31/03/10

LIBERALI E POPULISTI FALLISCONO CONTRO LE DESTRE


SOLO LA CLASSE OPERAIA PUO’ BATTERE BERLUSCONI E COSTRUIRE UNA ALTERNATIVA VERA.
(30 Marzo 2010)
Un risultato elettorale di rafforzamento politico della coalizione di governo nel pieno di un’enorme crisi sociale- caso unico in Europa- misura il fallimento delle opposizioni liberali e delle sinistre ad esse subalterne. In assenza di una vera opposizione e mobilitazione di classe, le difficoltà del berlusconismo al Nord sono state capitalizzate a destra da un avanzata della Lega xenofoba che conquista il Piemonte e allarga i suoi avamposti in Centro Italia; parallelamente la catastrofe annunciata dei principali governi borghesi di malaffare del centrosinistra a Sud ( Campania e Calabria)- purtroppo sostenuti da tutte le sinistre- ha aperto la strada alla rivincita berlusconiana nel Mezzogiorno. L’eccezione della Puglia è essenzialmente determinata dalla divisione interna al campo del Centrodestra. Mentre la crescente astensione operaia e popolare, su entrambi i versanti, esprime l’irriconoscibilità dei due poli borghesi agli occhi di ampi settori sociali. Gli stessi stati maggiori del Centrosinistra, che due anni fa col disastro del proprio governo ( antioperaio) regalarono l’Italia a Berlusconi, oggi tengono in sella Berlusconi col disastro della propria opposizione. La miscela di un’opposizione liberale che ammicca a Confindustria, di un populismo giustizialista che fa il megafono della Magistratura, di sinistre parolaie subalterne ad entrambi (per fame di assessori), non sposta i rapporti di forza con la destra reazionaria: mobilita l’opinione democratica e ampie fasce di popolo della sinistra, ma non gli strati più profondi della classe operaia, delle masse sfruttate, delle loro ragioni sociali. Privandole di un riferimento indipendente e di un programma di lotta riconoscibile. Solo una lotta di massa e radicale della classe operaia contro il Governo e il padronato, su un proprio programma unificante, può unire le ragioni sociali e democratiche, incrinare il blocco sociale delle destre, aprire la via di un’alternativa vera. Solo l’unità d’azione delle sinistre politiche e sindacali, attorno ad un polo di classe indipendente, alternativo a centrodestra e centrosinistra, può lavorare a questa svolta. Il PCL che - escluso da una legge elettorale truffa- si è schierato ovunque e sempre contro i due poli, si batterà per questa svolta di autonomia, unità, radicalità del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta.
MARCO FERRANDO- PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI ( PCL)

29/03/10

LIBERALI E POPULISTI FALLISCONO CONTRO LE DESTRE.




Un risultato elettorale di rafforzamento politico della coalizione di governo nel pieno di un’enorme crisi sociale- caso unico in Europa- misura il fallimento delle opposizioni liberali e delle sinistre ad esse subalterne.
In assenza di una vera opposizione e mobilitazione di classe, le difficoltà del berlusconismo al Nord sono state capitalizzate a destra da un avanzata della Lega xenofoba che conquista il Piemonte e allarga i suoi avamposti in Centro Italia; parallelamente la catastrofe annunciata dei principali governi borghesi di malaffare del centrosinistra a Sud ( Campania e Calabria)- purtroppo sostenuti da tutte le sinistre- ha aperto la strada alla rivincita berlusconiana nel Mezzogiorno. L’eccezione della Puglia è essenzialmente determinata dalla divisione interna al campo del Centrodestra. Mentre la crescente astensione operaia e popolare, su entrambi i versanti, esprime l’irriconoscibilità dei due poli borghesi agli occhi di ampi settori sociali.
Gli stessi stati maggiori del Centrosinistra, che due anni fa col disastro del proprio governo ( antioperaio) regalarono l’Italia a Berlusconi, oggi tengono in sella Berlusconi col disastro della propria opposizione. La miscela di un’opposizione liberale che ammicca a Confindustria, di un populismo giustizialista che fa il megafono della Magistratura, di sinistre parolaie subalterne ad entrambi (per fame di assessori), non sposta i rapporti di forza con la destra reazionaria: mobilita l’opinione democratica e ampie fasce di popolo della sinistra, ma non gli strati più profondi della classe operaia, delle masse sfruttate, delle loro ragioni sociali. Privandole di un riferimento indipendente e di un programma di lotta riconoscibile.
Solo una lotta di massa e radicale della classe operaia contro il Governo e il padronato, su un proprio programma unificante, può unire le ragioni sociali e democratiche, incrinare il blocco sociale delle destre, aprire la via di un’alternativa vera. Solo l’unità d’azione delle sinistre politiche e sindacali, attorno ad un polo di classe indipendente, alternativo a centrodestra e centrosinistra, può lavorare a questa svolta.
Il PCL che - escluso da una legge elettorale truffa- si è schierato ovunque e sempre contro i due poli, si batterà per questa svolta di autonomia, unità, radicalità del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta.
MARCO FERRANDO- PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI ( PCL)

FERMIAMO GLI ACCORDI SEPARATI:

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa della FIOM.


Parte la raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge della Fiom
Gli accordi separati esistono perché alle lavoratrici e ai lavoratori viene negato il diritto
democratico di poter decidere e validare con il loro voto le intese che determinano le loro
condizioni di lavoro e di vita.
Gli accordi separati servono solo alle imprese. Così impongono le condizioni a loro più favorevoli
senza tener conto della reale rappresentatività e rappresentanza delle organizzazioni sindacali che
firmano e aderiscono alle intese separate.
Questa pratica, imposta dal Governo e dalla Confindustria a gennaio 2009 con l’accordo separato
sul modello contrattuale non firmato dalla Cgil, e continuata sui Contratti nazionali dei
metalmeccanici (prima Federmeccanica e poi le Associazioni cooperative), va fermata perché
danneggia i diritti e le condizioni salariali e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per queste ragioni la Fiom‐Cgil ha predisposto una proposta di legge d’iniziativa popolare da far
discutere al Parlamento per sancire il diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere
sul loro Contratto sempre, anche quando si è in presenza di diverse posizioni tra le organizzazioni
sindacali.
LA PROPOSTA DI LEGGE È FONDATA SU 3 PRINCÌPI:
1) diritto delle lavoratrici e dei lavoratori in ogni impresa a eleggere con un sistema
proporzionale puro una propria Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) con diritto alla
contrattazione collettiva nel luogo di lavoro;
2) definire un sistema di certificazione della reale rappresentanza delle organizzazioni sindacali in
base agli iscritti e ai voti ricevuti nelle elezioni delle Rsu;
3) stabilire che gli accordi collettivi a ogni livello, aziendale, nazionale, interconfederale, sono
validi solo se approvati tramite referendum dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori
interessati.
LA TUA FIRMA PER LA DEMOCRAZIA SERVE PER CONQUISTARE:
L’unità del mondo del lavoro, un vero Contratto nazionale, una vera contrattazione collettiva
per aumentare i salari e superare la precarietà.
INVITIAMO LE LAVORATRICI, I LAVORATORI E TUTTI I CITTADINI
A FIRMARE PER UNA VERA DEMOCRAZIA NEI LUOGHI DI LAVORO
E A DIFESA DELLA NOSTRA COSTITUZIONE

22 marzo 2010

Potenza della cialtroneria

Gli “anticapitalisti radicali” di “Sinistra Critica” -che hanno dimostrato il valore della loro politica votando per 23 volte la fiducia al passato governo Prodi e provvedimenti come la riduzione delle imposte per 10 miliardi di euro all’anno a industriali, banchieri e assicurazioni, nonché, nel 2006, il finanziamento alla guerra in Afganistan - attaccano il Partito Comunista dei Lavoratori per aver cercato di essere presente alle elezioni con un programma operaio e rivoluzionario

Sinistra Critica, nel suo “megafono” quotidiano, ha dedicato spazio e tempo alla “denuncia” della cosiddetta “politica del bluff” condotta dal Partito Comunista dei Lavoratori . In cosa consiste l’”accusa”? Nell’aver sempre cercato, “ovunque possibile”, di presentarci alle elezioni; nell’esservi riusciti con successo nelle elezioni politiche del 2008 e in parte nelle elezioni europee del 2009, utilizzando tutti gli spazi normativi disponibili; e nell’aver mancato l’obiettivo nelle presenti elezioni regionali. La domanda è d’obbligo: dove sarebbe.. il “corpo del reato”? Nell’aver sempre cercato di presentare un programma rivoluzionario a milioni di lavoratori e di lavoratrici, utilizzando anche la tribuna elettorale e tutti i mezzi disponibili per accedervi? O nell’esservi riusciti troppe volte in passato contro previsioni e “speranze” di Sinistra critica, causandole un deposito di meschini rancori, forse troppo a lungo soffocati e ora finalmente “liberati”?

Ma la triste mediocrità di piccole invidie , non è nulla rispetto all’insolenza politica sostanziale dell’attacco che ci viene rivolto. Un organizzazione che ha sostenuto per sei anni la linea di Fausto Bertinotti nel PRC contro la sinistra rivoluzionaria del partito (1998-2004); che ha partecipato alla maggioranza politica del governo Prodi per oltre un anno votando una legge finanziaria che ha regalato 7 miliardi di riduzione di imposte all’anno agli industriali e il primo rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan ( luglio 2006); che ha rivotato la fiducia alla seconda edizione (peggiorativa) del governo Prodi persino dopo la defenestrazione del senatore Franco Turigliatto ( reo di non aver partecipato al voto sulla guerra, non di aver votato contro) e per ultimo, alla vigilia della caduta del governo (dicembre 2007) l’allargamento della suddetta riduzione delle imposte per i padroni a banche ed assicurazioni, portandola così a 10 miliardi l’anno ; che non ha mai sentito il bisogno né di un’autocritica, né di una riflessione su quelle scelte sciagurate, contrarie ad ogni principio di classe, come se non fossero mai avvenute; cosa ha da rimproverare, questa organizzazione, al PCL? Il fatto di aver cercato ogni via per presentare alle masse una “sinistra che non tradisce”? Il fatto di aver preservato ostinatamente, anche in campo elettorale, l’autonomia dell’unica sinistra che non ha mai votato porcherie contro i lavoratori e che rivendica un governo dei lavoratori? Il fatto di contrastare, in ogni sede, quelle leggi elettorali truffa ( e la loro applicazione truffaldina) che ostacolano o impediscono la presentazione elettorale dei rivoluzionari?

I dirigenti di Sinistra Critica si mettano l’animo in pace. L’ arrogante pretesa di annullare programma e simbolo del PCL dentro liste indistinte di una generico “arcobaleno antagonista” , eventualmente comprensivo dello stesso PRC ( al punto di respingere persino ogni nostra ipotesi di accordo tecnico con i due simboli diversi e riconoscibili, come in Umbria) è per noi irricevibile e tale resterà. Il PCL rivendica semplicemente il proprio diritto a presentarsi alle elezioni per quello che è: un partito comunista. E non per una ragione “elettoralista”, ma per la ragione esattamente opposta: finalizzare la partecipazione elettorale alla costruzione del partito, alla riconoscibilità del suo programma, all’estensione delle suo radicamento sociale e territoriale. Sempre in funzione della prospettiva di costruzione di una direzione politica anticapitalista del movimento operaio e dei movimenti di massa: senza la quale, a dispetto dei “movimentisti”, non c’è futuro per le ragioni dei movimenti, ma solo la loro ciclica subordinazione ai loro avversari”democratici”.

Non pretendiamo che S. C. condivida la nostra opinione. Troviamo anzi comprensibile che una sinistra semplicemente “critica”, autoconservativa e di nicchia, non senta l’esigenza centrale della proiezione di massa, della battaglia per l’egemonia, della costruzione del partito, e quindi dell’ intervento “ovunque possibile” nell’arena elettorale: preferendo rifugiarsi ciclicamente o nella mitologia retorica del “nuovo” movimento del 2000 ( prima il movimento no global, poi il movimento dell’onda, domani vedremo..), o, all’opposto, (di fronte alla delusione del mito), nella rappresentazione di una “catastrofe” sociale epocale ; in entrambi i casi a giustificazione ideologica della rinuncia alla costruzione di un partito rivoluzionario. Ma per una sinistra rivoluzionaria vale la logica opposta: portare pazientemente in ogni movimento reale e in ogni luogo di comunicazione di massa il programma della rivoluzione sociale; sviluppare attraverso ogni canale disponibile la coscienza politica delle masse e innanzitutto della loro avanguardia; ricondurre l’intero lavoro quotidiano nella lotta di classe e nei movimenti alla costruzione del partito , in una lotta politica permanente con altri partiti e tendenze riformiste o centriste. La tribuna elettorale è solo una delle arene di questa battaglia generale di massa. Come lo è la nostra partecipazione indipendente, a differenza di S.C., a tutte le manifestazioni dei lavoratori e del popolo della sinistra contro il governo Berlusconi, in contrapposizione al tentativo di subordinarli ancora una volta alla ricomposizione di quell’ Unione di governo di centrosinistra cui i dirigenti di SC parteciparono “criticamente”.

Quanto alla cultura del “bluff”, essa risiede esattamente in chi mistifica la verità per nascondere la propria realtà. Non risiede affatto in chi annuncia pubblicamente alla luce del sole di volersi presentare alle elezioni “ovunque possibile”; in chi raccoglie, in ogni caso, in sole 7 Regioni e in soli due mesi oltre 30000 firme; in chi contesta palmo a palmo, anche in tribunale, le esclusioni e gli abusi subiti da parte dello Stato e delle sue leggi truffa ( come ad es. in Calabria e Liguria) ; in chi- pur riconoscendo l’insuccesso- può vantare in ogni caso, oltre la presenza elettorale alle regionali della Basilicata ( non solo a Potenza, come racconta SC ), la propria presentazione alle elezioni comunali di Venezia, la propria presentazione alle elezioni provinciali dell’Aquila, la propria presentazione alle imminenti elezioni provinciali a Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano.. ; in chi può dichiarare senza timore di smentita, di essere oggi, nonostante i propri limiti evidenti, l’unico soggetto politico a sinistra del riformismo che sia dotato di una presenza territoriale realmente nazionale. No. Il vero bluff sta in altri . Sta in chi non ha la forza per cercare di presentarsi alle elezioni, ma vuol far credere che “non le interessano”( la volpe e l’uva); o in chi dice che le interesserebbero se il PCL fosse disponibile a scomparire in liste indistinte ; o in chi dice che sono… “elettoralisti” coloro che, come il PCL, hanno la forza per provare a presentarsi per quello che sono. Ma tutto questo più che la potenza del bluff, è la potenza della.. cialtroneria ( degna di plauso della setta del PDAC, sicuramente insuperabile in materia).

Esecutivo del Partito Comunista dei Lavoratori

24/03/10

Dichiarazione di voto critico per Rossi e la Federazione della Sinistra




Cliccando qui sopra sono leggibili le brochure del PCL Marche distribuite in ben cinquemila copie nelle principali città marchigiane in occasione delle prossime regionali.

Dichiarazione di voto critico per Rossi e la Federazione della Sinistra



Cliccando qui sopra sono leggibili le brochure del PCL Marche distribuite in ben cinquemila copie nelle principali città marchigiane in occasione delle prossime regionali.

22/03/10

IL PCL escluso da una legge truffa voluta da tutti: asteniamoci contro centrodestra e centrosinistra

Dichiarazione di astensione diffusa dal PCL in quelle regioni in cui non siamo presenti con una nostra lista e la sinistra si presenta in combutta con il PD e con tutto il centrosinistra.
Il PCL ESCLUSO DA UNA LEGGE TRUFFA VOLUTA DA TUTTI

CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA SI CONTENDONO LA RAPPRESENTANZA DEGLI STESSI POTERI FORTI

PER UN PROGRAMMA OPERAIO INDIPENDENTE
COSTRUIAMO IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Centrodestra e centrosinistra si contendono i governi delle Regioni, veri comitati d’affari dei poteri forti: industriali, banchieri, affaristi, speculatori. Non a caso le politiche delle giunte di ogni colore sono difficilmente distinguibili: soldi alle imprese, alle scuole confessionali, alle cliniche private; tagli agli ospedali e alle scuole pubbliche, precarizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, saccheggio del territorio e dell’ambiente, misure antimigranti. Il famoso Federalismo, votato o avallato quasi da tutti (Lega, Pdl, Idv, Pd), rafforzerà queste politiche antioperaie e antipopolari: aumenterà i soldi per industriali e cliniche nel Nord, li diminuirà per sussidi e ammortizzatori sociali nel Sud; nell’uno e nell’altro caso a vantaggio dei poteri forti e a danno di lavoratori, precari, disoccupati.

Purtroppo tutte le sinistre (PRC, PDCI, SEL), invece di porsi come polo alternativo ai due schieramenti in difesa dei lavoratori, sono parte integrante delle coalizioni di centrosinistra. In cambio di assessori, o con la speranza di ottenerne. Giungendo oggi, in molti casi, ad allearsi persino con la UDC. In ogni caso subordinandosi a programmi e interessi della classe dominante contro il proprio popolo. E’ il riflesso locale di una politica nazionale che negli anni passati ha visto le sinistre votare “guerre e sacrifici” in cambio di ministri. Col risultato di colpire i lavoratori e di spianare la strada ogni volta al ritorno di Berlusconi. Ogni volta rafforzato, non a caso, dai disastri del centrosinistra.

Berlusconi e i suoi governatori vanno certo cacciati, con tutta la loro corte di faccendieri e rampanti. Ma vanno cacciati nella prospettiva di un’alternativa vera, che ponga i lavoratori al posto di comando. Non a favore di coalizioni di governo confindustriali, nazionali e locali, che ogni volta finiscono col riportarlo in sella. E’ ora di finirla con l’alternanza tra la padella e la brace o viceversa. E’ ora di contrapporsi alle classi dirigenti del paese nella prospettiva di un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa. Questo è il programma del Partito Comunista dei Lavoratori. E’ la proposta che avanziamo a tutte le sinistre italiane.

Questa proposta e il nostro partito sono stati esclusi dal voto nella larga maggioranza delle Regioni per opera di una legge elettorale assurda e discriminatoria. Una legge elettorale che impone un numero di firme talmente enorme per la presentazione delle liste da costringere gli stessi partiti che l’hanno voluta a raggiri di ogni tipo, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Con la differenza che i partiti dominanti possono aggirare la propria legge. Un partito operaio indipendente come il nostro no.

Ma non ci faranno indietreggiare di un metro. Le classi dominanti non hanno niente da offrire alla maggioranza della società. Il pendolo tra centrosinistra e centrodestra su cui hanno costruito per 20 anni le proprie fortune ha usurato la propria credibilità, agli occhi di milioni di lavoratori disillusi. La cosiddetta seconda Repubblica affoga negli scandali di corte, nella corruzione dilagante e bipartisan, nella guerra tra poteri e consorterie.

La risposta a tutto questo non sta nel populismo di Di Pietro, già ministro di ripetuti governi confindustriali e oggi unicamente a caccia di voti e assessorati. Sta nella ribellione sociale. Nella prospettiva del rovesciamento della dittatura degli industriali, dei banchieri, dei loro partiti. Nella costruzione di un ordine nuovo in cui siano i lavoratori a comandare. Nella costruzione del partito che si basa su questo programma di liberazione: il Partito Comunista dei Lavoratori. Possono escludere il nostro partito dal voto. Non possono escluderlo dalle lotte di emancipazione e liberazione di tutti gli sfruttati.

NESSUN VOTO ALLE COALIZIONI DI CENTRODESTRA E DI CENTROSINISTRA.
VIA LA SECONDA REPUBBLICA DELLE TANGENTI, DELL’ARBITRIO, DELLA TRUFFA.
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI, QUALE UNICA ALTERNATIVA
COSTRUIAMO IL PCL: LA SINISTRA CHE NON TRADISCE

Partito Comunista dei Lavoratori
Contatti : Info@pclavoratori.it ; www.pclavoratori.it

21/03/10

I PROCESSI FARSA DI MOSCA E COME STALIN HA MASSACRATO I RIVOLUZIONARI.




L’invenzione della fantomatica cospirazione

Nel gennaio 1936 il capo della sezione politica segreta dell’NKVD1, Molčanov, riunì una quarantina dei suoi migliori agenti e comunicò loro che sarebbero stati impegnati nella risoluzione di un caso di cospirazione: il loro compito era quello di ottenere a qualunque costo delle confessioni dei più illustri tra i vecchi dirigenti bolscevichi. Stalin in prima persona si occupò di seguire la vicenda2…

L'opposizione unificata in Urss era ormai politicamente e fisicamente distrutta: Zinoviev, Kamenev e altri migliaia di veri bolscevichi erano in prigione o nei gulag da tempo, mentre Trotskij era in esilio da quasi dieci anni. La macchina guidata da Stalin, al contrario, stava diventando un vero e proprio “tritacarne di rivoluzionari”.

Il massacro iniziò. Circa trecento detenuti furono prelevati dai campi o dalle prigioni: bisognava -compito primario del NKVD- tirare fuori una trentina di confessioni per poter far pressione poi sugli altri oppositori come in un macabro gioco all'incastro. Chi si rifiutò venne eliminato immediamente e solo le "confessioni" estorte appariranno agli atti del processo. Non tutto, però, filò come previsto da Stalin: i vecchi dirigenti del partito Bolscevico opposero una strenua resistenza. La tortura non bastò, si dovette ricorrere ad altro: Zinoviev, ad esempio, poichè soffriva di asma, venne tenuto per giorni in una cella riscaldata all’eccesso3. Macrokskij cedette solamente dopo 90 ore continue di interrogatorio; Smirnov tenne duro sino alla fine, finchè non vide la figlia portata via dagli sbirri Stalinisti4; infine anche il propagandista Ter Vaganin dovette cedere5. Ora tutto era pronto: Stalin stava per cancellare non solo la storia del bolscevismo, ma anche i suoi uomini.

L’inizio dei processi

Il primo processo di Mosca si aprì il 19 agosto. Tra i banchi degli imputati comparvero Zinoviev, Kamenev, Ter Vaganian, Smirnov, ed alcuni collaboratori di Lenin come Evdokimov, Bakev ed altri. Ma tra gli stessi banchi degli imputati sedevano dei provocatori stalinisti, sconosciuti ai membri dell'opposizione. Trotskij vedendo le foto dei giornali ricercò le facce di un Mill, di un Well... ( sic!).

A dirigere il processo contro gli accusati, una sorta di pubblico ministero: è A. Viysinskij, ex menscevico passato nelle file del bolscevismo alla fine della guerra civile, rettore all' Università di Mosca e già noto per la caccia ai trotskisti. Una parentesi su Visinskij è dovuta. Nel 1988 , un noto giurista sovietico, A. Vaksberg, in un articolo su "Liturjna Gazeta" ha fornito qualche altro dettaglio biografico su Visinskij -utile al lettore- : fu presidente del tribunale distrettuale nel 1917, il quale emise, durante la sua direzione, un mandato di cattura contro Lenin accusato di essere, pensate un po’, un "agente tedesco" ! Insomma Stalin scelse l'uomo giusto per questo processo... Visinskij non avendo potuto fucilare Lenin in persona, riverserà il suo odio contro i principali collaboratori di quest’ultimo. Il "cacciatore di Lenin" si scagliò contro gli accusati, definedoli " cani rabbiosi, degenerati etc". Visinskij creò un nuovo tipo di processo penale, fino ad allora sconosciuto, in cui non vi era assolutamente bisogno di prove. A cosa servono le prove quando si tratta di "fetide carogne"?6

IL capo d'accusa era tanto ovvio quanto inverosimile: gli accusati avevano dato vita, dal 1932, ad un centro "zinovista-trotskijsta" di matrice terroristica, votato alla pratica del terrore individuale "contro i dirigenti del Partito". Si sostenne, sempre sotto l'egemonia giudiziaria del "cacciatore", che essi avevano progettato una serie di attentati terroristici contro Vorisolov, Stalin ed altri dirigenti di apparato e che loro era stata anche la regia dell'attentato di Kirov. Tutto ciò ovviamente (e ci mancherebbe altro), eterodiretto da Trotskij.

L'epicentro delle confessioni fu l'imputato Holzman. Questi era stato l'intermediaro tra Sedov (figlio di Trotskij) e Smirnov. Egli affermava di aver incontrato Sedov più volte, anche a Berlino, e di aver ricevuto da lui biglietti criptati, messaggi in codice. Asseriva inoltre di essersi recato a Copenhagen, su consiglio di Sedov, nel 1932, contestualmente al soggiorno danese di Trotskij. Dopo aver incontrato Sedov nella Hall dell'Hotel Bristol, disse di essersi recato nella presunta residenza di Trostkij -sulla quale non fornì nessun dettaglio- e di aver ricevuto da Trostkij in persona, l'ordine di uccidere Stalin. L'imputato N. Louriè sostenne che Trostkij complottava con un uomo di Himmler, capo delle SS. F. David "confessò" che Trotskij, nel corso di un incontro - anche qui senza specificare nè dove, nè come, né quando - gli avrebbe ordinato di uccidere Stalin durante il XVII congresso.

Le purghe staliniste

Ma per comprendere a fondo il fenomeno dei processi di Mosca -che tra poco riprenderemo- è utile soffermarsi su come l'apparato trita uomini guidato Stalin stava, tra una purga e l'altra, dissolvendo il partito. Che fine facevano gli uomini che, in un modo o nell'altro, cercavano seppur cautamente di opporsi al regime?

Alcuni cercarono di utilizzare le stesse armi dell'NKVD, ovvero l'accusa inesistente, per tentare di arrestare la logica repressiva dei processi. Questo è il caso del Commissario del Popolo alla Sanità, Kaminiskij, il quale accusa Berja (vice di Ezov) di essere stato al soldo di un organizzazione nazionalista armena. Kaminiskij venne preso e fucilato. Poi fu la volta di Postyscev, che espresse anche egli forti dubbi sulle modalità dei processi: Postyscev venne destituito e fucilato dopo mesi di sofferenze. Stalin intanto si era sbarazzato anche del suo vecchio amico Sergej Ordzonikdze, di cui aveva poco prima fatto fucilare il fratello maggiore Papulja. Il 16 febbraio del ’37, l'NKVD compì una perquisizione in casa di Sergej. Egli dunque chiamò adirato Stalin: "L'NKVD potrebbe benissimo compiere una perquisizione anche in casa mia, non si sa mai” gli rispose Stalin, “Non c'è niente di strano" 7. Il 17 febbraio Sergej andò da Stalin ed ebbe con lui una agitata discussione. Forse era pronto a rompere con lui pubblicamente. Tornò a casa e trovò l'NKVD che gli propose di suicidarsi... il dottor Levin attendeva nell'anticamera per certificare la morte per problemi cardiaci. Questo egregio medico verrà fucilato anch'esso durante il terzo processo di Mosca. Ancor prima di Sergej, Stalin aveva fucilato suo cognato Aliosa Svanidze, con il quale avevano spesso diviso la cena8. Inoltre, nel giugno del ’37, un processo a porte chiuse (per evitare ulteriori gaffe) libera Stalin dai dirigenti georgiani: Mdivani, Enukidze etc.

Un esempio ancora più grottesco della paranoia dell'attentato che colpisce Stalin, ce lo fornisce la storia della sua bibliotecaria. Ella, che per usare un eufemismo “era un po' in la con gli anni” organizza -così si convince Stalin- un complotto per ucciderlo, in combutta con due ufficiali della Guardia del Cremlino: Rjabanin e Cerniavskij. Ma il paradosso non finisce qui: la polizia segreta questa volta non scopre nulla… Stalin allora si presta al ruolo di funzionario dell’ NKVD ed in quattro e quattrotto smaschera tutti i cospiratori e li fa fucilare9.

Infine, prima di tornare al secondo processo, un ultimo accenno alle epurazioni, dopo aver sterminato l'intero apparato di partito, di Stalin nelle file dell'esercito. L'odio che investe Stalin nei confronti del Maresciallo Tuchaceveskij -probabilmente perchè più di una volta il maresciallo aveva evidenziato le responsabilità di Stalin sulla questione polacca- lo porta ad ammazzargli la moglie, la madre, la sorella e i due fratelli. Non contento fa deportare poi altre tre sue sorelle. Per concludere, il glorioso Maresciallo aveva una figlia troppo giovane per essere deportata, così Stalin la fa rinchiudere in un asilo e la farà deportare una volta raggiunta la maggiore età10.
Le purghe colpiranno proprio tutti: in Bierolussa la metà dei membri del partito viene spazzata via e simile sorte tocca anche all'Ucraina.

Nell'estate del ‘37 Stalin fece uscire di prigione Rykov e Bucharin, in prigione dal secondo processo e li fece condurre di fronte al Comitato Centrale. Essi si rifiutarono di confessare i loro presunti crimini. Stalin non ebbe pietà " Riportateli in prigione, che si difendano laggiù" 11. Bucharin, Rakoskij, Rykov e altri furono messi a tacere nel terzo processo.

Il secondo processo

Abbiamo visto le accuse del primo processo, le purghe tra un processo e l’altro, il relativo metodo del terrore, che colpì addirittura l’anziana bibliotecaria, tipica di un vero Serial Killer. Ora non ci resta che analizzare il secondo processo e la commissione Dewey.

Nel ‘37 si aprì il secondo processo. Tra i diciotto imputati figuravano: Pjatakov, Radek, Serebriajkov, Drobnis, Muralov ed altri. Furono accusati di aver costituito un centro di "riserva" -come ovvio che sia- di matrice terroristica zinovista-trotskista, in sostituzione del primo, azzerato dal primo processo. L’accusa tende a dimostrare che Trotskij siglò un accordo con la gerarchia nazista e che gli accusati agivano in accordo con lo spionaggio tedesco. Uno di loro, forse per originalità, era una spia giapponese. Tutti gli accusati -grande intuizione di Stalin- avevano compiuto, al contrario del primo processo, gravi sabotaggi. Tra deragliamenti di treni e manomissioni industriali, i vecchi rivoluzionari sarebbero diventati, in pochi mesi, gli ispiratori futuri di Tom Cruise nella celeberrima saga "Mission Impossible". Tredici degli accusati furono condannati a morte, Stalin aveva definitivamente polverizzato qualsiasi etica e l’intera storia rivoluzionaria.

La commissione Dewey

Trotskij, travolto dalle menzogne, spinse alla formazione di una commissione d'inchiesta diretta da Dewey. Il risultato, dopo numerose udienze, fu inequivocabile: non colpevole!
Nella contro-inchiesta venne dimostrato, senza possibilità di smentita, che Sedov non poteva essere a Copenhagen alla data in cui Holzman sosteneva lo avesse accompagnato da Trotskij. Dimostrò quindi che Holzman non si era recato a Copenhagen e che non aveva dunque potuto incontrare Trotskij, nè riceverne presunte direttive terrorsitiche. La riprova viene dal paradosso che la demolizione dell Hotel Bristol –in cui gli stalinisti sostenevano che Holzaman avesse incontrato Sedov- era avvenuta nel 1917 (difficile incontrare qualcuno in una hall di una albergo demolito ben 15 anni prima). Allo stesso modo, basandosi non solo sulle testimonianze ma anche sulla documentazione ufficiale proveniente dalle autorità francesi, la commissione dimostrò l'impossibilità dell'incontro che Trotskij avrebbe avuto, sempre secondo le infallibili confessioni di Mosca, con il giornalista sovietico Romm al Bois de Boulogne: anche qui si dimostra come Trotskij (già in esilio controllato) non poteva essersi recato a Parigi. Assieme dunque all'incontro con Romm, spariscono anche le "istruzioni terroristiche" che egli avrebbe consegnato perchè le trasmettesse a Radek. Inoltre venne smentita anche la possibilità stessa del viaggio aereo di Pjatakov da Berlino ad Oslo nel dicembre del 1935, mostrando come le confessioni di quest'ultimo fossero totalmente inventate, nonostante gli sforzi dei lacchè di Stalin per riattoparle. Con l'impossibilità di questo viaggio caddero anche le pretese confidenziali di Trotskij sui rapporti con i nazisti, nonchè l'organizzazione da parte dei nazisti del viaggio di Pjatakov.

Le determinazioni della commissione Dewey ebbe i suoi effetti sino a prima dell'implosione dello stalinismo. Se nel 1988 in Urss rivoluzionari come Bucharin, Rykov, Rakosvskij e altre vittime dei processi di Mosca sono stati riabilitati è merito anche di Dewey e delle sue inchieste.

Stalin da allora in poi preferì assassinare in segreto i suoi uomini ed annunciò solo quando voleva, come un novello Tomás de Torquemada, la confessione...

Perché i rivoluzionari confessarono

Si tratta di una domanda spinosa, in cui si sono riversate molteplici risposte tra cui quella proposta da Arthur Koestler nel libro "Mezzanotte nel secolo", scritto nel 1939, in cui Rubachov uno degli imputati al processo, ricorda fortemente Bucharin: i metodi violenti, dunque, si aggiungono all´intimidazione psicologica.

Nel 1936, poco dopo il primo processo, Leon Sedov scrisse il Libro rosso sul processo di Mosca, piccola pubblicazione diffusa allora dal movimento trotskista francese. Sedov scrive: "No, sul banco degli imputati c´erano soltanto le ombre dello Smirnov della guerra civile o dello Zinovev dei primi anni dell´Internazionale Comunista. Sui banchi degli imputati c´erano uomini infranti, schiacciati, finiti. Prima di ucciderli fisicamente, Stalin li aveva spezzati moralmente". Dopo aver dimostrato come Stalin avesse raggiunto i propri scopi "con prudenza, progressivamente, sospingendo la gente gradatamente, sempre più in basso", continua: "Per questo è superficiale paragonare il comportamento degli imputati di Mosca a quello tenuto di fronte ai carnefici fascisti da alcuni coraggiosi militanti. Questi non erano frustrati da un decennio di predominio stalinista; non erano isolati come le vittime di Stalin, sentivano dietro di sé il sostegno del proletariato mondiale". In più, sempre Sedov, fa notare che solo i militanti che hanno "confessato" hanno avuto diritto al processo; gli altri, la maggioranza, sono stati fucilati.

Trotskij, dopo il secondo processo, nel 1937, scrisse "I Crimini di Stalin" in cui da una spiegazione dei due processi avvenuti e ne prospetta un altro: "Gli ingenui domandano: come fa Stalin a non avere paura che le vittime denuncino il falso in udienza? Un rischio del genere è del tutto insignificante. La maggior parte degli imputati tremano non solo per sé, ma anche per i propri familiari. Non è facile decidersi a sfruttare l´udienza per la denuncia se si ha una moglie, un figlio, una figlia, nelle mani della GPU... Le confessioni "spontanee" di ogni imputato sono la semplice prosecuzioni delle sue abiure precedenti. Come convincere il pubblico e l´umanità intera che per dieci anni non si è fatto altro che calunniare se stessi?".

Eugenio Gemmo
Partito Comunista dei Lavoratori
Direzione Nazionale

NOTE
1 “Commissariato del Popolo per gli Affari Interni”, ovvero la Polizia Segreta sovietica
2 Krivitiskij op. cit pp 218-225
3 A. Orlov - Secret History of Stalin's Crimes pp 112-118
4 P. Broue - La Rivoluzione perduta-pp 797
5 A. Orlov - Secret History pp 137
6 A. Vaksberg in - literaturnja Gazeta- 27 gennnaio 1988
7 Dubinskij-Muchadze - Ordzonikdze- pp 6
8 J.J. Marie - Stalin- pp 180
9 Krivitiskij op. cit pp 196
10 L. Nikulin Tuchaceveskij in - Oktjabr- n' 5 1963 pp 147
11 Krivitiskij op. cit 228

Volantino in difesa dell'acqua pubblica

ACQUA, RIFIUTI, TRASPORTI... :
TUTTI I SERVIZI PUBBLICI LOCALI AI PRIVATI - QUESTO GOVERNO DECIDE DI PRIVATIZZARE DEFINITIVAMENTE I BENI COMUNI, ACQUA COMPRESA!

Dopo l’approvazione in parlamento, con il voto di fiducia, del DL Ronchi, questo governo - il peggiore e più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dagli anni '6o, regala l’acqua potabile ai privati sottraendola ai cittadini per consegnarla, a partire dal 2011, agli interessi e farne un nuovo business per le multinazionali “specilizzate” e gli speculatori senza scrupoli.

• Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vita
• Si tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universale
• Si tratta di un provvedimento inaccettabile!

ARRESTIAMO QUESTO PROCESSO !

SOSTIENI le azioni proposte per chiedere al Parlamento ed al Governo il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua e perché si approvi la legge d’iniziativa popolare depositata in Parlamento con oltre 400.000 firme.
PROTESTA contro questa decisione del Governo non consumando acqua imbottigliata che arrichisce chi sfrutta le concessioni regionali per lo sfruttamento delle falde acquifere pagate QUATTRO SOLDI e che rendono MILIONI DI EURO agli imbottigliatori.
CHIEDI al tuo Consiglio Comunale di prendere posizione contro questo decreto che dichiara l’acqua potabile una merce ed avvia una campagna
anche attraverso una raccolta di firme - per impegnare il Consiglio
Comunale della tua città ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento che l’acqua è “un bene comune e un diritto umano universale” e che quello idrico è “un servizio privo di rilevanza economica”, da gestire in forma pubblica e sotto il controllo dei cittadini e dei
lavoratori.
Partito Comunista dei Lavoratori

Il capo del Governo si macchi ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorit di governo.
Perch il popolo toller e addirittura applaud questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attivit criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Cos un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al pi il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente a causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia diventato il capo del governo.
Ed difficile trovare un pi completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia, ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."

Elsa Morante


N.B. Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Benito Mussolini.

No alla follia nucleare

Compagni, la scelta del governo di scegliere come soluzione ai nostri problemi energetici il nucleare è scandalosa ed irresponsabile. Ci sono moltissimi altri modi per produrre energia: pannelli solari, biomasse etc... Incentivarle e promuoverle sarebbe cosa buona e giusta: gli incentivi attuali non permetteranno mai, a questi tipi di produzione energetica, di svilupparsi e diventare così il nostro futuro prossimo. A volte gli errori di pochi li pagano in tanti, quindi vi invito a opporvi a questa ennesima follia dell'esecutivo e di questa opposizione così distratta ed inefficace contro questo governo delle multinazionali che pensa solo al profitto e non a risolvere i problemi concreti del popolo italiano, sperperando i nostri soldi ad esempio per scuole private ed opere irrealizzabili come il ponte di Messina. Incentivare energie alternative sarebbe staccarsi finalmente dal ricatto delle mutinazionali del petrolio ed essere cosi indipendenti da esse. Un vecchio compangnio direbbe”che fare!” lascio a voi le risposte.
M.A.
Partito Comunista dei Lavoratori

16/03/10

Riprendiamoci la nostra coscienza.


Esiste un'unica soluzione affinché si possa cambiare questo paese ed impostare delle basi socialiste. Sradicare dal basso “l’ideologia capitalistica” e smentire, non con le chiacchere ma con i fatti, questo sistema incompatibile sia con il progresso, con il sistema sociale, con l'ambiente.

Risulta alquanto strano osservare le nostre classi dominanti, che si professano per la maggior parte “cristiani praticanti”, legiferare contro i fratelli immigrati che hanno la sola colpa di essere fuggiti dai loro paesi dove vengono sfruttati direttamente o indirettamente dagli stessi che, non appena mettono il piede fuori dalla chiesa, si dimenticano dei più semplici e basilari insegnamenti dei sermoni della domenica.

Diciamo che in nome di Dio si sono perpetrati nei secoli i più grandi massacri della storia dell’essere umano, dalle Crociate allo sterminio degli Indiani d’America e degli aborigeni australiani, terminato poco più di un secolo fa, alla soppressione e sfruttamento sistematico delle classi più deboli, sempre in nome della “sopravvivenza dei pochi” a discapito della stragrande maggioranza della società.Nessuno potrà negare la verità incancellabile delle due guerre mondiali, dove la chiesa ha spesso fornito un alibi ideologico allo sterminio di milioni di persone, appoggiando gli imperialisti e i capitalisti nell'intento di far scannare tra di loro i lavoratori dei diversi paesi del mondo mentre essi si spartivano i profitti.

Soltanto riportando la discussione sull’anticapitalismo e sugli insegnamenti del marxismo, dando all’umanità il ruolo che gli spetta, si potranno arginare tutti i fenomeni di avidità, malaffare, corruzione e mafie.

Bisogna ricominciare ad elaborare piani per riorganizzare la società. Piani che mettano al centro “l’essere”, l’esperienza viva deve fare in modo di determinare la coscienza che partorirà dal nulla le idee.

sbaragliamo tutte le dottrine riformiste, pseudocomuniste non marxiste, staliniste e tutte quelle che sostengono, senza critiche profonde, la repubblica parlamentare ”borghese”.

Questi programmi sopra detti, servono soltanto a convincere i dipendenti-salariati (cioè la maggioranza dell’umanità) che la “schiavitù salariale” è un fatto ineliminabile della società umana e che dunque si può lottare solo per migliorare la condizione degli schiavi, ma non per liberarli. Servono ad infondere nell'animo dei lavoratori l’arrendevolezza, l’assopimento e peggio ancora l’indifferenza. Riscaldando sempre la stessa minestra, vendendola come fosse zuppa fresca. Questi piani hanno il solo scopo di trovare soluzioni realistiche e accettabili per gli sfruttatori e sono quindi, in genere, inutili per gli sfruttati.

Non è possibile costruire alcuna alternativa se prima non si recuperano al controllo pubblico e alla stragrande maggioranza della società i beni fondamentali che ora si concentrano in poche mani, settori strategici e tutte le leve di comando, industria, credito bancario, servizi, telecomunicazioni, produzioni energetiche, trasporti. Riammettere alla collettività, sotto controllo dei lavoratori, tutte le aziende, settori e servizi che sono stati privatizzati negli ultimi vent’anni. Piani di questo genere basterebbero a far calare la maschera dell’ipocrisia a coloro che privatizzano i profitti e socializzano le perdite, a coloro che invocano la democrazia e sono i primi a non rispettarla. A coloro che pregustano i guadagni delle tragedie, che si scandalizzano davanti alle guerre, alle carestie e alle catastrofi ma che da sempre ne sono spesso la causa.

Oggi basta guardare il terremoto in Abruzzo, dove perfide risate lasciavano già presagire i futuri guadagni a spese del contribuente, le piscine illegali e mai finite dei Mondiali di nuoto di Roma, il G8 in Sardegna... le grandi speculazioni edilizie ed i grandi disastri idrogeologici. La reintroduzione del nucleare che non vuole più nessuno, ci costerà 30 mld, mentre si riducono le risorse per il fotovoltaico e le energie rinnovabili. La speculazione delle mafie sui rifiuti tossici con l’occultamento illegale degli stessi, ormai tocca tutta la penisola. Dal 2001 al 2008, 121 inchieste sono state condotte su 560 imprese, ci sono state 800 condanne in 19 regioni su 20. Nel 2008 le ecomafie hanno fatturato lo smaltimento illegale di rifiuti per 20,5 mld di euro.

Migliaia e migliaia di milioni di euro che girano sempre nelle stesse mani. Si costruiscono imprese faraoniche in nome del popolo italiano, che, gira e rigiravengono poi poste sotto sequestro perché illegali o pericolose. E' appunto l'esempio della sabbia marina nel cemento delL'Aquila, della Protezione Civile e di altri numerosi casi...
E chi paga se in galera non ci va mai nessuno? Noi paghiamo gli sbagli e la crisi che questi signori sfruttatori continuano a foraggiare sulla nostra pelle e quella del nostro ecosistema.

A gennaio la Corte dei Conti ha calcolato che la corruzione è aumentata del 229%.

Mentre il capitalismo continua a mietere le sue vittime, per qualcuno la crisi non è mai iniziata. I ricchi d’Italia nel 2008 con un aumento del 4%, hanno allargato il loro patrimonio portandolo alla sproporzionata cifra di più di 840 miliardi di euro, sproporzionato perché si sta parlando solamente del 2% della popolazione, mentre un buon 75% non arriva a fine mese.

Per fermare tutto questo e molti altri abusi nei confronti della popolazione, non possiamo fare altro che lavorare tutti insieme per il risveglio delle coscienze dei lavoratori, perché solo il potere dei lavoratori può edificare uno stato trasparente e a buon mercato, rifondando la natura stessa della politica e trasformandola in strumento di gestione collettiva e libera del bene comune.

Agli sfruttatori, l’obbligo di pagare la crisi!
Agli sfruttati, il diritto di governare il mondo!


Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-nucleo montano

15/03/10

Scandalo preti pedofili in Germania:abusi nel coro diretto dal fratello del Papa



da www.corriere.it

Lo ha ammesso il vescovo di Ratisbona, città in cui ha sede il famosissimo coro religioso di voci bianche

MILANO - Nuovi sviluppi dell'inchiesta in Germania sugli abusi sessuali commessi da sacerdoti nei confronti di minori. Il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller, ha ammesso infatti che sono stati commessi abusi sessuali nell'ambiente del famosissimo coro di ragazzi di Ratisbona all'epoca in cui esso era diretto dal fratello di Papa Benedetto XVI. Il vescovo lo ha scritto in una lettera ai genitori pubblicata sul suo sito internet in cui afferma che «aiamo fortemente impegnati a chiarire tutti i possibili casi». La diocesi di Ratisbona ha reso noto che istituirà una commissione d'inchiesta interna sul caso.

LE AMMISSIONI - Nella lettera inviata ai genitori dei ragazzi del coro di Ratisbona, il vescovo dice di «essere venuto a conoscenza di un caso di abusi sessuali (...) negli anni Cinquanta». «Il direttore del convitto dell'epoca, a quanto ci risulta, è stato condannato. Successivamente è morto», si legge ancora nel sito del vescovado. Il portavoce del vescovo, Clemens Neck, ha poi dichiarato alla France Presse di «avere informazioni su presunti abusi commessi tra il 1958 e il 1973», sui quali «vogliamo si conduca un'inchiesta trasparente». Il fratello di Papa Benedetto XVI, Georg Ratzinger (86 anni), è stato alla guida dello storico coro di Ratisbona, dal 1964 al 1993.


IL PORTAVOCE DEL CORO - Secondo un portavoce del coro invece i responsabili dei presunti abusi sessuali su bambini del coro del duomo di Ratisbona sarebbero due religiosi, ambedue morti nel 1984, che per questo sarebbero stati anche condannati a pene detentive. Uno è un ex insegnante di religione e vice direttore della scuola frequentata dai coristi che era stato rimosso nel 1958 dall'incarico. Anche l'altro religioso era stato per alcuni mesi direttore del collegio annesso al ginnasio del coro del duomo, prima di essere condannato nel 1971. Alcune delle vittime si sono nel frattempo rivolte ai responsabili della diocesi, ha detto il portavoce.

LA REPLICADI GEORG RATZINGER - Il fratello di Papa Benedetto XVI ha detto venerdì in un'intervista alla radio bavarese Bayerischen Rundfunk, di non essere a conoscenza di casi di abusi sessuali commessi nell'ambiente del coro dei ragazzi di Ratisbona, di cui all'epoca era direttore.
«Non voglio dire niente su questo» tema, ha esordito il fratello del Papa ai microfoni della radio. «Non sono a conoscenza di alcun caso di abusi sessuali», ha aggiunto rispondendo a un'altra domanda. E poi ha concluso: «Chiedetelo alla diocesi» di Ratisbona.

VATICANO - «La Santa Sede sta prendendo molto sul serio tutta la vicenda dello scandalo di pedofilia in Germania»: è quanto ha detto il vice direttore della sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, il quale però ha precisato che il Vaticano non vuole intervenire direttamente sul caso del coro.

GERMANIA ALLIBITA - In Germania lo scandalo di presunti abusi sessuali su bambini in ambienti religiosi si sta allargando a macchia d'olio. Prima delle rivelazioni del coro del duomo di Ratisbona, erano stati destituiti due monaci dell’abbazia benedettina di Ettal (Baviera), perquisita anche dalla procura di Monaco, inoltre è in arrivo nell’abbazia anche un visitatore apostolico inviato del Vaticano. Al seminario dei cappuccini a Burghausen, in Baviera, sono stati compiuti abusi nei confronti di tre giovani allievi tra il 1984 e 1985, secondo quanto affermato da padre Josef Mittermaier, responsabile provinciale dei cappuccini bavaresi. Lo scandalo tedesco è iniziato con denunce a carico di sacerdoti del collegio dei gesuiti Canisius di Berlino. Al momento si contano oltre 150 denunce. I vescovi tedeschi hanno chiesto pubblicamente perdono e hanno offerto la loro disponibilità a collaborare con la giustizia e hanno istituito un apposito ufficio guidato dal vescovo di Treviri, monsignor Stephan Ackermann. Intanto Monsignor Robert Zollitsch riferirà al Papa dei casi di pedofilia in un’udienza che avrà luogo in Vaticano il prossimo 12 marzo.

ANCHE IN OLANDA - Ma anche in Olanda si sono aperti casi per abusi sessuali all'interno delle istituzioni cattoliche. Secondo quanto riporta il quotidiano Nrc Handelsblad ci sono 15 denunce a carico di dieci sacerdoti, che riguardano il collegio salesiano Don Rua di 's-Heerenberg, ma il numero sembra destinato a crescere per quanto riguarda il numero delle vittime, e ad allargarsi ad altri istituti. Il vescovo di Rotterdam e presidente della Conferenza episcopale olandese, Adrianus Herman van Luyn, ha aperto un'inchiesta, così come ha fatto il ministro della Giustizia, Hirsch Ballin. I fatti avvennero tra il 1959 e il 1971.

La battaglia sulle elezioni regionali non finisce qui...

Lettera ai cittadini, alla stampa, a tutte le forze sociali della Calabria
PCL Calabria - 2 marzo 2010

Lettera ai cittadini, alla stampa, a tutte le forze sociali

Quanto sta accadendo in questi giorni nei palazzi del potere ha dello scandaloso e perfino del grottesco. Non che da questa farsa della democrazia ci aspettassimo granché, del resto gli obblighi che i partiti senza consiglieri uscenti sono tenuti a rispettare danno già l’idea di quanto anti-democratico e ingessato sia il sistema di potere istituzionale: raccogliere più di 1750 firme per ogni provincia della regione non ha nessun altro scopo se non quello di escludere forze ed individui che non scendono a compromessi con i potentati sugli scranni. Ma dopo aver impiegato ogni energia ed risorsa nell’impresa della raccolta firme, dopo aver ricominciato la stessa in virtù della nuova legge regionale approvata giorno 7 dell’ultimo mese utile, venire esclusi proprio perché si è rispettata la legge è davvero troppo. È proprio questo quanto ci ha imputato il tribunale di Catanzaro nel motivare il respingimento della nostra lista. [leggi tutto]

12/03/10

SCIOPERO GENERALE DEL 12 MARZO


mobilitazione radicale e di massa contro il governo e il padronato
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI

Il padronato scarica la crisi capitalistica sui lavoratori
Da circa un anno e mezzo il sistema capitalistico mondiale è attraversato da una delle più gravi crisi di sovrapproduzione dopo quella del 1929. A dicembre 2009 il tasso di disoccupazione della zona euro ha raggiunto il 10%, oltre 23 milioni di disoccupati nell'Unione europea, 15,7 milioni nell'eurozona.
In Italia la produzione industriale è crollata del 17,4%, il Pil ha registrato a fine anno un crollo di circa il 5%, sotto zero. Il tasso di disoccupazione a dicembre 2009 è salito all' 8,5%, oltre 2 milioni di lavoratori e lavoratrici, nativi e migranti, senza lavoro. Nel 2009 sono stati persi oltre 300 mila posti di lavoro, a febbraio 2010 è fortemente aumentato (+246%) il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, premessa di mobilità e nuovi licenziamenti. Lo scorso anno i primi ad essere stati licenziati sono stati i lavoratori precari e migranti: questi ultimi, per effetto del Pacchetto sicurezza di Maroni, oltre al lavoro perdono anche il permesso di soggiorno, rischiando la clandestinità e il carcere.
Il governo Berlusconi smantella le ultime tutele dei lavoratori
Prima la flessibilità/precarietà in ingresso (contratti di somministrazione, lavoro a progetto, a chiamata, ecc) introdotta dal centrosinistra nel '97 con il “Pacchetto Treu” e completata dal centrodestra nel 2003 con la “legge 30”, detta Biagi. Oggi, il governo Berlusconi è riuscito ad introdurre anche la flessibilità/licenziamento in uscita con il “collegato lavoro” del Ddl Sacconi. Questa nuova legge attraverso il principio della conciliazione e dell'arbitrato svuota e rende inesigibile l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Questo colpo di maglio del governo è stato preceduto dall'accordo separato del 22 gennaio 2009 tra Confindustria e i sindacati complici Cisl, Uil e Ugl, che già conteneva l’arbitrato, e da alcuni contratti nazionali, in particolare quello dei chimici.
Di fronte al sostegno dato da Cisl e Uil alla distruzione del sistema della contrattazione dei diritti collettivi, la Cgil deve trarre le dovute conseguenze: inseguire l’unità con questi sindacati, oggi, significa inseguire l’arbitrato e la distruzione dei diritti. Per difendere l’articolo 18 la rottura con il modello sindacale aziendalista praticato da Cisl e Uil deve essere chiara e netta.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, l'unica vera opposizione classista.
Di fronte a questi fatti di inaudita gravità non bastano gli appelli, gli atti simbolici e gli annunci referendari proposti dalla sinistra riformista. E’ necessaria una mobilitazione di massa, tempestiva e radicale, che imponga la revoca del provvedimento. La Cgil non può concedere oggi a Berlusconi, senza lotta, ciò che la lotta del 2002 gli impedì: l’articolo 18 non si tocca, né direttamente, né indirettamente.
Lo sciopero generale convocato dalla Cgil per il 12 marzo deve includere questo obiettivo. E deve aprire una mobilitazione unitaria e ad oltranza per una vera vertenza generale di tutto il mondo del lavoro: dei lavoratori, nativi e migranti, dei precari, dei disoccupati, che punti a piegare Governo e Confindustria.

• Blocco dei licenziamenti; Nessun lavoratore deve essere licenziato;
• Salvaguardia del potere d'acquisto di salari e pensioni; reintroduzione della Scala Mobile;
• Difendiamo l'articolo 18; No alla legge Sacconi sui rapporti di lavoro; abrogazione delle leggi precarizzanti (Pacchetto Treu, Legge 30 Biagi...);
• Estensione dei diritti civili, sindacali e politici ai lavoratori migranti a partire dal diritto al permesso di soggiorno che non deve essere vincolato al rapporto di lavoro; abrogazione delle leggi razziste (Turco-Napolitano, Bossi-Fini, Pacchetto Sicurezza di Maroni);
• Coordinamento operaio delle aziende in crisi e in lotta, con delegati eletti in tutti i posti di lavoro, articolato a livello aziendale e territoriale, provinciale, regionale e nazionale. Solo attraverso l'unità nella lotta è possibile rilanciare la richiesta di redistribuzione del lavoro, attraverso la riduzione dell'orario a parità di salario, e la nazionalizzazione, sotto controllo operaio e senza indennizzo, delle aziende in crisi e che licenziano.

Partito Comunista dei Lavoratori

11/03/10

Intervista di Venturelli a Radio Popolare 2

Cliccando qui sopra è possibile ascoltare l'intervista radiofonica a Youri Venturelli, del PCL Marche, a Radio Popolare, durante la trasmissione "La Banda" del 10/03/2010.

10/03/10

Lo scandalo delle firme false in Liguria

Articolo de "Il Giornale" del 10/03/2010
«Il Pcl attiva un ricorso al Tar per la sospensiva delle elezioni in Liguria, e rilancia la richiesta del rinvio delle regionali e della loro riconvocazione con una nuova legge elettorale»: lo dichiara Marco Ferrando, Partito comunista dei lavoratori. Che aggiunge: «Lo scandalo esploso in Liguria sul mercato bipartisan delle firme false è solo la punta di un iceberg, e la conferma clamorosa del quadro generale di illegalità che fa da sfondo alle elezioni regionali. A una legge elettorale grottesca e discriminatoria si aggiunge una sua applicazione truffaldina da parte degli stessi partiti che l’hanno voluta».

09/03/10

Regionali: Pcl lancia la sfida, domani presentiamo le liste

Cliccando sopra è possibile ascoltare l'intervento di Marco Ferrando (portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori) alla trasmissione "un giorno da pecora" dell' 8/3/2010 su Radio Due.



Roma, 7 mar. - (Adnkronos) - "Gia' presente regolarmente nelle elezioni in Basilicata, e impegnato in un ricorso al Tar in Calabria contro un'assurda esclusione, il Partito comunista dei lavoratori sfidera' domani l'ipocrisia del decreto Berlusconi-Napolitano nel modo piu' semplice: presentando le proprie liste presso i tribunali del Lazio, della Liguria, della Toscana, delle Marche". Lo annuncia Marco Ferrando, leader del Pcl.

Articolo de Il Giornale sulla lista PCL in Calabria

Listino abolito, caos in Calabria
di Felice Manti

Altro che «eversivo». C’è un mostro giuridico targato Pd in Calabria: è la legge elettorale regionale che porta la firma del governatore uscente Agazio Loiero e del presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova, approvata lo scorso 6 febbraio e già nel mirino del leader del Partito comunista dei lavoratori Marco Ferrando («è una legge truffa», ha detto al Giornale).
La «novità» della legge è l’abolizione del cosiddetto «listino» maggioritario (come quello di Roberto Formigoni in Lombardia) per l’assegnazione del 20% dei seggi che rappresentano il cosiddetto «premio di maggioranza» che spetta alla coalizione che vince. Di conseguenza saranno gli elettori a scegliere i 50 consiglieri regionali. Ma su nove seggi (quelli agganciati al listino abolito, il decimo spetta al presidente eletto) incombe un inestricabile giallo: con quale sistema elettorale vanno assegnati? Con il proporzionale o con il maggioritario abolito dalla stessa legge? L’ambiguità regna sovrana, e anche la Corte di appello di Catanzaro, in risposta a un ricorso presentato dal leader del Movimento diritti civili Franco Corbelli, ammette di non sapere come sciogliere l’arcano.
Cos’è successo? La legge prevede che 40 consiglieri siano eletti con il sistema proporzionale, cioè nelle cinque circoscrizioni provinciali. Per gli altri 9 la norma regionale richiama l’articolo 1, comma 3 della vecchia legge, la n° 43 del 23 febbraio 1995, che prevedeva l’elezione «a scorrimento» dei componenti della lista bloccata regionale.
Solo che la lista non c’è più. Forse. Perché l’articolo 4 al comma C recita: «Qualora il gruppo di liste o i gruppi di liste provinciali collegate alla lista regionale abbiano conseguito un numero di seggi inferiore a 25 (cioè se la coalizione vincente resta sotto il 50%, ndr) assegna al medesimo gruppo di liste i nove seggi da ripartire con sistema maggioritario e li ripartisce fra le medesime liste e nelle circoscrizioni».
Le liste provinciali ci sono ma il sistema maggioritario, nello spirito della legge, è stato abolito. L’interpretazione genuina della norma spetta solo al Consiglio regionale decaduto, che andrebbe convocato d’urgenza prima del voto. Il pasticcio burocratico in salsa Pd, secondo Corbelli, rischia persino di invalidare la competizione.

08/03/10

La regione Marche ammetta la lista del PCL o le elezioni saranno una pagliacciata!


Ancona, 8 marzo 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:
La regione Marche ammetta la lista del PCL o le elezioni saranno una pagliacciata!

Dopo la clamorosa defiance degli uomini di Berlusconi di fronte all’assurdo castello burocratico da loro stessi costruito per impedire la presentazione alle liste indipendenti, è arrivato puntuale il salvacondotto per togliere il PDL d’impaccio. Il Presidente della Repubblica, con una scelta scellerata ed incomprensibile, ha firmato un Decreto Legge del tutto illegittimo ed anticostituzionale: primo perché concepito esclusivamente a favore delle liste del PDL, secondo perché la materia elettorale regionale è esclusiva competenza delle Regioni, terzo perché in materia di elezioni non è previsto il ricorso ai Decreti Legge. Il Regime, con la complicità dell’opposizione che fa capo al PD, ha palesemente “truccato” le elezioni in corso d’opera, rendendole illegittime e non democratiche.
“Ora la Regione Marche garantisca immediatamente la partecipazione della lista del Partito Comunista dei Lavoratori alla competizione elettorale!” chiede Youri Venturelli, candidato Presidente del PCL che nei giorni scorsi non è riuscito a presentare la propria candidatura. “Se queste elezioni vogliono riconquistare un po’ di credibilità va fatta una sanatoria per tutte le liste escluse, non solo per quelle della Polverini e di Formigoni. Altrimenti saremo costretti a denunciare il carattere del tutto antidemocratico di queste consultazioni e a non riconoscerne il valore del risultato qualunque esso sia!”.

Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche
Cell. 3341770182
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com

otto marzo




L’8 marzo, la “Festa delle donne”, nasce come ricordo e ricorrenza di un crimine del capitale commesso nel 1911 a New York. In quella tragica occasione morivano tra le fiamme 146 operaie che erano state chiuse dal datore di lavoro nella fabbrica tessile in cui lavoravano.
L’8 marzo, la “Festa delle donne”, nasce come ricordo e ricorrenza di un crimine del capitale commesso nel 1911 a New York. In quella tragica occasione morivano tra le fiamme 146 operaie che erano state chiuse dal datore di lavoro nella fabbrica tessile in cui lavoravano.
Progressivamente il ricordo di quella morte collettiva sul lavoro si è trasformata in un giorno di festa, grazioso omaggio del Padrone al sesso femminile a titolo di ricompensa dello sfruttamento annuale. Nei restanti 364 giorni, infatti, miliardi di donne sono tranquillamente sfruttate, prevalentemente in ruoli subalterni, nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali e nel lavoro domestico, quest’ultimo considerato un non lavoro.
Le femministe borghesi degli anni 60/70, che attualmente militano quasi tutte nei partiti reazionari, ponevano le loro rivendicazioni (spesso giuste), non dal punto di vista di classe (categoria attualmente negata anche dai cosiddetti partiti radicali) ma dal punto di vista maschile.
In realtà la classe lavoratrice esiste, è aumentata ed è composta da entrambi i sessi. Milioni di lavoratori salariati, uomini e donne, continuano a creare la ricchezza mondiale attraverso il loro sfruttamento; ricchezza che viene concentrata nelle mani dei pochi che detengono il potere.
Questi hanno utilizzato e utilizzano tutti i sistemi di propaganda e di corruzione per dividere i lavoratori e ulteriormente anche i sessi.
Nel ricco occidente, attraverso la propaganda si è tentato di far passare il messaggio:
Donne, dovete rientrare in casa! Quello è il vostro posto!
Per far questo è stata creata ad arte la donna immagine: bella, seducente, corrotta, “soggetto (o oggetto) da imitare” e al servizio totale del maschio. Questo tipo di donna è la minima parte dell’universo femminile, è solo uno schermo dietro il quale si cela il nulla.
I miliardi di donne reali, con la loro bellezza reale, con il loro coraggio reale e con il loro lavoro reale, rendono ogni giorno omaggio a tutti i morti sul lavoro, uomini e donne, dimenticati dal potere, come le 146 operaie morte sul lavoro nel marzo 1911.
Giuliana Sanguineti

Ancora sulle elezioni farsa!

IL GOVERNO SANA LE PROPRIE LISTE. NAPOLITANO COPRE IL REGIME DELL’ARBITRIO E DELL’IPOCRISIA. (6 Marzo 2010)
Il governo si approva per decreto le proprie liste contestate , ignora le decine di altre liste escluse, sigilla il regime dell’arbitrio e dell’ipocrisia che governa la presentazione delle liste elettorali in tutta Italia. E lo fa con la copertura della Presidenza della Repubblica. Tutto ciò è vergognoso e inaccettabile. I partiti dominanti fanno tutto da soli: varano leggi elettorali assurde e discriminatorie, violano platealmente le loro stesse leggi, sanano per decreto le proprie violazioni, abbandonano al proprio destino le vittime “minori” delle loro leggi. E per di più gridano che “la democrazia è salva”. E’ troppo.
Come osserva oggi il quotidiano “la Repubblica”, il Partito comunista dei Lavoratori ( PCL) è, assieme ai Radicali, la principale vittima di questa legge elettorale e del decreto del governo. Ma non ne facciamo questione di partito. Ne facciamo questione di democrazia e di principio, che per definizione è universale. Per questo impugneremo e contrasteremo il decreto del governo in tutte le sedi, ne denunceremo la stessa incostituzionalità, parteciperemo alla più ampia mobilitazione di piazza e di strada contro il provvedimento di Berlusconi e Napolitano. E rivendicheremo con più forza la cacciata di un governo reazionario che, mentre condona gli evasori e colpisce l’articolo 18, si arroga il diritto all’arbitrio persino in materia elettorale.
MARCO FERRANDO

Comunicato Stampa PCL Toscana (7 Marzo 2010)
Presentazione Lista PCL elezioni regionali Toscana
Gia' presente regolarmente nelle elezioni in Basilicata, e impegnato in un ricorso al Tar in Calabria contro un'assurda esclusione,il Partito comunista dei lavoratori sfidera' domani 8 Marzo l'ipocrisia del decreto Berlusconi-Napolitano nel modo piu' semplice: presentando le proprie liste presso i tribunali del Lazio, della Liguria, della Toscana, delle Marche".

"Se l'articolo 4 del decreto riapre i termini di presentazione delle liste dalle ore 8 alle ore 16 di lunedi', cio' non puo' valere per la sola lista della Pdl in Lazio deve valere per ogni altra lista non presentata. E tanto piu' per liste come le nostre, che in Lazio, Liguria, Toscana, Marche hanno raccolto migliaia di firme pulite nelle strade e nelle piazze.
A differenza di tante liste 'ammesse' che hanno scaricato nomi e firme dagli elenchi comunali, secondo quella pratica tradizionale della truffa che il decreto del governo ignora e copre.

Quindi domani nei termini previsti dal decreto governativo i presentatori del Partito Comunista dei Lavoratori della Toscana consegneranno regolarmente la propria lista presso il Tribunale di Firenze.
Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento della Toscana

IN EMILIA-ROMAGNA ASTENSIONE GENERALIZZATA!
“Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. È il colmo della stupidità o dell'ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere”
Lenin “Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi” 10 ottobre 1919
Queste parole di un grande rivoluzionario del passato (non finì a fare il presidente della Duma con Kerenski) mostrano chiaramente quella che è la linea naturale di demarcazione tra i comunisti rivoluzionari e i riformisti che scelgono come foglia di fico per coprire le loro nefandezze politiche la bandiera con falce e martello (ogni riferimento alla Federazione della Sinistra è voluto).
Infatti per i comunisti conseguenti le elezioni all'interno dello stato borghese hanno un'importanza molto relativa, incidendo scarsamente su coscienza e lotta di classe. È sufficiente, per esempio, ricordare ciò che avvenne in Argentina nel 2001, quando un presidente (De La Rua) eletto a furor di popolo pochi mesi prima, è stato costretto a fuggire dal tetto della Casa Rosada in elicottero, pressato da una sollevazione popolare e operaia che ha portato il paese in una situazione pre-insurrezionale, con la conseguente ondata di occupazione delle fabbriche che continuano ad oggi a produrre senza padrone. [continua]

07/03/10

Intervista a Youri Venturelli

Intervista a Youri Venturelli, candidato Presidente alla Regione Marche del Partito Comunista dei Lavoratori, durante la trasmissione "La Banda" di Radio Popolare

05/03/10

Venturelli: "La Polverini come il PCL, ma..."




Ancona,4 marzo 2010


A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche


COMUNICATO STAMPA:
Venturelli: la Polverini come il PCL ma…

"La situazione delle liste laziali del PDL è analoga a quelle del Partito Comunista dei Lavoratori nelle Marche", sostiene Youri Venturelli. "Ma noi, che abbiamo sempre denunciato la natura antidemocratica della legge, siamo fuori perché, per una manciata di firme, non abbiamo raggiunto l’enorme numero minimo previsto", e prosegue: "Loro al contrario, dopo aver votato tali leggi liberticide un po’ in tutta Italia, non hanno presentato le liste per andarsi -a mangiare un panino-, come hanno dichiarato!".
"Nella loro arroganza vogliono avere anche ragione, poiché si professano al di sopra di ogni regola, e stanno chiedendo una -soluzione politica-, ma…" minaccia l’esponente del PCL, "se verrà applicato un qualsiasi salvacondotto dovrà valere senz’altro anche per noi che siamo nella stessa situazione. Se così fosse intraprenderemo tutte le possibili azioni politiche e legali per essere presenti alle consultazioni e chiederemo risarcimento per tutto il tempo perso di campagna elettorale!".

La Democrazia è partecipazione


La composizione del futuro Consiglio Regionale delle Marche sarà viziata da una legge elettorale piena di inutili procedure burocratiche e palesemente antidemocratica! Le firme da raccogliere per una lista autonoma erano sproporzionate: il doppio che per le politiche e per le europee.

Il nostro Partito, anche se ancora piccolo, meritava di partecipare a queste elezioni, sia per le molte lotte intraprese al fianco dei lavoratori, sia per il nostro sostegno verso le classi più deboli della società, ovunque ci sia possibile. Ma paghiamo la nostra totale autonomia dai due principali schieramenti.

A Bologna, con un provvedimento prefettizio ci è stata vietata la raccolta di firme nel centro storico, sono arrivati perfino a condannare penalmente alcuni compagni di Forlì, che hanno subito una condanna penale a causa di un volantinaggio non autorizzato.

A differenza della PDL del Lazio, accusata di aver violato la legge, il PCL della Calabria è accusato di averla applicata. E’ incredibile, ma è proprio così. In Calabria il Partito comunista dei lavoratori è stato escluso dalle elezioni regionali perché ha pienamente rispettato la nuova legge elettorale regionale e le prescrizioni formali della Giunta Loiero. Intanto però, stanno studiando il modo per ammettere la Polverini pur non avendo, di fatto, presentato la lista nei termini previsti.

Nel Lazio, dopo essere stati loro stessi vittime delle proprie leggi classiste, chiedono all’intero mondo politico di essere riammessi alle regionali in nome della “democrazia del buon senso”, allo stesso modo, in nome della democrazia chiediamo che siano riammessi tutti gli altri partiti, a cominciare dal Partito Comunista dei Lavoratori che a causa di una legge “non proporzionale” e quindi antidemocratica non ci permette di rappresentare gli interessi dei lavoratori, dei precari, dei pensionati, dei giovani, dei migranti, delle classi più deboli della società.

Per un pugno di firme mancante, non si può negare al popolo il diritto di andare a votare scegliendo in piena libertà da chi vuole essere rappresentato.

Diversamente, rimarremmo sempre di fronte ad una grande truffa elettorale, gestita consapevolmente dai due blocchi politici attualmente esistenti.

Ne fanno le spese i piccoli partiti che saranno, sempre più, esclusi dalla proposta politica. Ma sono colpiti, molto di più, gli elettori ingenui che credono, ancora, nelle elezioni come espressione massima della democrazia.


Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori. Marche

03/03/10

Dal Corriere Adriatico del 2/03/2010


[...]Infine Youri Venturelli, esponente del Partito comunista dei lavoratori, che non ha presentato la propria candidatura alle Regionali perché non è riuscito a raggiungere il numero sufficiente di firme, ha diffuso una nota nella quale definisce il sistema elettorale “viziato da inutili procedure burocratiche e palesemente antidemocratico”[...]

Ancora sull'assurda esclusione delle liste del PCL in Calabria

Dal quotidiano "Il Manifesto" del 2/03/2010
IL CASO CALABRIA
Pcl stoppato: troppo legale! E ricorre contro Loiero
C'è anche un caso Calabria, e rischia di diventare un problema per Agazio Loiero. Al momento però a farne le spese è il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando. «A differenza del Pdl del Lazio, accusato di aver violato la legge, il Pcl della Calabria è accusato di averla applicata. È incredibile, ma è proprio così». In pratica in Calabria il Pcl è stato escluso dalle elezioni regionali perché « ha pienamente rispettato la nuova legge elettorale regionale e le prescrizioni formali della Giunta Loiero per la sua applicazione», approvata l'8 febbraio, alla vigilia della scadenza, e che fra l'altro prevede l'abolizione del listino. «Legge e prescrizioni che abolivano esplicitamente la raccolta separata delle firme sulla candidatura a presidente della regione, prevedendo la raccolta sulle sole liste provinciali collegate a tale candidatura». Gli uffici provinciali approvano. E invece alla fine dall'ufficio regionale i militanti comunisti si sentono rispondere che quella legge non è applicabile, perché fatta troppo a ridosso del voto. «Un abuso tanto paradossale quanto inaccettabile», per Ferrando. «Sarebbe clamoroso se chi ha violato la legge venisse 'sanato', mentre chi l'ha applicata venisse punito. Se si confermerà che l'applicazione della nuova legge Loiero è la causa della nostra esclusione, denunceremo Agazio Loiero in sede giudiziaria, penale e civile, per turbativa della campagna elettorale e chiederemo i danni».

01/03/10

Il PCL escluso a causa dell'Inciucio!

Ancona, 1 marzo 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

“La composizione del futuro Consiglio Regionale delle Marche sarà viziata da una legge elettorale piena di inutili procedure burocratiche e palesemente antidemocratica! Le firme da raccogliere per una lista autonoma erano sproporzionate: il doppio che per le politiche e per le europee! Al contrario nelle due mega coalizioni calderone le liste necessitavano di un numero di firme pari anche solo ad un decimo! Inoltre l’esclusione dalla competizione elettorale per i partiti che non hanno consiglieri provinciali o sindaci che autentichino le firme – che verrebbero comunque controllate dal Tribunale - è ingiusta e taglia fuori tutte le voci dissonanti dal coro!”

Con queste parole il rappresentante del Partito Comunista dei Lavoratori, Youri Venturelli, attacca il sistema elettorale per le prossime consultazioni, che ha impedito al PCL di essere presente sulla scheda a causa della mancanza di una manciata di firme. “Il voto spetta agli elettori e non deve essere condizionato dagli scogli burocratici che la “Casta” mette a scudo dei suoi privilegi. Centrodestra e centrosinistra hanno costruito questo ingegnoso ‘filtro’ elettorale a discapito delle liste indipendenti di comune accordo, ma ora invocano il salvacondotto per la lista del PDL a Roma: come a dire che il partito di Berlusconi ha sempre e comunque diritto a presentarsi, il PCL ed altri no!”

“Il nostro Partito, anche se ancora piccolo, meritava di partecipare a queste elezioni. Molte sono le lotte intraprese o sostenute dal PCL in tutto il Paese da quando è nato, solo nel 2007. Ma paghiamo la nostra totale autonomia dai due principali schieramenti. Le elezioni provinciali, politiche, europee hanno visto risultati in costante crescita del nostro movimento: ora abbiamo avuto uno stop a causa di queste procedure antidemocratiche, ma non ci fermeremo, faremo comunque la nostra campagna elettorale!”.

La Casta cerca di eliminare l'ultimo baluardo di comunismo in Italia!

Una prima rassegna stampa relativa all'ingiusta esclusione delle nostre liste in varie regioni d'Italia, o a causa di leggi macchinose ed antidemocratiche o per inspiegabili decisioni del tribunale elettorale (come in Calabria).


Emilia Romagna
(dopo che ci è stato vietata con un provvedimento prefettizio la raccolta di firme nel centro di Bologna e che nell'ultimo periodo alcuni compagni di Forlì hanno subito una condanna penale a causa di un volantinaggio non autorizzato)
LUNEDI' 1 MARZO
ORE 12.00

PRESIDIO DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
IN PIAZZA DEI TRIBUNALI A BOLOGNA
PER PROTESTARE CONTRO LA LEGGE ELETTORALE REGIONALE

Il Partito Comunista dei Lavoratori terrà lunedì 1 marzo un presidio fuori dalla Corte d'appello di Bologna – piazza dei tribunali - per protestare contro l'attuale legge elettorale regionale,che a causa del numero elevatissimo di firme richiesto, ha impedito la presentazione del PCL alla prossima consultazione per il presidente dell'Emilia-Romagna ed il consiglio regionale.

Il Pcl alle scorse elezioni europee ha ottenuto sul territorio dell'Emilia-Romagna un risultato superiore alle 1% con circa 26mila voti, ma oggi una normativa del 1968, mai applicata seriamente da nessuno, impedisce la presenza sulla scheda elettorale dell'unico partito di sinistra non vassallo del PD.

Il Pcl dell'Emilia-Romagna ha raccolto nei mesi scorsi circa 6.000 firme, che, paradossalmente, se si fosse trattato dell'elezione della Camera dei deputati – circoscrizione Emilia-Romagna – sarebbero state più che sufficienti.

Lunedì 1 marzo protesteremo, quindi, contro quest'ennesima vergogna antidemocratica.
Calabria
(dove abbiamo presentato tutte le firme ma un'incomprensibile decisione del tribunale ha respinto le liste per un problema burocratico ancora non chiarito)


CLAMOROSO ABUSO CONTRO LE LISTE DEL PCL IN CALABRIA. DENUNCEREMO LOIERO. (1 Marzo 2010)

A differenza della PDL del Lazio, accusata di aver violato la legge, il PCL della Calabria è accusato di averla applicata. E’ incredibile, ma è proprio così. In Calabria il Partito comunista dei lavoratori è stato escluso dalle elezioni regionali perché ha pienamente rispettato la nuova legge elettorale regionale e le prescrizioni formali della Giunta Loiero per la sua applicazione: legge e prescrizioni che abolivano esplicitamente la raccolta separata delle firme sulla candidatura a Presidente della Regione, prevedendo la raccolta sulle sole liste provinciali collegate a tale candidatura. Chiedo alla stampa e a tutti gli strumenti di informazione una doverosa attenzione su questo abuso tanto paradossale quanto inaccettabile. Sarebbe davvero clamoroso se chi ha violato la legge venisse “sanato”, mentre chi la ha applicata venisse punito. In ogni caso deve essere chiaro che il PCL, nazionale e locale, non subirà senza reagire una simile provocazione. Se si confermerà che l’applicazione della nuova legge Loiero è la causa della nostra esclusione, denunceremo Agazio Loiero in sede giudiziaria, penale e civile, per turbativa della campagna elettorale e chiederemo i danni.

Lazio

(dove, per un pugno di firme su parecchie migliaia che ne erano richieste, è sfumata la nostra candidatura. Intanto però stanno studiando il modo per ammettere la Polverini pur non avendo, di fatto, presentato la lista nei termini previsti.)


Non ci resta altro che denunciare pubblicamente le evidenti disparit e imparzialit della legge elettorale regionale vigente. Nella provincia di Rieti (circa 150 mila abitanti e due candidati al Consiglio Regionale) debbono essere raccolte le stesse mille firme che si raccolgono nelle provincie di Frosinone e Latina (circa mezzo milione di abitanti e cinque candidati al Consiglio Regionale).

Questa barriera, normalmente, la debbono superare soltanto i partiti che non sono presenti nel Consiglio Regionale; gli altri, puntualmente ad ogni elezione, si concedono l'esenzione dall'onere della raccolta firme. Le dimissioni repentine di Marrazzo hanno determinato, questa volta, l'impossibilit di promulgare la leggina di esenzione, perch il Consiglio funzionava soltanto per ordinaria amministrazione. Quindi, alla fine, gli stessi partiti presenti in Consiglio si sono condannati alla raccolta firme, a pochi giorni dalla scadenza della presentazione delle liste.

Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) ci ha provato ma, con i propri deboli mezzi, non ci riuscito.

Ben venga la protesta nonviolenta di Emma Bonino; a patto che arrivi fino in fondo, ci : l'annullamento delle elezioni che si celebreranno con questa legge, oppure la modifica delle norme per la presentazione delle liste (con il prolungamento dei termini di scadenza).

noto a tutti, almeno gli addetti ai lavori, che i piccoli partiti di estrema destra sono stati sempre foraggiati delle firme necessarie per la presentazione della lista dai grandi partiti di centrosinistra e viceversa (su questa scheda elettorale Forza Nuova di Fiore e Fiamma Tricolore di Romagnoli).

La stessa consuetudine vale per le piccole liste di fiancheggiatori (tipo Sgarbi o Pionati), senza parlare delle liste dei candidati presidenti (Bonino e Polverini), oppure di altri piccoli partiti.

Evidentemente esistono serbati occulti di firme ai quali le organizzazioni dei grandi partiti hanno la possibilit di attingere.

Siamo di fronte ad una grande truffa elettorale, gestita consapevolmente dai due blocchi politici attualmente esistenti. Ne fanno le spese i piccoli partiti che saranno, sempre pi, esclusi dalla proposta politica. Ma sono colpiti, molto di pi, gli elettori ingenui che credono, ancora, nelle elezioni come espressione massima della democrazia.

Noi non voteremo, per non sottostare al ricatto di questa truffa legalizzata!