29/01/10

Facciamo sentire la voce dei lavoratori




Comunicato Stampa del PCL Marche

Ancona,27/01/2010

La drammatica crisi che sta radendo al suolo il nostro territorio non troverà risoluzione fin quando non si darà voce ai lavoratori, che hanno creduto e si sono sacrificati nella speranza di un futuro migliore.

Le prospettive iper-liberiste che lanciavano messaggi di sacrifici da fare per arrivare a un mondo migliore, sono servite soltanto a dimostrare e preparare la strada a nuovi ed ulteriori arretramenti.

Le politiche del mondo del lavoro hanno fatto sperare a tutte le classi lavoratrici che un incremento della produttività del lavoro incorporato alla tecnica avrebbe consentito una riduzione progressiva dell’orario di lavoro e una distribuzione tra tutti del lavoro che c’è: e invece si è combinato con un aumento del tempo di lavoro giornaliero e di vita (età pensionabile), della disoccupazione, dello sfruttamento.

La devastazione attuale in cui oggi vediamo i figli privarsi delle conquiste dei loro padri, non è altro che l’irrazionalità di un sistema che si dimentica delle più elementari regole base della costituzione.

Il Partito Comunista dei Lavoratori si colloca come sempre al fianco delle fasce più deboli della società, rilanciando la politica dei lavoratori, che fino ad oggi è stata chiusa in un cassetto e che ha visto intere famiglie regredire allo stato di non autosufficienza, intaccando la stessa dignità dell’individuo.

Il PCL da sempre collocato all’opposizione dei governi sia di centrodestra che di centrosinistra, chiede con forza che sia data voce ai lavoratori, riacquistando fiducia, fierezza e spirito d’indipendenza, ritrovando quella politica del lavoro che non abbia più nulla a che fare con trasformismi e revisionismi di comodo.


Youri Venturelli

Candidato Regionale Marche


Partito Comunista dei Lavoratori

Nel pieno di una crisi sempre più grave


Risoluzione della Segreteria Internazionale del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale - 12 dicembre 2009

La bancarotta del capitalismo globale

La crisi del capitalismo globale, universalmente riconosciuta come la peggiore della storia, non è finita; ci troviamo nel mezzo del suo dispiegamento. Alla fine del 2009, lo spettro delle insolvenze sovrane del Dubai e della Grecia fino a quelle dell’Irlanda, che hanno scosso l’eurozona e l'Unione Europea nel suo complesso e hanno rivelato l’impatto catastrofico della montagna di debiti sugli Stati capitalisti di tutto il pianeta, a partire dagli stessi Stati Uniti, ha smentito i primi vanti di ripresa.
L’iniezione senza precedenti della massa di liquidità da parte dei governi e delle banche centrali, a seguito sopratutto del panico prodotto dal crollo della Lehman Brothers del 2008-2009, finalizzata a salvare il sistema finanziario internazionale dal collasso è stata un’operazione di conservazione; il crollo precipitoso è stato ritardato temporaneamente senza risolvere le contraddizioni sistemiche esplose con la crisi. Queste ultime si sono piuttosto aggravate e sono emersi nuovi problemi.
Nonostante la retorica, non v’è alcuna ripresa in termini di impiego, bensì una crescita della disoccupazione; nessuna ripresa bensì una contrazione del credito al consumo e per la piccola impresa; nessuna ripresa nelle spese di consumo bensì un calo degli stessi; nessun liberazione dai problemi delle banche sovraesposte o sottocapitalizzate. Il mare di derivati non è diminuito se non leggermente. La loro funzione, in ogni caso, è vitale per il capitalismo contemporaneo e non può essere abolita senza portare al collasso l’intero sistema. Si formano nuove bolle di capitale fittizio appena viene convogliata di nuovo su attività speculative la liquidità massicciamente disponibile. La pratica speculativa del carry trade, approfittando della debolezza del dollaro USA, ha alimentato la speculazione minando gli effetti dei pacchetti di incentivo e di re-direzionamento del flusso di denaro fuori dagli USA. Stanno crescendo i mercati finanziari nonostante regnino in ambito produttivo sovrapproduzione e un’eccedenza di accumulo di capitali, aprendo ulteriormente la forbice tra il capitale fittizio e quello produttivo. Le bolle sono sul punto, piuttosto prima che dopo, di scoppiare provocando una doppia recessione [continua --->]

27/01/10

2010: un anno di lotta contro la disoccupazione e la povertà!


Finalmente in questo paese qualcosa comincia a muoversi: lavoratori assopiti che ritrovano una coscienza di classe, che aprono un confronto e che vogliono stabilire relazioni. Stanchi di vedere governi e classi dirigenti reggersi non grazie al consenso dei lavoratori, ma alla loro sfiducia nella propria forza.

Il quadro che sta venendo fuori è all’insegna della lotta, nella speranza che possa finalmente aprire la strada ad un’alternativa che non sia il mero rilancio del tragico sistema capitalistico, ma un'opzione socialista, per organizzare una società più razionale ed armoniosa.

Cominciamo a unificare, prolungare e mettere in collegamento tutte le lotte e rilanciamo una voce unica e radicata dal basso: a cominciare dal blocco dei licenziamenti, dalla riduzione dell’orario di lavoro e la spartizione del lavoro disponibile fra tutti con un adeguato aumento salariale.

Cominciamo a dire basta a nuovi e inaccettabili sacrifici, che dopo più di vent'anni di "lacrime e sangue", non ci hanno portato da nessuna parte, se non in un circolo vizioso che gioca al ribasso con i diritti dei lavoratori.

La crisi se la paghino i padroni e gli adulatori del buon governo, la dignità dei lavoratori tutti non è più vendibile per tenere gioco alla grande borghesia.

Reagire, fare, costruire, fina da subito: non abbiamo altro modo per riorganizzare dei rapporti sociali in funzione dei bisogni dei molti e non del profitto dei pochi.

Per non rafforzare l’ideologia borghese e preparare ulteriori arretramenti alle classi lavoratrici, dobbiamo lottare tutti insieme per un reale governo dei lavoratori e lavoratrici al fine di difendere tutti i diritti e gli spazi democratici che altrimenti avranno un'ulteriore involuzione.

Solo così la maggioranza della società non avrà solo il diritto di scegliere il meno peggio tra chi li governerà, ma potrà decidere della propria vita e del proprio futuro. Costruiamo una rappresentanza reale dei lavoratori con rappresentanti eletti direttamente nei luoghi di lavoro sulla base del principio proporzionale e del comune riconoscimento del potere popolare; dove ogni eletto è permanentemente revocabile dai suoi elettori e privo di qualsiasi privilegio sociale, economico, giuridico rispetto alla sua base elettiva.

Per avviarci verso un futuro migliore dobbiamo avere dalla nostra parte gli ideali e la ragione, che alimentino la forza di combattere e resistere. Dobbiamo coltivare gli insegnamenti del vero comunismo per non scendere a compromessi e uccidere implacabilmente ogni forma d’ipocrisia e sfruttamento.

Chi non ha più questa condizione interiore, continuerà a fare errori, trasformismi e revisionismi di comodo.

Riappropriamoci del nostro antico coraggio, della nostra fiducia in noi stessi, della nostra fierezza e del nostro spirito d’indipendenza.



Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-nucleo montano

26/01/10

Luigi Tosti: ennesima vittima della crociata contro la ragione e la tolleranza


Comunicato Stampa del Partito Comunista dei Lavoratori

Ancona 24/01/2010

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la piena solidarietà al coraggioso Giudice Luigi Tosti di Camerino. Vittima di un linciaggio senza precedenti, quest'ultimo ha subito una vera e propria scomunica, non da parte del Vaticano, come sarebbe logico, ma del CSM. La rimozione dall'incarico, di solito riservata a casi ben più gravi di negligenza e corruzione, è giunta dopo essersi reso portavoce di una battaglia di civiltà in favore non solo della propria libertà, quanto di quella di chi si trova ad essere giudicato sotto dei simboli che non condivide. I politici marchigiani di centrodestra e centrosinistra in questi mesi, invece di sostenere il concittadino in una lotta impari tra razionalità e bigottismo, libertà di pensiero e poteri forti, si sono prodigati in dichiarazioni, odg e ordinanze che dichiarano guerra alla sentenza della Corte Europea sulla rimozione del crocifisso dagli uffici pubblici e ad ogni velleità di uguaglianza di fronte la legge e multiculturalismo. Sarebbero contenti loro di essere processati sotto l'effige di un'altra religione o sotto un simbolo politico diverso dal loro? Perchè invece di impegnarsi per l'affermazione dei più profondi ed umani valori della carità cristiana, di cui certo questa società difetta, si scagliano contro chiunque sollevi la questione delle libertà personali e dei diritti civili difendendo ad oltranza l'imposizione forzata dell'idolatria del proprio simbolo?

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche

info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com - cell. 3341770182

24/01/10

Risposta all'ipocrisia di alcuni esponenti del PRC fabrianese

L’ultima polemica giornalistica del 2009, tra un segretario di un forza politica ed un consigliere comunale fabrianese, conferma il grado d’ipocrisia mai registratosi dal dopo-guerra ad oggi.

Forse “certi signori” oltre a simulare l’interesse per i problemi dei disabili, accentuati dall’inerzia delle due ultime giunte comunali, dimenticano il sostegno fornito dal 2002 al 2007 ai progetti di privatizzazione di servizi essenziali quali la gestione delle risorse idriche e il progetto Berlusconiano della Quadrilatero S.p.A. e molti altri.

Chi si batte contro il potentato dei Merloni, invece rispetto alla drammatica crisi del distretto industriale fabrianese, esprime pieno appoggio a due esponenti del P.R.C. (regionale e provinciale) i compagni Brandoni e Quercetti che con le loro interpellanze hanno mostrato, a differenza di certi pseudo-comunisti locali, la loro autonomia e dignità da certi poteri forti locali!!


Fabriano 1\01\2010

Angeloni Antonio

21/01/10

Appello a tutti i sinceri democratici


Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa di appello alla firma del Partito Comunista dei Lavoratori Marche. (cliccare sull'immagine per leggere)





20/01/10

Volantino antirazzista e foto del presidio


Di seguito alcune foto dello striscione ed il volantino distribuito domenica 17 gennaio 2010 al presidio antifascista a Cerreto D'Esi - AN - (cliccare sull'immagine per leggere).













Io cassaintegrato, ora mi candido

Dal "Resto del Carlino" del 18/01/2010.



Per leggere l'articolo cliccare sulla foto


14/01/10

Maccaferri + centrosinistra = altro che posti di lavoro!

Pubblichiamo di seguito l'interessante intervento dei compagni dell'Officina Sociale Rebelde al forum sulla questione Turbogas-sadam. Sarà sicuramente uno dei punti fondamentali della nostra campagna elettorale, e rientrerà nella questione Nazionalizzazione. Infatti, come i compagni dell'officina riconoscono, tutti i finanziamenti pubblici dati a Meccaferri e agli alri hanno prodotto solo grandi ladrocini. L'unico modo per assicurarsi di dove vadano a finire i soldi è farli sborsare e controllare allo stato, ma sotto controllo operaio!
Dieci anni fa la Sadam prometteva, non solo il mantenimento dei livelli occupazionali per quanto riguarda la produzione dello zucchero, ma addirittura un aumento dei posti di lavoro. La centrale turbogas, diceva un depliant patinato, darà lavoro a circa 200 persone nella fase di realizzazione e nella fase di attività ad altre 50 persone.
Qualcuno di voi le ha mai viste queste 200 persone e 50 addetti fissi? Quanti posti ha creato la turbogas 10 o 12? Ma torniamo ai posti di lavoro allo zuccherificio, Nell’art. 19 della convenzione, l’hanno firmata loro e non noi, si dice che la Sadam si assumeva l’impegno a mantenere in esercizio lo zuccherificio per un periodo quantomeno corrispondente a quello di attività della centrale, con la salvaguardia dell’occupazione. Questo impegno non è stato mantenuto. Il Consorzio Edison-Sadam si è intascato 70 milioni di euro, la centrale continua indisturbata la sua attività mentre lo zuccherificio ha chiuso i battenti e di nuovo si solleva il problema dei posti di lavoro. Non ci eravamo sbagliati affatto 10 anni fa, quando come assemblea permanente contro la turbogas, insieme ai sindacati di base, dicevamo che questa azienda ha come unico interesse l’affare del la produzione di energia, altro che posti di lavoro.

Oggi la Sadam propone una riconversione che prevede la realizzazione di una raffineria biodiesel e una centrale a biomasse, pare, dopo la “trattativa” del sindaco, di 11,2 MgW.

Sadam sostiene assieme a sindacati,sindaco e amministratori di comune provincia e regione che questa riconversione garantisce i 143 posti di lavoro. Noi pensiamo esattamente il contrario. L’impacchettamento dello zucchero è un’attività in perdita per i costi di produzione, raffineria e centrale a biomasse non garantiscono, come neanche la turbogas, un’occupazione certa. Noi pensiamo che i lavoratori siano presi in giro dalla Sadam, dai politici e dai loro stessi sindacati. Stiamo assistendo al dominio delle lobby economiche e finanziarie sulla politica.

Centro-Sinistra e Centro-Destra non governano e non decidono sullo sviluppo economico sia a livello nazionale, sia a livello locale.

Merloni chiude le fabbriche a Fabriano mettendo in cassa integrazione migliaia di lavoratori, parallelamente delocalizza la produzione all’estero ed il governo concede la rottamazione degli elettrodomestici, tutto questo utilizzando soldi pubblici.

Maccaferri, ex presidente degli industriali della provincia di Bologna, chiude lo zuccherificio ed attraverso le biomasse ottiene i certificati verdi, che sono sempre soldi pubblici ricavati dal pagamento delle nostre bollette.

Siamo convinti che bisogna rompere con questo modello di sviluppo e con questo modo di far politica. Bisogna investire sul territorio, sulle produzioni locali, sulle energie alternative, su nuove produzioni che tengano conto dell’ambiente e della salute nel territorio.

Perché la Sadam non riconverte in un impianto di riciclo di rifiuti? L’impianto di Vedelago (Tv) ricicla fino al 98% dei rifiuti. In questo modo verrebbero salvaguardati i posti di lavoro e rispettato l’ambiente.

Un altro aspetto che ci interessa sviluppare è quello dell’ambiente e della salute.

Noi vorremmo sapere semplicemente che cosa si brucia e quanto inquinano i nuovi impianti. Ci viene detto dal sindaco, dalla Sadam, da amministratori di vario livello e dai sindacati che questi impianti inquinano meno dello zuccherificio.

Ma quanto inquinava lo zuccherificio? Quanto inquina la Turbogas?

Secondo noi non si può certificare quanto inquinava lo zuccherificio perché non sono mai stati riportati risultati di misurazione fattuali da parte di enti terzi.

Bruciare biomasse, è chiaro a tutti, ha un impatto significativo sulla salute e sull’ambiente.

Colza, girasoli, soia e palma non crediamo proprio che provengano da coltivazioni biologiche, saranno ovviamente piene di pesticidi e fertilizzanti che quando bruciano producono anidride carbonica, ossidi di azoto, polveri sottili e diossine. La Vallesina è una zona ad elevato rischio di crisi ambientale. Ma come si fa, in una zona definita ad alto rischio di crisi ambientale, definita dalla regione Marche non da noi, a concedere l’autorizzazione per nuovi impianti inquinanti? Tra l’altro nei vari impegni 10 anni fa si diceva non più di 3 centrali nella Vallesina. Non ne è stata chiusa nessuna, sono rimaste tutte e tre ed ancora si vuole dare l’autorizzazione per altre centrali.

Poi queste biomasse da dove arriverebbero? Ci viene detto dalla produzione locale.

Quante migliaia di ettari servirebbero? Le Marche dovrebbero espandersi come regione per garantire una tale produzione. E poi perché costruire una turbogas di 540 MgW all’Api ed un’altra di 870 a Corinaldo? In questo periodo di crisi economica c’è bisogno di produrre tutta questa energia elettrica? I nostri politici sostengono che il fabbisogno regionale è in passivo di 500 Mgw e allora perché realizzare tutte queste centrali?

Un altro aspetto è che verrà costruito un oleodotto dall’Api alla Sadam, passando per Chiaravalle e Monte San Vito. Questo dimostra che la filiera corta è una balla grossa come la Vallesina. È evidente che l’oleodotto servirà per far arrivare i prodotti da bruciare dall’Api via mare. Inoltre temiamo che in futuro l’area Sadam diventi zona stoccaggio prodotti finiti Api.

Sindaco noi vorremmo ricordarla, quando avrà finito il suo mandato, perché ha risolto il problema della viabilità, perché ha messo a norma le scuole e magari costruite di nuove, perché in tutti gli edifici pubblici ha installato panelli solari e non perché ci ha portato l’Api a Jesi.

Nell’assemblea permanente contro la turbogas, oltre a cittadini, erano presenti soggettività politiche come il PDCI, RIFONDAZIONE COMUNISTA, VERDI e TNT.

Queste soggettività politiche oggi sono tutte in silenzio o balbettanti al governo della città. Ed è per questo che si è creato un vuoto politico che per fortuna è stato riempito dal Comitato per la Tutela della salute e dell’ambiente della Vallesina.

Dov’è ad esempio l’associazione Ya Basta che ancora non ha detto una parola sulla questione biomasse, come se non fosse evidente che con queste biomasse abbiamo davanti agli occhi in questa città le conseguenze locali di una globalizzazione fondata sul lucro e il profitto e contro l’umanità.

Dov’è l’associazione Ya Basta? Perché non dice nulla dei contadini del Mozambico colonizzati da Api-Sadam per coltivare la jatropa, perché non ci racconta dei sem terra brasiliani o della via campesina, del grande movimento globale che raccoglie 300 milioni di piccoli agricoltori e che afferma che più va avanti la tecnologia agro-industriale (ed agro-energetico) più si crea fame e ingiustizia; che il modello agro-industriale ha ridotto alla miseria gli agricoltori, che l’agricoltura deve dare da mangiare a chi lavora la terra e non garantire il lucro agli industriali.

Per fortuna che è nato un comitato in questa città, altrimenti ci saremmo trovati in un deserto politico totale.

Abbiamo assistito allo spettacolo indegno, per chi ha ancora una coscienza di classe, dei lavoratori della Sadam che con le bandiere e i megafoni dei sindacati difendevano il progetto del padrone. Padrone che per ringraziarli di così tanta benevolenza, sputa loro in faccia una sentenza di diniego dell’integrazione alla cassa integrazione statale. Per questi lavoratori impegnati a manifestare per il padrone neanche 450 miseri euro. Questo dopo che nel 2008, a zuccherificio spento, Eridania risulterebbe aver percepito dalla UE ben 125,3 milioni di euro, 250 miliardi di lire (fonte rivista “internazionale”, 30 ottobre 2009); il secondo gruppo più finanziato d’Europa.

450 euro sarebbero, per 143 dipendenti, 772 mila euro nell’anno in corso. Questo a fronte di 125 milioni di euro. E voi operai inveite contro chi vuole un’altra riconversione.

QUESTO E’IL SIGNOR MACCAFERRI!!!!!!

Ma perché gli operai avrebbero dovuto sviluppare una autonomia di pensiero, una capacità critica se non lo ha fatto il loro sindacato, totalmente ripiegato a difendere gli interessi dell’azienda? Perché avrebbero dovuto farlo gli operai se non l’ha fatto l’università dove vige un pensiero unico incapace di elaborare un minimo di critica a questo modello produttivo ormai diventato incompatibile con il benessere dell’umanità? Perché lo avrebbero dovuto fare gli operai se non l’ha fatto questo centrosinistra complice e assoggettato completamente al volere dell’impresa?

Per fortuna che è nato il comitato, unico soggetto politico capace di determinare partecipazione con autonomia di pensiero, che è stato capace di costruire dal basso un sapere alternativo a quello dominante, una capacità di critica all’ideologia del profitto, del dominio del mercato e del denaro sugli interessi collettivi, sulla salute pubblica, sulla dignità di un territorio.

Concludiamo dicendo che alla fine il sindaco troverà probabilmente la maggioranza numerica nel palazzo, tra insistenze, influenze, assenze giustificate ma sa benissimo, lo sa lui, il suo partito, i suoi assessori di aver perso e di non essere più maggioranza politica in questa città.


Officina Sociale Rebelde

Istituire un fondo comunale di solidarietà




Dal Corriere Adriatico del 13/01/2010

Serra de’ Conti - L’intervento del Partito Democratico sull’eventualità di delocalizzazione da parte di alcune aziende locali della propria attività con conseguenze sui livelli occupazionali, sta destando molto interesse a livello locale. Sull’argomento interviene Giorgio Bendelari , esponente del Partito Comunista dei Lavoratori. “L'ipocrisia non paga – afferma - e tanto meno in politica ed allora perchè non dire a questa Amministrazione comunale che è ora di passare ai fatti e di darsi un obiettivo con un progetto, magari a medio termine, che disponendo di un fondo di solidarietà intervenga nelle tante situazioni di disagio che questa crisi ha provocato? Un fondo di solidarietà che sia in grado di offrire piccoli prestiti che rientreranno quando la situazione si sarà stabilizzata e sapremo con certezza quale sarà il nostro incerto futuro. Basta – prosegue Bendelari - con le solite elemosine fatte di interventi una tantum che non risolvono nessuno dei tanti problemi che anche diverse famiglie italiane hanno ,non avendo più la prospettiva di arrivare a fine mese. Se non vogliamo che la perdita di un lavoro si trasformi in una perdita di dignità dei soggetti colpiti, dobbiamo esprimere con atti concreti la nostra solidarietà”.
l.r.,

11/01/10

La rivolta di rosarno: nessuna sorpresa!




Nessuno può dirsi stupito della rivolta avvenuta, nei due giorni precedenti, a Rosarno. Semmai, ci si domanda come mai non sia accaduto nulla prima o perché tali proteste rimangano isolate e non si generalizzino in tutto il paese. Resta comunque la gravità dell’assurdo attentato mafioso ai danni della folta comunità di braccianti stagionali della piana di Gioia Tauro che, seguendo anni di sfruttamento, ricatto, abbandono, degrado, ha inevitabilmente esasperato gli animi dei lavoratori immigrati che hanno finalmente deciso di farsi sentire, anche se con metodologie non del tutto condivisibili e frutto della rabbia repressa.
La regia mafiosa
L’episodio è ancora più inquietante se si prendono in considerazione le parole di un ex Sindaco di Rosarno (che ha amministrato la città per molti anni ai tempi del PCI) o quelle del Commissario Prefettizio (che attualmente governa il paese a causa dello scioglimento della giunta cittadina per infiltrazioni mafiose). I due, in diverse interviste apparse oggi sulla stampa, affermano esplicitamente che, a loro parere, ci sia una regia occulta della ‘ndrangheta dietro tutto questo. Secondo la tesi dei due autorevoli intervistati, che appare abbastanza credibile, sia la sparatoria ai danni dei due ragazzi africani che ha scatenato il tutto, sia le aggressioni ed i raid punitivi che alcuni abitanti di Rosarno hanno messo in atto nei confronti degli extracomunitari in seguito alle loro proteste, sono il frutto di un disegno criminoso ben delineato, che servirebbe a sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’attentato della settimana scorsa alla procura di Reggio Calabria. Inoltre assumerebbe anche la funzione di velata minaccia alle forze dell’ordine ed alla magistratura: come a dire “abbiamo in mano il paese e possiamo creare disordini di vario genere in qualsiasi momento”.
Maroni e la benzina sul fuoco
Non sappiamo se questa è la corretta chiave di lettura dell’intera vicenda, ma siamo certi che a Maroni tutto questo non interessa. Il ministro razzis…, pardon, leghista (non a caso esponente di spicco di un governo che si trova addosso numerosi adombramenti di collaborazione con la criminalità organizzata, ed in cui si trovano partiti che giustificano più di qualche sospetto di infiltrazioni malavitose), ha subito addossato l’intera responsabilità ai braccianti, colpevoli per la loro stessa natura di extracomunitari. Invece di gettare benzina sul fuoco col suo sciovinismo nazionalista e demagogico, come esige la propaganda neofascista, avrebbe dovuto, in quanto Ministro degli Interni, fare ben altro. Innanzitutto cercare di risolvere i problemi legati al predominio della ‘ndrangheta nella zona; poi combattere gli episodi di razzismo ed intolleranza di qualsiasi genere; infine non lasciare inascoltato il grido di aiuto che da anni la parte più sana della comunità cittadina ha lanciato allo Stato per essere sostenuta nell’accoglienza delle migliaia di lavoratori stagionali, clandestini e non, che ogni anno si stabiliscono in quel territorio, dormendo in rifugi di fortuna e lavorando 12 ore al giorno per poche decine di euro. Per un territorio del nostro paese conosciuto in tutto il mondo come la patria della malavita organizzata, in cui c’è un predominio politico-affaristico della mafia che, tra l’altro, esportiamo in tutto il globo, è a dir poco ridicolo additare i braccianti agricoli africani come causa principale della delinquenza locale.
Le ragioni sociali ed economiche e la propaganda razzista
La responsabilità delle condizioni in cui oggi dei nostri fratelli immigrati vivono e lavorano non è però da imputarsi esclusivamente all’attuale Governo dal quale, in quanto borghese e reazionario, non ci si può aspettare nulla di diverso da quanto fatto finora. Purtroppo la montante onda di intolleranza razziale che sta investendo le nostre città e le nostre campagne trova il proprio humus sociale in due fenomeni degli ultimi decenni. Innanzitutto l’elevato flusso migratorio, da ogni parte del mondo, derivato dalle crisi politiche, belliche, economiche, naturali che si sono succedute in questi anni in gran parte del globo, con una frequenza fuori dal normale ed effetti catastrofici. Flusso che non è stato accompagnato di pari passo da una politica nazionale d’integrazione, né da una strategia europea di sostegno ai paesi della CE più coinvolti dai fenomeni migratori. Il che, concomitante con una crisi occupazionale ed economica interna, ha fatto si che, come spesso accade, gli extracomunitari divenissero il principale capro espiatorio per le masse popolari scontente e deluse, e che fossero usati come principale argomentazione nella propaganda delle rappresentanze politiche padronali. Ma questo rifiorire delle teorie razziste e xenofobe nella società italiana non può essere frutto solamente del fertile terreno trovato dalla destra. Altra ragione fondamentale è la totale egemonia culturale assunta negli ultimi anni dalle espressioni più reazionarie della borghesia nazionale a causa di una vergognosa svendita del proprio patrimonio ideologico, culturale, artistico portata avanti dalla sinistra politica e sindacale. La totale subordinazione delle principali organizzazioni dei lavoratori ai vari governi liberali succedutisi negli ultimi decenni, ha cancellato qualsiasi aspirazione internazionalista della classe operaia, ha sepolto sotto una montagna d’odio qualunque ideale di fratellanza tra i lavoratori italiani ed immigrati. Non a caso l’impianto fondamentale delle leggi razziali italiane è da attribuirsi ai governi di centrosinistra, che hanno dato il via ad una discesa agli inferi del nostro paese che parte dalla legge Martelli, per passare dalla Turco-Napolitano e i CPT, fino a toccare il fondo con la legge Bossi-Fini ed i provvedimenti dell’ultimo Governo sull’immigrazione clandestina.
Il cattolicesimo, le istituzioni e la vera mancanza di valori
Spesso qualcuna ci accusa di intolleranza nei confronti dei cattolici e dei fedeli di altre confessioni. Io fieramente ribatto che, credendo di dovere un normale rispetto non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini del mondo, non siamo mai stati intolleranti verso i credenti di alcuna religione, ma verso la religione stessa ed in particolare verso il suo sistema di potere e le sue gerarchie clericali. Purtroppo però, dobbiamo notare che, negli ultimi anni, la chiusura della Chiesa cattolica sulle questioni fondamentali dei diritti civili e l’azzeramento di ogni dibattito sociale e politico interno ad essa, nonchè l’appiattimento totale sulle posizioni del grande capitalismo e dell’imperialismo mondiale, ci hanno reso il comportamento della maggior parte dei fedeli del tutto incomprensibile. La Chiesa ha sempre vantato il diritto di primogenitura sui valori fondamentali della Carità e della Fratellanza tra i popoli. Dov’è, nell’agire quotidiano dei trenta e più milioni di fedeli sciorinati in Italia, questa Carità e Fratellanza? Premesso che la maggior parte della base di consenso del PDL e della Lega è formata da cattolici praticanti (o presunti tali), viene da chiedersi come mai non vi sia un’immediata ondata di indignazione e di protesta in seguito a scene di odio razziale e deportazione di massa come quelle verificatasi nei giorni scorsi. Eppure siamo stati abituati a scene degne della peggiore caccia alle streghe per molto meno, per esempio contro chi ha tentato solamente di far valere i propri diritti di minoranza religiosa o sessuale. Ma quando la politica, la criminalità organizzata ed il clero uniscono le proprie voci perorando un’unica causa, viene allo scoperto il vero volto della Chiesa. E le Istituzioni, che con valore quasi sacrale, vengono sempre osannate come organismo di unità del paese, di imparzialità suprema e di sorveglianza sulle regole costituzionali e democratiche, non sono da meno. Quelle del Presidente della Repubblica, che si è sperticato nella difesa del Governo Berlusconi in ogni suo momento di crisi mentre nella vicenda è risultato pressoché assente, e del Premier, che nonostante avesse appena lanciato una campagna contro l’odio e avesse proposto il suo “partito dell’amore” ha permesso ai suoi qualsiasi tipo di spregiudicata dichiarazione, non ci hanno certo fatto una bella figura (basti guardare i titoli dei giornali esteri, che giudicano la faccenda quasi come il preludio di una nuova pulizia etnica nel nostro paese.)
Solidarietà di classe ed internazionalismo
In questo quadro, politicamente desolante, è necessario fare finalmente i conti con la questione immigrazione. Oggi i sinceri comunisti, quei pochi superstiti, che stanno cercando in vario modo di riorganizzarsi intorno a piattaforme socialiste e rivoluzionarie, sono gli unici che difendono coerentemente i diritti dei “diversi”, in qualsiasi accezione del termine, e quindi anche degli extracomunitari. L’idea che ci distingue, a cui non rinunceremo per nulla al mondo, è che la società sia divisa in classi o che il mondo sia composto da sfruttati e sfruttatori e non da neri e bianchi, cattolici e musulmani, africani ed europei. La solidarietà tra i lavoratori, da qualsiasi parte del mondo essi provengano, è un valore imprescindibile, come pure irrinunciabile deve essere la lotta collettiva contro il nemico comune. E’ necessario che le forze sindacali e la direzione politica del movimento operaio, di cui il PCL fa parte ed anzi ne rappresenta l’avanguardia, investano tutte le forze possibili nell’organizzazione dei lavoratori stranieri, rimasta davvero troppo indietro, sia in Italia, sia, attraverso reali strutture politico-organizzative internazionali, nei loro Paesi d’origine. Non possiamo fingere di non vedere che oggi, i lavoratori italiani, hanno perso di vista il vero obiettivo delle proprie battaglie: sconfiggere i propri affabulatori, i propri sfruttatori, i propri dittatori, i propri assassini, non alimentare una distruttiva guerra tra poveri mentre loro se la ridono alle nostre spalle. Contro ogni razzismo, ogni ostilità tra lavoratori dei diversi Paesi, ogni sfruttamento dei lavoratori stranieri, proponiamo ancora una volta la solidarietà di classe e l’internazionalismo comunista e rivoluzionario sotto il grido di: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”

Titto Leone

07/01/10

Elezioni: Bendelari candidato

Dal quotidiano "Corriere Adriatico" del 6/01/2010

Serra de’ Conti Giorgio Bendelari è stato ufficialmente candidato per le elezioni regionali del 2010 per il Partito comunista dei Lavoratori; il suo nome compare in una lista provvisoria per la provincia di Ancona unitamente ad altri nove candidati. “La lista - afferma Bendelari - punta a sostenere rappresentanze del mondo del lavoro fuori dagli schemi del bipartitismo di centrodestra e di centrosinistra”.

Bendelari, attualmente componente del direttivo regionale del Partito comunista dei Lavoratori, è stato per due legislature consigliere comunale a Serra de’ Conti e ora è membro del locale circolo “Verdeacqua” di Legambiente. Il suo impegno politico è stato prevalentemente rivolto al miglioramento dei servizi sociali e assistenziali.

Crisi nel fabrianese: la mancanza di ricambio generazionale tra gli imprenditori accentua il declino industriale

Fabriano 28/12/2009
Le ultime indiscrezioni attraverso le quali sembra che a causa dei normali sopraggiunti limiti d’età, alcuni importanti imprenditori locali si accingano ad abbandonare le proprie aziende, senza eredi in grado di sostituirli, alimentano viva apprensione tra i lavoratori di alcune industrie fabrianesi.

Il caso più significativo sembra riguardare le Cartiere Miliani le quali, malgrado gli straordinari risultati economico-produttivi conseguiti grazie al sacrificio dei lavoratori, forse a causa della mancanza di un ricambio generazionale nella proprietà, rischia di “ripiombare” in una grave crisi.

Perché il sindacato non chiede chiarezza negli assetti societari delle Miliani??

Angeloni Antonio

Iniziativa a Jesi


CONSULTA DELLA PACE
COMUNE DI JESI

DAL 10 GENNAIO 20010 AL 14 GENNAIO
P.ZO DEI CONVEGNI
C.SO MATTEOTTI –JESI

CONTRO TUTTI I MURI
MOSTRA FOTOGRAFICA E DOCUMENTI
SUL MURO IN PALESTINA - MESSICO- BAGDAD


SARANNO ALLESTITI BANCHETTI DALLE ASSOCIAZIONI: EMERGENCY – COMMERCIO EQUO E SOLIDALE – LIBERA – A.R.C.I. – E QUANTI VORRANNO ADERIRE CON MATERIALE PROPRIO - APERTO MATTINO E POMERIGGIO

La morte del Capitalismo



Cosa dobbiamo fare con tutte le belle parole di ottimismo, di Napolitano che chiede alle opposizioni liberali di rinunciare a fare opposizione in nome di una non meglio precisata Unità Nazionale, di Brunetta che vuole che si lavori tutti insieme per cambiare, a cominciare dal primo articolo della costituzione. Che cosa vorrebbe dire, che la repubblica non è più fondata sul lavoro?

La realtà è che se fingiamo che questa crisi globale sarà presto superata grazie alle numerose iniezioni di ottimismo (ipocrita ed iperliberista), non potremo mai renderci conto di come si sia innalzata la soglia della prevaricazione del più forte sul più debole e di come la politica rappresenti soltanto interessi particolari. Anzi, né saremo complici. Complici di un sistema iniquo che si chiama “CAPITALISMO”.
Non si tratta più di fermarsi a cercare colpe individuali: singoli manager, banche, multinazionali, finanziarie, assicurazioni, speculatori, affaristi. Qui ci vuole la consapevolezza che per uscire dalla crisi bisogna superare l’ideologia del capitalismo. Questa crisi è sistemico-strutturale. Il modo di produzione mondiale si basa in gran parte su di un’economia fallita, su di un mercato che non ha più mercato, in cui l’offerta supera di gran lunga la domanda, in cui solo una piccola parte della popolazione può permettersi di accedere ai beni essenziali. Un capitalismo difficilmente sanabile che sta creando la sua crisi storica e che rischia la bancarotta.

Il declino del capitalismo è un fatto oggettivo reso ancor più evidente in questa crisi epocale che ha determinato un ciclo di sviluppo produttivo e di accumulazione smisurata di profitti economici privati ed un impoverimento sociale vertiginoso. Basti pensare, che da studi governativi statunitensi, nell'ultimo anno, nella patria mondiale del capitalismo (il paese più ricco del mondo, gli USA), il numero delle persone malnutrite è salito a 17 milioni! Una famiglia su cinque non ha abbastanza denaro per permettersi un'adeguato approviggioamento alimentare.
Al contrario di quando si auspicava, il liberismo, negli ultimi anni, non ha fatto progressi. Non ha dato né più benessere né meno sfruttamento. si è dimostrato al contrario un aumento indiscriminato della pressione sulla forza lavoratrice e salariata, costretta a lavorare di più e con ritmi, orari e livelli di sicurezza che vanno oltre qualsiasi regola democratica. A livello planetario, si è ottenuto come unico risultato, un aumento della precarietà, del sottosviluppo, della miseria, della guerra, imponendo livelli sempre più bassi del costo del lavoro.

Tutto questo porterà ad un drastico e continuo calo dei consumi aumentando la recessione in atto. Disoccupazione, precarietà, ulteriore indebolimento e degrado della società e nel mondo del lavoro. Si innescherà un meccanismo vizioso che autoalimenterà la caduta economica, fino al tracollo e al definitivo fallimento del sistema produttivo globale.

Già Marx prevedeva e spiegava (nel crollo periodico del saggio o tasso) che quando i salari si riducono troppo, calano inevitabilmente i consumi delle masse lavoratrici e tale processo incide sui profitti capitalistici che precipitano in caduta libera determinando crisi spaventose, che si palesano anche con l' impoverimento e proletarizzazione di vasti strati della piccola e media borghesia, generando fenomeni di crescente conflittualità tra le potenze capitalistiche esistenti.

Per evitare una pericolosa corsa al riarmo, una riconversione bellica dell’industria e quindi ad uno sbocco bellico-imperialistico alla crisi, per evitare che l'imperialismo economico utilizzi vaste aree del globo come semplici riserve di manodopera a basso costo dove attuare nuove forme di sfruttamento, “dobbiamo uscire definitivamente e totalmente dal sistema capitalistico borghese”. Questa è l’unica vera prospettiva, sempre più realistica e concreta, di cui il capitalismo e i suoi servi hanno paura e non poco. Infatti le invenzioni economiche del capitalismo sono state concepite per realizzare ingenti profitti economici sui mercati e non per soddisfare le esigenze vitali e primarie delle persone.

Il compito dei sindacati e dei partiti cosiddetti di sinistra, non è quello di rilanciare e incoraggiare la competitività tra le imprese private e tra paesi diversi, ma dimostrare il fallimento ed il collasso di un sistema capitalistico invivibile e inaccettabile per tutti i lavoratori.

Benché sia una lotta impari, presto le masse si uniranno e dovranno farlo prima che la situazione odierna collassi ed i governi comincino ad esprimere forme reazionarie e repressive sempre più forti, che da qualche anno si stanno riaffacciando pericolosamente un po' in tutto il mondo occidentale.

La transizione verso la rivoluzione socialista deve iniziare fin da subito. Chiediamo a tutte le sinistre e sindacati di portare avanti le aspettative dei lavoratori, che vanno verso l’essere umano e che non si ripeta, come insegna sempre più spesso la storia, (anche recentissima) il verificarsi di baratti sulle spalle di chi lavora per accaparrarsi qualche poltrona. La convergenza politica col liberismo borghese significa il tradimento, ancora una volta, delle proprie basi sociali.
Soltanto una mobilitazione di massa, radicale e prolungata, attorno ad un programma comune di rivendicazioni sociali, unificando attorno a sé i più ampi strati popolari, può incidere realmente sui rapporti di forza e creare un’alternativa a questo sistema.

Forze passerà ancora qualche tempo, ma i disperati sforzi che i padroni del mondo faranno per arrestare la ruota della storia, non serviranno ad altro se non a mostrare alle masse, con maggiore chiarezza, che la crisi si è estesa a tutta l'umanità, e può essere risolta solo dalla “non” subalternità a questa cultura suicida della corsa al profitto ed a quello che loro chiamano progresso.

Per fare questo bisogna armarsi di strumenti politici di raccordo e coordinamento internazionale, radicali ed indipendenti, che rappresentino senza nessuna ambiguità gli interessi della classe lavoratrice e quindi della stragrande maggioranza degli abitanti della Terra. Noi ci stiamo già pensando e solo in quel senso va la nostra più convinta adesione al processo di ricostruzione della IV Internazionale Comunista.


Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
(Sez.Ancona-nucleo montano)