29/03/12

Fabriano - Fiume Giano: prima di scoprirlo pensiamo a bonificarlo



COMUNICATO STAMPA:
Il fiume Giano è una delle situazioni critiche create dall'assenza di qualsiasi politica di tutela dell'ambiente. Il nostro fiume è stato massacrato da giunte comunali inadeguate e dalla concezione che il territorio fabrianese non sia da valorizzare ma solamente da sfruttare.

L'errore è stato fatto decenni fa quando è stato coperto. Ma ora, scoprirlo, sarebbe un'operazione complicata, costosissima ed anche rischiosa.

Prima di sprecare denaro pubblico in queste fantasiose operazioni si pensi alla messa in sicurezza idrogeologica del fiume e soprattuto alla sua bonifica: il Giano è inquinatissimo e dall'inizio di quest'anno la qualità delle sue acque è stata ulteriormente declassata dalla Provincia di Ancona.

Chissà perchè questa operazione di bonifica, molto più utile e meno costosa non è stata fatta dalle giunte che oggi propongono lo scoperchiamento del fiume. Forse perchè non portava guadagni ad imprese edili "amiche" , anzi andrebbero controllati gli scarichi inquinanti gestiti dalla Multiservizi o dalle industrie ammanicate con i politici.

Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

IL 31 MARZO A MILANO CONTRO IL GOVERNO MONTI

Il 31 Marzo a Milano si terrà la prima manifestazione nazionale dell'opposizione di classe al governo Monti, e ai partiti che lo sostengono. Il PCL sarà parte importante di questa manifestazione.
Il governo Monti è emissario diretto delle grandi imprese e delle banche. Prima la distruzione delle pensioni d'anzianità, poi l'attacco frontale all'articolo 18 rispondono al dettato di banchieri e industriali. Se Monti è in sella, e può permettersi ciò che a Berlusconi non era concesso, è solo grazie al sostegno determinante del PD: che viene confermato da Bersani in queste ore, nonostante le “sofferenze” preelettorali. La manifestazione di Milano rivendicherà la convocazione immediata dello sciopero generale contro il governo e l'opposizione ad ogni “compromesso” sull'articolo 18, che va salvaguardato com'è. Non si tratta di “salvare” il PD, ma un diritto non negoziabile.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

NO DEBITO, NO MONTI, NESSUNO TOCCHI L’ART 18!

Oggi la lotta inizia soltanto.
Essa dovrà proseguire fino alla cacciata di Monti e al ripudio del debito verso le banche.
Il vasto schieramento di opposizione sociale e politica oggi in piazza raccoglie il testimone delle decine di scioperi spontanei e mobilitazioni operaie di questi giorni in tutta Italia in difesa dell’art. 18. E lo rilancia con la potente richiesta dello sciopero generale prolungato.

IL DEBITO
L'ideologia dominante presenta l'esplosione del debito pubblico come effetto di un eccesso di concessioni sociali e “privilegi” alle classi subalterne. E' vero l'opposto. Il debito pubblico è esploso come conseguenza della crisi del capitalismo, della caduta del saggio di profitto, e delle politiche antioperaie e antipopolari tese a contrastarla.
L'intera politica delle classi dominanti europee e dei loro governi si impernia attorno al pagamento degli interessi sul debito. Le stesse banche che hanno concorso alla voragine del debito pubblico diventano beneficiarie del pagamento del debito promuovendo attraverso governi di fiducia un autentico massacro sociale.
Un massacro sociale che non solo non contrasta la crisi, ma concorre a cronicizzarla, lungo una spirale senza fine: recessione, crescita del debito, tassi d'interesse usurai, nuove rapine sociali, nuove spinte recessive.
Non è il “fallimento del liberismo”. E' il fallimento di tutte le politiche borghesi di fronte alla crisi del capitalismo.
Il caso italiano è esemplare. Da un lato il governo Monti ha garantito con risorse pubbliche le banche italiane, per consentire loro di incassare l'enorme regalia di 116 miliardi dalla BCE. Dall'altro lato l'economia italiana cade in recessione, con l’immiserimento dei lavoratori e delle classi subalterne. Mentre i tassi di usura praticati dalle banche restano altissimi o addirittura crescono.
Non si può uscire da questa spirale distruttiva senza ripudiare il debito pubblico, nazionalizzare le banche senza indennizzo verso i grandi azionisti, unificarle in un'unica banca pubblica sotto controllo sociale.
La verità è che il capitalismo è fallito e non è riformabile. Non è possibile “una nuova politica economica senza affidare il potere decisionale ai lavoratori rovesciando la dittatura di industriali e banchieri.
Per questo rivendichiamo:
• il debito non va pagato: lo paghi chi l’ha creato (banche, finanza, CONFINDUSTRIA e chiesa);
• la nazionalizzazione delle banche e delle assicurazioni sotto controllo operaio salvaguardando i piccoli risparmiatori;
• il controllo operaio sulla produzione, attraverso l’abolizione del segreto commerciale e l’apertura dei libri contabili;
• la nazionalizzazione dei grandi gruppi capitalistici dell’industria, come la FIAT;
• un grande piano di opere sociali di pubblica utilità invece di opere inutili e dannose come la TAV o il ponte sullo stretto.

L’ART.18
Dopo aver distrutto le pensioni di anzianità, il Governo Monti mira al cuore dei diritti del lavoro: il diritto al reintegro se sei licenziato senza giusta causa. A ciò si aggiunge il mantenimento di tutte le forme di precarizzazione del lavoro, e addirittura la drastica riduzione degli ammortizzatori sociali per 4 milioni di lavoratori.
Ma la partita in realtà non è “chiusa” come vorrebbe Monti. Può essere riaperta dalla forza di 16 milioni di lavoratori. Se solo quella forza sarà dispiegata. I sindacati non possono sottrarsi a questa responsabilità. A cominciare dalla CGIL. Il rinvio a fine maggio dello sciopero generale come annunciato dalla Camusso è più di un grave errore: è il segno della subalternità all’esigenza di trovare un “compromesso” che salvi il PD e di riflesso il governo
Al contrario tutti i lavoratori d’avanguardia e con essi tutti i settori popolari colpiti dal massacro sociale, sono chiamati contrastare questa prospettiva e questa logica:

 L'articolo 18 definisce un diritto inviolabile del lavoratore. Questo diritto non può essere manomesso. I diritti degli operai non possono essere terreno di mercanteggiamento.
 Migliaia di lavoratori, in questi giorni hanno già intrapreso l'azione di sciopero.. Questo è il momento di proclamare lo sciopero generale.

SCIOPERO GENERALE SUBITO, AZIONE DI MASSA PROLUNGATA CHE BLOCCHI l'ITALIA SINO AL RITIRO DELLE MISURE ANNUNCIATE

ASSEMBLEA NAZIONALE DI DELEGATI ELETTI PER DEFINIRE UNA PIATTAFORMA DI LOTTA UNIFICANTE E APRIRE UNA VERTENZA GENERALE DI TUTTO IL MONDO DEL LAVORO, DEI PRECARI, DEI DISOCCUPATI


VIA IL GOVERNO DELLA CONFINDUSTRIA E DELLE BANCHE. GOVERNINO I LAVORATORI.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

CAMUSSO RINVIA LO SCIOPERO GENERALE IN FUNZIONE DEL COMPROMESSO COL PD ( E COL GOVERNO)

L'annuncio dello sciopero generale per “fine maggio” da parte di Susanna Camusso, non stupisce. E' in funzione del calendario istituzionale della discussione parlamentare e di una prospettiva di possibile compromesso che “salvi” il PD e di riflesso il governo: un compromesso “alla tedesca” che rimetta l'articolo 18 nelle mani del giudice, rimuovendolo dalle mani del lavoratore, com'è oggi.

Il giornale della Fiat ( La Stampa) è oggi prodigo di previsioni favorevoli per questa “soluzione”. Che, dietro le quinte, avrebbe già il benestare non solo di Bonanni e Angeletti, ma anche dei nuovi vertici di Confindustria ( che entreranno in funzione proprio a Maggio) e degli stessi vertici di UDC e PDL, che otterrebbero in cambio la riduzione dei contributi delle imprese sui contratti a termine.

Questa è la ragione del rinvio dello sciopero generale. Lo sciopero fra due mesi serve non solo a diluire e disperdere la rabbia operaia che oggi si esprime, stemperando le “tensioni sociali”, ma anche a presentare il compromesso parlamentare che a Maggio sarà siglato come “vittoria” dello sciopero e della pressione della CGIL. Facendolo meglio digerire agli operai.

Tutti i lavoratori d'avanguardia sono chiamati a contrastare questa prospettiva e questa logica:

1)L' articolo 18 definisce un diritto inviolabile del lavoratore: quello del reintegro nel proprio posto di lavoro nel caso di licenziamento “ingiustificato”. Questo diritto non può essere manomesso. Non si consentì di farlo a Berlusconi. Non lo si può consentire a Monti. I diritti degli operai non possono essere terreno di mercanteggiamento.

2)Lo sciopero generale va indetto subito e dev'essere vero. Milioni di lavoratori, in questi giorni, a modo loro, hanno già intrapreso l'azione di sciopero. E la dinamica si sta allargando. Questo è il momento di proclamare lo sciopero generale. Perchè il ferro dell'indignazione operaia è caldo ora. Perchè ora è possibile trasformare le mille lotte in ordine sparso di questi giorni in un'unica spallata di massa,continuativa, radicale, capace di far pesare nelle strade e nelle piazze la forza materiale di 16 milioni di lavoratori; capace di bloccare l'Italia sino al ritiro delle misure annunciate, ribaltando dopo decenni i rapporti di forza tra le classi.

I vertici della CGIL si oppongono a questo scenario per cercare di recuperare lo “spirito del 28 Giugno” che non a caso Camusso ha evocato a Cernobbio.
I lavoratori, all'opposto, hanno interesse a spezzare la tela dell'ennesimo compromesso a perdere ( già in gestazione), per provare finalmente a vincere, con un'azione di massa indipendente.
Questa è la posta in gioco.

Il PCL e tutti i suoi militanti operai si battono e si batteranno ovunque- nelle fabbriche, nei sindacati, sul territorio- perchè l'occasione di ribellione e di riscatto della classe operaia, dopo 30 anni di sconfitte, non venga ancora una volta dispersa e tradita.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

22/03/12

GENERALIZZARE LA LOTTA E BLOCCARE L'ITALIA: DA SUBITO, SENZA COMPROMESSI, E SINO AL RITIRO DELLE MISURE ANNUNCIATE.


DA FABBRICHE E PIAZZE SALE LA MOBILITAZIONE

La mobilitazione operaia si sta allargando in tutta Italia. Dai blocchi stradali alla occupazione di aziende, la classe operaia italiana sta alzando la testa. Il diffuso silenzio della cosiddetta informazione pubblica sugli scioperi in corso, non può cancellare la realtà. Semmai rivela la paura della borghesia italiana, circa un possibile effetto domino.

Ovunque la domanda operaia è quella di una lotta vera per imporre al governo la ritirata, senza compromessi. L'articolo 18 deve restare com'è. Punto. Nessun arretramento è accettabile sui diritti del lavoro, neppure in salsa tedesca. Gli operai non stanno lottando per risolvere i problemi interni al PD, con una “mediazione” con Monti ed Alfano. Stanno scioperando per le proprie ragioni sociali indipendenti, che non possono essere oggetto di alcun mercanteggiamento. Non c'è alcun “sacrificio” da fare, tanto più sui diritti. Semmai c'è da riprendersi il mal tolto, e su ogni terreno.

Il governo ha fatto male i suoi conti, cantando vittoria troppo presto. La prima risposta operaia dimostra le potenzialità del movimento di risposta. Questo movimento va generalizzato da subito, sul terreno dell'azione diretta e di massa. Bloccare l'Italia si può. Se la classe operaia ritrova la fiducia nella propria forza, e la dispiega sino in fondo, tutto diventa possibile. Anche sconfiggere il governo Monti e la sua maggioranza.
Il Partito Comunista dei Lavoratori e i suoi militanti operai sono e saranno ovunque in prima fila.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

21/03/12

Il PCL alle elezioni comunali di Fabriano 2012

L'Articolo 18 non si tocca! Lo difenderemo con la lotta!


Cliccando sull'immagine qui sopra potrete leggere il volantino contro il vile attacco all'Art.18 che il Partito Comunista dei Lavoratori sta diffondendo in tutta Italia.

Occupy Piazza Affari - Milano 31/03/2012

Cliccando sull'imagine qui sopra e ingrandendo potete leggere il volantino per la manifestazione del Comitato NoDebito (di cui il PCL è promotore) il 31 marzo 2012 a Milano. 
Invitiamo compagni e simpatizzanti a partecipare numerosi.

16/03/12

Messaggio elettorale del PCL per le elezioni comunali 2012 a Fabriano


Messaggio elettorale di Youri Venturelli, candidato sindaco del Partito Comunista dei Lavoratori a Fabriano per le elezioni comunali 2012.

ARTICOLO 18:LA CGIL TUTELA I DIRITTI DEL LAVORO O L'UNITA' DEL PD?


LE SINISTRE SINDACALI FACCIANO SBARRAMENTO DA SUBITO CON UNA MOBILITAZIONE DIFFUSA IN TUTTA ITALIA.

Lo stesso governo che si genuflette alle banche, garantendo loro i miliardi delle commissioni, regala a Confindustria lo svuotamento dell'articolo 18, con la piena e attiva copertura del PD. L'idea di cancellare l'obbligo del reintegro in caso di licenziamenti ingiusti “disciplinari” o “economici” porta la targa di Bersani in appoggio a Bonanni. Ed è devastante per i diritti del lavoro.

Le disponibilità emergenti della CGIL ad accettare questa “soluzione” sono un fatto gravissimo. Se la CGIL finisse col regalare a Monti ciò che ha negato a Berlusconi, segnerebbe perciò stesso la capitolazione politica non solo al padronato ma al PD.

E' un'ipotesi inaccettabile. Tutte le sinistre sindacali, a partire dalla FIOM, hanno il dovere di reagire, promuovendo da subito la mobilitazione nei luoghi di lavoro e un'azione preventiva di sbarramento. Nessuno può salvarsi l'anima dietro la bandiera di un “dissenso” passivo. Ognuno è chiamato ad assumersi sino in fondo le proprie responsabilità, di fronte alla piazza del 9 Marzo.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale

13/03/12

Lottiamo per una banca unica e pubblica. Per l’abrogazione del segreto bancario.


Non passa giorno in cui non si sentono accuse rivolte ai lavoratori che dicano: “non si può vivere perennemente al di sopra dei propri mezzi”. Non passa giorno in cui la coesione sociale e i richiami all’unità nazionale non vengano tirati prestuosamente in ballo. Non passa giorno in cui non si impongano misure "necessarie" di povertà, sfruttamento e privazioni. Non passa giorno in cui non tentino di infonderci una morale di classe (la loro) che ci porti all’accettazione dei valori borghesi o provino ad imporci il capitalismo come unica forma suprema e definitiva, accettabile dal nostro cervello. Non passa giorno in cui non si releghino i lavoratori nei bassifondi della politica e nei loro sottoscala per occuparsi della stabilità del sistema capitalista, della sacralità dei profitti dei banchieri, dei privilegi della casta e della mafia. Non passa giorno in cui non si chiedano ulteriori sacrifici alla povera gente per salvare questo stato, oggi più che mai organo di oppressione della classe operaia e garante del pagamento degli interessi ai banchieri. Non passa giorno in cui non si veda la “lotta di classe” abbandonare i posti di lavoro, abbandonare le scuole, la sanità e le piazze ormai ridotte a spezzatino. Non passa giorno in cui la coscienza di classe non venga inchiodata ai cancelli degli avvocati, dei tribunali, delle comunicazioni propagandiste pagate dai capitalisti.
Ci siamo stancati di concedere tutto il potere alle banche e alla finanza, ci siamo stancati di ricercare sempre una via di mezzo che ci convinca della legittimità del principio che qualcuno in ogni caso deve pur vivere alle nostre spalle (e non stiamo parlando di extracomunitari, diversamente abili o di indigenti). E' il momento di non concedere più niente agli sfruttatori nè ai rapinatori che ora ci chiedono di ripagare la loro crisi.
Oggi le banche ci stanno mangiando tutto quello che noi abbiamo prodotto e ci lasciano in mezzo ad una strada, parlandoci di diritto e di morale e lasciandoci sempre indebitati nei loro confronti. Instaurano un Governo mai eletto dai cittadini e propongono controriforme inumane e senza prospettiva che, al prezzo di enormi sacrifici dei lavoratori, non faranno altro che ritardare lo scoppio inevitabile della crisi.
Il capitalismo è fallito e anche le sue leggi economiche. La ricchezza prodotta dalle braccia dei lavoratori venga usata per creare una società armonica dove non ci sia più posto per gli ingannatori del popolo.
Non basta trovare soluzioni per uno sfruttamento meno crudele o leggermente più compatibile. Noi il debito ai capitalisti non lo vogliamo pagare più!
Il popolo deve essere sovrano e non il capitale. Questo è l'unico modo possibile di confronto e ragionamento.
Se ne vadano tutti, governino i lavoratori!
Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano

INCREDIBILE FORNERO. LA CGIL LASCI IL TAVOLO E PROMUOVA UNA MOBILITAZIONE STRAORDINARIA

La ministra Fornero è davvero straordinaria. Dopo aver annunciato la manomissione dell'articolo 18, presenta come “contropartita” una riduzione della copertura delle tutele sociali in fatto di ammortizzatori. E di fronte allo sbigottimento dei sindacati lamenta la loro “ingratitudine”. Incredibile. Tutto questo conferma non solo la natura confindustriale di un governo capace di misure sociali contro il lavoro peggiori di quelle di Berlusconi. Ma anche l'altezzosità provocatoria di ministri improvvisati che scambiano il mondo reale coi loro uffici studi.
Non c'è nulla da mercanteggiare al loro tavolo. La CGIL si alzi e prepari una mobilitazione straordinaria contro il governo.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

VENDOLA AI PIEDI DI BERSANI.UN FUNAMBOLISMO TRASFORMISTA.

Nel momento stesso in cui Mario Monti attacca frontalmente il mondo del lavoro, coi voti del PD, Nichi Vendola rilancia il patto di governo col PD per la prossima legislatura. Non solo: elogia la “generosità” del PD nel suo appoggio a Monti, e apre alla UDC di Casini, principale sponsor di Monti e Confindustria. E' la misura plastica di una politica svincolata da qualsiasi principio di classe. Come si può stare nello stesso momento a fianco dei metalmeccanici e a fianco di un partito liberale che diserta le loro manifestazioni e sostiene il governo che li colpisce? Come si fa ad illudere le masse sul fatto che un governo con PD e UDC- sui libri paga entrambi di imprese e banche- possa rappresentare le esigenze dei lavoratori, per di più nel momento della massima crisi sociale?

Il vendolismo è solo una forma leggera di funambolismo trasformista, sospinto da ambizioni ministeriali. I lavoratori d'avanguardia aprano gli occhi. Per tempo. Per 15 anni (94/2008)hanno pagato un prezzo altissimo- politico e sociale- alla messa illusionista di Bertinotti e dei suoi diversi cardinali di tante stagioni( Vendola, Ferrero, Diliberto, Rizzo), subendo col loro voto le leggi di precarizzazione del lavoro, le finanziarie lacrime e sangue “per entrare in Europa”, la detassazione dei profitti, il sostegno alle guerre. Perseverare oggi alla corte di un altro Papa sarebbe davvero diabolico, e suicida. Tanto più dopo la verifica drammatica dell'esperienza.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

La lista del PCL alle elezioni comunali di Fabriano del 2012

10/03/12

Primarie PD a Fabriano: né Sagramola né Ruggeri

COMUNICATO STAMPA:
Le primarie del PD a Fabriano sono solo uno un momento di confronto interno tra diversi blocchi di potere dal partito ed uno specchietto per le allodole per i cittadini fabrianesi.

Nessuna consultazione democratica: perché il programma di massima, il blocco sociale di riferimento del partito, le alleanze con le forze democristiane, sono già belle che decise.

Sagramola e Ruggieri sono espressioni, seppur diverse, della grande borghesia e dei poteri forti di Fabriano. I loro interventi stampa di questi giorni sono ambigui e fumosi. Dicono tutto e niente e non prendono posizioni chiare sulla disastrosa crisi economica fabrianese: stanno dalla parte dei lavoratori che perdono il posto o dei padroni che licenziano?

Per questo diciamo: né Sagramola né Ruggieri. Nessun voto all’asse PD-UDC.

Votate il Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico apertamente schierato a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie nella lotta per la difesa dei propri diritti!


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

09/03/12

Ospedale unico: polo d'eccellenza o semplice taglio di costi e servizi?

Con la conferenza svoltasi in Provincia lo scorso 16/01/2011, gli amministratori locali hanno ufficializzato la scelta del sito sul quale dovrà realizzarsi il nuovo polo ospedaliero unico per i comuni di Pesaro e Fano, propendendo per l'opzione Fosso Sejore, che ha prevalso su una serie di altri siti (tra i quali Muraglia, Case Bruciate e Villa Fastiggi) per via della sua collocazione di confine tra i due comuni e per la (presunta) più facile accessibilità per i cittadini delle due città e dei comuni della provincia. Il nuovo maxi-progetto è stato giudicato necessario in virtù dell'anzianità di servizio dei due ospedali cittadini esistenti, il cui ulteriore ammodernamento viene considerato inattuabile dalle due giunte comunali e dall'amministrazione provinciale.
Urge, a questo punto della questione, dato che sono già incominciati gli incontri con i ministeri competenti per reperire i fondi necessari alla costruzione, esaminare molte delle apparenti incongruenze che si celano dietro tale progetto: prima di tutto, emerge dagli atti (facilmente reperibili tramite il sito web del comune pesarese) che l'area definitivamente scelta (20 ettari posizionati sull'area costiera tra Pesaro e Fano, in territorio pesarese) è l'unica privata tra quelle preventivate, il che comporterebbe un consistente aggravio di spesa già in partenza (considerando i vincoli del patto di stabilità ed i tagli drastici approvati dalle recenti manovre finanziarie, tanto berlusconiane quanto montiane, seri dubbi sorgono sul come e dove potranno essere reperiti i soldi). In secondo luogo, sembra che, più che a criteri di funzionalità, la scelta del sito risponda ad un accordo di convenienza politica che rischia di comprometterne in partenza la qualità, sia per quanto concerne l'impatto ambientale (edificazione di una grande struttura a ridosso del mare in un'area ancora paesaggisticamente ben preservata) che per l'accessibilità: è evidente infatti che, specialmente nel periodo estivo, la direttrice costiera Pesaro-Fano presenterebbe innumerevoli criticità per via dell'alto traffico con cui si trova inevitabilmente costretta a convivere, in particolar modo, durante il fine settimana.
Per contrastare tale obiezione, il presidente provinciale Matteo Ricci ha dichiarato che gli adeguamenti stradali da effettuarsi sarebbero di lieve entità, e dovrebbero concretizzarsi con il potenziamento della direttrice Interquartieri, tramite la costruzione del nuovo casello autostradale di Pesaro Sud, e del collegamento Fano-Roncosambaccio a seguito della creazione del nuovo casello a Fano Nord in località Fenile! Ciò significa che, organicamente alla costruzione di un nuovo ospedale per rimpiazzarne due attualmente esistenti, si vorrebbe modificare la rete viaria in modo da dotare un'area urbana di nemmeno 160.000 abitanti di ben quattro (quattro!) svincoli autostradali, senza approfondire in questa sede lo scempio che l'amministrazione pesarese si sta apprestando a varare con l'approvazione del piano relativo, appunto, a quello di Pesaro Sud.
Questione economica: i lavori preventivati partono da una base di ben centocinquanta milioni di Euro, anche se, considerando la tradizione invalsa in Italia, risulta difficile credere che questa cifra non sia poi, per un motivo o per l'altro, destinata a crescere considerevolmente. Dove sono? I tavoli di confronto sono già iniziati, ma cifre certe a disposizione degli organi competenti sono ben lungi dall'essere dichiarate e, visti i tempi che corrono, risulta quantomeno difficile essere ottimisti a riguardo.
Ad ogni modo, indipendentemente dalla loro reperibilità, l'assessore regionale alla sanità, Almerino Mezzolani, ha dichiarato che da tale progetto deriverà un risparmio, per le casse locali, di circa il 30-35% rispetto ai costi di gestione degli attuali poli ospedialieri attualmente sostenuti. Ed è proprio qui che, a nostro avviso, si innesta il nodo fondamentale di tutta la questione: è vero che la creazione di un unico sito rappresenta l'occasione, per il territorio, di dotarsi di una struttura di eccellenza, o il tutto è presentato in maniera tale da caratterizzarsi come un semplice specchietto per le allodole che cela invece la sola esigenza di ottenere un risparmio gestionale nel medio-lungo termine, con conseguente depotenziamento reale dei servizi offerti ai cittadini, che sarebbero costretti ad usufruire di un unico ospedale anziché dei due esistenti, foraggiando, al contempo, gli inevitabili appetiti edilizi dei soliti noti? Appare del tutto logico investire cifre così ingenti (ammesso che si reperiscano!) a fronte dei consistenti interventi di ammodernamento che sono stati recentemente compiuti, in particolar modo per la realtà pesarese, alla struttura attualmente funzionante? Ed è altresì vero che non ci sono assolutamente margini per investire nel potenziamento nei due poli esistenti (la cui qualità è sempre stata riconosciuta) spendendo, oltretutto, cifre considerevolmente minori?
Forti dubbi permangono, da parte nostra, come sezione pesarese del Partito Comunista dei Lavoratori, sulla reale funzionalità di questo progetto; nell'attesa che la natura dei lavori emerga in maniera ulteriormente più chiara, esprimiamo la nostra contrarietà e, allo stesso tempo, denunciamo e ribadiamo il sospetto che in realtà sia dunque l'esigenza di tagliare i costi e la qualità dei servizi offerti il suo reale obiettivo, secondo un disegno che si è ormai affermato a livello nazionale ed europeo, con la popolazione costretta a pagare con lacrime e sangue i costi di un insostenibile debito pubblico contratto verso le banche (di cui, per inciso, rivendichiamo l'immediata cancellazione a fronte di una nazionalizzazione immediata dell'intero sistema creditizio) cedendo in maniera sempre più rapida ed inaccettabile fette via via più grandi di reddito, diritti e, appunto, servizi.

Giammarco Romagna
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione Pesaro

8 MARZO : CON LE DONNE E CONTRO IL CAPITALISMO


L' 8 Marzo, la “Festa delle donne”, nasce come ricordo e ricorrenza di un crimine del capitale commesso nel 1911 a New York. In quella tragica occasione morivano tra le fiamme 146 operaie che erano state chiuse dal datore di lavoro nella fabbrica tessile in cui lavoravano.

Progressivamente il ricordo di quella morte collettiva sul lavoro si è trasformata in un giorno di festa, grazioso omaggio del Padrone al sesso femminile a titolo di ricompensa dello sfruttamento annuale. Nei restanti 364 giorni, infatti, miliardi di donne sono tranquillamente sfruttate, prevalentemente in ruoli subalterni, nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali e nel lavoro domestico, quest' ultimo considerato un non lavoro, senza nessun tipo di retribuzione e tutela.

Le femministe borghesi degli anni '60-'70, che attualmente militano quasi tutte nei partiti reazionari, ponevano le loro rivendicazioni (spesso giuste), non dal punto di vista di classe (categoria attualmente negata anche dai cosiddetti partiti radicali) ma dal punto di vista maschile.

In realtà la classe lavoratrice esiste, è aumentata ed è composta da entrambi i sessi.
Milioni di lavoratori salariati, uomini e donne, continuano a creare la ricchezza mondiale attraverso il loro sfruttamento; ricchezza che viene concentrata nelle mani dei pochi che detengono il potere.
Questi hanno utilizzato tutti i sistemi di propaganda e di corruzione per dividere i lavoratori e ulteriormente anche i sessi.

Nel ricco occidente, attraverso la propaganda si è tentato di far passare il messaggio :
“ Donne, dovete rientrare in casa! Quello è il vostro posto !”

Per fare questo è stata creata ad arte la donna immagine: bella, seducente, corrotta, “soggetto e/o oggetto da imitare” e al servizio totale del maschio.
Questo tipo di donna è la minima parte dell' universo femminile, è solo uno schermo dietro al quale si cela il nulla.

I miliardi di donne reali, con la loro bellezza reale, con il loro coraggio reale e con il loro lavoro reale, rendono ogni giorno omaggio a tutti i morti sul lavoro, uomini e donne, di ieri e di oggi, dimenticati dal potere, come accadde alle 146 operaie morte sul lavoro nel marzo 1911.

O come accade alle migliaia di donne che solo in Italia, negli ultimi anni, sono morte sul posto di lavoro o sono rimaste disoccupate.

Per un mondo diverso, per il socialismo !

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Genova

08/03/12

Federazione della Sinistra o Federazione degli interessi?

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche
COMUNICATO STAMPA:
La ritrovata unità tra Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani nel 2008-2009 aveva suscitato grandi speranze ed aspettative nella maggioranza di tutto il cosidetto “ex-popolo comunista” in Italia. Oggi, a distanza dopo 4 anni, possiamo affermare che tali aspettative siano crollate sotto il gigantesco peso della “doppiezza” politica della Federazione della Sinistra.

La causa è da ricercare nella vocazione iper-governista in sudditanza al centro-sinistra di questa forza politica che male si concilia con le pseudo-aspirazioni antagoniste. Aspirazioni calpestate dalla voracità di certi “Ras” territoriali (vedasi il caso Goracci in Umbria).

Il Partito Comunista dei Lavoratori di Ancona, con grande rammarico, ribadisce la propria incolmabile diversità dalla Federazione dalla Sinistra nei problemi di fondo che investono i diritti più inalienabili dei cittadini.

Si prenda ad esempio un tema d'importanza vitale quale il diritto all'approvvigionamento dell'acqua da parte di tutti i cittadini. Gli atti costituenti della Federazione hanno un valore vincolante nel formalizzare che tutti i beni ed i settori chiave dell'economia nazionale (quali l'energia, l'acqua e molti altri), devono avere una gestione pubblica.

Nel territorio marchigiano invece, in violazione aperta di questo principio e contrariamente a quanto espresso con forza dai cittadini nell’ultimo referendum,  alcuni “capetti” locali dell’ FdS, sostengono a spada tratta la società “Multiservizi”, anche contro polemiche sollevate dai militanti stessi della Federazione (Leggi cliccando qui: Amagliani (Prc) difende la Baldoni della Multiservizi” ).

Questa multiutility anconetana è una Società per Azioni a capitale pubblico ma a gestione privatistica. Come tutte le aziende di questo tipo è ovviamente lottizzata dalla politica: ci sono membri del CDA (retribuiti) nominati in rappresentanza dei partiti, tra cui anche Rifondazione Comunista (forse è questo che sucita a certi dirigenti di partito tanto amore per l’azienda!). La Multiservizi non solo rappresenta il viatico della privatizzazione del servizio idrico, ma anche l'aumento indiscriminato dei costi per l'utilizzo di un bene vitale per i cittadini e l’immolazione delle finalità sociali della gestione del servizio sull’altare degli interessi economici di una SPA. Se ad esempio gli utenti rimasti senza reddito a causa della crisi economica non sono in grado di pagare la bolletta dell'acqua, si vedono velocemente privati del servizio idrico da parte della “Multiservizi”, senza possibilità di scampo. Proprio per protestare su questo il PCL aderisce ai comitati per l’acqua pubblica ed è stato impegnato insieme ad altre forze politiche, in una recente occupazione degli uffici della Multiservizi (Leggi cliccando qui: Fabriano: l'occupazione della Multiservizi”).

Alla faccia della difesa dei diritti dei più poveri, dei precari e dei lavoratori che hanno perso il posto! E alla faccia del referendum e dell’acqua pubblica!

 Antonio Angeloni
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione provinciale di Ancona

05/03/12

Urbino: gli studenti a difesa dello spazio comune dell'aula c1


I primi mesi dell’anno, nella città di Urbino, hanno dimostrato, ancora una volta, innanzitutto che la lotta paga, e, secondariamente, che questa è una cosa che fa paura e viene per questo combattuta con mezzi infami. Ma andiamo con ordine. Negli ultimi giorni di gennaio il Collettivo C1Autogestita/Studenti in Movimento, il Collettivo Drude e l’Associazione Fuoricorso hanno mobilitato studenti e studentesse urbinati in un Presidio permanente per rivendicare che l’aula studio all’interno dell’ex Casa dello Studente (oggi Collegio Internazionale) tornasse a disposizione degli universitari nella sua antica funzione. Dopo giorni di occupazione, dimostrazioni, iniziative che hanno tentato di coinvolgere l’intera città, l’aula studio è stata riaperta, a dimostrazione che solo la giusta lotta permette di ottenere qualcosa (seppur briciole in confronto a ciò che spetterebbe agli studenti di uno degli atenei fra i più cari d’Italia, il quale sfora il limite di legge imposto alla contribuzione studentesca non di poco: nel 2009 al 38% del Fondo di finanziamento ordinario, a fronte di una soglia massima del 20%).
In una città universitaria in cui gli spazi a disposizione degli studenti e a tutela del diritto allo studio si contano sulle dita di una mano, l’aula studio si andava ad aggiungere ad un altro luogo simbolo della lotta studentesca degli ultimi anni: l’aula C1 del polo Volponi (ex facoltà di Magistero). Tale aula era dal 2008, dalle grande mobilitazioni anti-Gelmini, luogo motore delle lotte studentesche e generatore di ogni sorta di iniziativa: politica, sociale, culturale, di formazione ed informazione libera, di associazione, ecc. L’aula, autogestita ed aperta a chiunque volesse essere partecipe delle varie attività di promozione di un pensiero non soggiogato alle logiche del potere, è stato vero e proprio punto di riferimento per le lotte e per il confronto degli studenti e delle studentesse di Urbino, non solo universitari: anche studenti delle scuole superiori utilizzavano l’aula come luogo di incontro, di studio e di partecipazione politica.
Nelle prime settimane di Febbraio, Urbino è uno dei luoghi più colpiti d’Italia dall’emergenza meteo: la città ducale deve fronteggiare fino a 310 cm di neve con situazioni drammatiche di isolamento, crolli e black-out. In tutto questo gli studenti e le studentesse della C1, su iniziativa in particolare dei ragazzi dell’Assemblea Permanente, decidono di andare incontro a quella città con la quale i rapporti sono da sempre di amore-odio ed imbracciano i badili per liberare case e strade bloccate. In quegli stessi giorni il Rettore Stefano Pivato invia un comunicato in cui dispone che, in virtù dell’inagibilità di alcune strutture dell’Ateneo causa neve, “con effetto immediato, l’aula C1 fosse adibita allo svolgimento delle funzioni didattiche (…) Anche mediante, se necessario, il coinvolgimento delle forze dell’ordine competenti”. In risposta viene pubblicata su facebook una frase volontariamente provocatoria (con chiaro riferimento alle attività contingenti degli studenti impegnati in quei giorni a liberare la città dalla coltre di neve) e, altrettanto volontariamente, utilizzata pretestuosamente: dal Rettore per mettere in pratica una delle azioni più meschine possibili all’interno di un’Università e dalla stampa per sparare quanto più fango si potesse su quei ragazzi che sarebbero dovuti essere azzittiti per non continuare a dimostrare cosa è possibile ottenere lottando per rivendicare il proprio diritto alla dignità. La frase incriminata: “Lui approfitta dell'emergenza, noi lo aspetteremo con i badili in mano”; l’azione infame: la chiusura dell’aula mediante lucchetti alle porte, lo svuotamento, nottetempo, di tutto il materiale accumulato in anni di autogestione (libri, poster, riviste, volantini, mobilio…) e il presidio delle forze dell’ordine. In una lettera aperta di alcuni Professori dell’Ateneo, in risposta anche a quella di qualche giorno prima di solidarietà al Rettore da parte dei Presidi di Facoltà “per le ingiustificate azioni di violenza verbale che Ti sono giunte da un esiguo gruppo di studenti”, viene riconosciuta la gravità e la sproporzione di un gesto altamente significativo nella sua spregevolezza. I Professori firmatari della suddetta lettera ricordano come questa sia la prima volta nella storia dell’Ateneo in cui si siano chiamate le forze dell’ordine: “Carlo Bo non lo ha mai fatto nemmeno in pieno 68”. Oltretutto gli studenti si erano resi disponibili a cedere la C1 a fronte di reali esigenze determinate dall’inagibilità temporanea delle strutture universitarie, ma è palese la non reale necessità dell’aula in questione per le attività didattiche visto che l’inizio di queste ultime è stato rimandato al 12 Marzo (lo sgombero è avvenuto la notte fra domenica 19 e lunedì 20 Febbraio). Da ciò emerge chiaramente che l’apertura alla trattativa sbandierata dalle gerarchie universitarie è una pura facciata, in una situazione in cui, comunque, una trattativa non sarebbe potuta essere possibile perché avrebbe significato cedere. Non c’era e non c’è nulla da trattare: gli studenti hanno diritto ad avere uno spazio autogestito di confronto e di promozione del libero pensiero, di fronte ad un rifiuto in tal senso nulla può essere ceduto. A questo Rettore & co. (company nella quale, altro aspetto stomachevole e disgustoso, ma non così inaspettato, trova posto anche buona parte dei “Rappresentanti del Rettore presso gli Studenti”, come ribattezzati dall’Assemblea Permanente) hanno pronta una risposta, che viene resa nota sul sito di ateneo in cui viene esplicitata l’intenzione di offrire una nuova aula:
“Il provvedimento dell’Ateneo è giustificato dalla necessità di procedere alla razionalizzazione degli spazi e alla volontà di effettuare risparmi sugli affitti che gravano sul bilancio e pesano negativamente sulle valutazioni del MIUR. L’aula C1, in quanto “occupata”, comportava oneri e spese gravanti sui contribuenti e, nel caso specifico, sulle tasse degli studenti di Urbino”.
Non si capisce come possa gravare economicamente l’occupazione di un’aula in una struttura in cui durante tutto l’anno accademico gran parte delle aule è vuota; inoltre questa grande attenzione verso le tasche dei contribuenti mal si concilia con le decine di agenti arrivati a presidiare l’aula C1 su precisa richiesta dell’Università. Sono gli stessi Massimo Zeloni (comandante della Polizia di Urbino) e Italo D’Angelo (questore di Pesaro) a sembrare un po’ perplessi per la situazione (e già questo è tutto un dire, infatti successivamente correggeranno il tiro) dichiarando, rispettivamente, che “la situazione della C1 non è una minaccia all’ordine pubblico” e che “i ragazzi sono stati collaborativi, a parte forse una sola eccezione. Io li ho anche incontrati nel mio ufficio e ho parlato con loro perché mi trovavo a Urbino. Gli ho chiesto ‘Che succede?’ e mi hanno esposto le loro ragioni con grande compostezza”. Il questore, in merito allo sgombero, aggiunge: “Mi sono incontrato con il rettore e gli ho chiesto ‘Era opportuno?’ E’ stato un atto forte da parte sua quello di portare fuori tutte le cose e richiedere il nostro intervento . Ma noi non interveniamo nel merito dell’utilizzo dell’aula, perché il ‘dominus’ dell’Università è lui. E solo lui può prendere la decisione di contattare la Questura”. Un’ulteriore contraddizione emerge da un altro punto del comunicato pubblicato sul sito, il quale esplicita inoltre il vero punto della questione: il problema è la presenza di soggetti che, smarcandosi dall’imposizione dell’ideologia dominante, mettono quest’ultima in pericolo instillando la voglia di pensare criticamente e liberamente; si legge infatti: “Nel mettere a disposizione delle associazioni studentesche una nuova aula, l’Ateneo ribadisce la volontà di offrire a “tutte” le rappresentanze e non a una minoranza, uno spazio autogestito. In particolare si ritiene auspicabile che – in base a un elementare principio di democrazia – nella nuova aula trovino spazio (contrariamente a quanto avviene attualmente) anche gli studenti eletti nei vari organi istituzionali dell’Ateneo (Senato accademico, CdA)”.
Quello che l’Ateneo dice di voler offrire è quello che l’Ateneo ha sottratto militarmente!
Mentre quello che l’Ateneo realmente vorrebbe, al limite, concedere è un luogo non autogestito dagli studenti e dalle associazioni che vogliono farne parte, ma regolamentato e gestito da chi meglio possa garantire che il pensiero che ivi venga portato avanti sia quello che più si conforma alle logiche gerarchiche e di potere. In un comunicato dell’ufficio di presidenza del consiglio degli studenti dell’università, in cui vengono rivendicati luoghi di espressione e confronto, viene espressa l’intenzione di richiedere all’Ersu e al Comune l’apertura di aree gestitite con regole democratiche, nelle quali possano partecipare tutte le associazioni e ogni studente e nel quale lo stesso Ufficio di Presidenza si pone come garante di un percorso che arrivi alla creazione di un regolamento per la gestione democratica degli spazi collettivi: “Non scatole simboliche in cui si segua una linea e si pratichi il conflitto per il conflitto. La baruffa non serve a nessuno, mentre la cooperazione, invece, permette la crescita individuale e sociale”. In tale comunicato l’esortazione è: “Giù dalle barricate!”, ma gli studenti e le studentesse che in questi anni hanno animato l’attività politica all’interno dell’Università non ci stanno, e da giorni su quelle barricate ci stanno per riappropriarsi di uno spazio libero ed autogestito in cui portare avanti le vecchie e nuove lotte davanti alle quali ci pone la gestione capitalista della società. Su quelle stesse barricate il Partito Comunista dei Lavoratori incontra gli studenti e le studentesse di Urbino, solidarizzando con la lotta senza compromessi per la rivendicazione della C1.

Eleonora Palma
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Pesaro


04/03/12

I MUSCOLI DI MONTI

Mario Monti ha assunto il progetto Tav in Val di Susa come simbolo del proprio governo: non solo della propria credibilità di garante degli immensi interessi coinvolti nell'opera, ma anche della propria forza d'ordine nella gestione delle piazze.

La difesa del progetto Tav nel nome dell'” interesse generale delle generazioni future” è un manifesto di ipocrisia. E' il solito motivetto ideologico con cui da vent'anni si tagliano pensioni, si precarizza il lavoro, si distruggono diritti. Chi non ha niente da offrire ma solo da togliere ai vivi, vuole far credere loro di lavorare per la storia . E se i vivi non abboccano, è pronto il manganello. Questa è la sostanza. E ha molto poco di “tecnico”: ha molto a che vedere invece con il mandato imperativo di banche, industriali, costruttori. La questione Tav è solo una insegna: non dell'”antagonismo”, se non di riflesso, ma del governo.

Non si ricorda peraltro una seduta straordinaria di governo interamente dedicata alla gestione minacciosa della piazza, se non ai tempi di Scelba. Ci voleva un governo “tecnico” per restaurare la peggiore tradizione politica reazionaria?
Ma un governo che sceglie quel terreno di confronto sceglie perciò stesso di politicizzarlo al livello più alto. E allora c'è bisogno di una risposta di massa più generale che riconduca le ragioni No Tav ad un programma anticapitalista e ad una mobilitazione straordinaria di tutti gli sfruttati.

I No Tav non possono vincere da soli. Né solamente in virtù di una solidarietà nazionale alla loro lotta, che pur è prioritaria e urgente. Possono vincere se confluiranno in una rivolta popolare e di classe contro il governo, i poteri che lo sostengono, i partiti che l'appoggiano: una rivolta che ribalti i rapporti di forza complessivi e apra dal basso uno scenario nuovo. Ma questa rivolta richiede una bandiera più larga della Val di Susa: una bandiera che rivendichi il blocco dei licenziamenti, la ripartizione fra tutti del lavoro, un salario sociale vero per i disoccupati, un grande piano di opere sociali - finanziato dalla tassazione delle grandi ricchezze a dal ripudio del debito verso le banche- che assorba al suo interno le stesse domande No Tav. Le decine di miliardi previsti per la TAV vengano investiti nella bonifica dall'amianto, nei treni pendolari, nella ricostruzione del sistema sanitario, nell'istruzione pubblica.., invece che infilati nelle tasche di banchieri, costruttori, imprese mafiose per avvelenare una valle!

Così formulata, questa rivendicazione può essere un ponte prezioso gettato verso la classe operaia, verso l'enorme massa dei lavoratori precari, verso i disoccupati: per chiedere che sia il mondo del lavoro e le sue organizzazioni a unificare e dirigere il fronte di massa attorno a un comune programma di lotta, che faccia proprie le ragioni di tutti gli oppressi.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, impegnato ovunque nelle mobilitazioni No Tav, porterà questa rivendicazione di fronte unico anticapitalista nello sciopero generale della Fiom del 9 Marzo e nella manifestazione nazionale di Roma.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

02/03/12

Piccolo omaggio a Lucio Dalla


Un piccolo tributo di Marche Rosse a Lucio Dalla. Grandissimo artista, poeta, musicista. Seppur a volte un po' lontano dalle nostre idee, ne apprezzeremo sempre la sensibilità verso gli ultimi, i diversi, e l'amore per la libertà. Questo è un bellissimo pezzo, intitolato "comunista", sui comunisti ed i sindacalisti "di una volta".

Ardo: un passato cupo ed un futuro tragico


COMUNICATO STAMPA:
Il convegno a Fabriano sul futuro dell’Ardo dello scorso 26 gennaio conferma la drammatica situazione nella quale versa l’azienda, prospettando un futuro atastrofico per i circa 2500 lavoratori. Il processo di chiusura appare infatti incombente e rappresenta l’ennesimo colpo mortale al tessuto economico-sociale del territorio.

Il progetto della “nuova proprietà” Porcarelli, appendice dei poteri forti fabrianesi, acuisce la guerra tra poveri: da una parte i pochi “eletti” (circa 350) richiamati dalla nuova proprietà, dall’altra tutti gli altri dipendenti che di fatto hanno perso il proprio posto di lavoro. Questo fantomatico progetto di rilancio, parte tra l’altro già paralizzato dalle richieste dei creditori, tra i quali il Monte dei Paschi di Siena, che pone tutti i lavoratori ARDO nella stessa terribile situazione.

Altra questione in sospeso sono le gravi inadempienze di natura ecologico-ambientale da parte dell’ARDO nei confronti di tutti i lavoratori, denunciata dalla rappresentante di uno studio legale umbro intervenuta. L’Ardo avrebbe infatti permesso l’utilizzo di rilevanti quantitativi di amianto che hanno messo a repentaglio la salute di tutti i dipendenti e, forse, anche dei cittadini residenti nelle aree limitrofe i siti produttivi.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, da lunghi anni, evidenzia le gravi responsabilità soggettive del grande capitale e del mondo politico e sindacale nella crisi di tutto il distretto industriale cittadino, che ha prodotto, e produrrà ancora, migliaia di licenziamenti. Inoltre abbiamo sempre denunciato i gli scempi compiuti da certi poteri forti contro la salute e l’ambiente, a discapito del diritto alla salute di tutti i cittadini fabrianesi. La classe politica locale e il padronato hanno sempre cercato di occultare queste vicende. Basti ricordare la vergognosa contaminazione da tetracloroetilene nel quartiere S. Maria di Fabriano, per la quale l’Unione Europea ha stanziato un milione di euro per la bonifica dell’area inquinata: non si è mai voluto procedere a un doveroso esame epidemiologico sulla popolazione residente in quel quartiere che sembrerebbe interessata da una percentuale di decessi per patologie tumorali molto più grande della media italiana.

Per queste ragioni il PCL continua a proporre la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, dell’Antonio Merloni, per un reale piano di rilancio e riconversione industriale a favore della collettività, non di ricchi industriali, banche e speculatori.

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona
Nucleo Montano