28/09/10

Il futuro della sinistra è Vendola???

Non stiamo qui a ripetere tutto ciò che il mondo del lavoro ha perso in questi ultimi quindici anni di rapine. Denunceremo però parlatori come Vendola che declama “elezioni subito, io ci sono”. Oppure Ferrero e Diliberto che stanno già contrattando accordi con il PD di Bersani. Partito Democratico che si qualifica come il partito più vicino al mondo bancario, banche che concorrono allo smantellamento dello stato sociale per mantenere e acquisire nuovi privilegi.

Banche che creano e decidono crisi, occupazione e carovita. Le banche sono le maggiori detentrici dei titoli di Stato, sanguisughe del debito pubblico italiano che ora invocano la flessibilità dei salari, riduzioni dei fondi per la sanità, per le pensioni e sempre a caccia di sfruttamento e manodopera a basso costo. Questi sono i poteri forti che si nascondono dietro al PD. Lo stesso PD rivendica la figura di Profumo (liquidato da Unicredit con 40 milioni di euro) come quella di un banchiere autentico, di profilo europeo e fuori dai giochetti mafioidi del Grande Capitale italiano.

Quello che colpisce è l’allineamento ai liberali dell’intero mondo delle sinistre.

Non so se ad oggi bastano le dita di una mano per contare tutti i tradimenti portati avanti dai dirigenti di P.r.c e P.d.c.i. Ma, benché non siano ben accetti da buona parte dei PD, continuano imperterriti a tradire la propria base elettorale con la quale cercano di rientrare nel gioco politico istituzionale sempre a braccetto della classe contrapposta a quella dei lavoratori. Quali siano le loro priorità, antepongono sempre i propri interessi di carriera o di ceto politico.

Lo stesso Vendola, che si fa strada usando i versetti della Bibbia, ha contrapposto i suoi interessi a quelli della maggioranza della società per non essere scartato dal mondo capitalistico e dalla grande borghesia. Vendola ha fatto chiudere in Puglia ben 18 ospedali, tagliando 2000 posti letto. Si vanta di puntare sulle energie alternative ma nel contempo autorizza ben 5 inceneritori: L’ENI, la Veolia, la British Gas, tutti interessati a costruire “fabbriche di diossina e fumi tossici”. Per non deludere la più grande nemica della classe lavoratrice, Vendola pensa bene di avvantaggiare la presidente di Confindustria, tramite la ditta della Marcegaglia, che in Puglia ha in progetto ben 3 inceneritori, quello di Modugno (che pensate è stato costruito devastando un intera area archeologica e che è stato poi sequestrato dalla procura di Bari in quanto “ABUSIVO”), quello di Massafra (che è stato giudicato fuorilegge addirittura dall’Europa e per il quale l’intero paese è stato sanzionato e stiamo pagando), e per finire l’inceneritore della Capitanata (a cui mancano addirittura le firme dei tecnici abilitati). Tutti questi scempi sono finanziati con i soldi dei cittadini italiani per ingrossare le tasche dei nostri industriali che, poverini, non arrivano a fine mese. Bisognerebbe cominciare dalla raccolta differenziata visto che in Puglia è ferma e al 10%.

A gennaio 2010 Confindustria con i compiacenti sindacati gialli eliminerà il “contratto nazionale del lavoro”. Non sappiamo se il diritto allo studio o alla pensione sarà ancora assicurato visto che su 40 mila scuole, più di 20 mila non sono a norma, l’età pensionabile è già stata aumentata con il tacito consenso di tutti, l’abbassamento dei salari e delle pensioni è già in atto etc.

Per dire basta a tutto questo dobbiamo costruire la nostra coscienza di classe. Mandiamo a lavorare burocrati e traditori non con scioperi a lume di candela ma con la forza delle nostre braccia; l’unico linguaggio che i padroni conoscono.


Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona - Nucleo Montano

27/09/10

Il Profumo...di Grillo e delle Sinistre



Piccole vicende dell’ordinaria vita borghese possono fornire squarci di luce illuminanti sulla natura delle cosiddette “opposizioni”. Sia di quelle liberali. Sia anche di quelle che si presentano come “radicali” o antisistema. La destituzione del banchiere Profumo dai vertici di Unicredit è al riguardo esemplare.

Tutto l’arco delle opposizioni, in forme diverse, ha pianto l’estromissione del più grande banchiere italiano.

Il PD ha rivendicato la figura di Profumo come banchiere autentico, di profilo europeo e non provinciale, estraneo alle bassezze della politica. Al punto che il quotidiano La Repubblica non ha perso tempo per indicarlo come un possibile candidato premier del centrosinistra in contrapposizione a Berlusconi. Si tratta di una posizione naturale. Il PD è il partito borghese italiano più vicino al mondo bancario, in particolare attraverso l’associazione dalemiana Italiani europei ( direttamente finanziata da grandi banche).

Il vicesegretario del PD, Enrico Letta, ha recentemente promosso un pubblico incontro tra la propria componente e il fior fiore dei banchieri italiani ( Profumo incluso). Del resto lo stesso Profumo, come tutti ricordano, è stato grande elettore alle primarie sia di Romano Prodi nel 2006, sia di Walter Veltroni nel 2008. Non a caso l’impronta dei banchieri sulle politiche dei governi di centrosinistra negli ultimi 15 anni è stata davvero indelebile: dalla promozione dei Fondi pensione sino all’abbattimento dell’Ires sui profitti bancari ( dal 34% al 27% nella sola Finanziaria Prodi del 2007). E il centrosinistra ha difeso significativamente l’ “autonomia” e la sacralità delle banche dalle battute populiste ( del tutto ipocrite) del ministro Tremonti o dalle “ingerenze” politiche di Centrodestra. La difesa liberale di Profumo non fa dunque una grinza.

Colpisce invece l’allineamento ai liberali dell’intero mondo delle sinistre.

Valentino Parlato su il Manifesto ha denunciato, in prima pagina, la liquidazione politica di “un banchiere di sinistra, di qualità, capace di mantenere in ordine e far crescere Unicredit” ( 22 Settembre).

Il quotidiano Liberazione ha seguito a ruota, affermando che Profumo avrebbe “ rotto le regole non scritte del capitalismo italiano e il suo rapporto simbiotico con la politica, assicurando a Unicredit un profilo europeo, indipendente dai palazzi romani.. vicino all’economia reale” pur senza sostenere un’adeguata “politica di intervento pubblico”.

Beppe Grillo, a sua volta, ha denunciato l’eliminazione del”banchiere italiano più stimato in Europa” , estraneo al “Sistema”, e per questo vittima del complotto della Lega e dei “Partiti”( v. blog).

Tutti insomma sembrano celebrare con Profumo la naturalità di una banca capitalista ideale e moderna, insidiata dalle forze estranee della “politica” ( provinciale e maneggiona ).

Disgraziatamente per loro..”la banca capitalista ideale” vive di rapina ( come ogni banca) .E la politica dominante ( di ogni colore) supporta le banche.

Non confondiamo intanto due piani distinti. Un conto è il profilo dell’operazione antiProfumo ,e un conto la natura della più grande banca capitalista italiana (e dell’amministratore delegato che l’ha gestita e impersonificata per 15 anni.).

E’ indubbio che alla liquidazione del banchiere abbiano concorso anche appetiti politici leghisti (in particolare veneti) legati alle Fondazioni bancarie. Come è indubbio che vi possa aver partecipato il banchiere Geronzi ( unico grande banchiere berlusconiano). Del resto che la lotta politica borghese si svolga anche nei labirinti del capitale finanziario in funzione di diversi interessi e cordate , è cosa ovvia.

Ciò che non è affatto ovvio è la difesa ammirata della natura del principale istituto del capitalismo bancario, e la rivendicazione della sua “autonomia”, da parte delle sinistre cosiddette “radicali” o di Grillo.

Stiamo scherzando? Unicredit è, per molti aspetti, il cuore economico dell’imperialismo italiano. E’ nata e si è sviluppata attraverso le gigantesche privatizzazioni bancarie della seconda repubblica a partire dal 92, sospinte dai governi Amato, Ciampi, Prodi ( a proposito di..autonomia dalla politica). Ha beneficiato, direttamente e indirettamente, delle politiche di detassazione di rendite e profitti promosse indistintamente da centrodestra e centrosinistra per ben 15 anni ai danni del lavoro salariato. Quale grande detentrice di titoli di Stato ( tassati scandalosamente al 12,5%), beneficia ogni anno del pagamento statale degli interessi sul debito pubblico, concorrendo così alla rapina sociale su scuola, sanità, pensioni, servizi, contro la maggioranza della società italiana. Coi soldi regalati dai governi o rapinati a lavoratori e risparmiatori italiani ( e non solo), ha promosso un’espansione internazionale enorme, con acquisizioni ( Hvb e Capitalia), fusioni, partecipazioni finanziarie in tutta Europa e in particolare nell’Europa dell’est ( soprattutto in Polonia e nei Balcani), contribuendo alle privatizzazioni antioperaie di quei Paesi , all’estensione della dittatura del mercato, al supersfruttamento di manodopera a basso costo. Come tutte le banche capitaliste ha fatto affari con tutti i governi. Incluso peraltro il governo Berlusconi cui ha garantito il sostegno determinante alla cosiddetta Banca del Sud ( in funzione della rapina del Nord) e la creazione del primo fondo pubblico-privato per la ricapitalizzazione delle Pim ( nuovi soldi di contribuenti e piccoli risparmiatori ai capitalisti).

E’ un caso che Tremonti si sia prodigato sino all’ultimo per salvare Profumo, in contrasto con un settore della stessa Lega?

L’incredibile abbellimento di Profumo e Unicredit da parte delle sinistre obbedisce in realtà a due ragioni complementari.

La prima è che se si vuole fare l’Alleanza Democratica con il centrosinistra liberale, ricandidandosi a sostenere un suo governo, occorre subordinarsi alla difesa di quelle banche che fanno parte organicamente della sua costituzione materiale. Del resto se si votarono negli anni di governo le politiche e i programmi delle banche, in cambio di ministeri o ruoli istituzionali, non si capisce perché la stessa prospettiva politica non dovrebbe trascinare le stesse conseguenze. Ma c’è una ragione più profonda.

Le sinistre e lo stesso Grillo, al di la delle chiacchiere, L’anticapitalismo, quando c’è, è retorica verbale o comiziesca, a fini elettorali, non un programma reale di trasformazione. Ne deriva che le banche private sono un istituto naturale del paesaggio sociale, salvo chiedere loro eventualmente ( e invano) un po’ di pietà per lavoratori e piccoli risparmiatori. E dunque se una grande banca privata “fa bene” “è stimata in Europa” o è insidiata dalla Lega, è naturale difendere l’autonomia e il prestigio della banca. L’argomentazione di Grillo è al riguardo esemplificativo di una concezione del mondo. Per il comico guru “il Sistema” non è la dittatura degli industriali e dei banchieri sul lavoro salariato ( per il quale non mostra interesse), ma l’indistinta cupola della “Vecchia Politica dei Partiti” che si intromette nella vita reale dell’”economia” ( senza aggettivi) per condizionarne il corso e lederne le virtù. La soluzione? Non il rovesciamento del capitalismo, a partire dalla nazionalizzazione ( senza indennizzo) delle banche, non immaginano un mondo senza capitalismo. ma la difesa dell’autonomia delle banche dalla “Politica”. Anche dalla politica anticapitalista. Non la nazionalizzazione di Unicredit, ma la difesa di Profumo, in ..compagnia di quella politica liberale dei “morti viventi” contro cui, a volte, si inveisce nei comizi. Non il controllo operaio e popolare sul sistema finanziario, quale condizione decisiva di un ‘alternativa di società, ma un rosario di innovazioni telematiche e tecnologiche all’interno di questa società. Non un altro potere nel mondo reale, ma l’immaginario del mondo virtuale. Nel mondo reale, viva Profumo, e l’autonomia dei banchieri. Dunque il potere borghese.

C’è di più. Il risvolto politico paradossale di questa difesa di Profumo è un ulteriore insperato regalo alla Lega di Bossi: che avrà un argomento in più per denunciare una sinistra chic, amica dei banchieri, e per dare un’immagine popolare alla propria rivendicazione di controllo sulle banche.

Come sempre la sudditanza al capitalismo “democratico” è benzina nel motore della reazione. Tanto più in tempo di crisi sociale.

Quanto a noi, troviamo confermate, ancora una volta, tutte le nostre ragioni. La liberazione del lavoro salariato dallo sfruttamento del capitale non verrà dai parolai di una sinistra subalterna o di un populismo democratico, ma solo da un programma reale di rivoluzione sociale e da un partito che per questo si batta in ogni lotta.

Marco Ferrando
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PCL



Superliquidazioni? E’ ora di tornare alla lotta di classe

Pubblichiamo di seguito la lettera di Giorgio Cremaschi, ex segretario generale della FIOM, che esorta una risposta di classe radicale agli attacchi del Governo e di Confindustria.


40 milioni di euro, di cui 2 in beneficienza, è la piccola liquidazione per il licenziamento dell’amministratore delegato di Unicredit, Profumo. Immaginiamo che a questo punto ci sarà un po’ di moralismo in giro, soprattutto perché Profumo ha perso e quindi è meno potente di prima. Ma la realtà è che le superliquidazioni e le super retribuzioni dei manager sono una costante in crescita. Da Passera a Marchionne, da Geronzi a Tronchetti Provera, tutto il gotha economico manageriale italiano si spartisce milioni di euro, a ogni passaggio dell’economia. L’amministratore delegato della Fiat ha recentemente risposto piccato a una giornalista che gli chiedeva delle sue maxi retribuzioni: “ma lo sapete che vita faccio io?”. Certo la vita dei grandi manager non ha sicuramente nulla di paragonabile con i lussi che si concedono quei privilegiati dei lavoratori dipendenti, specie se in cassa integrazione. Ogni tanto una cifra fa effetto particolare, certo 40 milioni sono proprio tanti, ma vuoi metterli con quanto è costato, nel calcio, Cristiano Ronaldo? Così si accetta come dato normale che i manager moltiplichino di centinaia di volte i redditi di coloro che dirigono. Il tocco finale della beneficienza, poi, dimostra che non tutta la farina del diavolo va in crusca, ma che una parte invece va in opere buone. Stiamo precipitando a passi velocissimi verso un medioevo tecnologico, nel quale i
ricchi e i potenti guadagnano quello che vogliono e, al massimo, devolvono verso i più sfortunati una piccola parte dei loro introiti. Al di là dei soliti inutili moralismi che sentiremo, c’è una sola ricetta per fermare questo precipitarsi verso l’ingiustizia: che le lavoratrici e i lavoratori ritornino a una sana, convinta, democratica lotta di classe.

22 settembre 2010

Giorgio Cremaschi  

Comunicato stampa di solidarietà con il CSOA Mezza Canaja


Senigallia, 26 settembre 2010

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

 
COMUNICATO STAMPA:
Senigallia: Il PCL esprime solidarietà al CSOA Mezza Canaja contro lo sgombero poliziesco dell’ex fabbrica Ragno


Da anni ormai il Centro Sociale Mezza Canaja rappresenta, malgrado tutti gli ostacoli posti da centrodestra, centrosinistra, magistratura e capitalisti, il centro culturale, artistico e politico, di Senigallia e dintorni.

Purtroppo, rappresentando uno spazio libero ed antagonista, nessun esponente delle ultime giunte comunali si è realmente speso per concedere finalmente al CSOA uno spazio definitivo, funzionale e decoroso, come merita il progetto del Mezza Canaja. Anzi, hanno assistito, piuttosto compiaciuti ai vari sgomberi subiti.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime tutta la propria solidarietà ai compagni del Mezza Canaja, ingiustamente sgomberati e denunciati per aver restituito alla città uno spazio ormai abbandonato, divenuto il simbolo della speculazione edilizia e finanziaria.

Chiediamo che il sindaco Mangialardi e tutta la giunta comunale, si esprima senza remore a favore del Mezza Canaja, offra patrocinio legale gratuito ai denunciati e trovi al più presto un'altra sede.

Con preghiera di massima diffusione


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com

23/09/10

Volantinaggio alla Fincantieri di Ancona



Comunicato Stampa del Partito Comunista dei Lavoratori
della Provincia di Ancona

Ancona, 23/09/2010

Oggi un gruppo di militanti anconetani del Partito Comunista dei Lavoratori si è dato appuntamento davanti ai cancelli della Fincantieri, presso il porto di Ancona, per dare il via alla nuova campagna nazionale del Partito. Infatti, come in tutti gli stabilimenti Fincantieri d'Italia, è stato distribuito il primo di una serie di volantini che esortano i lavoratori dei cantieri navali, ad occupare gli stabilimenti fino al ritiro immediato del piano aziendale di lacrime e sangue e di ogni minaccia di licenziamento. Alto è stato l'interesse verso la proposta che lo stesso PCL caldeggia come unica possibile a questo punto della vertenza per ottenere risultati concreti a favore degli operai. Ora i Comunisti Lavoratori sperano che le organizzazioni sindacali prendano seriamente in considerazione questa ipotesi di lotta.

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona

Risposta all’articolo del Segretario Regionale del P.R.C, Savelli

Il recente articolo pubblicato dalla stampa locale, scritto dal compagno Savelli, Segretario Regionale di Rifondazione, riguardante la crisi drammatica dell’Antonio Merloni a Fabriano merita alcune amare riflessioni.

La più importante investe proprio il P.R.C, il quale, come forza politica, si accorge solo oggi dell’esistenza di una amministrazione della Regione Marche di natura “centrista”, funzionale agli interessi di certi “poteri forti” regionali e non alle legittime aspettative di migliaia di lavoratori e relative famiglie che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.

È necessaria una politica di forte contrapposizione nei riguardi della commistione esistente tra una parte dell’imprenditoria marchigiana e la maggioranza della classe poltica sia di centrodestra che di centrosinistra.

Auspichiamo che nel non lontano 2012 a Fabriano non si ripeta la politica sciagurata, iniziata nel 2002 dal locale circolo del P.r.c, di totale subalternità di “certi potentati” che ricercano, grazie a “ certe segreterie a gestione familiarista”, il predominio contro i lavoratori nella regione Marche e a Fabriano.


Angeloni Antonio

Partito Comunista dei Lavoratori
Nucleo Montano - Sezione di Ancona

19/09/10

I nuovi barbari all’attacco dell’immenso tesoro dei Parchi Nazionali




L’anomalia nel sistema capitalistico che i nostri governanti vorrebbero cancellare una volta per tutte

Per difendere l’incommensurabile patrimonio ambientale del nostro Paese sono stati istituiti, dal 1921 e nell’arco di ottant’anni, 24 Parchi Nazionali che proteggono in maniera più o meno efficace i principali ecosistemi della penisola. Purtroppo, nonostante l’importanza delle nostre aree protette, riconosciuta anche in campo internazionale, lo Stato investe solo pochi spiccioli nell’implemento e nella riconversione economica di tale zone, creando di fatto dei Parchi a metà. Le aree protette italiane, infatti, coprono la ragguardevole superficie di 15.000 km2 corrispondente all’8% dell’intera superficie nazionale, comprendenti aree già fortemente antropizzate. L’obiettivo primario resta quindi rendere compatibili le attività umane nelle zone periferiche dei Parchi con le rigide norme conservazioniste delle aree più selvagge ed intatte. Appaiono quindi ridicoli gli stanziamenti di 50 milioni di euro all’anno per l’intera rete dei Parchi, sufficiente a malapena all’autosostentamento della macchina burocratica degli Enti Parco. Non a caso, alcuni autorevoli direttori dei Parchi Italiani, ricoprono l’incarico a titolo gratuito.
Ebbene, con l’ultima finanziaria, il Governo che vuole la deregulation sulla caccia, il nuovo Piano Nucleare, le devastanti Grandi Opere, la cancellazione del V.I.A., il Piano Case etc. ha deciso di dimezzare a 25 milioni l’anno questa già risicata cifra. Il tutto senza alcun risparmio per l’Erario, poiché la legge prevede un piccolo taglio del 10% per il Ministero dell’Ambiente, che continua a percepire 720 milioni l’anno, di cui però, la cifra massima da trasferire ai Parchi Nazionali (il principale strumento di Protezione ambientale del Paese) è stabilita a 25 milioni. Cosa se ne faccia il Ministro Prestigiacomo con il resto dei finanziamenti rimane un mistero. Sembra chiaro quindi che la volontà politica sia un’altra, anche se celata dietro lo spauracchio del risanamento dei conti pubblici: costringere alla chiusura o paralizzare i Parchi Nazionali italiani.
Fin dalla loro istituzione i Parchi sono stati oggetto di attacchi e boicottaggi da parte dell’establishment capitalista e dell’ecomafia, soprattutto utilizzando strumentalmente le resistenze (spesso giustificate) delle popolazioni locali. Si era però sempre trovato un patto di non belligeranza tra gli interessi clientelari delle classi politiche, la necessità di sviluppo turistico di alcune aree del Paese e le convinzioni dei protezionisti più sinceri, che ha permesso la mera sopravvivenza dei Parchi. Compromesso che, malgrado tutto, ha portato al salvataggio in extremis del Pino loricato e dell’Orso bruno marsicano per dirne due. Oggi però l’opposizione di centrosinistra, totalmente impregnata dello stesso spirito rapace del Governo, tace. Inoltre, alcuni partiti ed associazioni (come i Verdi o Legambiente) che avevano a cuore, almeno a parole, la questione dei Parchi, hanno perso consistenza ed autorevolezza a causa delle numerose svolte opportuniste seguite negli ultimi anni. Lo stesso Presidente della Repubblica, l’ex “comunista” (si fa per dire) Napolitano, risponde al disperato appello dei Presidenti dei Parchi con una beffarda missiva in cui, come al suo solito, declina ogni responsabilità e rifiuta di prendere qualsiasi impegno personale in tal senso. Quali condizioni migliori quindi per sferrare l’affondo finale contro gli ultimi baluardi della natura selvaggia in Italia?
Nel 1864 Marsh riscosse grande successo con il suo libro “Man and Nature”, rivoluzionando il naturalismo scientifico, in senso conservazionista. Marsh comprese i pericoli delle rivoluzioni industriali e degli aumenti demografici che di lì a poco avrebbero interessato anche i luoghi più remoti della terra: capì come la Natura non rappresentasse solo una forza oscura da assoggettare od un pozzo senza fondo da cui attingere, bensì una fonte immensa ma comunque limitata di risorse da gestire e conservare per consegnarla integra alle generazioni future. Dopo l’uscita del suo libro in America fu istituito il primo Parco Nazionale del Mondo ed anche grazie all’influenza delle sue teorie in pochi decenni furono adottate le prime norme protezioniste nel nostro paese, culminate con il Regio Decreto a difesa delle foreste italiane nel 1923 ed in vigore tutt’oggi.
Oggi sappiamo che ogni intervento dell’uomo in un ecosistema può produrre gravi sconvolgimenti. L’unica arma di difesa di cui dispone la natura è proprio la biodiversità: la grande varietà di specie, ognuna con una sua particolare “abilità”, e la variabilità genetica (proporzionale alla dimensione delle popolazioni), per cui ogni individuo della stessa specie presenta caratteri diversi dall’altro, aiutano un ecosistema a reagire a qualsivoglia intervento umano o calamità naturale. Inoltre siamo maggiormente consci di quanto la nostra stessa esistenza è legata a doppio filo con la conservazione e l’implemento di questa biodiversità: sia per ragioni di dipendenza economica, energetica, alimentare dalla Natura, sia perché delle catastrofi seguenti uno sconvolgimento ambientale siamo spesso noi stessi a farne le spese.
L’Italia, nonostante la forte antropizzazione, detiene ancora oggi numerosi record mondiali in campo ambientale. Infatti la conformazione geografica (lo stivale attraversa ben 12° di latitudine), l’orografia estremamente varia (dalle profonde grotte carsiche ai 4810 mt del M.te Bianco), la varietà climatica (che spazia dal caratteristico clima mediterraneo sino ai climi nivali delle alpi) ed altri fattori non meno importanti, fanno si che il nostro paese possa vantare una grande biodiversità ed un gran numero di endemismi. La Flora e la Fauna italiane sono le più ricche d’Europa ed abbiamo una percentuale di superficie boscata tra le più alte riscontrabili tra i paesi ad industrializzazione avanzata. Alla luce di ciò, 24 Parchi Nazionali risultano persino insufficienti e vanno quindi difesi a spada tratta. Anche perchè una volta distrutti gli ultimi ecosistemi ancora intatti, sarà impossibile tornare indietro.
I Parchi dovrebbero rappresentare il luogo per eccellenza della Conservazione ecosistemica, dell’implemento delle aree Wilderness, della risoluzione di alcune criticità legate al pericolo di estinzione di animali o piante. L’Italia dovrebbe investire nei Parchi (e non guadagnarne sei euro per ognuno investito come avviene attualmente), per convertire i sistemi economici presenti nelle aree protette e renderli realmente ecocompatibili ma comunque sufficienti al sostentamento delle popolazioni locali. Dovrebbe insomma costruire un’isola totalmente refrattaria ai sistemi produttivi classici del capitalismo. Un’utopia in un sistema economico mondiale così aggressivo e rapace, ed ancor più in Italia dove la rete dei Parchi Nazionali comprende molte zone antropizzate ed industrializzate, spesso in aree del Paese in cui le infiltrazioni mafiose sono più frequenti (come nei numerosi Parchi del Sud e delle Isole).
Sappiamo che in un sistema di produzione regolato dalle leggi del profitto, dove si trascurano i diritti fondamentali degli stessi uomini, non c’è molto spazio per la difesa della natura. L’ambiente, anzi, viene ridotto dal capitalismo a due sole funzioni: quella di farsi depredare indiscriminatamente di tutte le risorse o quella di enorme discarica, cioè il soggetto ideale a cui far pagare la maggior parte delle esternalità negative del nostro sistema produttivo. L’Italia non fa eccezione. Appare chiaro, anzi, che le motivazioni che hanno portato ad istituire i primi Parchi Nazionali, non incontrino la simpatia dell’attuale Governo Italiano di Centro Destra nè dei precedenti di Centro Sinistra. Per i politici, i capitalisti ed i mafiosi italiani, al contrario (tranne alcuni rari “illuminati”), i Parchi hanno rappresentato un fastidioso limite all’avanzata del cemento e della speculazione. Oppure, nella migliore delle ipotesi, uno strumento clientelare di distribuzione delle “poltrone” ai propri amichetti. Perciò vogliono togliere di mezzo questo ostacolo ai propri interessi.
Analogamente a quanto accade in altri campi, i guadagni derivati dalla distruzione dell’Ambiente riguardano solo pochi avidi oligarchi. Le conseguenze disastrose di questo reiterato saccheggio, però, colpiscono l’intera popolazione mondiale, ricadendo in particolar modo proprio sui più deboli e sui più poveri. I comunisti non possono, quindi, che inserire la battaglia per la difesa delle aree protette e della Natura in Italia, in un quadro più generale di rivendicazioni ambientaliste di chiaro orientamento anticapitalista. Come non vogliamo continuare ad essere schiavi del sistema economico mondiale, non permetteremo che i padroni del mondo distruggano il nostro Paese ed il nostro Pianeta con la loro ingordigia. Il patrimonio naturale mondiale non può essere appannaggio di pochi e bisogna incoraggiare una nuova coscienza di classe anche in tal senso. Se non interrompiamo il prima possibile la loro festa, rischiamo di trovarci sepolti dagli scarti del loro banchetto.
Titto Leone

12/09/10

Dove sono i lavoratori fabrianesi?

Stiamo vivendo la più grande controffensiva che il movimento operaio abbia mai subito da 50 anni a questa parte. L’attacco frontale portato avanti dalle classi dirigenti e borghesi di questo territorio disastrato, manderà decine di migliaia di famiglie sul lastrico, al solo scopo di mantenere i privilegi dei grandi industriali! Se non verranno fermati riusciranno con grande facilità ad approfittare del consenso-assenzo di tutti per condurre una lotta di classe che vedrà una tragica involuzione dei rapporti di forza e la completa disfatta dei diritti di ognuno di noi. Questi ipocriti, truffatori e nemici da sempre della classe operaia, riescono senza alcuna difficoltà a sottomettere e sfruttare decine e decine di migliaia di lavoratori con pochi e semplici mezzi di convinzione.

Svegliarsi e prendersi ognuno le proprie responsabilità, è il minimo che una persona a cui sia rimasto ancora un po’ di buon senso, di dignità e di libertà, possa fare. Lo stress della vita quotidiana, tra il lavoro, la casa, la famiglia, la scuola, la spesa e tutto ciò che comporta tenere in piedi ritmi di vita spinti sempre più all’estremo di una giostra frenetica, ci rende incapaci di reagire, assoggettandoci sempre più alle politiche neo-liberiste.

Sono vent’anni che stanno salassando la classe lavoratrice, produttrice della ricchezza di questo paese, con ogni mezzo “sempre legale….”, speculando di continuo sulla pelle dei lavoratori, smantellando la scuola pubblica, usurando i pensionati, smembrando i servizi sociali e tutto ciò che è pubblico per favorire l’ingordigia dei privati. Se non faremo un vero cambio generazionale di tutti questi lestofanti e venditori di compromessi, a partire dalle dirigenze sindacali e politiche, i lavoratori arriveranno ad avere una coscienza di classe poco superiore agli schiavi lobotomizzati (ma forse questo è proprio ciò che vogliono).


Per rendersi conto basti guardare il territorio fabrianese: fin dall’inizio dell’era merloniana è stato preso d’esempio dall’intera area confindustriale e borghese del paese (e non solo) per le sue capacità di "dividi et impera" nei confronti dei lavoratori e nello stesso tempo incrementare il loro sfruttamento. La Merloni, in crisi già da tempo, ha visto nel 2008 la spaccatura tra i lavoratori di Fabriano con i loro colleghi di Gaifana in Umbria, che vivono ad appena pochi chilometri. Fabriano è stata spettatrice perfino dell'antagonismo tra i lavoratori delle Cartiere Miliani e gli stessi operai della Merloni. Ma non bastava questo per regalare sonni tranquilli al mondo politico ed industriale, rendendo sempre più irrilevante il conflitto sociale, si è arrivati addirittura a dividere gli stessi presidi di S.Maria e Maragone, nella stessa piccola cittadina. Ora, perfino la cittadinanza e tutto il resto dei lavoratori dell’indotto che per la maggior parte si ritrovano in mobilità, disoccupati o lavoratori in nero (come d'uso in molte imprese del territorio), ora denigra i lavoratori merloniani perché hanno il privilegio di usare la cassa integrazione.

Ci rendiamo conto che la classe lavoratrice a Fabriano come nel resto d’Italia è completamente soggetta alla classe padronale o no? Ci stiamo comportando come marionette nelle loro mani.


Durante l’occupazione degli uffici amministrativi della A.Merloni, tutti, ma proprio tutti, hanno alzato la propria bandiera (perfino il vescovo è sceso in piazza), per portare avanti un diritto che non poteva essere tolto ai lavoratori che non hanno alcune responsabilità nella crisi dell'Azienda. La realtà è che tutti, oggi, si sono dimenticati di quei diritti a cominciare dai grandi parlatori che hanno “ora si può dire”, il “permesso” di scrivere articoli sui giornali mentre questa pratica viene vietata ai portavoce dei lavoratori, a coloro che come noi lottano per la divulgazione di vera informazione e per la sopravvivenza della classe operaia. La realtà è che durante l’occupazione della Merloni, scorrevano fiumi di parole, giornali pieni di articoli, ma che poi sfociarono in un sostegno di appena una trentina di persone all’uscita dagli uffici occupati, all' imbavagliamento ed all'espulsione forzata dei compagni che volevano denunciare una situazione di sfruttamento, di speculazione, di omertà, una situazione precaria. Nè abbiamo potuto denunciare il nefasto operato di dirigenti sindacali che non erano e non sono all’altezza di potersi prendere l’onore di portare avanti le lotte dei lavoratori, ma, come da sempre abituati e imboccati dai poteri forti, svendono l’onore e tutto ciò che rappresentano per scendere a compromessi al ribasso. Imperterriti, oggi più che mai cercano la mano tesa padronale per applicare, in cambio di sporche poltrone, la legge antidemocratica, anticostituzionale e fuori–legge, del galoppino del capitalismo Marchionne.

Vogliamo arrivare a farci la guerra tra disoccupati e operai sfruttati sulla catena di montaggio dalla catena dei padroni? Vogliamo continuare a farci la guerra dei poveri mentre loro se la ridono? Vogliamo continuare a farci fare il lavaggio del cervello giornaliero da questi corrotti, sfruttatori, speculatori ed ogni sorta di relitto che ormai irrimediabilmente si sono seduti sulle poltrone che erano destinate ai portavoci del popolo?

Il Partito Comunista dei Lavoratori è l’unica forza in questo misero paese che può, grazie ai suoi militanti, riportare all’avanguardia il movimento operaio, perché la nostra lotta è per l’abbattimento del capitalismo e l’istaurazione di un governo dei lavoratori dove la maggioranza della popolazione gestisca le risorse del paese e non il contrario.

Nel frattempo abbiamo due scelte davanti a noi, la prima e restare a guardare mentre nel distretto industriale fabrianese il potere padronale instaura la mannaia Marchionne sulla testa dei lavoratori, restare a guardare mentre viene abolito il contratto nazionale del lavoro promosso dai sindacati, elogiato da Confindustria, votato dai poteri forti, contemplato dalla Chiesa e accettato con indifferenza dai lavoratori. La seconda è alzare la testa, tutti insieme, insieme al Partito Comunista dei lavoratori, e lottare finalmente per i nostri diritti. “Noi siamo la sinistra che non ha mai tradito e mai tradirà!”

A proposito, senza nulla togliere alla musica: tra qualche giorno inizia X Factor, mi raccomando non perdetevelo…!

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-nucleo montano

10/09/10

La controversia tra il Comune di Fabriano e le Cartiere: rischi catastrofici per i cittadini


Città di Fabriano: la drammatica controversia tra il Comune e le Cartiere Miliani–Fedrigoni Group, rischia di avere effetti catastrofici per tutti i cittadini fabrianesi.


Le ultime notizie apparse su tutta la stampa locale il giorno 4.9.2010, relative ad un ricorso al Consiglio di Stato, da parte delle Cartiere Miliani-Fedrigoni Group, le quali richiedono 6 milioni di euro al Comune di Fabriano, poiché le stesse sostengono di essere state ingiustamente escluse dalla legge 61/98 sul terremoto, costituisce un drammatico pericolo per l’economia dell’intera città, già provata dalla crisi che investe l’intero distretto industriale.

Questo è il risultato della privatizzazione selvaggia che “certi notabili locali”, hanno voluto imporre alle Cartiere Miliani, favorendo la perdita di oltre 400 posti di lavoro.

È lecito chiedersi che cosa ne pensano “certi personaggi pseudo-comunisti” che nel 2004-2005 con urla e atteggiamenti squadristi, sostenevano nell’ambito delle riunioni del Comitato Cittadino in difesa delle Miliani (anche contro lo statuto del proprio partito, il P.r.c) e nelle riunioni del proprio direttivo del partito dell’epoca, “che nelle Miliani, grazie ai nuovi proprietari andava tutto bene!!”

Alla faccia della verità e della difesa di tutti i lavoratori!!.

L’ex delegato R.s.u delle Cartiere Miliani
Antonio Angeloni

Piegare il padronato e cacciare Berlusconi



L’azione di guerra di Federmeccanica contro i diritti dei lavoratori- col sostegno del governo e la “comprensione” del PD- merita una risposta uguale e contraria.
La decisione della Fiom di impugnare legalmente gli atti padronali, di rilanciare la manifestazione del 16 Ottobre, di preparare con i lavoratori la nuova piattaforma contrattuale, è positiva e importante. Ma questa stessa prospettiva richiede da subito un salto radicale di mobilitazione, in ogni azienda e sul piano generale. E’ necessario che tutte le sinistre sindacali e politiche uniscano le proprie forze nella preparazione di una grande vertenza generale unificante dell’intero mondo del lavoro, a carattere prolungato, combinata con l’occupazione di tutte le aziende che licenziano o “derogano” a contratti e diritti. La guerra aperta da Fiat e Confindustria non si vince con metodi tradizionali o sole carte bollate, ma sul piano della forza: l’unico linguaggio che i padroni usano e intendono. Il 16 Ottobre il PCL porterà in piazza questa domanda generale di svolta: per piegare il padronato e cacciare Berlusconi.
Marco Ferrando

09/09/10

Serra De'Conti: Bendelari preoccupato sul futuro della scuola


Dal "Corriere Adriatico" del 9 settembre 2010

Lettera aperta del Rappresentante del PCL al sindaco di Serra de’ Conti

Le classi e le sezioni delle scuole di Serra de’Conti da vari anni fanno parte dell’Istituto comprensivo di Arcevia: in merito Giorgio Bendelari, rappresentante del Partito Comunista dei Lavoratori ha scritto una lettera al sindaco, all'assessore alla Pubblica istruzione e ai capigruppo del Comune di Serra de’Conti sui provvedimenti della legge Gelmini. “Come lo scorso anno - sottolinea Bendelari - torno a chiedere informazioni su ciò che accadrà all’Istituto comprensivo. Quali iniziative ha in programma l'Amministrazione comunale con le altre Amministrazioni interessate all'Istituto Comprensivo, di concerto con le Autorità Scolastiche per venire incontro ad eventuali disagi che verrebbero a crearsi per i nostri concittadini e con la eventuale soppressione di nomine di insegnanti di sostegno e di fronte all'eventualità di classi molto più numerose degli anni precedenti e quali iniziative di solidarietà nei confronti di quei docenti che non hanno ancora ricevuto la conferma della cattedra o si vedono esclusi, andando ad aumentare il già folto esercito dei precari della Scuola Pubblica?”.
L.R.