivoltata contro gli strozzini.
La U.E. si trova di fronte al dissesto finanziario dell'Italia, senza disporre di risorse adeguate per un eventuale “soccorso”. Mentre la gigantesca ricapitalizzazione delle banche continentali si trasforma inevitabilmente in un nuovo appesantimento dei debiti pubblici.
L'unico punto fermo del caos finanziario europeo e mondiale è il programma comune dei governi di ogni colore: salvare i banchieri e i capitalisti facendo pagare la loro crisi ai lavoratori.
Questo attacco si aggrava in particolare in Italia, anello debole della catena capitalistica internazionale, sotto la frusta della BCE. Il precipitare della crisi finanziaria- sullo sfondo della crisi politica di Berlusconi- determina un nuovo salto drammatico dell'attacco alle condizioni sociali delle masse. Il progetto Europlus prescrive, di per sé, la riduzione ogni anno di 45 miliardi di debito pubblico italiano, al netto del pagamento degli interessi: ciò che segnerebbe una autentica regressione storica della già miserabile condizione di milioni di lavoratori, giovani, pensionati. E oggi i “commissari” europei chiedono una stretta ulteriore della morsa per conto delle banche.
La rivolta sociale contro tutto questo è la condizione necessaria per salvarsi. Ma la rivolta deve impugnare un programma d'azione alternativo contro la crisi che recida finalmente la sua radice: la dittatura del capitale finanziario sulla vita della società.

CINQUE MISURE RADICALI PER AFFRONTARE LA “CATASTROFE"

"C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi” strillano all'unisono tutti i giornali borghesi e i banchieri che li finanziano, mentre invocano la spoliazione dei salariati. “ C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi”, diciamo noi: ma un programma che colpisca il potere delle banche e dei capitalisti, liberando milioni di lavoratori dal loro giogo. Un programma tanto radicale quanto è radicale il programma della BCE.

1) Si rifiuti il pagamento del debito pubblico alle banche strozzine. Il debito non è stato prodotto dai lavoratori, ma dalla rapina delle banche contro i lavoratori. Non si vede perchè debbano essere i lavoratori a pagarlo. Per di più.. ai banchieri. I 90 miliardi di interessi che lo Stato paga ogni anno alle banche- grandi acquirenti dei titoli di Stato- vanno semplicemente cancellati. E cosi' i 70 miliardi versati annualmente dagli enti locali. I piccoli risparmiatori saranno integralmente tutelati. Non i banchieri usurai. La loro rapina deve finire. E le risorse così liberate debbono andare al lavoro, alla sanità, alla scuola..

2) Le banche e le assicurazioni vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto controllo dei lavoratori, creando un'unica banca pubblica. Non è solo una misura imposta dall'annullamento del debito pubblico verso le banche. E' una misura indispensabile per abbattere i mutui che gravano sulle famiglie. Per portare alla luce la scandalosa evasione fiscale del grande capitale, di cui le banche sono canale e strumento. Per colpire i santuari della grande criminalità. Per acquisire la leva decisiva per una riorganizzazione radicale dell'economia e della società in funzione dei bisogni collettivi, e non del profitto di pochi. Senza la nazionalizzazione delle banche, vero verminaio della società borghese, ogni rivendicazione dell'“alternativa” si riduce ad una frase vuota.

3) Va istituito il controllo operaio sulla produzione a partire dall'abolizione del segreto commerciale e dall'apertura dei libri contabili delle aziende. Il segreto commerciale tanto difeso dai custodi della proprietà non vale più da molto tempo nel rapporto tra i grandi capitalisti, che hanno ben pochi segreti tra loro. Vale invece come paravento dei capitalisti nei confronti dei lavoratori e della società, cui debbono nascondere frodi, truffe, raggiri di ogni tipo. Inclusi i costi della pubblica corruzione. Non basta che i conti siano accessibili di tanto in tanto a qualche compiacente istituto borghese di “vigilanza” o alla Agenzia delle Entrate. E' necessario che siano i lavoratori e le loro organizzazioni a mettere il naso nei “segreti” delle proprie aziende. Per quale ragione dev'essere considerato “naturale” che i capitalisti e i loro governi facciano i raggi x agli stipendi, ai risparmi, alla vita dei lavoratori, e invece uno “scandalo” se i lavoratori vogliono controllare i capitalisti , i loro conti, le loro ruberie?

4) Vanno nazionalizzati i grandi gruppi capitalistici dell'industria, senza indennizzo e sotto controllo operaio, a partire dalle aziende che licenziano o colpiscono i diritti sindacali. Quindi a partire dalla Fiat. E' una misura indotta dalla nazionalizzazione delle banche, dato lo stretto intreccio fra capitale industriale e capitale bancario. Ma è soprattutto un provvedimento indispensabile per bloccare i licenziamenti, riorganizzare la produzione, ripartire il lavoro fra tutti, avviare una riconversione dell'economia a fini ecologici e sociali, secondo un piano democraticamente definito. E sarebbe oltretutto un provvedimento di risparmio straordinario per l'intera società: perchè annullerebbe la montagna di 40 miliardi annui di trasferimenti pubblici a quelle stesse imprese private che distruggono posti di lavoro. E che dunque sono già state “comprate” dai lavoratori, in quanto principali contribuenti. A proposito di “lotta agli sprechi”.

5) Va varato un grande piano di opere sociali di pubblica utilità che dia lavoro e risani le condizione di larga parte della società italiana. E' assurdo registrare da un lato la disoccupazione del 30% dei giovani e il licenziamento dei lavoratori, e dall'altro la straordinaria penuria (e distruzione) di beni e servizi sociali. Il lavoro che c'è va ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato, con la riduzione generale dell'orario a parità di paga. Ma non basta. E' necessario un grande piano di nuovo lavoro. La nazionalizzazione delle banche e della grande industria, la fine della dipendenza dal debito, possono liberare un piano di investimenti pubblici, sotto controllo sociale, in fatto di risanamento ambientale, energie alternative, riparazione della rete idrica, sviluppo della rete ferroviaria, messa in sicurezza dell'edilizia scolastica e residenziale, estensione della rete ospedaliera e di assistenza agli anziani..: investimenti capaci di utilizzare a pieno le capacità lavorative e le professionalità di milioni di disoccupati, di dare lavoro ai migranti,di cambiare volto all'ambiente di vita. Impedendo oltretutto crimini sociali come quelli compiuti nei nubifragi di Genova e Liguria.

SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.

Nessuna di queste misure è derogabile, ai fini di una vera svolta. Senza queste misure non solo non vi è alcuna possibile via d'uscita dalla crisi, ma la crisi continuerà ad abbattersi con intensità sempre maggiore sulle condizioni dei lavoratori e del popolo. Al tempo stesso nessuna di queste misure è compatibile col capitalismo. Nessuna di queste misure è realizzabile da parte dei governi borghesi, tutti legati a doppio filo agli interessi dell'industria e delle banche. Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza, può realizzarle. E solo una sollevazione operaia e popolare può imporre un governo dei lavoratori.

La crisi politica del berlusconismo, dentro il precipitare della crisi capitalista, è un occasione preziosa per il movimento operaio: ma alla sola condizione di imporre la propria agenda per la soluzione della crisi politica e sociale. Senza questa azione indipendente, senza un autonomo programma, tutto è destinato a risolversi contro i lavoratori. Come prima e peggio di prima. O per mano di un governo Monti, o per mano di un resuscitato centrosinistra. Prima delle elezioni, o dopo le elezioni.

Il momento di agire è ora. Il PCL fa appello a tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento, a tutte le organizzazioni popolari e di massa, per un fronte unico d'azione attorno a questo programma di svolta. E' ora di porre fine una volta per tutte a compromissioni senza futuro col PD ,coi partiti borghesi, con la Confindustria. E' l'ora di assumersi una responsabilità indipendente. All'altezza della straordinarietà del momento.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

07/11/11

ARDO, BEST e CB: tanti lavoratori, una sola lotta!

COMUNICATO STAMPA:
La terribile vicenda degli operai della Best che, al ritorno al lavoro, hanno trovato la fabbrica vuota e le serrature cambiate è la vergognosa dimostrazione che ancora una volta la dignità delle persone è calpestata dalle logiche del profitto. Ed emblematico è anche di Confindustria ed il silenzio/assenso dei sindacati padronali: alla faccia della “lotta di classe” che sarebbe ormai superata!
Lo stesso si può dire della CB, terzista Indesit di Cerreto dove 90 operai –per la stragrande maggioranza donne- chiude i battenti. lastricando una volta di più il nostro territorio di povertà e disperazione.
L’ARDO intanto, ricolloca solo 700 lavoratori, mandando a casa i restanti 2000 operai. A parte l’operazione poco chiara, con il nuovo acquirente che sembrerebbe quasi manovrato dalla famiglia Merloni per rientrare in possesso della good-company, liberandosi allo stesso tempo dei lavoratori in surplus e delle produzioni meno redditizie, si sta puntando a mettere i lavoratori uno contro l’altro: si tengono “buoni” gli operai con la speranza di trovare posto tra i 700 “prescelti”.
Il Partito Comunista dei Lavoratori respinge in modo radicale questa “asta al ribasso” sui diritti degli operai in favore dell’arricchimento incondizionato di qualche padrone. I licenziamenti e le delocalizzazioni all’estero sono rapine legalizzate ai danni dei lavoratori e delle loro famiglie, che fino ad oggi hanno prodotto e producono ricchezza in questo territorio, ma che, alla prima occasione, vengono scaricati per inseguire nuove speculazioni nei paesi meno sviluppati.
Per questo chiediamo:
- che gli ammortizzatori sociali previsti per le grandi aziende vengano estese al piccolo indotto che è il primo a fare le spese di questa crisi.
- che le aziende che dichiarano fallimento o fuggono all’estero passino immediatamente nelle mani dello Stato, gratuitamente e sotto controllo operaio. Come, tra l’altro, previsto anche dalla Costituzione.
- che i fondi spesi per la cassa integrazione, spesso abusata ed ormai “infinita”, vengano impiegati per il mantenimento effettivo dei posti di lavoro ed il rilancio industriale del distretto: non per pagare gli stipendi con i soldi pubblici al posto del datore di lavoro, né per prolungare l’agonia e posticipare il più possibile lo “scoppio” della rabbia, sperando che nel frattempo i bollenti spiriti si siano freddati. 
Come PCL ci appelliamo a tutti i cittadini, le forze sindacali e quelle politiche perchè si dichiarino apertamente a favore dei lavoratori, delineando una linea di confine: o si stà con il lavoro o contro di esso, o si stà con gli operai o con i capitalisti, o con la povera gente o con i banchieri. Schieriamoci contro le scelte conservatrici e monosettoriali del nostro territorio, contro le delocalizzazioni e contro le “svendite” di tutto ciò che di utile ancora rimane. Sosteniamo le mobilitazioni, anche radicali, e le occupazioni ad oltranza delle fabbriche da parte degli operai, fino all’ottenimento di garanzie concrete sul futuro dei posti di lavoro. Serve una Sinistra che rompa gli schemi e si ponga come reale alternativa al Centro Destra, al Centro Sinistra, per opporsi efficacemente alle misure di lacrime e sangue richieste dalla BCE.
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

Dobbiamo Fermarli: assemblea autoconvocata a Jesi


Cliccando sull'immagine qui sopra ed ingrandendo potrete leggere la locandina dell'iniziativa del comitato "Dobbiamo Fermarli"

06/11/11

Stipendi in arrivo Trenitalia nel mirino

Dal quotidiano Corriere Adriatico del 6/11/2011
Fabriano - Riflettori puntati sui disagi delle ditte appaltatrici che operano nelle stazioni ferroviarie. Sono i riflettori del Partito comunista dei lavoratori che portano all’attenzione la drammatica situazione di tanti operai.

“Da alcuni mesi i lavoratori di queste ditte non ricevono i salari - fa sapere il Pcl - e questo è un atto ignobile contro i diritti fondamentali dei lavoratori. Esprimiamo solidarietà a questi operai e denunciamo il meccanismo adottato da Trenitalia contro questo comparto”. Un problema decisamente serio che merita la massima considerazione da parte di tutti i soggetti in qualche modo coinvolti. “La realtà attuale è insostenibile per i lavoratori di queste ditte - afferma ancora il Pcl - sia a causa dell’eliminazione dei diritti contrattuali che salvaguardano i salari e le attività, sia per il tentativo subdolo attuato dalle Ferrovie dello Stato di scatenare la guerra tra poveri, contrapponendo i ferrovieri agli operai delle società di pulizia e manutenzione, con la complicità dei sindacati confederali”. La questione non è nuova, basti solo pensare che nel luglio scorso alcuni operai protestarono per diversi giorni davanti alla stazione di Fabriano contro i ridimensionamenti.

05/11/11

TRAGEDIA DI GENOVA E DELLE CINQUE TERRE: CRIMINE DEL PROFITTO

I morti di Genova e la devastazione della città non sono “responsabilità” dei “mutamenti climatici” come dichiara il sindaco Vincenzi, immemore dell'analoga strage del 1970 ( 25 morti). Sono riconducibili alla legge imperante del profitto: che ha tagliato le risorse per la ripulitura dei fiumi, ha tagliato le risorse per lo scollamatore del Bisagno, ha autorizzato costruzioni edilizie sino a tre metri dai corsi fluviali. Governi nazionali di centrosinistra e centrodestra, impegnati a pagare ogni anno 80 miliardi di interessi alle banche strozzine o a finanziare mega speculazioni come la TAV, hanno “risparmiato” sulla protezione della natura e della vita. Per questo sono i responsabili politici e morali di quanto è avvenuto. Assieme ai sindaci e governatori che li hanno coperti e assecondati, e che sono tenuti alle dimissioni. Solo un governo dei lavoratori, rompendo con la legge del profitto e del capitalismo, può investire uomini e risorse nel riassetto idrogeologico del territorio evitando altre tragedie.

MARCO FERRANDO (nato a Genova il 18/7/1954)
Portavoce Nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori

Signora Vincenzi, si dimetta

Per la Signora Marta Vincenzi, c'è una sola possibilità di difesa, le dimissioni da Sindaco di Genova, perchè questi morti hanno una chiara responsabilità politica.
Genova saccheggiata dall'edilizia selvaggia e dallo squilibrio sociale che ha come effetto anche l'abbandono produttivo dei terreni, continua ad essere governata dall'incompetenza di una classe politica selezionata per fedeltà agli ordini di partito.
Questo è un disastro annunciato, ma al dolore per la perdita di vite umane, si aggiunge l'assoluta certezza che nulla cambierà nel prossimo futuro se non in peggio, e che fra poco saremo ancora qui a denunciare la prossima emergenza, lamentandoci ipocritamente del destino cinico e della crisi economica.
Signora Vincenzi, si dimetta.

Partito Comunista dei Lavoratori
Comitato Regionale Ligure

01/11/11

Pesaro: incontro pubblico con Ferrando del 4 novembre

Cliccando sull'immagine ed ingrandendo potete leggere il volantino dell'iniziativa del 4 novembre 2011 a Pesaro con la presenza di Marco Ferrando (portavoce nazionale del PCL). Precisazione: per un disguido il volantino pubblicato porta un indirizzo sbagliato. L'iniziativa si svolgerà a Pesaro presso la sala della circoscrizione Muraglia, in via Petrarca 18. 

Crisi della CB di Cerreto: voantino del PCL

Cliccando sull'immagine ed ingrandendo potete leggere il testo del volantino che verrà distribuito il 3 novembre 2011 a Fabriano in occasione dell'incontro tra le parti in relazione alla crisi dell'Azienda CB di Cerreto D'Esi (fabbrica terzista dell'Indesit).