30/04/16

Testo del volantino distribuito dal PCL per il primo maggio 2016.

1 maggio 20161 maggio 2016 2
Il capitalismo è sfruttamento. Da sempre e ovunque. La Grande Crisi ha portato alla luce ancora una volta l'irrazionalità di questo sistema. Montagne di miliardi a sostegno delle banche, per “salvare la (loro) economia”. Tagli, restrizioni, sacrifici sempre più insopportabili per finanziare questo soccorso pubblico al capitalismo in crisi. Si comprimono salari, si allunga l'orario di lavoro, si tagliano i diritti sindacali individuali e collettivi, per competere sui mercati, in una corsa infinita che “arruola” i salariati di ogni paese in una guerra permanente contro altri salariati. Mentre le stesse borghesie che predicano rigore e sacrifici ai “propri” operai nel nome del superiore “interesse nazionale”, imboscano il frutto della propria rapina nei paradisi fiscali (Panama papers).
Parallelamente la crisi alimenta nuovi venti di guerra. USA e Cina si contendono sempre più i mercati del mondo. Riprende la corsa agli armamenti, a partire dal Pacifico. Mentre la contesa per le grandi rotte del petrolio, tra potenze mondiali o regionali, concorre a trasformare il Medio Oriente in una carneficina senza fine. Che somma guerra imperialista e terrorismo reazionario fondamentalista (alimentato dall'imperialismo stesso). Che sospinge la fuga di enormi masse umane, prima colpite dalla guerra, poi respinte dal filo spinato della civile e democratica Europa. Un Europa partecipe di quella guerra, in complicità col boia Erdogan, mentre Italia e Francia si contendono Libia e Nord Africa, come un secolo fa.
Altro che “progresso”, come avevano promesso dopo il crollo del muro di Berlino! Ovunque regressione e barbarie.

IL FALLIMENTO DEL RIFORMISMO
Qui si misura tutta la miseria del riformismo. Il sogno di un capitalismo onesto e dal volto umano, di una Europa sociale , democratica e di pace, si è rivelato un’utopia, una truffa.
L'epoca breve delle “riforme sociali” fu consentita dal boom del dopoguerra (grazie ai suoi 50 milioni di morti) e all'esistenza dell'URSS, quale contrappeso al capitalismo. Prima la fine del boom, poi il crollo dell'URSS (per responsabilità dello stalinismo), infine la Grande Crisi, hanno chiuso quella parentesi. Oggi chiunque governi un capitalismo in crisi, dispensa sacrifici e miseria. Sono state proprie le socialdemocrazie, negli ultimi 30 anni, ad aprire la strada alle controriforme sociali: da Blair a Schroeder, da Prodi a Hollande... Altro che “il meno peggio”! Ed anche la nuova Sinistra Europea finisce sempre col gestire, una volta al governo, le stesse politiche antioperaie. Tsipras gestisce la stessa politica della Troika che aveva “denunciato” dall'opposizione. La Rifondazione di Bertinotti e Ferrero votò al governo
(Prodi) guerra e sacrifici, contro cui era nata, sino al suicidio.
La capitolazione riformista in epoca di crisi spiana la strada al populismo reazionario, che monta in larga parte d'Europa, nel segno della guerra ai migranti e della rottura dei vecchi
“patti costituzionali”. È forse un caso se in Italia il suicidio della sinistra (e sindacale) ha accompagnato l'avanzata del renzismo, del salvinismo, del grillismo, in una autentica gara per meglio colpire i diritti di lavoratori e sfruttati ?

LA VERA ALTERNATIVA È TRA SOCIALISMO E REAZIONE
La vera alternativa non è tra destra e sinistra, ma tra classe e borghesia. Tra rivoluzione e reazione. Questo è il grande bivio del nostro tempo. Solo il rovesciamento del capitalismo può liberare un orizzonte di progresso. Attraverso un'organizzazione socialista della società che metta nelle mani di chi lavora le leve fondamentali dell'economia, a partire dalla grande industria e dalle banche. Riducendo l'orario di lavoro per dare a tutti un lavoro. Riconvertendo le produzioni nocive, a difesa della salute e dell'ambiente. Ricostruendo e allargando le protezioni sociali. Finalizzando l'intera economia ai bisogni di tutti, non al profitto di pochi. Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza, può realizzare queste misure. L'alternativa a questa prospettiva rivoluzionaria internazionale è l'imbarbarimento del mondo. Non una minaccia, ma un processo già in atto.

LA CLASSE OPERAIA È UNA POTENZA MONDIALE
La classe ha subito in larga parte del pianeta un arretramento pesante in questi decenni. Il sistematico tradimento dei propri partiti (e burocrazie sindacali) ha frantumato le sue lotte di resistenza, ha favorito disgregazione e sconfitte, ha trascinato un arretramento diffuso della coscienza di ampi settori di massa. A beneficio del padronato e del populismo reazionario.
Eppure resta l'unica forza che può costruire un ordine nuovo, ponendosi alla testa di tutte le domande di liberazione. I salariati nel mondo superano ormai i 2 miliardi. Le resistenze sociali continuano a percorrere il mondo. A partire dalle lotte dell'enorme proletariato cinese, che ha strappato in 10 anni la triplicazione del salario. O da quelle per il salario minimo negli USA. Nella stessa Europa la grande mobilitazione francese contro il Job Act d’oltralpe, nel segno dell'unità tra salariati e giovani, ha spezzato la morsa dello stato d'assedio e delle leggi eccezionali (votate vergognosamente dal Fronte de Gauche), riproponendo al centro dello scontro sfruttati e sfruttatori. La ribellione è possibile ed è l'unica via.

COSTRUIRE IL PARTITO, IN OGNI PAESE E INTERNAZIONALMENTE
Tutta l'esperienza di classe, passata e recente, ci dice una cosa: non basta il movimento di lotta, è essenziale la coscienza politica. La direzione del movimento. Le lotte più grandi possono persino rovesciare un regime oppressivo, come è accaduto in Tunisia o in Egitto. Ma se non si sviluppa la coscienza politica, congiungendosi a un progetto rivoluzionario, anche la lotta più grande è condannata prima o poi alla sconfitta. Costruire controcorrente tra gli sfruttati una coscienza di classe anticapitalista e rivoluzionaria, è il compito insostituibile di un partito comunista, in ogni paese e nel mondo intero.
Organizzare i lavoratori più coscienti attorno a un programma di rivoluzione; unire nella stessa organizzazione tutti coloro che condividono questo programma; radicare questa organizzazione tra i lavoratori e in ogni movimento di lotta; ricondurre ogni esperienza di lotta, nella propaganda e agitazione di ogni giorno, alla prospettiva della rivoluzione sociale e del potere dei lavoratori: questo è il lavoro di costruzione del Partito Comunista, in ogni paese e su scala mondiale. Questo è l'impegno del Partito Comunista dei Lavoratori.

Partito Comunista dei Lavoratori

24/04/16

VOLANTINO NAZIONALE DEL PCL SUL 25 APRILE!!!





 
 
XXV APRILE 2016
UNA RIVOLUZIONE PER VENDICARE LA RESISTENZA TRADITA
Nel 1943/45, la resistenza partigiana e la rivolta operaia presentarono il conto alla dittatura fascista. in quella rivolta, di cui fu prima protagonista la giovane generazione di allora, non viveva però solamente un'aspirazione democratica. Viveva la volontà di farla finita con la borghesia italiana che si era servita del fascismo. Viveva la volontà di rovesciare il capitalismo e di imporre il potere dei lavoratori . Era la speranza della “rossa primavera” delle canzoni partigiane.

LA RESISTENZA TRADITA DA STALIN E TOGLIATTI
Quella volontà fu tradita. Stalin aveva pattuito con gli imperialismi vincitori una spartizione in zone d'influenza. L'Italia doveva restare nel campo capitalista, in Occidente, per il quieto vivere della burocrazia del Kremlino. Il PCI di Togliatti fu fedele esecutore della volontà di Mosca. La Resistenza partigiana fu dunque subordinata alla collaborazione con la DC e coi partiti borghesi dando a questi poteri di veto (CLN). I governi di unità nazionale tra DC e PCI nell'immediato dopoguerra furono lo sbocco di questa linea e la proseguirono: disarmarono i partigiani, restituirono le fabbriche ai capitalisti Valletta), re-insediarono i vecchi prefetti, amnistiarono persino gli sgherri fascisti (amnistia del Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti del 1947). Fu il tradimento della Resistenza. La Costituzione del 1948, pattuita tra DC e PCI, declamando principi progressisti, serviva a mascherare questo tradimento. Come disse Piero Calamandrei: Una rivoluzione promessa in cambio di una rivoluzione mancata. Intanto le classi capitaliste , restaurato il proprio potere, cacciarono il PCI all'opposizione (perchè non ne avevano più bisogno) e passarono all'offensiva contro i lavoratori, le lavoratrici, i comunisti: reparti confino nelle fabbriche, repressione sanguinosa di manifestazioni sindacali, la lunga reazione degli anni 50.

L'AUTUNNO CALDO SVENDUTO AL COMPROMESSO STORICO
Quando vent'anni dopo la Resistenza una nuova generazione operaia rialzò la testa, con la grande ascesa dell'autunno caldo e le sue conquiste sociali e democratiche (69/76), fu nuovamente il PCI a sbarrarle la via con una seconda edizione del compromesso storico governativo con la DC (76/78): svolta sindacale di austerità e sacrifici (congresso dell'Eur della CGIL di Lama), subordinazione delle richieste operaie alle compatibilità del capitalismo, identificazione con lo Stato borghese. Il risultato fu una demoralizzazione di massa, un lungo ripiegamento, una diffusa passivizzazione. Cui seguì l'offensiva frontale della Fiat e del padronato contro il movimento operaio sul piano sociale (ottobre 1980) e l'ascesa del craxismo sul piano politico. La seconda Repubblica nata dal crollo del Muro di Berlino e dalle ceneri di Tangentopoli, sarà lo sbocco di questa deriva reazionaria. Nel segno della progressiva cancellazione delle conquiste operaie.

IL TRASFORMISMO A SINISTRA NELLA SECONDA REPUBBLICA
Molta acqua è passata sotto i ponti dalla Resistenza ad oggi, anche e soprattutto a sinistra. Ma in continuità, purtroppo, con l'opportunismo di allora.
Il gruppo dirigente del PCI, che aveva tradito prima la Resistenza e poi l'autunno caldo, sciolse il proprio partito a ridosso del crollo dell'URSS per coronare in forma compiuta il proprio sogno proibito: entrare a pieno titolo nel governo del capitalismo italiano e gestirne le misure antioperaie. Fu ciò che avvenne, lungo una interminabile stagione trasformista- dal PCI al PDS ai DS sino al PD- che oggi ha conosciuto il suo epilogo: quel Renzismo che apertamente persegue un disegno reazionario bonapartista di uomo solo al comando al servizio di Marchionne, nel segno della rottura più clamorosa dello stesso patto costituzionale.
Parallelamente Rifondazione comunista, nata nei primi anni 90 in reazione allo scioglimento del PCI come “il cuore dell'opposizione”, è stata condotta dai propri gruppi dirigenti nel compromesso di governo con DS/PD, sia nelle giunte locali , sia ripetutamente nei governi nazionali (governi Prodi): finendo col votare la precarizzazione del lavoro, le missioni di guerra, i tagli sociali. Tutto ciò contro cui formalmente era nata. Col conseguente suicidio.
La risultante di tutto questo è molto semplice: la classe lavoratrice si trova priva di una propria rappresentanza politica proprio nel momento della più grande crisi capitalistica degli ultimi ottanta anni. Proprio nel momento della peggiore offensiva padronale nei luoghi di lavoro, e della peggiore aggressione reazionaria sul piano politico e istituzionale. Il dilagare, anche tra i lavoratori, delle forme più deteriori di populismo reazionario (Salvini, Grillo), è un effetto di questa deriva generale.

L'UNICO MODO DI ONORARE LA RESISTENZA: COSTRUIRE LA SINISTRA CHE NON TRADISCE
Se tutto questo è vero, la conclusione è una sola. Va ricostruito, controcorrente, un partito indipendente della classe lavoratrice . Ma può essere costruito solo attorno a un programma anticapitalista, fuori e contro quel trasformismo governista che ha corrotto la lunga storia della sinistra italiana. I lavoratori non hanno bisogno dell'ennesimo partito che chiede i voti operai per poi tradirli. Non hanno bisogno dell'ennesimo partito “riformista”, la cui unica ambizione sia governare il capitalismo, salvo poi una volta al governo gestire regolarmente le controriforme sociali che la crisi capitalista dispensa (Tsipras). Hanno bisogno finalmente di una sinistra che non tradisca: che riconduca ogni lotta di resistenza ad una prospettiva alternativa di società e di potere. L'unica reale alternativa al fallimento del capitalismo: una alternativa rivoluzionaria e socialista, in Italia e nel mondo.
Per questo, costruire il Partito Comunista dei Lavoratori è il modo migliore di onorare la memoria delle domande rivoluzionarie della Resistenza.

CONTINUA LA DRAMMATICA "SCIA DI SANGUE" DI LAVORATORI, VITTIME DI INCIDENTI MORTALI.

L'orribile "scia di sangue" versata dai lavoratori italiani su tutto il territorio nazionale, con continui infortuni mortali nei luoghi di lavoro, conferma la drammatica dimensione dello stato del "mercato del lavoro" imposto dal governo Renzi a tutta la classe operaia italiana.
Il PCL sez. di Ancona denuncia l'impetuoso aumento di decessi sul lavoro di tanti operai italiani, vittime del cosiddetto "jobs act", che registra un catastrofico annientamento dei livelli di sicurezza e prevenzione per tutti i lavoratori italiani.
L'ultimo drammatico "fatto di sangue", che ha visto due lavoratori perire in circostanze terribili, si è verificato nelle cave di marmo della provincia di Massa - Carrara, in cui due sventurati operai sono deceduti, investiti da una frana di duemila tonnellate!
Il PCL sez. di Ancona, oltre ad esprimere la più fraterna e commossa solidarietà ai tanti lavoratori deceduti nei propri luoghi di lavoro, denuncia l'inerzia ed il silenzio complice del governo Renzi che, alterando immoralmente la realtà, definisce <>.
I veri eroi, conclude la nota del PCL sez. di Ancona, sono invece le lavoratrici ed i lavoratori italiani, con i loro sacrifici, che non esitano, per salvare questa sventurata nazione, ad immolare la propria vita, a causa dei "guadagni facili" di certi imprenditori e del governo Renzi, espressione di un padronato antidemocratico e "ottocentesco"!
 
PCL sez Ancona