29/09/09

Chi si fa il "mazzo" e chi...


Renzo Bossi: incarico da 12.000 euro al mese

La lega, si sa, è sempre stata contraria all'odioso nepotismo di "Roma Ladrona" ed assolutamente estranea al clientelismo tipico della cara e vecchia Dc.
Il partito del Carroccio, anche questo è risaputo, ha sempre fatto della coerenza la sua più gran virtù e, difatti, Calderoli si è subito precipitato a far la pace con la Chiesa; ribadendo le sue radici cristiane (il fatto che si fosse sposato con un paganissimo "rito celtico" è un trascurabile dettaglio).

Umberto Bossi, da sempre un convinto anti-meridionalista, si è sposato invece una siciliana e, sempre lo stesso Senatùr, promotore dell'inferiorità culturale dei terroni, ha visto il figliolo Renzo bocciato per ben tre volte all'esame di maturità.

Il monumento alla coerenza della predica, però, i bravi Leghisti lo hanno eretto solo qualche giorno fa; nominando proprio il piccolo e neo-diplomato Renzo Bossi membro di un "osservatorio" dell'Expo di Milano (che i più maliziosi considerano creato ad hoc per far guadagnare qualche soldino a "Bossino"). Non solo: il Senatùr ha pensato proprio a tutto e, per sistemare al meglio il suo ram(pollo), ha fatto in modo che, l'altro campione leghista di ottime prediche e pessimi razzolamenti -Francesco Speroni-, nominasse suo portaborse in Europa indovinate chi? Ma è semplice: Renzo Bossi.

Lo stipendio mensile di questo diplomato che è già "Team Manager" della Nazionale Padana sarà di "soli" 12.000 euro. Ma non scandalizzatevi, signori: non prendetevala se voi, poveri plurilaureati 30enni, dovete vivere con 1000 euro al mese e, questa "trota" (così lo definisce affettuosamente il papà) guadagnerà 12 volte di più. Del resto, chi parla di plateale ed intollerabile caso di nepotismo, non conosce il fulgido curriculum del preparatissimo Renzo Bossi. Lo riassiumiamo di seguito per buona pace dei lettori:
-Bocciato tre volte all'esame di stato
-Team manager della Nazionale Padana
-Inventore e promotore del gioco "Rimbalza il clandestino"

Insomma: 12.000 euro netti mensili strameritati.

28/09/09

La sinistra si mobilita e riparte dalle fabbriche


Articolo pubblicato sul quotidiano "Corriere Adriatico" del 28/09/2009


Fabriano “L’unità delle lotte passa per dei punti programmatici comuni, non per opportunistiche fusioni politiche o alleanze a scopo puramente elettorale”. Lo sottolinea a chiare lettere il Partito comunista dei lavoratori della zona montana con una lettera aperta a Rifondazione comunista, ai Comunisti italiani, a Sinistra Critica, al centro sociale autogestito “Luigi Fabbri”, al circolo libertario “Attilio Franca” e ai lavoratori interessati.

“L’unità della sinistra anticapitalista - spiegano gli esponenti del Pcl - passa per la promozione di punti programmatici comuni volti al cambiamento strutturale della società. Sono tre i nostri obiettivi principali: la costruzione di un movimento autonomo dai poteri locali che comprenda lavoratori, studenti e migranti; la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano e la reale riconversione economica e industriale delle produzioni; la salvaguardia del nostro territorio e del suo enorme patrimonio ambientale”.

Per il Pcl, che auspica l’organizzazione di un autunno caldo nel Fabrianese, “è assolutamente necessario costruire un movimento che sappia tornare nelle fabbriche, nelle scuole e nelle strade attraverso delle iniziative concrete di controinformazione e di lotta”. C’è fervore, dunque, a sinistra. Un fervore favorito indubbiamente da una fase molto delicata sul piano economico e sociale. E’ in questo quadro che si inserisce, fra l’altro, l’incontro con Giorgio Cremaschi (Fiom nazionale) in programma oggi, alle 18, presso il centro sociale autogestito “Luigi Fabbri”, a Ca’ Maiano. Dopo l’intervento di Cremaschi, esponente della Rete 28 Aprile, seguirà un dibattito con studenti e lavoratori. Per ulteriori informazioni, rivolgersi a collettivofabriano@libero.it.

Lo stalinismo duro a morire di Burgio e del PRC

Il 5 settembre 2009, sulle pagine di Liberazione (quotidiano ufficiale del PRC), è uscito un articolo del "compagno" Burgio dal titolo "Ribbetromp-Molotov, le colpe dell'Europa".

IL testo di Burgio evidenzia da un lato il forte ascendete stalin-togliattiano dell'autore e dall'altro una carenza di ricerca storica che per un comunista (nel 2009) dovrebbe essere d'obbligo.
É opportuno, inoltre, fare luce sulle errate interpretazioni e omissioni presenti nel testo del compagno Burgio. Sarebbe più logico, ne sono convinto, provare a dare una più ampia lettura del patto Stalin — Hitler, più approfondita. Cercando di non celare alcuni avvenimenti storci che potrebbero aiutare i compagni o i semplici lettori ad avere un interpretazione più complessiva e forse più chiara di questo avvenimento.

PROVIAMO AD ANALIZZARE ALCUNI ASPETTI

La Pravda il 24 agosto del 1939 (il giorno dopo aver stipulato il famigerato patto "Ribbentrop — Molotov") si affretta a definire il Patto uno "strumento di pace" e "un atto pacifico" che sicuramente contribuirà "a distendere il clima di tensione nell'attuale congiuntura internazionale"…

IL patto nazi-staliniano prevede secondo il protocollo segreto: A) Che la frontiera nord della Lituania costituisce la linea di demarcazione, che separi le zone di influenza della Germania nazista e della Russia Stalinista. B) Per la Polonia, invece, le sfere di interesse sono delimitate approssimativamente dai fiumi Narev, Vistola e San. C) Rimanda inoltre ad una soluzione successiva, presa di comune accordo tra Urss e Germani nazista, l'indipendenza della Polonia dopo la reciproca spartizione. D) Si concorda di mantenere il protocollo segreto.

Ora nel suo testo Burgio scrive:" Diversamente da quanto di vuol ribadire, il patto Ribbentrop — Molotov non comprendeva alcun accordo spartitorio a danno della Polonia, ma soltanto delimitazione di "aree di sicurezza" nei territori di confine…
Niente di più falso!

1) IL testo del protocollo segreto e i suoi contenuti sono riportati in numerosi libri, perfino Tasca, che non possiamo definire un trotskista ortodosso… ne cita l'esistenza nel testo "Due Anni" pag 38, Elleinstein in "Storia " pag20. Ma soprattutto perché il generale Rudenko, al processo di Norimberga (processo ai gerarchi nazisti), come accusatore si rifiuterà in aula di far leggere il testo dell'accordo? Forse è lecito, dunque, domandarsi che vi sia stato un tacito accordo per la spartizione della Polonia e non solo? Si veda a tal riguardo, anchem A. Degli Occhi. "IL Processo di Norimberga" pag 208.

Sin da subito nelle sue prime righe l'impostazione, o meglio la difesa d'ufficio, del compagno Burgio sul patto Ribbentrop — Molotov si fonda su un aspetto profondamente sbagliato quello della non presunta spartizione della Polonia .

Cambiano i tempi, ma il metodo è lo stesso… Magari Burgio domani scriverà che i processi di Mosca in cui i rivoluzionari come Zinoviev, Bucharin, Kamenev erano fondati su reali prove di colpevolezza? (SIC!) Oppure che Trotskij era un agente dell'imperialismo o del nazismo (la Pravda ha cambiato nel corso della storia le accuse di spionaggio, a seconda delle sue alleanze, a Trotskij. Infatti Trotskij sino al 39 era stato una spia nazista dopo il patto tra Germania e Urss diverrà una spia imperialista)? Ancora che il "testamento di Lenin" (ove Lenin demolisce Stalin) è un invenzione dei revisionisti? Ecc…

Tornando al Patto e ai fatti alcune perplessità, accettando anche ipoteticamente la struttura del testo di Burgio (scelta tattica e grandezza di Stalin), rimarrebbero comunque da fare alcune osservazioni, non tutto può essere cancellato come le foto del regime stalinista…

1) Perché, ammesso e concesso come scrive Burgio il " patto si rese indispensabile per prevenire l'attacco nazista all'URSS", Stalin ha consegnato a Hitler centinaia di comunisti e antifascisti tedeschi?

Burgio probabilmente scriverà, permettetemi una sobria illazione, che è stata una scelta tattica… Ma chissà perché questa ennesima difesa d'ufficio non mi convincerebbe…

Ernest Fischer per esempio, in epoca staliniana, ha dichiarato: Quel che non ho mai capito è perché al patto seguirono gesti atroci. Come la consegna dei comunisti ai tedeschi. Questa citazione per dovere di cronoca è di Rossana Rossanda, IL Manifesto del 4 agosto 1972, (difficilmente definibile trotskista) in:"Una conversazione con E. Fisher sul suo itinenario intellettuale e politico".
Tra i prigionieri consegnati a Hitler troviamo H. Kiepenberg un tempo responsabile dell'organizzazione militare del pc tedesco, F. Korichener tra in fondatori del partito comunista tedesco, Pfieffer ex segrtario del partito a Berlino, A. Weissberg dirigente comunista e la moglie di H. Neumman anch'esso dirigente.
Così descrive M. Buber-Neumman, sopravvissuta ai lager nazisti: "IL 3 febbraio gungemmo alla frontiera della Polonia occupata dai russi e dai tedeschi, a Brest Litovsk. Un ufficiale dell'NKVD (servizi segreti stalinisti), insieme a un gruppo di soldati ci condussero al ponte ferroviario. Uomini nella divisa tedesca dell’ SS e del NKVD si salutarono cortesemente: l'ufficiale russo lesse i nostri nomi e ci ordinò di attraversare il ponte.1
Ai nazisti vengono consegnati anche un folto gruppo di ebrei e antifascisti sfuggiti in Urss e alle persecuzioni naziste. Tra loro vi sono i nomi della vedeva del poeta E. Mushan e il compositore H. David 2.

Per parafrasare Burgio " … troppo appetitosa la notizia di un intesa tra comunisti e nazisti", come dargli torto!

2) Perché, sempre ammesso e concesso come scrive Burgio il " patto si rese indispensabile per prevenire l'attacco nazista all'URSS", vi è stata una collaborazione militare tra le due potenze?
La collaborazione militare tra Hitler e il "cuoco piccante" Stalin e molto avanzata anche durante la guerra russo-finlandese. Stalin, siamo nel 9 dicembre del 39, implora l'aiuto alla Germania nazista, Hitler si affretta ad accontentare Stalin. Infatti Hitler da il suo assenso per rifornire i sommergibili russi, che bloccano il golfo di Botnia, alle navi tedesche con carburante tedesco3 (Fabry pag 264).
Ancora. A Murmansk vengo riforniti, da i lacchè di Stalin, di viveri e carburante gli incrociatori tedeschi che conducono operazioni contro le forze alleate inglesi. IL governo nazista e l'ammiraglio tedesco Rader esprimono per questo la loro immensa gratitudine 4 (nsr pag 185).
Si può dunque pensare che questo "patto" non fu solamente una scelta tattica, bensì il preciso disegno di due potenze di spartirsi il bottino.
Come dire proletari di tutto il mondo dividetevi!

3) Perché, sempre ammesso e concesso come scrive Burgio " fu lo "scellerato" patto di Ribbentrop e Molotov a permettere all'Unione sovietica di dotarsi di una potenza militare", in pochi giorni la "potenza militare" l'esercito, l'aviazione sovietica furono polverizzati dall'aggressione nazista?
IL 22 giugno a mezzogiorno, poco dopo l'invasione nazionalsocialista, le truppe tedesche avevano già distrutto 1200 aerei sovietici, dopo 48 ore il numero era salito a 2000 e l'aviazione sovietica, al confine occidentale, era pressoché nulla. Nel giro di tre settimane l'esercito tedesco avanzò per 500 chilometri e distrusse quasi 30 divisioni russe, mentre più di 70 avevano perso la metà degli effettivi.
Quindi sarebbe perlomeno onesto domandarsi che cosa sia servito all'Urss la logica del "prender tempo", se al momento dell'attacco la burocrazia sovietica si è fatta cogliere completamente impreparata? Ma allora quale era la vera funzione del patto se al momento dell'aggressione nazista — e nonostante le numerose segnalazioni pervenuta a Mosca — Hitler ha potuto con estrema facilita invadere il territorio sovietico?
La storia è altra rispetto a quella descritta dal compagno Burgio. Tutto si fonda, questa è l'unica verità, sulla paura di Stalin per la Germania, come tutte le sue scelte politiche anche questa fu dettata dalla difesa dei sui privilegi, della burocrazia stalinista piuttosto che al raggiungimento del socialismo internazionale.

4) Perché, sempre ammesso e concesso come scrive Burgio il " patto si rese indispensabile per prevenire l'attacco nazista all'URSS", Stalin ha data il via nella Russia sovietica e comunista all'esaltazione culturale della Germania nazista?
IL film, stupendo, di Ejzenstein " Aleksandr Neviskij" che esalta la vittoria dei russi sui teutonici barbari germanici scompare dalla circolazione? Perché al medesimo regista gli viene imposto di rappresentare per l'amore della Germania nazista le "Walkirie" di Wagner? Perché Berija, scrive Medvedev, ordina agli imprigionatori dei campi gulag di non chiamare più fascista i prigionieri tedeschi? Perché la Pravda pubblica, in modo regolare, i discorsi di Hitler come per esempio quello del 2 settembre all'indomani dell'invasione della Polonia?
É possibile pensare che più a una scelta tattica Stalin pensasse a una duratura alleanza politica con la Germania in barba ai comunisti di tutto il mondo?
Non so per Burgio, ma sarebbe arduo pensare diversamente…

Si pensa, e Burgio fa così, che la scelta di Stalin, di allearsi con Hitler, sia stata dettata dal rifiuto di una alleanza da parte delle potenze occidentali. Questo è un’ipotesi azzardata. Nel 39, per esempio, le potenze occidentali non hanno dichiarato guerra alla Russia seppur essa abbia partecipato alla spartizione della Polonia con la Germania. Questo si trattava di un tangibile segnale di apertura, da parte delle "democrazie" occidentali, verso Stalin. Non si capirebbe nemmeno perché le potenze occidentali, se avessero avuto come obbiettivo la disintegrazione dell'Urss, si affrettassero ad allearsi con l'Urss e non attesero che i tedeschi piegassero Stalin.

Insomma il patto che ne dica la falsa storiografia stalinista si è trattato di una vera e propria spartizione di territori e materie prime. Fu stipulato al fine si saziare le mire espansionistiche delle due nazioni a spese del popolo polacco, degli stati baltici e balcanici.

Scritto questo e lungi da me, e dal movimento trotskista, equiparare Stalin a Hitelr. Non l'ho abbiamo mai fatto anche quando lo sterminio del trotskista era lo sport preferito dei sicofanti comunisti di Stalin, perché sappiamo quanto importante sia la difesa di uno stato operaio, seppur degenerato, di fronte alle aggressioni naziste e/o imperialisti. Di quanto le conquiste di una economia pianificata nate dalle rivoluzione siano fondamentali. Ma questo non deve oscurare, sembra che continui a farlo almeno per alcuni, le responsabilità di un sistema-quello sovietico — atto a difendere unicamente i suoi interessi di casta invece che quelli del socialismo internazionale.

Per concludere non trovo citazione migliore che quella di S. De Beauver5: " IL patto dava ragione ai trotskisti… La Russia era diventata una potenza imperialista, chiusa come le altre nei suoi interessi egoistici. Del proletariato europeo Stalin s'en foutait…

Eugenio Gemmo D.N. PCL


1 M. Buber-Neumman " Cinquecento vittime del nazi stalinismo"
2 R. Conquest " IL grande terrore"
3 Fabry " IL Patto Hitler — Stalin"
4 NSR Nazi Soviet Relation (archivi della Wilhmestrasse)
5 S. de Beauver "La Force de l'âge,

26/09/09

Lettera aperta del PCL alla sinistra fabrianese

Lettera aperta ai partiti, ai collettivi, ai sindacati, ai movimenti di lotta del Fabrianese

Al Partito della Rifondazione Comunista – Al Partito dei Comunisti Italiani – A Sinistra Critica – Al Centro Sociale Luigi Fabbri - Circolo Libertario Attilio Franca – a tutti i lavoratori interessati

L’unità nelle lotte passa per dei punti programmatici comuni

Non opportunistiche fusioni politiche o alleanze a scopo puramente elettorale: l’unità della sinistra anticapitalista passa per la promozione di punti programmatici comuni volti al cambiamento strutturale della società.

Questo è l’obbiettivo del Partito Comunista dei Lavoratori e questa è la sfida da portare a Fabriano, capoluogo economico delle Marche in piena crisi:

§ costruzione di un movimento autonomo (dai poteri locali) che comprenda lavoratori, studenti, migranti

§ nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano e reale riconversione economica ed industriale delle produzioni

§ salvaguardia del nostro territorio e del suo enorme patrimonio ambientale

Invitiamo tutti i singoli e le forze che si schierano senza ambiguità dalla parte dei lavoratori marchigiani e contro il loro padronato a partecipare ad un tavolo di discussione per rilanciare a Fabriano la conflittualità sociale che oggi, nonostante la crisi senza precedenti, tristemente langue nella nostra regione. A partire dalle proposte generali sopraelencate dobbiamo costruire un movimento che sappia tornare nelle fabbriche, nelle scuole e nelle strade attraverso iniziative concrete di controinformazione e di lotta.

Prepariamo insieme un bell’autunno caldo a chi ha sfruttato, defraudato e tradito il nostro territorio e la sua gente.

23/09/09

Pagine fabrianesi. "La Settimana Rossa del 1914"


1914:Il quadro economico e sociale

Il 1914 inizia con la scoperta, nei conti dello Stato, di un enorme e preoccupante debito pubblico. A farne le spese, come sempre, sono le classi più deboli del paese: così vengono introdotte tasse straordinarie dal Governo per risanare le casse statali, devastate principalmente dalla guerra in Libia (1911-1912) e dalla ricostruzione del dopo terremoto di Messina (1908). Nel contempo si prospetta in Italia la paura di un conflitto europeo, voluto dal mondo capitalistico e dai poteri forti, che vedono l’entrata in guerra dell’Italia come un opportunità verso nuovi sbocchi economici. L’anno seguente infatti, il 23 maggio 1915, l’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria, voterà i “crediti di guerra”, sosterrà il macello imperialistico della Prima Guerra Mondiale, voluta dai governi borghesi impegnati a far scannare i lavoratori dei diversi paesi tra di loro.

"La settimana rossa" ad Ancona

In tutta Italia si intensificano gli sforzi per determinare nel proletariato una solida coscienza pacifista. Tra il 7 e il 14 giugno 1914, durante la cosiddetta “settimana rossa” ad Ancona, in una manifestazione, si verificano violenti scontri tra dimostranti e carabinieri, con un bilancio di tre morti e quindici feriti. Il giorno dopo in tutto il paese viene proclamato lo sciopero generale.

"La settimana rossa" a Fabriano

Fabriano non fece eccezione. Durante la “settimana rossa” le mobilitazioni videro protagonisti il movimento operaio, con i lavoratori delle Cartiere Miliani, quindi i sindacati, i partiti della sinistra, gli anarchici e le cooperative. Gli eventi furono raccontati dai tre periodici locali allora esistenti a Fabriano: “Il Popolare”, giornale dello schieramento di sinistra e delle masse operaie; “In Campo”, per iniziativa di un gruppo di socialisti e di radicali; “L’Azione”, giornale cattolico (ancora esistente). Le voci sull’eccidio dei moti di Ancona giunsero a Fabriano l’8 giugno. I lavoratori delle Miliani abbandonarono il lavoro seguiti dalle maestranze delle altre fabbriche; i negozi, le botteghe e le rivendite si fermarono. Il socialista Benanni parlò dal balcone del palazzo comunale, raccomandando la calma ma invitando i dimostranti a mantenersi compatti. In molte abitazioni private e sedi di partito si videro sventolare le bandiere rosse, e le forze di sinistra costituirono un comitato cittadino preparando un manifesto nel quale si denunciava “lo scempio di vite umane fatto in Ancona”.

La città in mano ai lavoratori

Alcune squadre di lavoratori ottennero senza intralci dai direttori delle scuole medie e superiori di licenziare gli alunni e di far cessare ogni tipo di attività in segno di solidarietà. Fabriano veniva sostanzialmente controllata dai rivoltosi e la Forza Pubblica rimase asserragliata all’interno degli edifici comunali e governativi. La bandiara rossa venne issata sul campanile del Municipio, e vennero sospese tutte le cerimonie religiose. Fu imposto a molti proprietari di consegnare il denaro alla popolazione. Un gruppo di manifestanti si disposero sui binari della stazione obbligando i macchinisti a fermare i treni e facendosi assicurare che nessun’altro sarebbe ripartito.

Il grande corteo e la violenta repressione

Dalla stazione (piazza Vittorio Emanuele) partì un corteo fino al centro della città, in cui si terrà un comizio nel corso del quale cominciarono le prime contestazioni e scontri con i Carabinieri, che si conclusero con le mediazioni di alcuni, tra i quali Luigi Fabbri, anarchico fabrianese. La stessa sera i dimostranti tornarono in stazione per assicurarsi che il traffico ferroviario fosse sospeso ed esortare gli impiegati a spegnere le luci e chiudere le porte. Vista la non collaborazione di quest’ultimi, la folla devastò gli uffici e frantumò gli impianti telegrafici e telefonici. Il giorno seguente giunsero in città 150 Bersaglieri comandati dal capitano Bosio, insieme a quattro Carabinieri e dal brigadiere Gaetano Guercio, per presidiare la stazione. Il brigadiere Guercio, insofferente della situazione, avanzò incontro ai dimostranti, ma venne disarmato e trascinato verso il piazzale. Durante la colluttazione un carabiniere (Besso), aprì il fuoco animato dagli altri tre militari, e provocò lo sbandamento generale: venne ucciso sul colpo il sedicenne Nicolò Riccioni e gravemente ferito il dodicenne Settimio Frigio. Il giorno dopo, in una Fabriano in lutto per il ragazzo assassinato, arrivano una compagnia di Granatieri e uno squadrone di Lancieri.

La persecuzione di Comunisti e Anarchici

Le indagini per l’assassinio del giovane Riccioni vennero condotte con frettolosa approssimazione, arrestarono proprio coloro che si erano prodigati per controllare l’evolversi della situazione nei limiti della legalità. Molti esponenti socialisti, anarchici, repubblicani furono arrestati o costretti a fuggire, tra questi Benneni e Luigi Fabbri. Ricordiamo che i cattolici non aderirono allo sciopero della settimana rossa. Anzi: “L’Azione” fu molto critica verso i “sovversivi”, rei di aver arrecato “danni di ogni sorta”, di essere “speculatori del sangue proletario”, di costringere "il popolo a pagare per tutti i disastri causati alla nazione in nome della manìa distruttrice della rivoluzione". Gli articolisti cattolici, non accennarono neanche alla morte del giovane Riccioni.

La pacificazione sociale

La borghesia riprese il potere con la “Lista Clericale”, come la definì il giornale “In Campo”, ed alle amministrative del 27 luglio 1914, riuscì a far eleggere 24 consiglieri comunali su 36. Purtroppo per i proletari fabrianesi, liberali e cattolici ebbero buon gioco nell’evocare la tanto sospirata pacificazione sociale. La sinistra perse quindi le elezioni: non seppe fronteggiare la potente alleanza tra cattolici e liberali, ma responsabili furono anche i sindacalisti socialisti della Cgil, che presero le distanze dalle mobilitazioni ordinando ai propri lavoratori di tornare al lavoro.

Una lezione che attraversa la Storia

Ricordare in questo sprazzo di articolo quei lavoratori, che stettero lì, cantando l’Internazionale sotto la bandiera rossa, rischiando la vita in solidariretà di altri lavoratori, forse aiuterà i nuovi lavoratori di oggi a svegliare le loro coscienze. Nessuno ci regalerà mai niente e se non mantieniamo le nostre conquiste, le nostre rivendicazioni e, ben in mente, la strada da seguire, rischiamo di perdere anche quel poco che abbiamo.

Youri Venturelli
Nucleo Montano
Partito Comunista Lavoratori Ancona

P.S. Si ringrazia Stefano Gatti (detto il Vonte) per le ricerche storiografiche a cui si ispira questo articolo. info: www.libertarifabriano.blogspot.com

L'unica risposta alla crisi: la lotta!

FABRIANO LUNEDI' 28 SETTEMBRE ORE 18

Dall’esperienza dell’Innse a Milano passando per le proteste dei precari della scuola e dello spettacolo, per un autunno di lotte generalizzate.
Ne parleremo con: Giorgio Cremaschi [Rete 28 Aprile] Segreteria Nazionale FIOM.
A seguire interventi di studenti e lavoratori

PRESSO IL C.S.A. FABBRI LOC. CA'MAIANO - FABRIANO
Per info: collettivofabriano@libero.it

18/09/09

Via le truppe dall'Afganistan


Berlusconi ed il Ministro La Russa si risparmino l'ennesima finzione retorica del "dolore". La morte dei militari italiani in Afghanistan -e la tragedia autentica delle loro famiglie- ricade interamente sulle responsabilità politiche e morali del Governo; e più in generale sulle responsabilità di tutte le forze politiche di centro destra e centro sinistra che per quasi 10 anni hanno sostenuto e finanziato una guerra coloniale di occupazione: una guerra a difesa di un regime corrotto, basato sulle frodi, sorretto da criminali di guerra( Dostum) promotore persino del diritto allo stupro contro le donne. Il Partito Comunista dei Lavoratori, unico partito della sinistra italiana ad essersi sempre battuto coerentemente contro tutte la missioni di guerra, rivendica più che mai il ritiro immediato e incondizionato delle truppe italiane dall'Afghanistan. Noi non partecipiamo all'ipocrisia dell'unità nazionale tricolore attorno ad un governo di guerra e alla sua missione. Chiediamo invece a tutte le sinistre italiane di promuovere immediatamente una mobilitazione nazionale contro tutte le missioni di guerra, con manifestazione a Roma sotto i palazzi del governo.


Partito Comunista dei Lavoratori

Appello alle sinistre: mantenere la manifestazione del 19 Settembre. Non subordinarsi al PD.

17/9/2009
La revoca della manifestazione prevista per il 19 Settembre è profondamente negativa e rivelatrice. La morte dei militari italiani in Afghanistan avrebbe dovuto aggiungere una ragione in più alla manifestazione, saldando le ragioni democratiche dell'opposizione a Berlusconi con la denuncia di una missione coloniale e di guerra che proprio il suo governo vuole ulteriormente rafforzare: una missione e un governo che sono i veri responsabili politici e morali dell'accaduto. Viceversa, la revoca della manifestazione, voluta dagli ambienti liberali del PD, ha di fatto un solo significato: ribadire l'unità nazionale a sostegno di una guerra appoggiata e finanziata per quasi 10 anni dalle stesse forze di centrosinistra; e addirittura sacrificare all'unità nazionale militare la stessa battaglia democratica contro Berlusconi: col risultato di fargli un grande e insperato regalo. E' l'ennesima riprova che il liberalismo borghese è del tutto incapace di condurre, con coerenza, la stessa battaglia democratica. Per questo chiediamo a tutte le sinsitre un atto forte di autonomia dal PD: confermando unilateralmente la manifestazione del 19 Settembre, e trasformandola anche nel primo appuntamento di lotta per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan.
Partito Comunista dei Lavoratori

17/09/09

La loro crisi ed i nostri 400 euro al mese!


Vogliamo ricordare ai lavoratori che la crisi non è terminata, ma che anzi ricadrà sopra la classe operaia come un macigno, finché non avrà ripagato, col suo sacrificio, fino all’ultimo spicciolo sperperato dai padroni.
Che il sistema non sta cambiando, ma è il sistema che se non verrà rovesciato cambierà noi.
Che non si può rimanere passivi in attesa per vedere ciò che sarà: il futuro dei nostri figli è nelle nostre mani oggi.
Che non esiste il “Fato” come qualcuno sostiene, ma esiste un sistema “Finanziario e Capitalistico” che tende ad assorbire dentro di se la classe operaia che viene poi usata come locomotiva per sviluppare i loro interessi o per pagare le loro perdite.
Anche se Ponzio Pilato è morto duemila anni fa noi continuiamo a lavarcene le mani.


Vogliamo ricordare inoltre che è stato cambiato il primo articolo della costituzione: a Fabriano la Repubblica non è più fondata sul lavoro, ma sulla paura, sull’incertezza, sull’indifferenza, sull’opportunismo. Sulla mancanza di rispetto verso i lavoratori e sulla sparizione della “dignità”, senza più un minimo di decenza. Tutti sanno, ma tutto rimane velato e nascosto. Vogliamo denunciare la mancanza di rispetto, la scarsità di idee, la carenza di fatti e la totale omissione delle promesse elettorali dei politici tutti, verso questa degenerazione del lavoro che tutti millantano di poter salvare con ricette di ottimismo, di pazienza e di sussidi. Stop…non si riesce ad andare oltre. Indugiate a star lì, seduti e tranquilli in poltrona, vociferando ai quattro venti aprendo la bocca e dando fiato alle corde vocali. Il popolo non vi ascolta più, li avete resi tutti uguali, li avete schiacciati tutti nella stessa pressa, nella stessa informazione. Consapevoli della loro cecità, consapevoli che continueranno a darvi il voto. L’ignoranza paga.

Dopo avervi rassicurati che nessuno porterà via la vostra poltrona, vorremmo far presente a tutti che lo sfruttamento del lavoro nel fabrianese stà aumentando in maniera incalzante. La mancanza di controlli nelle piccole imprese, sia a livello della tanto osannata sicurezza che di sfruttamento del lavoro umano, sta portando lentamente alla degenerazione e all’annullamento della classe operaia stessa. Denunciamo l’opportunità colta al volo da questi piccoli imprenditori di licenziare e mettere in mobilità lavoratori che, in tempo di crisi, risultano essere ingombranti per i più svariati motivi (ma per lo più si parla sempre e solo di euro). I lavoratori restanti dovranno così lavorare molto più assiduamente, sobbarcandosi anche il lavoro di quelli presi a calci in culo da questa ripugnante speculazione.


Una crisi che, se può essere maledetta per la maggior parte dei lavoratori, può essere sicuramente una manna dal cielo per altri personaggi e molti imprenditori ne stanno cogliendo i frutti mai sperati in precedenza. Molti sono i lavoratori alla mercé di questi ultimi, che per pura necessità sono costretti a vendere la loro dignità per riuscire a sbarcare il lunario. Vengono ricattati dicendo loro in modo molto intelligente e presentato come un’occasione da cogliere: “ Se sei in Mobilità o in Cassa Integrazione, puoi lavorare per me a 300 al massimo 400 euro al mese. 700 euro di cassa più le 300, ecco che arrivi a mille. Meglio di così! Naturalmente in nero!”.

Si dice in giro che si sta facendo di tutto, ma per cosa, per chi? Soltanto la costruzione di “Comitati di lotta dei Lavoratori”, che possano scambiarsi informazioni e unificare le battaglie, proteggendo il lavoro a prescindere dal luogo specifico, muovendosi dove ce ne sia bisogno, potrà ridare dignità a questo territorio e a tutto il Paese.


Youri Venturelli
(Partito Comunista Lavoratori
Nucleo montano - sez.Ancona)

13/09/09

Manifestazione del 19/9/09: la partecipazione del PCL

Roma, 8 set. 09 (Adnkronos)
Il Partito comunista dei lavoratori parteciperà alla manifestazione nazionale del 19 settembre a difesa delle libertà di informazione. Lo annuncia Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori, secondo il quale «l’attacco di Berlusconi ad ogni opposizione e critica, attraverso la clava dei propri strumenti mediatici, ha un solo scopo: consolidare il proprio potere per poi trattare eventualmente da una posizione di forza con avversari e alleati». «È la conferma delle tendenze bonapartiste del governo più reazionario che l’Italia abbia conosciuto dal 1960 -attacca- Ogni ulteriore rafforzamento di questo governo avrebbe ricadute tanto più negative per il movimento operaio e le lotte sociali, su cui non a caso Berlusconi pretende il silenzio». «Per questo il Pcl propone a tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento, l’obiettivo di fondo della cacciata del governo Berlusconi attraverso l’unificazione e radicalizzazione della mobilitazione operaia e popolare: l’unica forza d’urto potenzialmente capace di segnare una svolta vera, nell’interesse delle stesse ragioni democratiche; una forza che certo non può essere sacrificata nè agli accordi politici col Pd, nè alla concertazione sindacale con Confindustria», conclude.

Ecco i primi risultati dell'ultimo attacco alla Scuola Pubblica


Pubblichiamo di seguito un'incredibile notizia di cronaca anconetana che evidenzia come, anche nella nostra regione, le politiche scolastiche portate avanti negli ultimi anni da centrodestra e centrosinistra sortiscano i primi devastanti effetti. I tagli indiscriminati sulla didattica e la docenza, contestualmente con il colpevole aumento (e non diminuzione come vorrebbero farci credere) degli sprechi, stanno portando al collasso totale la scuola pubblica. L'unica risposta può venire da una nuova "ondata", che unisca però in maniera più solidale il movimento studentesco a quello dei docenti, dei precari, dei genitori, dei lavoratori in genere.


da il Resto del Carlino del 9/9/09


A dieci giorni dall'inizio delle lezioni viene soppressa una classe dell'IpsiaDiciassette studenti si sono ritrovati quindi con un'unica possibilità: iscriversi presso altri istituti di Osimo o Senigallia. Non ci stanno i genitori: ‘’E’ possibile essere avvisati così tardi e per telefono? Chi ci rimborserà i libri?"Ancona, 9 settembre 2009 - Immaginate di essere un ragazzo iscritto al quarto anno del corso per tecnici elettrici ad Ancona. Mancano dieci giorni e poi rivedrete i vosti compagni di scuola. Immaginate che una telefonata dalla scuola vi comunichi invece la soppressione della classe e la possibilità di iscriversi presso altri istituti di Osimo o Senigallia.E' quello che è successo a diciassette studenti iscritti presso l’Ipsia Calzecchi Onesti, accorpato nell’istituto Podesti. Le classi per tecnici elettrici di Osimo e Senigallia hanno già degli iscritti e possono accogliere rispettivamente solo 10 e 12 altri studenti. ‘’Perche’ a Osimo e Senigallia 17 iscritti sono stati ritenuti sufficienti a tenere in piedi i corsi - si chiedono i genitori - e ad Ancona no?’’.Il trasferimento ad altre scuole, spiegano, è "un disagio non indifferente per famiglie e ragazzi, che si trovano ad affrontare un nuovo ciclo con nuovi professori e nuovi compagni’’, per di più annunciato pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni, in un clima di grande incertezza. I genitori danno atto alla dirigenza degli istituti di essersi impegnati nel cercare una soluzione.Ma le proposte sono giudicate irricevibili: ‘’a Osimo hanno caldeggiato l’iscrizione al quarto anno per tecnici elettronici, che ha solo nove iscritti, dopo un piccolo esame. Ad Ancona l’unica possibilità era di iscriverli nuovamente al terzo anno, ma con un diverso indirizzo’’.‘’E’ possibile essere avvisati così tardi e per telefono? E chi ci rimborserà i libri di testo già comperati, che non vanno bene per le altre scuole? - si chiedono -. La rabbia è tanta, ci sentiamo presi in giro’’, anche perché nessuna delle famiglie è sinora riuscita ad avere un appuntamento con l’Ufficio scolastico provinciale. I genitori hanno fissato un incontro con l’assessore provinciale all’istruzione Maurizio Quercetti e sono pronti a scendere in piazza, partecipando al presidio di precari e sindacati all’Ufficio Scolastico Regionale del 14 settembre prossimo. Ma proprio in quella data, in alcuni istituti cominciano le lezioni.

Lottiamo contro loa Crisi nel Fabrianese

Sostegno di Sinistra Critica alle iniziative di lotta contro la crisi di tutto il distretto fabrianese.
La proposta di una ripresa della strategia di lotta e mobilitazione contro la drammatica crisi che investe l’intero distretto industriale fabrianese, compiuta dal consigliere comunale, compagno Rossi E., riceve il convinto sostegno di Sinistra Critica di Fabriano. Non si può però rilevare il grande ritardo rispetto alla necessità di aprire una vertenza territoriale che “ qualcuno”, non certamente il compagno Rossi, doveva iniziare almeno dieci anni fa. La riattivazione di un comitato cittadino per la difesa delle industrie nel comprensorio fabrianese, rappresenta il segnale di chi non intende: “ chinare il capo” ai soliti “ potentati” e ai suoi “ galoppini”, alcuni dei quali nascosti dietro la terminologia del “ comunismo”, hanno bloccato qualsiasi iniziativa di lotta. Infine, S.C sostiene la proposta del Partito Comunista dei Lavoratori, relativa alle nazionalizzazioni delle aziende in crisi.

Antonio Angeloni
(Sinistra Critica)

07/09/09

Bando d'interesse: gara go-kart

Di seguito pubblichiamo un volantino dei Lavoratori dell'Antonio Merloni
Fabriano 5/09/2009
Il bando d’interesse per l’acquisizione degli stabilimenti fabrianesi della Antonio Merloni è scaduto il 10 agosto.
Ad oggi non ci sono ancora notizie positive di fantomatici acquirenti, quindi tanti lavoratori sono ancora nello stato di confusione più totale, preoccupati per un futuro sempre più avvolto nella nebbia, ma ecco la novità della settimana, qualcosa di certo! Il piazzale che fino a poco tempo fa veniva usato per parcheggiare le auto prima di recarsi al lavoro, verrà usato per una manifestazione di GO-KART!
I lavoratori, pur valutando apprezzabile l’iniziativa promossa dall’associazione sportiva Emme Motorsport, che richiama l’attenzione degli amanti di questa disciplina e non solo, ritiene che lo svolgimento sarebbe dovuto avvenire in altro luogo, per rispetto dei tanti lavoratori che aspettano da ormai troppo tempo risposte certe sul proprio futuro. In certe circostanze usare un minimo di sensibilità è un obbligo morale, questa è sicuramente una di queste. Siamo certi di non essere i soli a pensarla così, si è persa l’occasione, come spesso accade di mettersi nei panni degli altri per capire se una scelta è giusta o sbagliata, per capire quali siano le emozioni di chi vive una realtà, come in questo caso dei lavoratori della Antonio Merloni. Se stessimo perdendo la nostra casa saremmo contenti se, ancora abitandola, qualcuno festeggiasse con tanto di musica da discoteca e cena per tutti, nel nostro giardino?
Meditate…
I lavoratori della Antonio Merloni

Sinistra!?, e Liberta!?


Sabato 5 settembre si è tenuto, presso l'Oratorio della Carità (ex biblioteca), la nuova costituente Sinistra e Libertà a Fabriano.

Un "nuovo" partito "a lungo progetto" come lo ha definito, in maniera involontariamente ironica, il segretario Nichi Vendola. Rimane oggettivamente il fatto che, se di nuovo si deve parlare, i vecchi se ne devono andare, in special modo quelli che hanno svenduto i loro ideali dentro o fuori i palazzi del potere. Come se ne dovrebbero andare tutti coloro che hanno fatto parte dell’amministrazione comunale della nostra città fino ad oggi: Fulgi, ormai diventato un cooperativ-man, Armezzani ecc.

Il loro programma è impostato principalmente sull’educazione alla socialità, alla cultura e alla formazione dei giovani. Propongono una nuova sinistra non subalterna ai valori e alle formule della destra. Ma come si può costruire una nuova sinistra con vecchi personaggi incalliti e compromessi ancora con le vecchie politiche e che hanno dimostrato più volte di saper tradire il loro elettorato senza passarne alcuna pena, ma cavandosela con delle semplici scuse? Com’è possibile far credere ai giovani che uomini invischiati a vecchi schemi possano creare “la vera sinistra”? Rappresentanti che avrebbero dovuto essere del popolo e che invece, a Fabriano come in tutto il paese, hanno portato allo sfascio la Sinistra italiana riducendola ai minimi termini.


Ci dispiace che coloro che si emozionano ancora ascoltando le vecchie canzoni di Guccini, che credono ci sia bisogno di una vera Sinistra, abbiano con forza ed orgoglio accettato questo sistema di compromessi ed alleanze non solo con chi li ha già traditi, ma addirittura con il PD.


A nostro modo di vedere, Sinistra e Libertà è un tentativo, incoraggiato e sostenuto dalla borghesia più intelligente, di convincere gli “ultimi liberi elettori della sinistra”, che l’ipotesi, il rovesciamento del capitale e quindi la precarietà salariale, è un fatto ineliminabile della società umana e che quindi si può lottare solo per migliorare tale situazione, ma non per eliminarla. Un progetto che mira, visto l'andamento ballerino di Rifondazione negli ultimi tempi, a creare una solida stampella a Sinistra per il PD e per il futuro, nuovo, disastroso Governo di Centrosinistra. Ma perchè non si verifichi tale nefasta ipotesi, che segnerebbe un ulteriore tradimento di milioni di lavoratori e i relativi delusione e sconforto che ne deriverebbero, bisogna smascherare prima il disegno politico di Vendola ed i suoi.


Partito Comunista dei Lavoratori

Nucleo Montano - Provincia di Ancona

05/09/09

Unificare le lotte

Fabriano 5/09/09

È più di un anno che i “datori di lavoro”, ricattano i lavoratori.

Ricatto di licenziamento per imporre salari più bassi, orari più pesanti e ritmi più elevati. E dopo avere abbassato i salari o aumentato gli orari, col pretesto di salvaguardare il lavoro, ci licenziano ugualmente.
Il padronato forza la marcia per la costituzione di un esercito di disoccupati in tutto il paese: ad oggi ci sono 8 milioni di lavoratori in Cig! I licenziamenti rimangono ancora per lo più silenziosi, invisibili, mascherati, ma frustranti e brutali nell’animo del singolo lavoratore che non riesce a far sentire la sua voce.

Il padronato ha dichiarato guerra aperta alla grande maggioranza della popolazione, e l’obbiettivo è chiaro: mantenere e persino accrescere i profitti. Il capitalista pensa che: per uscire da questa crisi bisogna ristrutturare vari settori dell’economia, concentrando il capitale allo scopo di riorganizzarsi con crescente aggressività sul mercato mondiale. Per far ciò si devono sacrificare sicuramente i perdenti e le imprese che vanno a fondo. Per questo, non basta eliminare la concorrenza, bisogna anche far sopportare il costo della crisi ai lavoratori e al resto della popolazione. Un obbiettivo che il padronato si pone coscientemente.
Le piccole-grandi lotte fatte questi ultimi mesi, dai lavoratori della INNSE a quelli del Cantiere Navale a Pesaro, dipendenti di una ditta subappaltatrice, hanno ottenuto importanti successi e un vasto sostegno dell’opinione popolare.
Domanda: se i sindacati, invece di mettere i loro freni avessero spinto senza il timore di essere scavalcati?
Dobbiamo trovare dei punti comuni e l’elemento che permetta di unificare le lotte e le resistenze in un solo potente movimento, che colpisca unito, pur marciando separato. Questo deve essere l’obbiettivo immediato. Una mobilitazione generale che bisogna preparare fin da adesso e che superi gli scontri locali, e gli interessi particolari, perché i lavoratori di fronte all’ondata di licenziamenti possano riportare autentiche vittorie.
Non c’è alcuna fatalità nella crisi e ancor meno nel fatto che sia la popolazione a farne le spese. Non c’è alcuna fatalità nell’accumulazione sfrontata della ricchezza per un’infima minoranza da un lato e la miseria dall’altro. Bisogna mettere in campo le proprie scelte politiche creando una questione di “rapporti di forza”. Industriali e banche, beneficiano dell’assistenza perpetua e finanziaria, da istituzioni e politica. Al loro servizio hanno uomini di stato che sanno trovare miliardi di euro in tempo di crisi, mentre predicano con disinvoltura alla classe popolare di lavorare di più e più a lungo…per guadagnare sempre meno. Duecento anni di capitalismo hanno perfettamente abituato e addestrato queste persone a centralizzare e coordinare tutte le decisioni che proteggono i loro profitti e privilegi. Questa è la loro coscienza di classe, anche se assolutamente minoritaria, avida e implacabile, ma la cui funzione parassitaria non è mai stata tanto evidente come nella la crisi attuale.

Basterebbe poco perché i rapporti di forza si capovolgessero a loro sfavore e che le regole del gioco della società, quelle che permettono di sapere chi decide e che cosa, cambino completamente. Perché tutte le nostre rivendicazioni, le nostre esigenze diventino realtà. Per questo sarebbe necessario che la maggioranza prendesse coscienza del suo numero e programmasse a sua volta una controffensiva di classe, coordinata e centralizzata quanto l’offensiva dell’avversario.
Le proposte del Partito Comunista dei Lavoratori:

  • Nazionalizzare le banche: ”Al salvataggio delle banche a spese dei contribuenti, contrapponiamo il salvataggio dei contribuenti a spese delle banche”. Non un soldo alle banche; le banche vengano nazionalizzate, senza alcun indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo popolare (visto che l’indennizzo se lo sono già pagato con decenni di truffe, rapine, mutui usurai..), mentre lo Stato dovrà garantire pienamente (a differenza degli attuali banchieri) il piccolo risparmio; le risorse pubbliche così risparmiate saranno investite in salari, protezioni sociali, servizi pubblici, in tutte quelle voci sociali falcidiate per vent’anni da ogni finanziaria, su pressione proprio delle banche


  • Nazionalizzare senza indennizzo e sotto controllo operaio, le aziende che licenziano o che causano omicidi bianchi.
  • Riduzione progressiva dell’orario di lavoro per ridistribuire fra tutti il lavoro che c’è.
  • Abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari.
  • Aumento generale dei salari di 300 euro netti mensili e un salario minimo intercategoriale di almeno 1300 euro netti mensili.
  • Indennità di disoccupazione di almeno 1000 euro netti mensili, cui allineare il livello minimo di pensione.
  • Permesso di soggiorno e regolarizzazione per tutti i lavoratori immigrati del nostro paese.
  • Creazioni di strutture unitarie di vigilanza contro il rondismo, contro la criminalità quotidiana del capitale, contro lo sfruttamento del lavoro nero, contro l’evasione fiscale, contro i crimini ambientali.
  • Creazione di un ”Parlamento delle sinistre”, basato sul coinvolgimento attivo del loro popolo, a partire da una elezione democratica, dal basso, delle sue rappresentanze.


Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Nucleo Montano - sezione Ancona

03/09/09

Le responsabilità dei sindacati e di chi tradisce la lotta di classe


Inutile continuare a nascondere la realtà, possono passare decenni ma la storia spesso tende a ripetersi. Il popolo sovrano non esiste se non nel vocabolario dei nostri governanti. I governi non esprimono la crescente maturità del popolo, ma sono il prodotto della lotta fra classi diverse. I lavoratori sono sempre coloro che tirano il carretto e portano l’acqua al mulino, sottomessi dai vari governi, sfruttati dai vari imprenditori e incatenati alle leggi del capitalismo. Il popolo è fatto di classi, e le stesse classi sono costituite da strati diversi e antagonisti che si affidano a direzioni politiche diverse. Una volta nota, la direzione si eleva al di sopra della classe stessa e si espone quindi alla pressione e all’influenza delle altre classi.

Quando il sindacato scende a concertazione con la pretesa di conciliare gli interessi delle due classi diametralmente opposte, non fa altro che distruggere la fiducia dei lavoratori e la strada verso il socialismo, facendone un obbiettivo irrealizzabile. Coccolati e mantenuti dalla borghesia, portando avanti programmi riformisti, i maggiori sindacati non fanno altro che incentivare un capitalismo regolato allo sfruttamento dei più deboli e preservare lo stesso dalle lotte delle masse. E' proprio grazie a questi dirigenti se infinite volte il capitalismo è stato salvato dalle rivoluzioni e da lotte che potevano trasformarsi in rivoluzioni.

“Agenti della borghesia nel movimento operaio” li chiamava Lenin.

Un sondaggio fatto dal PCL riguardo alla ARDO di Fabriano, conferma come circa il 50% degli operai sarebbe disposto a tornare al lavoro se fosse eventualmente chiamato, rinunciando allo stipendio, quindi lavorando a gratis, e avvalendosi soltanto della cassa integrazione di cui tutt’ora usufruisce. Con la speranza che prima o poi venga scelto nelle file dell’azienda magari come operaio modello, al posto di un altro che non ha fatto questo sacrificio. Questo la dice lunga sulla “paura” instauratasi tra i lavoratori. Ora e sempre, sapientemente sfruttati.
Ricordiamo inoltre, sempre in quell' azienda: che il lavoro che prima competeva a tre o quattro operai, ora viene gestito da uno soltanto, senza che nessuno protesti, ma al contrario ritenendosi addirittura fortunato. “E' già tanto che lavori, abbassa la testa e vai avanti”.

La responsabilità dei sindacati italiani è “enorme”!

Per quanto tempo il lavoratore potrà ancora subire questa degenerazione interna delle sue classi dirigenti? Per la lotta all’eguaglianza, alla fraternità e alla libertà facciamo un passo avanti e venti indietro. È ora di dire basta a questa linea suicida: continuando a fraseggiare, a limitarsi con spiegazioni fatte di banalità, rozzezze ed errori sulle condizioni delle forze sociali, si cerca in tutti i modi di mascherare il proprio fallimento manipolando fatti ed opinioni altrui. Non esiste più la saggezza e la voglia di lottare, ma superbia intrisa di ciarlatanesimo intellettuale. Il sindacato deve prendersi le sue responsabilità e non può scaricare le colpe sui lavoratori e sulle masse.

D’altro canto, il lavoratore può sempre rivoltarsi, ma i suoi traditori e i loro difensori sanno bene che senza un partito, senza una dirigenza e senza un programma non andrà da nessuna parte.

Questa crisi oltre che a logorare le nuove generazioni, costringe vecchi e nuovi lavoratori ad enormi sacrifici per ripagare le promesse non mantenute da coloro che inneggiano allo Stato.

Il Partito Comunista dei Lavoratori rifiuta e condanna questa controcultura sotto ogni suo aspetto! Lavoro, rispetto,onestà, fraternità, indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi. Valori ad oggi dimenticati e che vanno assolutamente recuperati e portati avanti. Il Partito Comunista dei Lavoratori è aperto a tutti coloro che hanno voglia di cambiare le cose, che vogliono e hanno il coraggio delle proprie convinzioni.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori

nucleo montano - Provincia di Ancona

Lettera aperta al Sindaco di Senigallia Luana Angeloni

Cara Sindaco,
ne è passato del tempo da quando nel vecchio Pci combattevamo contro le ingiustizie, i privilegi ecc. e non avevamo scrupoli nè preoccupazioni per quanto riguarda la legalità (a proposito:quale?quella di lor Signori?). Erano azioni nel rispetto della democrazia (quella vera e non quella in difesa della proprietà privata) e ricevevano il consenso della maggioranza degli sfruttati (oggi questa parola è in disuso)...allora, rimanendo al problema casa, si occupavano anche le Sedi Istituzionali: Comuni,Prefetture ecc.e nessuno gridava allo scandalo ma venivano presi in soccorso ed a sostegno della giusta rivendicazione del diritto alla casa, dei provvedimenti immediati da parte delle Autorità, nell'interesse generale; in alcuni casi si arrivava a requisire alloggi sfitti o invenduti, in altri casi si aprivano tavoli di trattativa tra i proprietari e le Istituzioni...nell'interesse della collettività, si diceva allora...oggi si ha vergogna e quando l'emergenza casa viene denunciata con metodi che non si condividono (da parte delle Istituzioni), le stesse (Istituzioni) si ergono a garanti della proprietà e fanno la voce grossa arrivando alle minacce verso chi denuncia l'emergenza casa che è tra le tante vergogne nazionali.

Mi chiedo:in tutto questo fracasso è rimasta una sinistra, degna di questo nome a Senigallia, che stia dalla parte degli sfruttati? Dei senza casa? Dei senza lavoro? O questi (casa e lavoro) sono divenuti dei privilegi che debbono essere garantiti che ancora ne possono godere e...per gli altri? Un consiglio se mi posso permettere Signora Sindaco: quando consegnate alloggi Erap fate in modo, compiendo gli opportuni accertamenti,di assegnarli a nuclei familiari che ne hanno veramente diritto e non come sta accedndo nel mio Paese, Serra de' Conti, che attraverso una interminabile sequela di Certificati di Residenza, l'alloggio Erap è stato ri-assegnato ai figli di una coppia che hanno entrambi (moglie e marito) alloggi di proprietà ed attività il cui reddito non hanno mai denunciato...(Sarà mia premura richiedere una ulteriore documentazione da parte e dell'Erap e del Comune che da dicembre u.s. stanno facendo gli gnorri.)

Cara Sindaco, la saluto invitandola a manifestare la sua solidarietà a chi ha sollevato il drammatico problema della casa mentre, purtroppo, anche a Senigallia, come nel mio Paese, da anni la speculazione immobiliare l'ha fatta da padrona non essendoci sul territorio nessuna forza politica, sindacale o amministrativa che ha avanzato proposte rimanendo la casa un privilegio anche per chi ipoteca la propria vita con mutui spesso da strozzinaggio, per venti anni ed oltre.

La ringrazio per la cortese attenzione e la saluto.

Giorgio Bendelari

Partito Comunista dei Lavoratori

Serra de' Conti