29/11/10

Le crisi della Merloni, della Fincantieri e della Sadam hanno tanti responsabili ma una sola soluzione!

Ancona, 28 novembre 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:


Le crisi della Merloni, della Fincantieri e della Sadam hanno tanti responsabili ma una sola soluzione!


Le emergenze occupazionali che colpiscono la Provincia di Ancona hanno tanti nomi (Ardo, Fincantieri, Sadam), ma sono tutte frutto della politica sconsiderata del padronato italiano: speculazioni, delocalizzazioni, cupidigia e mancati investimenti, compiuti spesso con la complicità della sinistra politica e sindacale. Ma gli operai anconetani che da sempre hanno sacrificato la propria vita ed il proprio territorio al successo di tali aziende ed allo sviluppo economico del Paese, non possono accettare questo benservito.

L’unica via di uscita possibile è quella indicata dal Partito Comunista dei Lavoratori: la Nazionalizzazione delle aziende in crisi senza indennizzo e sotto controllo operaio (prevista anche dalla Costituzione italiana). Soluzione questa ben più economica e concreta delle casse integrazioni ad oltranza con cui da anni paghiamo di tasca nostra gli stipendi che i ricchi industriali dovrebbero pagare.

Per questo il PCL di Ancona propone l’organizzazione di un coordinamento di lotta tra le diverse vertenze del movimento operaio, che funga da strumento organizzativo per la mobilitazione in favore della difesa del lavoro e della Nazionalizzazione delle aziende.


Con preghiera di massima diffusione


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale di Ancona
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com

27/11/10

Crisi Ardo: la polemica tra il Senatore Casoli e l'Assessore Costantini nasconde le vere responsabilità

La persistente polemica tra il Senatore Casoli del P.d.l e l’Ass. Costantini del Comune di Fabriano, relativa alle drammatiche sorti dell’Ardo, cerca di sottrarre l’intera “classe politica” dalle sue epocali responsabilità su tutta la crisi che investe l’intero distretto industriale fabrianese.

Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene inaccettabile questo “ping-pong” tra il presunto centrosinistra e il centrodestra in cui verte la ricerca delle colpe con le quali migliaia di lavoratori fabrianesi rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.

Perché questi personaggi politici locali non dicono una volta per tutte all’opinione pubblica e ai lavoratori che la causa del collasso di tutto il comparto industriale fabrianese è da ricercarsi nel loro rapporto di sudditanza con certi potentati locali? Perchè non chiariscono che proprio proprio grazie a “certe forze politiche” si è sottomesso l’intero territorio al loro “sistema di potere”?

Antonio Angeloni
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano

26/11/10

Siamo tutti con gli studenti, i docenti ed i ricercatori delle Università italiane e marchigiane

Ancona, 26 novembre 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche


COMUNICATO STAMPA:


L’ obbrobrio del DDL Gelmini sull’Università sta suscitando un ondata di proteste in tutto il Paese. Anche gli studenti anconetani si stanno mobilitando per bloccarlo. Nella giornata di ieri (come in tutta Italia) alcuni studenti di Ancona, in particolare l’Associazione Gulliver - sinistra universitaria, sono saliti sul tetto della Facoltà di Ingegneria decisi a restarvi per protestare contro il DDL. Sono scesi solo alla notizia del rinvio della votazione alla settimana prossima, di certo un timido segnale di vittoria per il movimento studentesco italiano, che, seppur parziale e momentaneo, dimostra che la lotta paga.

Gli studenti hanno comunque annunciato nuove eclatanti forme di protesta per la giornata di martedì 30 novembre, giorno dell’ipotetica approvazione del DDL.

Il Partito Comunista dei Lavoratori di Ancona, da sempre a fianco degli studenti nelle loro battaglie per la difesa del Diritto allo Studio, esprime la propria solidarietà alla mobilitazione e annuncia un sostegno attivo prendendo parte con i propri militanti alle future forme di protesta.


Con preghiera di massima diffusione


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche
Info: pclancona@alice.it - http://www.marcherosse.blogspot.com/



Altri articoli e comunicati sono stati pubblicati in queste ore sul nostro sito nazionale (basta cliccare sopra il titolo):

1)  A sostegno della mobilitazione studentesca

2) Con gli studenti, contro il Governo



24/11/10

L'ultima uscita di mister B

SUL CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA


Le conclusioni del Congresso della Federazione della sinistra sono inequivocabili: un sì all’Alleanza politica ed elettorale col PD e la UDC ,proposta da Bersani, con l’impegno ad “un patto di legislatura” col nuovo governo. Si ripropone una contraddizione abnorme: da un lato si rivendicano le ragioni del lavoro, dall’altro si annuncia l’alleanza con partiti sostenitori di Marchionne; da un lato si rivendica la manifestazione operaia del 16 Ottobre, dall’altro si annuncia l’alleanza con partiti estranei e avversari di quella manifestazione, perché collocati dall’altra parte della barricata. Gli stessi gruppi dirigenti delle sinistre, già uniti nel votare le guerre e i sacrifici varati da Prodi, rilanciano la propria unità attorno all’ennesimo sostegno al centrosinistra e al suo eventuale governo. E’ la riprova di un codice genetico governista, insensibile ad ogni lezione dell’esperienza e ad ogni criterio di classe. Chiediamo a tutti i compagni critici e onesti del PRC e del PDCI di rompere definitivamente con i loro gruppi dirigenti e di raccogliersi attorno al Partito Comunista dei Lavoratori: ai fini della lotta per un polo autonomo anticapitalista alternativo a centrodestra e centrosinistra.

Le conclusioni del Congresso della federazione spazzano via ogni equivoco sul carattere dell’alleanza col PD. La rassicurazione formale di Paolo Ferrero sul fatto che la federazione non entrerà nel governo ha un significato esattamente opposto a quello che finge di attribuirgli. Il non ingresso nel governo è infatti la precisa condizione che il PD ha posto alla Fed per realizzare l’alleanza. Pur di realizzare l’alleanza di governo con un partito confindustriale, i dirigenti della federazione gli hanno assicurato che non pretendono di entrare nell’esecutivo: si accontenteranno di sostenere dall’esterno la sua politica e il suo programma. Come già il PRC fece nel 96-98: quando, pur non entrando nel primo governo Prodi, ne sostenne per ben due anni le peggiori misure antioperaie ( dall’introduzione del lavoro interinale ai campi di detenzione contro i migranti ). Che di questo si tratti si ricava inequivocabilmente dai cosiddetti punti programmatici che Diliberto ha indicato come possibile cemento dell’alleanza di legislatura: “meno precariato, più scuola pubblica”. In primo luogo- per mettersi al sicuro- si indicano esattamente quei contenuti su cui dietro le quinte già si ipotizzano alcune minime convergenze letterarie. Ma soprattutto si offre preventivamente carta bianca su tutto il resto, ossia sull’architrave della politica di classe di PD e UDC: continuità della guerra, sostegno alla concertazione antioperaia tra Confindustria e burocrazie sindacali sul programma di Marchionne, rilancio delle privatizzazioni, nuovi tagli annunciati alla spesa sociale sotto la pressione delle “compatibilità di bilancio”, continuità delle politiche antimigranti, continuità del sostegno al Vaticano.... Su tutto questo, come nei governi Prodi, Ferrero e Diliberto si salveranno l’anima con platonici distinguo formali, mentre materialmente voteranno le scelte di Bersani ( e Casini). Non si tratta dunque di un accordo elettorale per battere Berlusconi( con eventuali soluzioni tecniche tipo desistenza o simili). Si tratta di un accordo politico di governo con partiti legati a doppio filo agli interessi confindustriali e bancari. E nel momento stesso in cui tali partiti cercano di rimpiazzare Berlusconi con una soluzione politica di garanzia per la continuità degli interessi dominanti: tanto più di fronte alla crisi del debito pubblico e ai nuovi pesanti sacrifici sociali che la borghesia chiederà alle masse. Invece di inserirsi nella crisi del berlusconismo per aprire la via di un’alternativa di classe indipendente ,i gruppi dirigenti della sinistra aiutano la borghesia italiana a trovare una propria carta di ricambio. E tutto questo per cosa? Perché l’alleanza col PD, in base all’attuale legge elettorale, abbasserebbe al 2% la soglia necessaria per avere una rappresentanza parlamentare. Il fatto che i propri deputati e senatori sarebbero vincolati ad appoggiare un governo antioperaio appare evidentemente un dettaglio secondario: l’essenziale è ritornare ad ogni costo nel gioco politico istituzionale.




Una volta di più si conferma la necessità per tutti comunisti onesti di trarre un bilancio di verità. La Fed e i partiti che la compongono non hanno nulla a che spartire con un progetto anticapitalista, e neppure con la coerenza di una politica di classe. La testimonianza critica al loro interno è senza speranza e prospettiva. Solo l’aperta rottura con quei partiti e la confluenza nel partito Comunista dei Lavoratori possono ricollocare attorno ad un coerente progetto comunista le migliori energie di tanti compagni e compagne.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

23/11/10

Fabriano: assemblea per l'acqua pubblica

ASSEMBLEA CITTADINA
ACQUA PUBBLICA

GIOVEDì 25 Novembre ORE 21
C.A.G. Sant'Antonio Fuori le Mura

Via de Gasperi 8, Fabriano
 
In preparazione della manifestazione regionale di sabato 4 dicembre, invitiamamo tutti/e a partecipare all'assemblea: singoli cittadini, associazioni, forze politiche, forze sindacali .

Ne discuteremo con:
- Evasio Ciocci (Referente regionale Forum Acqua Bene Comune)

- Massimo Rossi (Componente del Tavolo Piceno per l’Acqua Pubblica)
 
Coordinamento per l’Acqua Pubblica Fabriano



21/11/10

Sciopero maledetto. La storia dei Trotskisti rinchiusi nei Gulag stalinisti


Unità sul programma, centralismo democratico e libertà di espressione politica, sono i tre principi fondamentali, tra loro inscindibili, della nostra organizzazione.

Soltanto una presa di coscienza di classe, in un contesto anticapitalista, può risollevare le sorti di un Paese la cui classe dirigente ha come unico interesse quello di smantellare a “colpi di legge” la Costituzione e la democrazia, già fragili, che tutti sbandierano. Che cosa ci rimane oggi come unica forma di lotta se non uno “sciopero generale ad oltranza” che possa riportare le ragioni dal versante dei lavoratori e non da quello degli interessi del “capitale “ e delle sue politiche antisociali?

Voglio qui riportare un esempio storico ed un elogio alle battaglie dei “trotskisti”, i quali, nel 1936 riuscirono a dare vita a degli scioperi persino all'interno dei "gulag", i campi di lavoro forzato istaurati dal più grande “assassino di comunisti” della storia: Stalin.

Trotsky denunciava che non solo i “mezzi di produzione” ma tutta “l’economia pianificata”, grazie alla burocrazia instaurata da Stalin, stava ritornando in mano a pochi privilegiati, figli e nipoti dei funzionari stalinisti che si trasformarono in burocrazia oligarchica, gettando la terra dell’Otttobre in un nuovo medioevo di barbarie e devastazioni. Stalin e la casta privilegiata che rappresentava non potevano perdonare Trotsky per averli smascherati come usurpatori e affossatori della Rivoluzione. Il lavoro di Trotsky e dei suoi collaboratori rappresentava una minaccia mortale per la burocrazia che rispose con una campagna massiccia di omicidi, persecuzioni e calunnie. Persecuzioni degne della Santa Inquisizione, dove uno per uno i trotskisti vennero messi a tacere dai boia di Stalin. Compagni, amici e intere famiglie finirono nei gulag.

Anche in questi inferni i trotskisti resistettero. Solo loro tra gli avversari di Stalin mantennero un’organizzazione e la disciplina. Riuscendo in qualche modo a seguire i problemi internazionali, organizzarono assemblee e gruppi di discussione marxisti e si batterono per i propri diritti. Organizzarono manifestazioni e scioperi della fame, come lo sciopero del campo di Peciora nel 1936 che durò 136 giorni. “Gli scioperanti protestavano contro il trasferimento dai precedenti luoghi di deportazione e la loro condanna senza un processo. Chiedevano una giornata lavorativa di otto ore, lo stesso cibo per tutti gli internati (sia che raggiungessero gli obbiettivi di produzione o meno), la separazione dei prigionieri politici da quelli comuni, il trasferimento degli invalidi, delle donne e degli anziani dalle regioni subpolari in località con climi più moderati. La decisione di scioperare fu presa in un’assemblea aperta. Prigionieri malati e anziani erano esentati, ma questi rifiutarono categoricamente l’esclusione. In quasi tutte le baracche ci furono dei prigionieri non trotskisti che risposero all’appello, ma solo nei tuguri dei trotskisti lo sciopero fu completo.

L’amministrazione, temendo che l’azione si diffondesse, trasferì i trotskisti in baracche rovinate e abbandonate a decine di chilometri dal campo. Di mille scioperanti, diversi morirono, ma solo due si arresero e questi non erano trotskisti. Nel marzo del 1937, su ordine di Mosca, l’amministrazione cedette su tutti i punti e lo sciopero finì” (da Isaac Deutscher, il profeta esiliato).

Anche oggi noi critichiamo la concertazione ed avanziamo la richiesta di uno sciopero generale prolungato che rivendichi la piena autonomia del movimento operaio fuori dalle logiche marchionniane del PD e del centrosinistra. Contro tutti e tutto, ma nella convinzione di lottare per tutti i lavoratori italiani e del mondo, continueremo a lottare (nel nostro piccolo come i trotskisti dei gulag), per i nostri diritti e contro l'ordine mondiale esistente.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano.

20/11/10

''Dell'Utri mediatore tra boss e Berlusconi''. Depositate le motivazioni della condanna

Palermo, 19 nov. (Adnkronos/Ign) - Sono state depositate oggi presso la Cancelleria della seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo le motivazioni della sentenza di condanna del senatore Pdl Marcello Dell'Utri, che lo scorso 29 giugno è stato condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il politico, che ha sempre respinto le accuse, è stato condannato per i fatti che gli vengono contestati fino al 1992 e assolto per quelli successivi. In primo grado, Dell'Utri era stato condannato a 9 anni di reclusione.

La Corte d'Appello era presieduta da Claudio Dall'Acqua, giudici a latere Sergio La Commare e Salvatore Barresi. Nella sentenza i giudici hanno sottolineato il ruolo che avrebbe svolto Marcello Dell'Utri come "mediatore" tra la politica e Cosa nostra. Nelle motivazioni i giudici fanno anche riferimento allo "stalliere" di Arcore Vittorio Mangano che sarebbe stato assunto, come aveva affermato l'accusa, per garantire la "incolumità", del premier Silvio Berlusconi.

I giudici scrivono che il senatore avrebbe svolto negli anni '80 un ruolo di "mediazione" tra Cosa nostra e l'allora imprenditore Silvio Berlusconi.

Come scrivono i giudici, Dell'Utri "ricorrendo all'amico Gaetano Cina' e alle sue 'autorevoli' conoscenze e parentele, ha svolto un'attività di 'mediazione' quale canale di collegamento tra l'associazione mafiosa Cosa nostra, in persona del suo più influente esponente dell'epoca, Stefano Bontade e Silvio Berlusconi, così apportando un consapevole rilevante contributo al rafforzamento del sodalizio criminoso al quale ha procurato una cospicua fonte di guadagno illecito rappresentata da una delle più affermate realtà imprenditoriali di quel periodo".

I giudici hanno insomma confermato quanto sostenuto sia in primo che in secondo grado dall'accusa. Secondo la Corte d'Appello la mediazione tra i boss mafiosi e il premier Silvio Berlusconi sarebbe durata per circa vent'anni, una mediazione che avrebbe consentito a Cosa nostra "con piena coscienza e volontà, di perpetrare un'intensa attività estorsiva ai danni del facoltoso imprenditore milanese (Berlusconi, ndr) imponendogli sistematicamente il pagamento di ingenti somme di denaro in cambio di 'protezione' personale e familiare".

Però gli stessi giudici hanno sottolineato nella sentenza, lunga più di 600 pagine, che non è stato provato il patto politico-mafioso tra Dell'Utri e Cosa nostra. Secondo l'accusa, invece, il senatore nel 1994 avrebbe stipulato un "patto di scambio". "Non risulta provato né che l'imputato Marcello Dell'Utri abbia assunto impegni nei riguardi del sodalizio mafioso né che tali pretesi impegni siano stati rispettati". Infine i giudici hanno anche parlato dello 'stalliere' di Arcore, Vittorio Mangano, che non sarebbe stato assunto per occuparsi dei cavalli bensì per impedire che all'allora imprenditore Silvio Berlusconi potesse accadere qualcosa.

"I giudici hanno ricicciato le stesse cose della sentenza di primo grado. Sono sostanzialmente le stesse accuse del primo processo" si è limitato a dire Dell'Utri dalle prime anticipazioni emerse dalle agenzie di stampa, premettendo però di non aver ancora letto le motivazioni della sentenza. "E' una materia trita e ritrita - ha detto Dell'Utri all'Adnkronos - non c'è nulla di nuovo sono tutte cose che abbiamo già visto".

Però, il senatore del Pdl continua a dirsi "fiducioso" e lo sarà "fino all'ultimo momento, altrimenti che faccio, mi uccido?". Dice anche di non sentirsi "preoccupato". "Non vedo come mi possono condannare sul nulla", ecco perché crede molto nel giudizio dei giudici della Corte di Cassazione: "Saranno i miei avvocati cassazionisti ad occuparsi adesso del caso, prepareranno una difesa adeguata per rispondere a tutte le accuse e alle motivazioni della sentenza di secondo grado".

Così come confermato dall'avv. Giuseppe Di Peri, uno dei legali del senatore: "La ricostruzione operata dai giudici di secondo grado, che hanno di fatto confermato la sentenza di primo grado, non può che ricalcare i ragionamenti che abbiamo fortemente contrastato durante il processo e che speriamo vengano invece apprezzati in sede di giudizio della Corte di Cassazione che andremo sicuramente a proporre".

Soddisfatto invece il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, perché c'è ''un'ulteriore conferma della bontà dell'impianto accusatorio del processo di primo grado".

18/11/10

Fabriano: Cartiere Miliani a rischio!

Di seguito la rassegna stampa sulla questione delle Cartiere Miliani di Fabriano (AN) sollevata dal Partito Comunista dei Lavoratori delle Marche

Dal quotidiano "Resto del Carlino-Quotidiano Nazionale" del 17/11/2010
(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Dal quotidiano "Corriere Adriatico" del 18/11/2010

E’ a rischio l’autonomia delle Miliani

Fabriano “La costituzione di una holding metterà in pericolo la nostra storica azienda?”. A chiederselo e a chiederlo alle istituzioni e ai soggetti coinvolti è il Partito comunista dei lavoratori in riferimento a ipotetici sviluppi della situazione concernente le Cartiere Miliani. “L’imminente processo di accentramento, con la possibile costituzione di una holding per l’intera società Fedrigoni Group, in cui le cartiere dovranno tramutarsi, diciamo così, in una ‘controllata’ – sottolinea il Pcl – alimenta il pericolo per la tenuta occupazionale del prestigioso complesso industriale fabrianese. E’ opportuno evidenziare che con il progetto ipotetico di una holding, forse le Miliani rischiano di perdere, dopo il marchio, anche lo storico nome”. Siamo nel campo dell’incertezza, magari anche del sentito dire, ma il Pcl pretende un ben diverso atteggiamento da parte delle forze sindacali.

“Non sappiamo con precisione cosa bolle in pentola – aggiunge il Pcl – l’unica cosa certa è il vergognoso silenzio del sindacato confederale, il quale, oltre a non porre nessun interrogativo sui futuri assetti societari delle Miliani, tollera tranquillamente e senza battere ciglio il clima di intimidazioni diffuso da certi dirigenti di questa realtà industriale”. Stando a voci autorevoli, le Cartiere Miliani starebbe per cambiare la ragione sociale, ma il marchio storico, in sostanza, resterebbe immutato. Tutto ciò, però, non riesce a tranquillizzare il Pcl, almeno finchè non si saprà con certezza i risvolti autentici e le precise conseguenze di questa decisione. “Il fatto che si crei una holding – chiede il Pcl – non mette in qualche modo in pericolo la storica azienda fabrianese? E perché i sindacati confederali non dicono nulla in merito a questa operazione? Cosa c’è dietro?”.



17/11/10

La "marcia su Varsavia" dei fascisti polacchi

Da oggi Marche Rosse ha un suo corrispondente dalla Polonia, ovvero un compagno marchigiano del Partito Comunista dei Lavoratori, Giuseppe Santinelli, che attualmente vive e lavora in Polonia. La sua collaborazione ci offrirà di tanto in tanto un'interessante finestra sull'est Europa. Cominciamo con un interessante articolo sugli scontri tra neofascisti e sinistra polacca occorsi il 7 novembre a Varsavia.


La "marcia su Varsavia" dei fascisti polacchi

In occasione della festa dell'indipendenza polacca i fascisti polacchi hanno marciato indisturbati per le vie della capitale polacca,Varsavia.A fare da contromanifestazione c'erano gli anti-fascisti polacchi che hanno cercato in tutti i modi di bloccare la manifestazione dei fascisti.La polizia per cercare di fermare il gruppo degli anti-fascisti polacchi ha brutalmente caricato i manifestanti ferendone alcuni.Per fortuna in modo non grave.Tra i feriti c'era anche il segretario generale della Nuova Sinistra polacca,Piotr Ikonowicz.Numerosi sono stati anche i fermati.Nelle altre citta' polacche anche si sono tenute manifestazioni.La piu' significativa in funzione anti-fascista e' stata sicuramente quella che si e' tenuta a Wroclaw dove numerosi anti-fascisti si sono riuniti davanti ad il monumento olimpico per ricordare la memoria dei contadini e operai polacchi i quali pagarono un contributo di sangue altissimo per liberare la Polonia dal giogo imperialista delle nazioni che la opprimevano.I contadini e gli operai polacchi diedero supporto ai partigiani polacchi durante la guerra d'indipendenza in tutti i modi.Molti operai si unirono ai partigiani polacchi e persero la vita sotto i colpi del fuoco imperialista.Molti contadini diedero rifugio e cibo ai partigiani in difficolta'.Naturalmente nella Polonia attuale in mano ai liberali ed ai conservatori nessuno ricorda le eroiche gesta dei contadini e degli operai polacchi e dell'altissimo contributo di sangue che pagarono per liberare la loro patria dal oppressore che allora era la Prussia (l'attuale Germania).

Varsavia, 8/11/2010
Giuseppe Santinelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Polonia

16/11/10

ANCHE L'OPERAIO VUOLE IL FIGLIO DOTTORE !!!


Di seguito il testo del volantino che verrà distribuito durante la manifestazione studentesca del 17/11/2010 ad Ancona.

I continui attacchi del Governo più reazionario che l'Italia abbia mai conosciuto questa volta colpiscono il Diritto allo Studio. E' chiaro l'obiettivo del Governo Berlusconi che punta dritto alla privatizzazione del sapere , un disegno che trova espressioni nella Legge 133/08 (legge Tremonti) e nel DDL 1905/2009 c.d. Gelmini. Il Diritto allo Studio diverrà ricordo per nostalgici visti i continui tagli che porteranno i fondi a toccare la soglia dei 12 mln di euro nel 2013 rispetto ai 246 nel 2009. E' evidente la volontà di far diventare l'istruzione un privilegio per pochi e non un diritto di tutti!

Con gli stessi strumenti antidemocratici la Regione Marche mette mano sul Diritto allo studio limitando gli organi di controllo all'interno dei luoghi d'amministrazione. L'investimento per l'erogazione delle borse di studio tocca i minimi storici, gli aventi diritto a un posto letto negli studentati vivono in condizioni infime ed è in previsione un aumento del costo dei servizi per gli studenti.

In un momento delicato come questo dove le famiglie sono colpite dalla crisi, i lavoratori minacciati dai licenziamenti e le nuove generazioni dal precariato; contro un governo classista che mira all'elevazione di pochi e alla disperazione di molti, il Partito Comunista dei Lavori scende in piazza per rivendicare l'intangibile Diritto all'istruzione gridando uniti con gli studenti e le famiglie " DIRITTI e DIGNITA' !"


Mauro D'Addetta
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona

15/11/10

“Prioritaria la difesa del lavoro”

Dal quotidiano "Corriere Adriatico" del 15/11/2010 

Fabriano - Bloccare i licenziamenti e ripartire il lavoro esistente attraverso la progressiva riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, nazionalizzare le aziende in crisi senza indennizzo e sotto controllo operaio e unificare attorno a tutto ciò le decine di migliaia di vertenze aziendali a difesa del lavoro. Sono tre richieste del Partito comunista dei lavoratori, in riferimento alla crisi della Antonio Merloni e delle aziende in generale. “La drammatica crisi della Antonio Merloni - dice il Pcl - sembra stia per giungere a un esito catastrofico per migliaia di lavoratori e per tutto il territorio fabrianese: il fallimento economico. E’ inutile ripercorrere il lungo calvario del gruppo. In questa fase, però, si sta buttando fumo negli occhi degli operai, ingannandoli con la falsa speranza di fantomatici acquirenti che, alla prova dei fatti, si sono rivelati insistenti. E’ ora che tutti i lavoratori si mobilitino”.

14/11/10

“Collegato lavoro”: l'ennesimo scandalo italiano

“Collegato lavoro”: dal 24 novembre sono in vigore gli articoli 31 e 32 di una nuova pessima legge (la n. 183/2010) per chi è stato assunto con contratti di lavoro precario di qualsiasi tipo (a termine, somministrato o interinale, a progetto, ecc.)

Nei giorni scorsi sono stati da più parti lanciati segnali di allarme circa le molte novità negative che il c.d. “Collegato Lavoro” ha voluto introdurre a danno dei lavoratori, segnali di allarme che vogliamo qui richiamare perché indicano assai bene quanto questa pessima legge antisociale - sulla quale il centrodestra ha ritrovato, non per nulla, una transitoria unità - sia pericolosa per il destino di decine e centinaia di migliaia di lavoratori precari.

Ecco di cosa si tratta. Fino ad ora, ossia fino all'entrata in vigore del "collegato lavoro", era possibile impugnare in giudizio i contratti di lavoro precario di qualsiasi tipo (a termine, di lavoro somministrato o interinale, di lavoro "a progetto" ecc.), che presentassero illegittimità formali e sostanziali e chiederne la trasformazione in contratti di lavoro a tempo indeterminato, in qualsiasi tempo successivo alla data di scadenza del contratto stesso. Ora, invece, l' impugnazione sarà possibile solo entro i sessanta giorni successivi alla scadenza del contratto, pena la perdita di ogni diritto. Non solo: oltre a questa decadenza, la nuova legge, ne pone, poi, una ulteriore: decorsi i 60 giorni dalla impugnazione, essa perderà effetto se entro i successivi 270 giorni non verrà depositato il ricorso davanti al giudice. Questo lasso di tempo, spesso, non sarà sufficiente per conoscere comunque tutte le circostanze utili ad una piena difesa.

Ancor più grave però risulta l'effetto della legge su tutti i contratti passati, perché essa finisce col realizzare una vera e propria "sanatoria generale”. Cosa accade, infatti, per i contratti precari illegittimi già scaduti negli anni passati e comunque prima dell'entrata in vigore del "collegato lavoro"? Centinaia di migliaia i lavoratori assunti negli anni passati con contratti precari illegittimi, spesso ignari di tale illegittimità, e che avrebbero potuto liberamente, nei mesi e persino negli anni futuri, richiedere la loro trasformazione in contratti di lavoro a tempo indeterminato domandando al giudice la riammissione al lavoro a tempo indeterminato, perderanno, allora, definitivamente questo loro diritto se non verranno subito a conoscenza della illegittimità del loro contratto e se non provvederanno ad impugnarlo entro gli indicati 60 giorni.

Risulterà cioè precluso, trascorsi da adesso 60 giorni, a queste centinaia di migliaia di lavoratori di far trasformare il vecchio contratto precario illegittimo in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato valido per il passato e per il futuro e si realizzerà, così, un gigantesco colpo di spugna che assolverà i datori di lavoro da tutti gli abusi compiuti per aggirare il diritto del lavoratore ad avere, di regola – come la legge nazionale e quella comunitaria prevedono - una rapporto di lavoro stabile e a tempo indeterminato. La sola risposta immediata è che adesso i precari senza perder tempo, con il vecchio contratto precario scaduto in mano, scrivano e spediscano la lettera di impugnazione che deve partire nei prossimi 60 giorni. Poi, nei 270 giorni successivi, si faranno analizzare i contratti stessi da esperti che individueranno esattamente le illegittimità, perché tutti gli avvocati giuslavoristi sanno che una parte rilevante dei contratti precari è illegittimo e perfettamente trasformabile in rapporti a tempo indeterminato. Consigliamo a tutti i lavoratori di rivolgersi ai sindacati di base, gli unici antagonisti ed indipendenti dal potere politico-economico, per ricevere l'assistenza gratuita di cui necessitano e per un approfondito esame, anche legale, della loro situazione.

Partito Comunista dei Lavoratori
Regione Piemonte

11/11/10

Grazie per averci tolto il contratto

Non si può tacere quando dei sindacati minoritari, in accordo con il Ministro del Welfare, Confindustria e banche, firmano e cancellano lo stesso istituto contrattuale dei metalmeccanici. Senza discuterne con i lavoratori, senza delega alcuna, tutto deciso e scaricato sulla pelle degli operai. Sappiamo tutti che per Bonanni Fim-Cisl e Ageletti Uilm costa troppo confrontarsi con i lavoratori, mentre riescono molto bene a “sottometterli” usando la loro pelle per trattare al ribasso con il Governo.

Come se non bastasse anche i non iscritti Fim e Uilm dovranno pagare il prezzo di questa firma, ovvero la tangente di 30€ trattenuta dalla busta paga di cui i dirigenti Bonanni e Angeletti si avvarranno con l'ipocrita forma del “silenzio-assenzo” (ultimamente utilizzata per ogni ladrocinio ai lavoratori). Si calcola che questa "tassa" potrebbe portare nelle tasche dei due sindacati padronali sino a 30 milioni di euro e più. (Per questo invitiamo tutti a compilare l'apposito modulo di diniego e consegnarlo al datore di lavoro).

La classe padronale stà inflingendo i suoi colpi mortali e criminali alla classe lavoratrice, grazie alla complicità dei sindacati borghesi e alle loro politiche antioperaie. Poi dicono che due uova di gallina sono una forma di violenza criminale!

Un ulteriore passo in avanti verso “l’uguaglianza” è stato fatto il 19 ottobre con il “ Collegato Lavoro”: infatti se finora il lavoratore era considerato la parte debole del rapporto contrattuale, ora è equiparato invece al padrone. Vorrei vedere chi in Italia, a mille euro il mese, denuncerebbe il suo datore di lavoro. Quanti preferiranno sottomettersi al ricatto piùttosto che affrontare le spese processuali, visto poi che finiamo per pagare sempre noi?

La costituzione è diventata strofetta da calendario!

Siamo rappresentati da sanguisughe legalizzate!

Uniamoci, denunciamo e lottiamo insieme, ricordandoci gli insegnamenti del passato!

Basta sentire ancora un Ferrero P.r.c fare un appello all’U.d.c per formare una grande alleanza,basta continuare a dare credito agli attuali dirigenti di partiti e sindacati. Dobbiamo cambiare insieme con il Partito Comunista dei Lavoratori, unica forza con un vero programma alternativo, sia per uscire dalla crisi, sia per dare un domani ai nostri figli. Altrimenti lo slogan dei prossimi anni sarà: “Lavoratore se muori, sono cazzi tuoi”.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano



08/11/10

La nostra violenza o la loro?

Benchè vogliano farcelo credere, le proteste -anche radicali- per difendere i diritti dei lavoratori (italiani o immigrati che siano) da chi scippa loro ogni speranza di futuro, non può essere paragonata alla violenza poliziesca che il Governo e i grandi Capitalisti stanno esercitando per mettere a tacere -inutilmente- i tanti focolai di protesta che stanno incendiando il Paese. Gli ultimi due casi, di seguito descritti, ne sono un lampante esempio.


Fatto gravissimo oggi, 4 novembre 2010,  alla Same di Treviglio:
un dirigente della Same investe ai cancelli un delegato della Fiom

Stamattina durante il presidio organizzato dalla RSU Fiom della Same di Treviglio, un dirigente dell'azienda, Angelo Ripamonti, forzando i picchetti con l'automobile, ha volutamente investito un delegato della Fiom Cgil. Ora il delegato è ricoverato in pronto soccorso all'ospedale di Treviglio.
I fatti sono accaduti verso le 9 e un quarto. Ancora più grave è il fatto che il dirigente, subito dopo aver investito il delegato, non ha prestato soccorso e anzi ha avuto l'arroganza di minacciarlo, chiedendo nome cognome e numero di matricola.
Ecco chi sono i veri violenti! Questo è il clima che ha creato Same in queste settimane.
I lavoratori della Same erano in presidio di fronte ai cancelli dell'azienda per protestare contro la decisione dell'azienda di interrompere il tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto aziendale. Dopo i fatti accaduti il 30 settembre scorso, infatti, l'azienda ha scritto tramite Confindustria di Bergamo una lettera al segretario della Fiom di Bergamo, dichiarando che non è disponibile a riaprire il tavolo di trattativa, fino a quando non saranno presi provvedimenti contro il funzionario della Fiom che segue l'azienda e i delegati della Rsu Fiom. Per riaprire il tavolo della trattativa, la Rsu Fiom e i lavoratori della Same sono in mobilitazione da giorni.
La posizione dell'azienda è infatti inaccettabile e quanto accaduto oggi gravissimo.
A nome di tutta la Fiom Cgil di Treviglio esprimo piena e totale solidarietà al delegato vittima degli incidenti di stamattina.
A fronte della gravità di quanto accaduto, chiedo alla direzione della Same di prendere urgentemente provvedimenti contro il dirigente responsabile del gravissimo fatto avvenuto stamattina.

Simone Grisa (Fiom Cgil Treviglio) e la RSU Fiom Same



Aggressione poliziesca a Brescia (8 Novembre 2010)

L’aggressione poliziesca a Brescia contro il presidio di solidarietà ai migranti rivela una volta di più la natura reazionaria del governo. Lavoratori migranti supersfruttati, privati di diritti, e per di più truffati dallo Stato, ricevono dallo Stato manganellate e minacce. E’ inaccettabile. Il PCL esprime la piena solidarietà ai compagni aggrediti e chiede l’immediato rilascio degli arrestati. In galera dovrebbero finire gli sfruttatori dei migranti , non chi li difende. E’ sempre più necessario e urgente generalizzare la rivendicazione del permesso di soggiorno a tutti i lavoratori migranti per difendere la loro dignità e impedire che vengano usati come arma di ricatto contro i lavoratori italiani. E’ necessario che tutte le sinistre politiche, sindacali, associative promuovano attorno a questa rivendicazione una specifica vertenza nazionale capace di unire innanzitutto in una lotta vera e continuativa, l’insieme dei lavoratori immigrati.
Susanna Camusso dovrebbe occuparsi di questo, invece che appellarsi all’improbabile umanità di un ministro di polizia come il leghista Maroni. Di cui vanno chieste semmai le dimissioni.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

07/11/10

L’ormai prossimo fallimento dell’Antonio Merloni rappresenta un autentico terremoto economico-sociale per tutto il fabrianese.

Ancona, 07 novembre 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:
L’ormai prossimo fallimento dell’Antonio Merloni rappresenta un autentico terremoto economico-sociale per tutto il fabrianese.


La drammatica crisi dell’Antonio Merloni s.p.a. sembra stia per raggiungere un esito catastrofico per migliaia di lavoratori e per tutto il territorio fabrianese: quello del suo terribile fallimento economico!


Risulta del tutto inutile ripercorrere il lungo calvario in cui il management della più importante realtà industriale locale e tutta la classe politica e sindacale, mai hanno avanzato progetti di risanamento dell’Ardo quando ancora ne esistevano le condizioni, a metà degli anni ‘90.

La fase attuale registra il tentativo, davvero immorale, di gettare fumo negli occhi degli operai, ingannandoli con la falsa speranza di fantomatici acquirenti che, alla prova dei fatti, si sono rivelati inesistenti.

È ora che i lavoratori tutti, non solo dell’ARDO, si mobilitino con iniziative di lotta visibili e clamorose per scongiurare la devastante crisi che non travolgerà la sola Merloni!
Il Partito Comunista dei Lavoratori è l’unica forza politica che avanza un programma di rivendicazioni transitorie all’altezza della gravità della crisi:
 Blocco dei licenziamenti e ripartizione del lavoro esistente attraverso la progressiva riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
 La Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle aziende in crisi, come previsto dall'articolo 42 della Costituzione.
 Unificare attorno a queste parole d’ordine, le decine di migliaia di vertenze aziendali a difesa del lavoro che attraversano il paese.

Per non far morire il territorio: ridiamo dignità al lavoro e riprendiamoci quello che è della gente!


Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com







05/11/10

Ferrero si prostra a Casini!



Alla trasmissione radiofonica "un giorno da pecora" su Rai Radio due, il segretario di Rifondazione Comunista e leader della Federazione della Sinistra, lancia l'appello già ora a Casini per una presentazione comune alle prossime elezioni. Bypassando addirittura a destra la proposta di qualche settimana fa di fare prima una riforma elettorale e poi votare. Così facendo fuga definitivamente ogni dubbio sulla natura tutt'altro che comunista di PRC, PDCI e Federazione. E svela i suoi piani: riproporre le stesse accozzaglie democristiane che hanno portato alle peggiori sconfitte del movimento operaio, al disfacimento della sinistra, alla vittoria di Berlusconi. L'unica sinistra che non tradisce è il Partito Comunista dei Lavoratori!


04/11/10

La sconfitta di Obama smentisce le illusioni


Le elezioni di medio termine USA

La sconfitta elettorale di Barak Obama misura lo scarto tra le aspettative di svolta e la realtà prevedibile della sua politica: la continuità dell’enorme sostegno finanziario ai banchieri speculatori, l’appoggio agli industriali nell’attacco alla condizione operaia ( come nell’industria automobilistica ), la conservazione di un sistema sanitario basato sulle assicurazioni private, le mancate promesse ambientaliste, la continuità delle politiche di guerra. Su ogni terreno, grandi masse di popolazione povera, colpite dalla crisi, hanno visto tradite le proprie speranze. Mentre la destra più reazionaria è riuscita a capitalizzare lo scontento, usando contro Obama le sue stesse politiche borghesi ( “Obama amico delle banche”). La crisi dell’Obamismo smentisce una volta di più quelle sinistre italiane, a partire da Vendola, che avevano affidato le proprie illusioni riformiste al Presidente della più grande potenza imperialista del mondo. I fatti dimostrano ancora una volta che solo una prospettiva anticapitalista può incarnare una vera alternativa. In America, come in Europa.

Partito Comunista dei Lavoratori

03/11/10

Gli infortuni alle Miliani sono anche frutto dell’aumentato carico di lavoro sugli operai

Fabriano,02 novembre 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche


COMUNICATO STAMPA:
Gli infortuni alle Miliani è anche frutto dell’aumentato carico di lavoro sugli operai


Fabriano - Dopo il recente infortunio, la sequenza d’incidenti sul lavoro nelle Cartiere Miliani stanno assumendo una dimensione davvero continuativa e inquietante.
Anche in questa ennesima vicenda, non si può che denunciare il grave stato di precarietà che investe la maggioranza dei lavoratori a causa della privatizzazione delle cartiere fabrianesi, che ha comportato, grazie a “certi accordi” con il Sindacato Confederale, il ridimensionamento del Codice Civile e della legge 626, relativi alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Lo strutturale ricorso agli straordinari e alla reperibilità, ha favorito le basi per certe “intese consociative”, con le quali sono stati eliminati diritti acquisiti, come le festività divenute giornate lavorative (quando vogliono il management e le R.S.U delle Miliani, senza alcuna consultazione dei lavoratori!) quali il 1 Maggio, Natale, Pasqua e molte altre.
Questa situazione di pressione continua sugli operai, contribuisce, almeno in parte, alla crescita degli infortuni, aggravata anche dalla perdita di oltre quattrocento unità occupazionali nelle Cartiere Miliani.

Con preghiera di massima diffusione


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche

02/11/10

Stop alla cementificazione selvaggia


Articolo tratto dal numero di ottobre 2010 di "Cafè Revolution" 
(inserto di Cerreto D'Esi-Fabriano al Giornale Comunista dei Lavoratori)

Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto.

Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.

Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.

Anche a Cerreto d’Esi, una popolazione sostanzialmente stabile “si è mangiata” una quantità di territorio crescente con la costruzione di case e capannoni.

Ora costruiamo anche un centro commerciale in un momento dove ci sarebbero altre costruzioni da adattare (ovvio non avremmo l’impatto estetico desiderato) ma eviteremmo una colata di cemento; che ha tutte le carte in regola per poter non riuscire nel fine commerciale vista la vicinanza di Matelica e Fabriano con le loro strutture non sempre così affollate.

Dobbiamo avere delle nuove regole nel comparto edilizio che fermino la perdita di territorio verde e che, privilegiando le aeree già urbanizzate, salvaguardino il patrimonio storico-culturale, rurale e naturale dell’aerea cerretese.

Per far ciò il consiglio comunale dovrebbe deliberare una moratoria generale del piano regolatore e delle lottizzazioni, per poi procedere alla “mappatura” dei complessi edilizi invenduti e capannoni vuoti.



Luca Torselletti
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona - nucleo montano

01/11/10

NO ALLA TRATTENUTA A FAVORE DI FIM e UILM


Nell’accordo sul rinnovo del CCNL metalmeccanici, firmato l’anno scorso dalla FIM-UILM etc e Federmeccanica, vi è una clausola che prevede il versamento di 30 euro a favore dei sindacati firmatari l’accordo da parte di ogni lavoratore non iscritto ai sindacati firmatari. Con la busta paga di NOVEMBRE i lavoratori, non iscritti a FIM e UILM, riceveranno una lettera-modulo informativo sul versamento di questa trattenuta.

ATTENZIONE! C’E’ IL MECCANISMO DEL SILENZIO ASSENSO. CHI NON RISPONDERA’ A QUESTA COMUNICAZIONE ENTRO IL 15 DICEMBRE PROSSIMO AVRA’ AUTOMATICAMENTE LA TRATTENUTA IN BUSTA PAGA

Si tratta di una trattenuta che verrà girata alle casse di FIM e UILM come una sorta di rimborso per il “lavoro” svolto nella trattativa e con la firma dell’accordo separato del 15 ottobre scorso.
Un accordo come quello firmato per i metalmeccanici che prevede smantellamento e deroghe al CCNL nazionale, aumenti ridicoli, completa sottomissione alle esigenze organizzative delle aziende, non può trovare “ricompensa” da parte dei lavoratori.
Ci vuole una bella faccia tosta a chiedere 30 euro dopo aver accettato per i lavoratori un aumento medio lordo complessivo nei 3 anni (al 2012) pari a:

- 59,23 € lordi (38,50 netti) per il terzo livello
- 68,67 € lordi (41,20 € netti) per un quinto livello.

Si può stimare che l’introito previsto per questi sindacati vada dai 30 ai 45 milioni di euro: un bel guadagno per loro e una grande beffa per i lavoratori. La pratica di inserire queste clausole di “quota di servizio contrattuale” non è nuova, e come sindacati di base l’abbiamo sempre contestata, e oggi a maggior ragione.

La USB, contestando i contenuti dell’accordo, la mancanza di qualsiasi verifica democratica sulla trattativa e l’accordo, contestando il meccanismo del “silenzio assenso” per la trattenuta di “servizio contrattuale”, invita tutti e tutte a respingere la formalmente richiesta.

COSA FARE:
INVITIAMO TUTTE LE LAVORATRICI E LAVORATORI A RESTITUIRE IL MODULO COMPILATO ALL’AZIENDA, ENTRO IL 15 DICEMBRE 2010, NON AUTORIZZANDO LA TRATTENUTA.


USB Lavoro Privato