22/06/13

Recanati, 23 giugno 2013 - Primo Seminario di Formazione Storico-Politica del PCL Marche

DOMENICA 23 GIUGNO 2013 DALLE 9.00 ALLE 18.00 A RECANATI (MC)
 
"I° SEMINARIO DI FORMAZIONE STORICO-POLITICA DEL PCL MARCHE"
RISERVATO AGLI ISCRITTI ED AI MILITANTI
DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
 
RELATORE: EUGENIO GEMMO (DIREZIONE NAZIONALE PCL)
 
info:
 
SEZIONE DI ANCONA
3395433912
 
SEZIONE DI PESARO E URBINO
3404169455


SEZIONE DI ASCOLI PICENO
3345898364

SEZIONE DI MACERATA E FERMO
 
3387192678

18/06/13

L'INDESIT DI FABRIANO E' L'ESEMPIO DI UNO SCANDALO TUTTO ITALIANO CHE VIENE SCARICATO SULLE SPALLE DEI LAVORATORI

L'esplosione della crisi dell'Indesit di Fabriano, forse inaspettata per la maggioranza dei lavoratori e dei cittadini fabrianesi, non era imprevedibile per le poche forze politiche che, come il PCL, da sempre si sono battute contro questo autentico potentato politico-industriale.
Solo in questi ultimi giorni due "eminenti figure religiose" hanno denunciato tardivamente il rischio di una frantumazione sociale che sta investendo il territorio fabrianese.
Il PCL sez. di Ancona continua nel riproporre la stessa ossessionante domanda: perchè tutti i soggetti politici, economici, sindacali e, buoni ultimi, ecclesiastici, non si sono impegnati nei decenni precedenti, quando attraverso i progetti di riconversione industriale, forse il tessuto sociale fabrianese non avrebbe corso il pericolo di una sua implosione?
Perchè non si dice nulla , rispetto alle gravi responsabilità di certi politici regionali, i quali hanno promosso il progetto di pseudo-internazionalizzazione, attraverso la delibera della giunta regionale delle marche n°1239, la quale di fatto costituisce un progetto di delocalizzazione delle imprese marchigiane operanti nel settore della meccanica e del turismo?
Il costo di tali "progetti" per la comunità marchigiana è stato, a suo tempo, di 615.000 per ognuno dei due anni previsti dal 16.09.2003, data della delibera della Regione Marche.
Non soddisfatti, forse, da certi scempi compiuti contro i cittadini fabrianesi, il 9.08.2012 si è appresa la notizia pubblicata in prima pagina dal Corriere Adriatico, dal titolo significativo "Grande abbuffata", a firma della Sig.ra Mariangela Paradisi, che alla Indesit Company era stata erogata la cifra economica ulteriore di ben 748.772€.
E' incredibile, si licenziano i lavoratori con i soldi dei lavoratori!!!

Fabriano, 16.06.2013 

Partito Comunista dei Lavoratori
sez. di Ancona

10/06/13

Crisi Indesit: il volantino del PCL

Cliccando sull'immagine ed ingrandendo potrete leggere il volantino che il PCL sta distribuendo ai presidi dei lavoratori Indesit

08/06/13

Manifestazione di CasaPound a Fabriano: tutti al contropresidio antifasacista


 
Fabriano, 08 giugno 2013
 
A tutti gli organi di stampa e informazione

della Regione Marche
COMUNICATO STAMPA:
Vedere sfilare per Fabriano i neofascisti inneggianti il duce, nella piena legittimità di agire è un insulto per chi ha dato la vita per liberare l’Italia dal nazi-fascismo.
Le camicie nere, le stesse che davano fuoco alle Camere del Lavoro e picchiavano gli operai in assemblea, oggi tentano di riciclarsi con nuove maschere, a volte istituzionali, cercando di legalizzare aggressioni, razzismo e propaganda fascista e portandoci inconsapevolmente a ripercorrere i meandri più bui della storia.
La lotta di resistenza venne affrontata con spirito rivoluzionario dalle brigate comuniste e socialiste nonostante non potessero godere, proprio per quella loro impostazione politica, di rifornimenti e seri aiuti militari e logistici degli “Alleati”. Compagni partigiani che nonostante il loro sacrificio di sangue e sudore sono stati traditi dalle dirigenze dell'allora Partito Comunista Italiano, che secondo i dettami stalinisti rinunciò alla prospettiva rivoluzionaria per inserirsi all'interno delle dinamiche interclassiste con i partiti liberali, socialdemocratici e democristiani per la costruzione di un Repubblica Costituzionale Borghese e consegnando il Paese alla DC, alla Mafia, al Capitalismo più becero.
La Resistenza non è finita il 25 aprile di quasi 70 anni fa, ma che dura ancora oggi e durerà finché l'Italia non sarà quella che volevano i partigiani: libera da fascisti, mafiosi e sfruttatori, quindi libera da gran parte dei “poltronieri” di casa nostra.
 
Nessuna agibilità politica ai fascisti, per un fronte unico antifascista!
Per una sollevazione operaia e popolare contro la crisi che miri a costruire quella coscienza da contrapporre a questa ideologia dominante che nel momento della sua massima debolezza, sferra un’autentica lotta di classe contro i lavoratori e la stragrande maggioranza della popolazione approfittando dell’incapacità di costruire un muro che fermi questa valanga che ci viene addosso. Un popolo ignorante si governa, un popolo intelligente si ribella.
 
Primo Levi scriveva: “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”.

Per la rivoluzione, per un governo dei lavoratori!
 
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

04/06/13

Ancona: al ballottaggio i lavoratori disertino le urne! Mancinelli e D’Angelo sono due faccie della stessa medaglia!


COMUNICATO STAMPA:
I risultati delle amministrative di Ancona mostrano chiaramente come i vari partiti borghesi, nonostante abbiano provato ad occultarsi dietro liste civiche create al solo scopo di far dimenticare ai cittadini le proprie responsabilità, siano stati travolti dall' astensionismo. Essi hanno dovuto scontare le politiche di distruzione ai danni della città di Ancona, dei suoi abitanti, della sua classe lavoratrice, dei suoi studenti e dei suoi disoccupati.

Questo astensionismo non è solo una risposta al malaffare perpetrato dai partiti di centrodestra e centrosinistra, ma è anche un’opposizione, seppur inconsapevole, allo Stato della borghesia, al suo "ordine" ed alla sua legittimità.

Questo risultato elettorale è un termometro che segnala una ripolarizzazione delle classi ed una ridefinizione dei loro rapporti di potere: l' attuale crisi mina le certezze anche dell’ ”aristocrazia cittadina”, ponendo al primo posto dell' agenda dei partiti l' obiettivo della riorganizzazione dei propri interessi corporativi e di una propria ricollocazione nella discarica del politicantismo borghese.

Abbiamo rilevato infatti che nessun partito o coalizione ha presentato un serio programma di rinascita della città che partisse dalle reali priorità della popolazione: lotta contro il malaffare, contro le pretese dei finanziatori del debito comunale, contro questa gestione del Teatro Stabile; applicazione immediata dei due risultati referendari per l'Acqua Pubblica; creazione di opportunità occupazionali per i nostri disoccupati; difesa del posto di lavoro degli operai FINCANTIERI ed una seria e credibile riconversione industriale; riapertura del Porto alla cittadinanza; smilitarizzazione del territorio etc.

Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia come non esistano significative differenze tra i due deputati in lizza per il ballottaggio Mancinelli e D' Angelo. Riteniamo anzi che la loro totale organicità ai partiti della borghesia che aspirano al governo di questa città, gli stessi che condividono le poltrone dei Governi reazionari Letta oggi e Monti fino a ieri, sia un’ottima ragione per non votare nessuno dei due. INVITIAMO QUINDI I CITTADINI A NON ANDARE A VOTARE NESSUNO DEI DUE CANDIDATI. 

Appena sarà passata questa tornata elettorale i partiti borghesi che attualmente se ne stanno al riparo dall' indignazione popolare usciranno nuovamente allo scoperto e rimetteranno in moto i propri comitati d' affari.

Il Partito comunista dei Lavoratori intende lottare per una città aperta, antirazzista, solidale, contraria ad ogni discriminazione di classe e di genere. Crediamo che l' unico soggetto motore di una tale trasformazione sociale, possano essere solo i lavoratori, gli studenti, i pensionati ed i disoccupati; a partire da quella classe operaia che, a dispetto di quanto vogliono farci credere, non è affatto sparita. Per questo ci stiamo organizzando anche ad Ancona per costruire un reale Partito di Classe, autonomo e svincolato dai partiti borghesi, che costituisca un vero e proprio organismo di autodifesa dagli attacchi barbarici portati dai politicanti e dagli affaristi alla Città ed ai suoi cittadini, riaffermando il basilare principio che solo chi produce valore sociale, cioè la stessa classe lavoratrice, deve essere legittimato a determinare gli indirizzi di governo della propria città.

Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

PIAZZA TAKSIM COME PIAZZA TAHRIR - il CRQI in prima linea ad Istanbul!

 
 
PIAZZA TAKSIM COME PIAZZA TAHRIR
 
Istanbul è diventata un campo di battaglia coperto da gas lacrimogeni. La polizia, senza dubbi e per volere di Tayyip Erdogan e il suo governo AKP, hanno attaccato i manifestanti nel centro della città, vicino a Piazza Taksim, per cinque giorni consecutivi. Questa non e' una novità' : la polizia turca è famosa per la sua brutalità nel trattare con le dimostrazioni sgradite al governo. Solo un mese fa, durante il primo maggio, avevano disperso una mobilitazione di migliaia di lavoratori e sindacalisti usando gas lacrimogeni senza limiti.
Quindi niente di nuovo sul fronte della polizia. Questa volta pero' la situazione è diversa per un altro motivo.
La differenza risiede nella determinazione e audacia di contestatori. I primi quattro giorni hanno visto un numero crescente di persone, raggiungendo molte migliaia giovedì notte, cioè dopo il quarto giorno di lotta quando e' stato creato un campeggio sulla cosiddetta passeggiata vicino a Piazza Taksim. Ogni notte verso il mattino presto la polizia ha attaccato i campeggiatori costringendoli a smontare le tende e poi bruciandole dalla terza e quarta notte di protesta. I manifestanti hanno cercato di proteggersi la loro incolumità e quella dei preziosissimi alberi nel mezzo di una città con una zona verde estremamente limitata. Il municipio di Istanbul, sotto il governo AKP, è stato impegnato a preparare il terreno per costruire un centro commerciale (sotto le spoglie di un edificio storico) nel luogo dove ora si trova il lungomare.
La pura brutalità della polizia e alcuni teppisti in borghese che sostenevano di essere della polizia municipale (sono loro che hanno bruciato le tende) ha convinto la gente di Istanbul a correre in aiuto dei contestatori attaccati. Istiklal, ( il Viale dell' Indipendenza ) una grande arteria che corre da Taksim diversi chilometri a sud, una zona pedonale che è il cuore della cultura, della politica, e dell' intrattenimento e ultimamente anche del turismo, si e' riempita in pochissimo tempo di gente da un'estremità a altra di Piazza Taksim che era controllata dalla polizia. Istintivamente sono risuonati i canti contro il governo e qualcuno ha persino previsto un po' avventatamente la sua imminente caduta.

Uno slogan ha riscosso vera simpatia in mezzo alla folla: «Taksim diventerà Tahrir!» Questo è stato uno degli slogan del DIP (partito rivoluzionario dei lavoratori) ricordando
le masse egiziane fin da quando iniziarono a lottare contro il loro moderno Faraone Hosni Mubarak. Lo slogan scandito dai militanti DIP all'avanguardia della folla in corteo sul viale Istiklal, ( il Viale dell' Indipendenza ) affrontando la polizia, immediatamente ha toccato un nervo scoperto e ha causato una reazione da parte i lacchè del governo AKP. Beyaz TV, un canale a pagamento del governo ha passato una didascalia sugli schermi e più volte chiedendo: "Che cosa vogliono questi provocatori con lo slogan 'Taksim diventerà Tahrir'!?"

Il DIP da tempo chiede che il Ministro degli Esteri, responsabile della politica criminale del governo con la Siria, ed il Ministro dell’Interno, che noi chiamiamo “Muammer il Chimico”, come riferimento ad “Ali il Chimico” del governo Saddam, siano rimossi dal loro incarico.

La rimozione di quest’ultimo è già all’ordine del giorno. Stasera c’erano già voci non confermate che il capo della polizia di Istanbul fosse stato destituito. Se anche ciò fosse vero, il che sarebbe fin troppo ottimistico, la pulizia non dovrebbe finire qui.

La classe lavoratrice, le forze di sinistra e la gioventù turca stanno uscendo da un periodo di estrema passività politica. Tranne che per la lotta incessante portata avanti dal popolo curdo, la Turchia è stata un deserto in termini di lotte di massa negli ultimi 15 anni almeno, interrotto solo eccezionalmente dalla lotta dei lavoratori della Tekel (la compagnia del tabacco e degli alcolici, precedentemente privatizzata) nell’inverno 2009-2010, sfortunatamente svenduti dalla burocrazia sindacale. Quindi sarebbe azzardato dire che il movimento sia già ad un punto di non ritorno. Ma lo spirito è senza dubbio quello di una riacquistata fiducia da parte delle masse. Ciò che più conta è vedere come reagirà la classe lavoratrice organizzata. Ci sono state svariate azioni industriali importanti recentemente. Questo potrebbe benissimo radicalizzare l’atteggiamento di alcuni settori della classe lavoratrice, inclusi i lavoratori della Turkish Airlines, nel cui sciopero il DIP è intervenuto massicciamente.

Ho appena lasciato un’altra piazza centrale di Istanbul, non lontana da Taksim. La piazza è piena di gente, e migliaia, persino decine di migliaia di automobili stanno ancora muovendosi lentamente verso la piazza. Non ci sarebbe niente di straordinario in tutto ciò, se non fossero quasi le 3 del mattino. Anche Ankara, la capitale, era oggi in protesta. Izmir, la terza città turca sul mare Egeo, è ancora viva, con lotte di strada ancora in corso.

Un blogger ha detto stanotte: “ Bene, Tayyip Erdogan, con la sua arroganza, è riuscito ad unire turchi e curdi, sunniti, aleviti e laici!” Ebbene, questo è quel che noi abbiamo sempre detto. Questo è quello che è accaduto quando i lavoratori della Tekel hanno iniziato la loro battaglia di due mesi e mezzo. Questo è quanto sta accadendo oggi su una scala molto più vasta.
 
Sungur Savran
segretario del PARTITO OPERAIO RIVOLUZIONARIO
(DIP) Sezione turca del CRQI
 
 
LE MASSE TURCHE SCUOTONO IL REGIME.
I NOSTRI COMPAGNI DEL DIP IN PRIMA FILA.
 
La straordinaria mobilitazione di massa che attraversa da sette giorni la Turchia continua a tenere il passo. Un regime apparentemente stabile, al potere da oltre un decennio, si trova sfidato per la prima volta sul terreno della piazza.

Come spesso accade nella storia, la brusca svolta è stata accidentale: la difesa di un parco pubblico da una speculazione affaristica, commerciale e immobiliare. Ma la rivolta che la difesa del parco ha innescato ha assunto immediatamente una valenza politica enorme. La brutale repressione poliziesca dei giovani di piazza Taksim ha fatto da stura alla ribellione di massa contro il regime islamico di Erdogan in tutte le principali città turche. La parola d'ordine unificante è ovunque “Erdogan dimettiti”.

La mobilitazione muove da istanze politiche democratiche, non da rivendicazioni sociali. La bandiera comune è la denuncia della brutalità poliziesca, ma anche l'opposizione alla politica di islamizzazione progressiva della società turca ( imposizione strisciante del velo alle donne, divieto del rossetto per le pubbliche dipendenti, criminalizzazione del bacio in pubblico, divieto del consumo di alcolici oltre le 10 di sera..). Non a caso i giovani tra i 20 e i 30 anni, ed in particolare la gioventù femminile, sono i protagonisti centrali della mobilitazione. Come fu inizialmente nelle sollevazioni arabe di Tunisia ed Egitto.

Questa mobilitazione ha raccolto attorno a sé un sostegno attivo socialmente eterogeneo. Al fianco dei giovani studenti, precari, disoccupati, si è schierato un ampio settore di popolazione povera. Ma anche settori di piccola e media borghesia di formazione laica, spesso oltretutto emarginati dal clientelismo affaristico del regime. E persino settori di popolazione islamica di sentimento democratico.

La classe operaia organizzata non ha ancora fatto irruzione sulla scena, a differenza che nella Tunisia e nell'Egitto del 2011. Ma il suo sentimento parteggia per la gioventù. Ieri si è prodotto un fatto nuovo e di grande importanza: la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici ( Kesk) ha promosso due giorni di sciopero politico contro lo “stato di terrore” in solidarietà con le manifestazioni dell'opposizione. E ha invitato altri sindacati ad aderire alla protesta. Vedremo gli sviluppi. E' certo che un ingresso in campo del movimento operaio turco potrebbe segnare una trascrescenza rivoluzionaria della situazione. E' la grande paura del regime.

Ed è anche la paura degli imperialismi europei e innanzitutto dell'amministrazione USA: che da un lato temono l'apertura di una nuova crisi rivoluzionaria in un paese chiave del Medio Oriente ( e in un contesto regionale già travolto da una profonda destabilizzazione); dall'altro non vogliono trovarsi spiazzati dagli avvenimenti e dunque lamentano a futura memoria un “eccesso” di repressione del regime, per garantirsi uno spazio d'influenza in un eventuale cambio politico in Turchia. 115 miliardi di interscambio commerciale annuo con la Turchia sono del resto una buona ragione di preoccupazione.

La portata degli avvenimenti scuote la classe dominante turca. Il crollo della Borsa di Istanbul è un buon termometro politico. Il mondo degli affari ( a partire dai costruttori) teme la crisi al buio di un regime amico. E che il disordine politico possa compromettere oltretutto.. la candidatura della Turchia ad ospitare le Olimpiadi del 2020 ( nuovo gigantesca mangiatoia di profitti).
Le stesse forze del regime registrano le prime differenziazioni: tra ministri schierati con la polizia “contro i vandali” e un Presidente della Repubblica ( Gul)che sente il bisogno di sollecitare il “dialogo” con la piazza. Non è solo una divisione studiata dei ruoli. E' anche il primo segno di sbandamento di fronte ad un eruzione di massa improvvisa, e di incertezza su come fronteggiarla. Le stesse dichiarazioni contraddittorie di Erdogan, nel giro di poche ore, riflettono questa realtà.

I settori politici dell'opposizione sono coinvolti ampiamente nella mobilitazione o nel sostegno ad essa. In tutte le piazze turche le bandiere dell'estrema sinistra sfilano assieme alle bandiere del nazionalismo Kemalista, della socialdemocrazia, dei partiti kurdi, e delle mille espressioni dell'associazionismo laico e democratico. E' il riflesso fisiologico della natura democratica della ribellione. Ma è anche il teatro delle operazioni politiche in corso nell'opposizione. Il partito nazionalista repubblicano, (sorpreso dagli avvenimenti) cerca di usare la ribellione come leva di un ricambio politico borghese, in vista delle elezioni presidenziali del 2014 : e per questo predica l'opposizione “responsabile” “contro l'estremismo”. Mentre il partito socialdemocratico, che pur sostiene la mobilitazione, chiede al governo “moderazione” per evitare di favorire “gli estremisti”. Borghesia liberale e socialdemocrazia, come sempre, si contrappongono al pieno sviluppo della stessa rivoluzione democratica. Perchè temono la sua trascrescenza anticapitalista e socialista.

Il Partito operaio rivoluzionario turco (DIP)- sezione turca del Coordinamento per la Rifondazione della IV Internazionale- è sin dall'inizio in prima fila nella mobilitazione di massa, con le proprie bandiere e i propri militanti, nel nome di una prospettiva esattamente opposta: sviluppare sino in fondo la mobilitazione democratica per saldarla a un programma di classe anticapitalista di rivoluzione sociale. Per un governo dei lavoratori che spazzi via assieme al regime di Erdogan quel capitalismo turco che si è riparato dietro di esso per lucrare affari e ricchezze, contro il mondo del lavoro e la gioventù.
Per questo il DIP è l'incarnazione stessa di quello spettro “estremista” evocato da governo islamico, nazionalisti borghesi, socialdemocratici turchi. E' un suo merito.
Di certo la costruzione e sviluppo della nostra organizzazione in Turchia può compiere un passo avanti importante negli avvenimenti in corso. Nell'interesse generale del movimento operaio turco e delle stesse aspirazioni del movimento di massa.

Alla ribellione di massa e al lavoro rivoluzionario dei nostri compagni turchi va il pieno sostegno del Partito Comunista dei Lavoratori. Oggi più che mai, la loro lotta è la nostra.
 
MARCO FERRANDO
per l'Esecutivo nazionale del PCL

02/06/13

OGGETTO: NO A “CASAPOUND” E AL NEO-FASCISMO A FABRIANO



L’ipotetica ed imminente manifestazione politica organizzata dal movimento di estrema destra, Casapound, rappresenta una volgare provocazione contro tutti i valori democratici ed anti-fascisti della città di Fabriano.
Il P.C.L. sez. di Ancona denuncia che tale ingiuriosa “iniziativa politica” dell’org. neo-fascista, ricerca il tentativo volto a strumentalizzare la grave crisi economica-sociale esistente nel fabrianese.
L’enorme vuoto politico, generato dal centro-sinistra-destra e dal presunto sindacato confederale fabrianese, rischia di “regalare” all’estrema destra plebiscitaria ed eversiva una rappresentatività degli strati sociali più penalizzati dalla crisi drammatica di tutto il distretto industriale territoriale.
È questo il catastrofico prezzo che l’intera classe politica e sindacale, o presunta tale, rischiano di “pagare” per il loro sostegno, ad un “potere forte” regionale che con il suo “modello” mono settoriale ha imposto un terribile declino economico a tutto il comprensorio produttivo della città di Fabriano.
                                           
                      Partito Comunista dei Lavoratori
                      sez. prov. Ancona