11/01/10

La rivolta di rosarno: nessuna sorpresa!




Nessuno può dirsi stupito della rivolta avvenuta, nei due giorni precedenti, a Rosarno. Semmai, ci si domanda come mai non sia accaduto nulla prima o perché tali proteste rimangano isolate e non si generalizzino in tutto il paese. Resta comunque la gravità dell’assurdo attentato mafioso ai danni della folta comunità di braccianti stagionali della piana di Gioia Tauro che, seguendo anni di sfruttamento, ricatto, abbandono, degrado, ha inevitabilmente esasperato gli animi dei lavoratori immigrati che hanno finalmente deciso di farsi sentire, anche se con metodologie non del tutto condivisibili e frutto della rabbia repressa.
La regia mafiosa
L’episodio è ancora più inquietante se si prendono in considerazione le parole di un ex Sindaco di Rosarno (che ha amministrato la città per molti anni ai tempi del PCI) o quelle del Commissario Prefettizio (che attualmente governa il paese a causa dello scioglimento della giunta cittadina per infiltrazioni mafiose). I due, in diverse interviste apparse oggi sulla stampa, affermano esplicitamente che, a loro parere, ci sia una regia occulta della ‘ndrangheta dietro tutto questo. Secondo la tesi dei due autorevoli intervistati, che appare abbastanza credibile, sia la sparatoria ai danni dei due ragazzi africani che ha scatenato il tutto, sia le aggressioni ed i raid punitivi che alcuni abitanti di Rosarno hanno messo in atto nei confronti degli extracomunitari in seguito alle loro proteste, sono il frutto di un disegno criminoso ben delineato, che servirebbe a sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’attentato della settimana scorsa alla procura di Reggio Calabria. Inoltre assumerebbe anche la funzione di velata minaccia alle forze dell’ordine ed alla magistratura: come a dire “abbiamo in mano il paese e possiamo creare disordini di vario genere in qualsiasi momento”.
Maroni e la benzina sul fuoco
Non sappiamo se questa è la corretta chiave di lettura dell’intera vicenda, ma siamo certi che a Maroni tutto questo non interessa. Il ministro razzis…, pardon, leghista (non a caso esponente di spicco di un governo che si trova addosso numerosi adombramenti di collaborazione con la criminalità organizzata, ed in cui si trovano partiti che giustificano più di qualche sospetto di infiltrazioni malavitose), ha subito addossato l’intera responsabilità ai braccianti, colpevoli per la loro stessa natura di extracomunitari. Invece di gettare benzina sul fuoco col suo sciovinismo nazionalista e demagogico, come esige la propaganda neofascista, avrebbe dovuto, in quanto Ministro degli Interni, fare ben altro. Innanzitutto cercare di risolvere i problemi legati al predominio della ‘ndrangheta nella zona; poi combattere gli episodi di razzismo ed intolleranza di qualsiasi genere; infine non lasciare inascoltato il grido di aiuto che da anni la parte più sana della comunità cittadina ha lanciato allo Stato per essere sostenuta nell’accoglienza delle migliaia di lavoratori stagionali, clandestini e non, che ogni anno si stabiliscono in quel territorio, dormendo in rifugi di fortuna e lavorando 12 ore al giorno per poche decine di euro. Per un territorio del nostro paese conosciuto in tutto il mondo come la patria della malavita organizzata, in cui c’è un predominio politico-affaristico della mafia che, tra l’altro, esportiamo in tutto il globo, è a dir poco ridicolo additare i braccianti agricoli africani come causa principale della delinquenza locale.
Le ragioni sociali ed economiche e la propaganda razzista
La responsabilità delle condizioni in cui oggi dei nostri fratelli immigrati vivono e lavorano non è però da imputarsi esclusivamente all’attuale Governo dal quale, in quanto borghese e reazionario, non ci si può aspettare nulla di diverso da quanto fatto finora. Purtroppo la montante onda di intolleranza razziale che sta investendo le nostre città e le nostre campagne trova il proprio humus sociale in due fenomeni degli ultimi decenni. Innanzitutto l’elevato flusso migratorio, da ogni parte del mondo, derivato dalle crisi politiche, belliche, economiche, naturali che si sono succedute in questi anni in gran parte del globo, con una frequenza fuori dal normale ed effetti catastrofici. Flusso che non è stato accompagnato di pari passo da una politica nazionale d’integrazione, né da una strategia europea di sostegno ai paesi della CE più coinvolti dai fenomeni migratori. Il che, concomitante con una crisi occupazionale ed economica interna, ha fatto si che, come spesso accade, gli extracomunitari divenissero il principale capro espiatorio per le masse popolari scontente e deluse, e che fossero usati come principale argomentazione nella propaganda delle rappresentanze politiche padronali. Ma questo rifiorire delle teorie razziste e xenofobe nella società italiana non può essere frutto solamente del fertile terreno trovato dalla destra. Altra ragione fondamentale è la totale egemonia culturale assunta negli ultimi anni dalle espressioni più reazionarie della borghesia nazionale a causa di una vergognosa svendita del proprio patrimonio ideologico, culturale, artistico portata avanti dalla sinistra politica e sindacale. La totale subordinazione delle principali organizzazioni dei lavoratori ai vari governi liberali succedutisi negli ultimi decenni, ha cancellato qualsiasi aspirazione internazionalista della classe operaia, ha sepolto sotto una montagna d’odio qualunque ideale di fratellanza tra i lavoratori italiani ed immigrati. Non a caso l’impianto fondamentale delle leggi razziali italiane è da attribuirsi ai governi di centrosinistra, che hanno dato il via ad una discesa agli inferi del nostro paese che parte dalla legge Martelli, per passare dalla Turco-Napolitano e i CPT, fino a toccare il fondo con la legge Bossi-Fini ed i provvedimenti dell’ultimo Governo sull’immigrazione clandestina.
Il cattolicesimo, le istituzioni e la vera mancanza di valori
Spesso qualcuna ci accusa di intolleranza nei confronti dei cattolici e dei fedeli di altre confessioni. Io fieramente ribatto che, credendo di dovere un normale rispetto non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini del mondo, non siamo mai stati intolleranti verso i credenti di alcuna religione, ma verso la religione stessa ed in particolare verso il suo sistema di potere e le sue gerarchie clericali. Purtroppo però, dobbiamo notare che, negli ultimi anni, la chiusura della Chiesa cattolica sulle questioni fondamentali dei diritti civili e l’azzeramento di ogni dibattito sociale e politico interno ad essa, nonchè l’appiattimento totale sulle posizioni del grande capitalismo e dell’imperialismo mondiale, ci hanno reso il comportamento della maggior parte dei fedeli del tutto incomprensibile. La Chiesa ha sempre vantato il diritto di primogenitura sui valori fondamentali della Carità e della Fratellanza tra i popoli. Dov’è, nell’agire quotidiano dei trenta e più milioni di fedeli sciorinati in Italia, questa Carità e Fratellanza? Premesso che la maggior parte della base di consenso del PDL e della Lega è formata da cattolici praticanti (o presunti tali), viene da chiedersi come mai non vi sia un’immediata ondata di indignazione e di protesta in seguito a scene di odio razziale e deportazione di massa come quelle verificatasi nei giorni scorsi. Eppure siamo stati abituati a scene degne della peggiore caccia alle streghe per molto meno, per esempio contro chi ha tentato solamente di far valere i propri diritti di minoranza religiosa o sessuale. Ma quando la politica, la criminalità organizzata ed il clero uniscono le proprie voci perorando un’unica causa, viene allo scoperto il vero volto della Chiesa. E le Istituzioni, che con valore quasi sacrale, vengono sempre osannate come organismo di unità del paese, di imparzialità suprema e di sorveglianza sulle regole costituzionali e democratiche, non sono da meno. Quelle del Presidente della Repubblica, che si è sperticato nella difesa del Governo Berlusconi in ogni suo momento di crisi mentre nella vicenda è risultato pressoché assente, e del Premier, che nonostante avesse appena lanciato una campagna contro l’odio e avesse proposto il suo “partito dell’amore” ha permesso ai suoi qualsiasi tipo di spregiudicata dichiarazione, non ci hanno certo fatto una bella figura (basti guardare i titoli dei giornali esteri, che giudicano la faccenda quasi come il preludio di una nuova pulizia etnica nel nostro paese.)
Solidarietà di classe ed internazionalismo
In questo quadro, politicamente desolante, è necessario fare finalmente i conti con la questione immigrazione. Oggi i sinceri comunisti, quei pochi superstiti, che stanno cercando in vario modo di riorganizzarsi intorno a piattaforme socialiste e rivoluzionarie, sono gli unici che difendono coerentemente i diritti dei “diversi”, in qualsiasi accezione del termine, e quindi anche degli extracomunitari. L’idea che ci distingue, a cui non rinunceremo per nulla al mondo, è che la società sia divisa in classi o che il mondo sia composto da sfruttati e sfruttatori e non da neri e bianchi, cattolici e musulmani, africani ed europei. La solidarietà tra i lavoratori, da qualsiasi parte del mondo essi provengano, è un valore imprescindibile, come pure irrinunciabile deve essere la lotta collettiva contro il nemico comune. E’ necessario che le forze sindacali e la direzione politica del movimento operaio, di cui il PCL fa parte ed anzi ne rappresenta l’avanguardia, investano tutte le forze possibili nell’organizzazione dei lavoratori stranieri, rimasta davvero troppo indietro, sia in Italia, sia, attraverso reali strutture politico-organizzative internazionali, nei loro Paesi d’origine. Non possiamo fingere di non vedere che oggi, i lavoratori italiani, hanno perso di vista il vero obiettivo delle proprie battaglie: sconfiggere i propri affabulatori, i propri sfruttatori, i propri dittatori, i propri assassini, non alimentare una distruttiva guerra tra poveri mentre loro se la ridono alle nostre spalle. Contro ogni razzismo, ogni ostilità tra lavoratori dei diversi Paesi, ogni sfruttamento dei lavoratori stranieri, proponiamo ancora una volta la solidarietà di classe e l’internazionalismo comunista e rivoluzionario sotto il grido di: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”

Titto Leone

Nessun commento: