29/11/12

CCNL E PRODUTTIVITA’: UN’ ACCORDO DA RESPINGERE

Cisl, Uil e Ugl, firmando il recente accordo sulla produttività si sono resi complici della demolizione del CCNL e della estensione, di fatto, del modello Marchionne all’intero mondo del lavoro. Con questo accordo i contratti saranno completamente subordinati alle necessità aziendali, i salari saranno legati alla produttività (salari a cottimo), perciò condizionati dal mercato, dai profitti, dalla concorrenza, ecc.. Il contratto aziendale diventa, di fatto, il principale contratto di riferimento e potrà contenere deroghe ai contratti nazionali e alle leggi vigenti su orario di lavoro, mansione, flessibilità e organizzazione del lavoro. Lo spionaggio elettronico sui lavoratori oggi vietato sarà permesso. La richiesta, tanto cara a Cisl e Uil, di riduzione fiscale per straordinari e premi di produzione, è il contentino che portano a casa. D’altronde Governo e Confindustria compenseranno il mancato gettito fiscale con i prossimi tagli in materia di sanità, scuola, trasporti, pensioni, ecc.. già annunciati per i prossimi anni.!
In tema di rappresentanza sindacale, il nuovo accordo ricalca il famigerato accordo del 28 Giugno 2011, cioè si delinea un sindacato complice con le esigenze aziendali, che: firma tregue, assicura l’applicazione degli accordi, e accetta eventuali sanzioni nel caso qualcuno non intenda mantenere gli impegni presi.
La CGIL finora non ha firmato, bene ma non basta, occorre combattere ovunque l’accordo e chi lo sostiene senza pasticci e ambiguità. Per prima cosa la CGIL tolga la firma dall’accordo del 28 Giugno 2011, che ha aperto la strada a questo disastroso accordo.! E subito dopo indica uno sciopero generale ad oltranza fino al ritiro dell’accordo. O sarà solo l’ennesima opposizione di facciata.!

Per lo sciopero generale ad oltranza fino al ritiro dell’accordo.!

Per la lotta di classe generalizzata: contro Monti, i suoi mandanti e i suoi complici, nella politica e nel sindacato.!! 

Partito Comunista dei Lavoratori
sez.Ancona

27/11/12

Una firma per i lavoratori - una firma per la democrazia

Campagna raccolta firme per la presentazione alle elezioni politiche nazionali del Partito Comunista dei Lavoratori delle Marche

clicca sull'immagine ed ingrandisci per leggere il volantino

NAZIONALIZZARE ILVA.....

DALLA PARTE DEGLI OPERAI E DELLA OCCUPAZIONE DELLA FABBRICA
NAZIONALIZZARE ILVA, SENZA INDENNIZZO PER UN PADRONE CRIMINALE, E SOTTO CONTROLLO DEI LAVORATORI: L'UNICO MODO DI SALVARE IL LAVORO E LA SALUTE

Dopo aver “comprato” l'Italsider, a prezzi stracciati,nel 95, padron Riva ha accumulato fior di miliardi avvelenando gli operai e una città. Per garantirsi la continuità di questa azione criminale si è adoperato per corrompere organi di stampa, ministri compiacienti, ambienti sindacali, amministratori locali, partiti nazionali di ogni colore e di ogni governo. E oggi cerca di scaricare sugli operai le conseguenze giudiziarie dei propri crimini, con l'arma odiosa della serrata e della più cinica rappresaglia.
Tutto ciò è inaccettabile. La splendida risposta operaia di occupazione degli stabilimenti e di rifiuto della serrata è un fatto esemplare che merita il sostegno di tutti i lavoratori italiani. Alla forza si reagisce con la forza!
L'occupazione va ora mantenuta ed estesa all'insieme degli stabilimenti Ilva attorno ad una rivendicazione centrale: la nazionalizzazione del gruppo Ilva, senza alcun indennizzo per un padrone criminale, e sotto controllo dei lavoratori.
Solo la nazionalizzazione dell'Ilva può consentire di salvare il lavoro degli operai, che non possono restare ostaggi di un padrone criminale e corruttore e dei suoi guai giudiziari. Solo la nazionalizzazione dell'Ilva, sotto controllo operaio, può consentire risanamento ambientale e riconversione produttiva a tutela innanzitutto dei lavoratori: investendo nel risanamento, in primo luogo, i miliardi accumulati dai Riva, che vanno semplicemente requisiti.
Non esiste altra soluzione. Ogni altra “soluzione” si risolverà in una truffa, e nella divisione dei lavoratori. Ai danni o del lavoro, o della salute, o di entrambi.
Peraltro una lotta operaia per la nazionalizzazione dell'ILVA, a partire dall'occupazione degli stabilimenti, diverrebbe un esempio per milioni di lavoratori oggi sotto attacco da parte di padroni senza scrupoli: dalla FIAT, all'ALCOA, all'IKEA..
I padroni hanno bisogno degli operai da sfruttare ( e avvelenare). Gli operai non hanno bisogno dei padroni. E possono unire le proprie forze.
Se i padroni vogliono espropriare gli operai del loro lavoro, dei loro diritti, della loro salute, gli operai hanno il diritto di battersi, unitariamente, per l'esproprio dei padroni. Nella prospettiva di un governo dei lavoratori che faccia finalmente piazza pulita della dittatura dei capitalisti, dei loro governi, e della legge inumana del profitto.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), si batte e si batterà ovunque, al fianco degli operai, per questa prospettiva di liberazione. L'unica vera alternativa.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

26/11/12

L'ILLUSIONISMO DELLE PRIMARIE

I milioni di elettori delle primarie del centrosinistra non meritano di essere insultati via Web da un milionario comico. Meritano invece di essere liberati da un illusionismo truffaldino.

Chi ha cercato nelle primarie un canale di svolta per la propria condizione si ritrova una carta d'intenti del centrosinistra che impegna al rispetto dei vincoli finanziari “lacrime e sangue” imposti da Monti.


Chi ha cercato in Bersani la “difesa del lavoro” ha votato il sostenitore determinante del governo Monti e delle sue peggiori misure antioperaie e antipopolari, a partire proprio dal lavoro.


Chi ha cercato in Renzi lo strumento punitivo contro “la vecchia nomenclatura”, ha votato non solo il pubblico difensore di Marchionne contro gli operai, ma il sostenitore più entusiasta dell'allungamento dell'età pensionabile e della distruzione completa dell'art.18.


Chi ha votato Vendola contro Monti, ha votato un prigioniero di Bersani (e di Renzi), in attesa di ricompensa ministeriale.


Insomma: i banchieri e uomini d'affari che hanno sostenuto e finanziato i principali contendenti ( come negli USA), hanno difeso i propri interessi assai meglio del grosso del popolo elettore delle primarie. Il tempo sarà galantuomo. Come sempre.


Lavoratori, precari, disoccupati: è ora di riprendere nelle proprie mani le ragioni sociali degli sfruttati, e unire le proprie forze attorno ad un programma indipendente. Contro i capitalisti, i banchieri, e tutti i loro partiti. Questa è l'unica via di liberazione. Il resto è truffa.


PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

25/11/12

GAZA SIAMO TUTTI.....

La sezione pesarese del Partito Comunista dei Lavoratori terrà questa domenica, 25/11, dalle 18 alle 20, un presidio a Pesaro in Piazza del Popolo, in memoria delle oltre 150 vittime dell'ultimo massacro perpetrato da Israele nei confronti del martoriato popolo palestinese nella Striscia di Gaza.
Per l'occasione, accanto alla parola d'ordine "Gaza siamo tutti", sarà accesa una candela in ricordo di ognuno dei Palestinesi uccisi nel corso dell'ultima operazione militare sionista, che ha rivelato, una volta di più, tutto il crimine di cui questo Stato si è macchiato dal 1948 in poi contando sul fedele spalleggiamento dell'imperialismo occidentale.
Questo nuovo spargimento di sangue deve essere di monito a chi continua a sperare in un possibile processo di pace che porti alla soluzione del "due popoli, due Stati", la cui utopia si palesa in tutta la sua chiarezza nella volontà esplicità  (basti sentire le recenti parole pronunciate da Avigdor Lieberman, ministro degli esteri israeliano) di Israele di annientare la maggioranza araba segregata nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania.
Noi rivendichiamo, in questo quadro di forze, che, lontani da ogni illlusione riformista, solo una svolta rivoluzionaria è possibile, sostenendo la nascita di un'unica grande Palestina socialista in cui possano convivere in pace Arabi ed Ebrei, finalmente affrancati dai rispettivi integralismi religiosi, ed in cui siano messi fuori gioco il terrorismo (tanto sionista quanto islamico) ed il giogo imperialista al quale il popolo palestinese è sottoposto sin dalla nascita dello Stato di Israele.

Partito Comunista dei Lavoratori
Sez. Pesaro

21/11/12

NEW DEAL O RIVOLUZIONE?

 
“CAMBIARE NON SI PUO'” DENTRO IL REGIME CAPITALISTA
PER UNA SVOLTA RADICALE DI LOTTA
PER UNA PROSPETTIVA DI RIVOLUZIONE
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI
PORTIAMO ALLE ELEZIONI UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA

L'appello “Cambiare si può per una lista alternativa alle elezioni del 2013”, si presenta come “una iniziativa politica nuova, e non come la raccolta dei cocci di esperienze fallite..”. E' una lodevole intenzione. Disgraziatamente il testo dell'appello ripropone esattamente, in forma concentrata, tutti i luoghi comuni delle esperienze fallite del riformismo. Nei loro presupposti teorici. Nella loro traduzione politica. Persino nel loro vocabolario simbolico.
L'appello rivendica “un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista”. Indica come suo fondamento la Costituzione italiana del 1948. Propone “il Welfare” come “la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso”. Si diffonde in un lungo elenco di “possibili” azioni virtuose in fatto di politiche solidali, di cura dell'ambiente e dei beni comuni, di onesta amministrazione della cosa pubblica. Propone infine “una nuova rappresentanza politica, preparata, capace, disinteressata, al servizio della comunità”.

“CAMBIARE SI PUO'”: L'ENNESIMO APPELLO DEMOCRATICO PROGRESSISTA
( PER CERCARE DI UNIRE DI PIETRO E FERRERO)
La fisionomia d'insieme di questa impostazione è inequivoca: si tratta di un tradizionale appello democratico progressista, ricalcato su un'infinità di appelli analoghi circolati negli ultimi 20 anni. Certo un appello di opposizione a Monti e (oggi) al PD che lo sostiene. Ma del tutto estraneo sia alla centralità della lotta di classe ( rimpiazzata dall'impegno di un'indistinta “cittadinanza attiva” ), sia, e tanto più, ad una prospettiva anticapitalista.
Il capitalismo non è neppure citato nell' appello. L'anticapitalismo neppure evocato. E non si tratta di lacune letterarie. Siamo in presenza dell'ennesima versione del vecchio canovaccio del progressismo: che da un lato fa la sommatoria delle esigenze e domande reali di trasformazione ( sociali, ambientali, democratiche..), dall'altro le appende all'albero sempre verde del “Keynesismo”. Spiegando che un nuovo New Deal, un nuovo roosveltismo, non solo è possibile ma è la vera “soluzione della grande crisi, come nel 900”. E che dunque un capitalismo riformato dal volto umano è l'unico orizzonte concreto per cui battersi.
In definitiva “Cambiare si può” è- letteralmente- l'ennesima riproposizione della “possibile” riforma del capitalismo.
Può essere che questo appello raggiunga il suo vero obiettivo politico: raggruppare, sotto vesti civiche, un fronte politico elettorale che vada da Di Pietro a Ferrero, passando per l'arancione di De Magistris; un nuovo arcobaleno allargato “a destra”, funzionale alla salvezza o alla riconquista di una rappresentanza parlamentare. Oppure può essere che alcuni illustri destinatari dell'appello preferiscano puntare al rientro nel centrosinistra: visto oltretutto che lo stesso De Magistris ha già rivendicato pubblicamente una prospettiva di ricomposizione con un possibile governo Bersani.
Su tutto questo vedremo. Quel che è certo, in ogni caso, è che il contenuto dell'appello è un inganno politico e culturale. Perchè ripropone esattamente la subordinazione del movimento operaio e di tutti i movimenti ad un equivoco fallito. Smentito dalla storia e tanto più utopico e improponibile oggi.

L'UTOPIA DEL RIFORMISMO
Intanto sarebbe bene evitare di rileggere il secolo scorso con la lente delle proprie illusioni. No: non è stato Roosvelt, Keynes, o il Welfare ad aver “risolto” la grande crisi capitalistica degli anni 30. Tanto è vero che la stessa economia americana tornò in recessione nel 37. Fu la guerra mondiale, con le sue gigantesche distruzioni e i suoi orrori, a rilanciare l'accumulazione capitalistica e a consentire il boom: il capitalismo rinacque dalle immani rovine che provocò, e solo grazie a quelle rovine.
E' vero: il New Deal si accompagnò negli USA ad alcune riforme sociali e il Welfare si diffuse nell'Europa del dopoguerra. Ma fu possibile solo in presenza di circostanze straordinarie: sul piano economico l'enorme ricchezza di un capitalismo americano allora creditore e- in Europa- il grande boom economico innescato dalla ricostruzione postbellica; sul piano politico, l'esistenza determinante dell'Unione Sovietica, erede della Rivoluzione d'Ottobre, quale fattore oggettivo di pressione sulle classi dominanti d'Occidente. Le riforme furono il sottoprodotto della rivoluzione russa, assai più che dei “riformisti”.
Come non vedere oggi che quella parentesi storica si è chiusa? Prima l'esaurimento del boom postbellico, poi il crollo del Muro di Berlino, hanno segnato una svolta d'epoca senza ritorno. Il capitalismo è tornato alla normalità del suo declino, annullando lo spazio storico del riformismo. La grande crisi economica internazionale esplosa nel 2007, e tuttora irrisolta, ha solo reso macroscopica la verità degli ultimi 20 anni.
Non siamo affatto in presenza, come vorrebbe l'appello, di una semplice crisi delle “politiche liberiste”, superabile con qualche rimedio keynesiano. Siamo in presenza della crisi storica del capitalismo, e del fallimento clamoroso del gigantesco interventismo pubblico degli Stati a suo sostegno ( il Keynesismo reale, altro che “liberismo”!). Riproporre il mito liberal progressista di un possibile New Deal in un quadro capitalistico segnato dalla voragine generale del debito pubblico verso le banche, dalla feroce concorrenza fiscale tra gli Stati, dalla competizione sfrenata su un mercato mondiale mai tanto grande ( di merci, lavoro, capitali), significa vagheggiare un'utopia senza senso e senza futuro. Di più. Significa alimentare nuovamente l'illusione di una possibile “borghesia buona” proprio nel momento della più feroce aggressione dominante contro il lavoro e le vecchie conquiste sociali. Significa rinnovare l'illusione di possibili “governi amici”, proprio quando l'esperienza degli ultimi 20 anni ha dimostrato che tutti i governi sono al servizio del capitale e delle sue controriforme sociali ( inclusi i Prodi, Jospin, Zapatero, Hollande). E che ogni forma di coinvolgimento delle sinistre in quei governi ha segnato il tradimento dei lavoratori e la propria autodemolizione: o bisogna ricordare, ad esempio, che il più grande regalo alle banche italiane, con la riduzione dell'IRES dal 34% al 27%, è stato realizzato dalla finanziaria di Prodi nel 2007, col voto di fiducia del ministro Ferrero( e persino di Turigliatto)?
La verità è che il capitalismo non ha più nulla da dare ma solo da togliere, quale che sia il suo consiglio di amministrazione: in Italia, in Europa, nel mondo. E che ogni battaglia di opposizione e di resistenza sociale è capace di futuro solo se mette in discussione i suoi fondamenti.
E' vero dunque, ”cambiare si può”: ma solo sul terreno di una prospettiva anticapitalistica. E, dunque, di un'azione sociale e politica che le corrisponda, fuori e contro ogni illusione “progressista”.

L'ATTUALITA' DI UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA
Paradossalmente sono le stesse istanze di trasformazione poste dall'appello a richiamare la necessità di quella prospettiva anticapitalista che la sostanza dell'appello nega; e a porre la centralità di quell'azione di classe clamorosamente rimossa.
Alcuni esempi.
“Diritto al lavoro” reclama l'appello. Bene. Ma non vi sarà concretamente alcun “diritto al lavoro” senza, innanzitutto, il blocco dei licenziamenti. E non vi sarà alcun possibile blocco dei licenziamenti senza il ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi. Senza un'azione radicale di massa di occupazione delle aziende che licenziano, per la loro nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori: l'unica risposta alla Fiat, all'Alcoa, all'Ikea.. che sia pari alla brutale radicalità di quei padroni. O dobbiamo dirci che i padroni hanno diritto di licenziare gli operai, ma gli operai non hanno il diritto di rivendicare il licenziamento dei loro padroni? Peraltro solo la nazionalizzazione sotto controllo operaio, a partire dalle aziende che licenziano, può realmente consentire un grande piano del lavoro: che ripartisca fra tutti il lavoro esistente attraverso la riduzione progressiva dell'orario a parità di paga; che riconverta ecologicamente le produzioni, conciliando lavoro e salute(Ilva); che riorganizzi l'intera produzione in funzione dei bisogni sociali e ambientali contro la logica cinica del profitto. O davvero possiamo pensare che gli Agnelli e i Riva, le loro proprietà e i loro manager, siano compatibili con un'alternativa di società?
Oppure.
Rilancio dell'”intervento pubblico a presidio dello Stato sociale, per il ripristino delle tutele..” chiede l'appello. Benissimo. Ma non vi sarà concretamente alcun ripristino delle tutele sociali del welfare, tanto meno la loro necessaria e massiccia estensione, senza l'abolizione del debito pubblico verso le banche e la loro parallela nazionalizzazione e unificazione sotto controllo sociale. O vogliamo pensare che anche solo il ripristino di un sistema pensionistico a ripartizione, dei fondi tagliati per l'istruzione , per la sanità, per i servizi pubblici, sia compatibile col versamento annuale di quasi 200 miliardi alle banche ( se si sommano gli interessi sul debito nazionali e locali)? Peraltro solo la nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto controllo operaio e popolare può colpire alla radice la grande evasione fiscale, chiudere i principali canali della criminalità organizzata, scoperchiare luoghi e santuari della corruzione. E solo la nazionalizzazione delle banche sotto controllo sociale può creare le premesse indispensabili di una pianificazione democratica dell'economia che crei, finanzi, e indirizzi tanto nuovo lavoro: in fatto di bonifica e risanamento ambientale, di edilizia scolastica, sanitaria, antisismica, di ricostruzione ed estensione del trasporto pubblico.. O vogliamo illudere i lavoratori ( e noi stessi) che tutto ciò sarà possibile all'ombra di Banca Intesa, Monte dei Paschi e Unicredit?
Tutto ciò riconduce alla necessità della contrapposizione all'Unione Europea. Nodo che l'appello aggira con disinvoltura.
L'appello chiede “la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive”. Domanda: chi negozia cosa, e con chi? Non siamo in presenza di “normative” sbagliate di una casa comune, una sorta di regolamento condominiale da correggere. Siamo in presenza dell'Unione Europea dei capitalisti e dei banchieri, dei loro governi e dei loro Stati, impegnata a scaricare la propria crisi sulle condizioni di vita della classe operaia e delle masse popolari, ostaggi e prigionieri di una costruzione nemica, edificata storicamente contro di loro. Davvero pensiamo che l' Unione dei capitalisti possa farsi “sociale e democratica” per via di un “negoziato” con le sue classi dirigenti? E chi sarebbe poi il “nostro” soggetto “negoziatore”? Un governo Bersani.. col consiglio di De Magistris e Ferrero? E' ora di archiviare le fantasie e le illusioni. Non si tratta di “rinegoziare” il regolamento carcerario della Unione dei padroni. Si tratta di rompere le gabbie della prigione e di rovesciare i carcerieri, nella prospettiva storica degli Stati Uniti socialisti d'Europa: di una Unione Europea dei lavoratori finalmente liberata dal capitalismo, e per questo capace di porre le proprie immense risorse produttive, scientifiche, tecnologiche al servizio dell'emancipazione sociale delle grandi masse del vecchio continente. In un rapporto di sostegno e solidarietà, al di là di ogni frontiera, con le lotte dei lavoratori e dei popoli oppressi di tutto il mondo: a partire dal popolo palestinese, e dalla sua eroica lotta di liberazione contro lo Stato Sionista d'Israele.

IL REALISMO DELLA RIVOLUZIONE
Solo un governo dei lavoratori può realizzare un simile programma. Solo un governo che cacci assieme a Monti, e ai partiti corrotti che lo sostengono, anche gli industriali e i banchieri che li finanziano. Che rompa con le istituzioni burocratiche di questo Stato e i suoi corpi repressivi. Che si appoggi sulla forza e l'organizzazione diretta dei lavoratori. Che realizzi in definitiva la democrazia vera: il potere della maggioranza della società di decidere sul proprio futuro.
Un programma “troppo radicale”? E' tanto radicale quanto quello dei padroni e dei loro governi contro i lavoratori. Non si può cambiare il mondo se si è meno radicali delle classi dominanti che lo vogliono conservare.
Un programma “troppo distante dal livello di coscienza delle masse”? Ma si tratta di sviluppare la coscienza delle masse sino alla comprensione della verità, che è rivoluzionaria, non di rimuovere la verità per adattarsi alla coscienza, imbottendola per di più di nuove illusioni riformiste.
Un programma “giusto, ma impossibile”? E' falso. Quando milioni di lavoratori e di sfruttati ritrovassero la fiducia nella propria forza, tutto diverrebbe possibile. Dobbiamo incoraggiare la ribellione degli sfruttati, o concorrere anche noi alla predicazione disfattista facendo nostri gli argomenti ( interessati) dell'avversario?
Perchè questo, in definitiva, è il bivio vero. Non quello tra il “realismo” degli obiettivi “possibili”, e il “massimalismo” astratto di una “impossibile” rivoluzione. Ma tra il realismo di una rivoluzione difficile e l'utopia di un riformismo impossibile. Che si traduce, al di là delle parole, nella rassegnazione all'esistente.

IL PROGRAMMA DELLA RIVOLUZIONE ALLE ELEZIONI
Ricondurre tutte le lotte immediate ad una prospettiva di rivoluzione sociale. Sviluppare in ogni mobilitazione la coscienza della necessità della rivoluzione come unica via di liberazione, è un compito imposto dallo scenario storico del nostro tempo.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si batte da sempre, in ogni mobilitazione, per questa prospettiva. Per questo si batterà con tutte le proprie forze per usare anche le prossime elezioni politiche come megafono rivoluzionario. Contro i portavoce dei padroni, di centrodestra e di centrosinistra. Contro i demagoghi populisti, vecchi e nuovi. Ma anche contro gli eterni illusionisti di un riformismo senza riforme.
Di certo, il più piccolo passo avanti della coscienza anticapitalista degli sfruttati, vale mille volte di più su scala storica di ogni considerazione di alchimia elettorale.
Ogni più piccolo passo avanti della costruzione del partito rivoluzionario, vale mille volte di più per la liberazione dei lavoratori di ogni calcolo istituzionale ( magari infondato).
Per questo chiediamo e chiederemo a tutti i rivoluzionari, a tutte le avanguardie ovunque collocate, a tutti gli attivisti coerenti della classe operaia e dei movimenti di lotta, di raccogliersi attorno al Partito Comunista dei Lavoratori. Di aiutare la sua raccolta firme in tutta Italia per conquistare il diritto di presenza alle elezioni di un programma anticapitalista rivolto a milioni di proletari e investito nelle loro lotte. Di sostenere, ognuno con le proprie disponibilità, la costruzione del partito della rivoluzione.


MARCO FERRANDO
Portavoce nazionale PCL

17/11/12

COL POPOLO PALESTINESE CONTRO IL SIONISMO, SINO ALLA VITTORIA

Il Partito Comunista dei Lavoratori si schiera da subito senza riserve al fianco del popolo palestinese contro l'azione criminale in atto da parte dello Stato Sionista d'Israele.

Il governo Netanyahu ha aperto la propria campagna elettorale per il voto di Gennaio con una nuova escalation militare contro la popolazione di Gaza. Una popolazione già schiacciata ed oppressa in una piccola prigione a cielo aperto viene bombardata senza pietà dai propri carcerieri. Che preparano una nuova invasione militare della Striscia, e una sua nuova possibile occupazione , fuori e contro ogni parvenza di cosiddetta “legalità” internazionale. Si prepara per i Palestinesi una nuova pagina drammatica di resistenza eroica.


Ancora una volta gli alleati veri del popolo Palestinese non siedono all'ONU, né alla testa degli Stati arabi. Il nuovo governo egiziano dei Fratelli Musulmani, che pur “condanna” l'azione d'Israele, si guarda bene dal rompere il trattato di pace col Sionismo siglato dall'Egitto nel 79. L'esercito egiziano che nuovamente intimidisce e reprime il proprio popolo non si schiererà sul campo a fianco dei palestinesi: preferisce soldi e protezione dell'Amministrazione USA, garante del compromesso coi Fratelli Musulmani e delle relazioni di buon vicinato con Israele. L'arroganza omicida di Israele contro i palestinesi è proporzionale alla viltà e alla corruzione delle borghesie arabe.


Solo i lavoratori e la popolazione povera di Palestina e dei paesi arabi possono intervenire a sostegno del popolo di Gaza. Con una straordinaria mobilitazione di massa che travalichi i confini artificiali degli Stati Arabi. Che recuperi e sviluppi sino in fondo le stesse aspirazioni di libertà e di emancipazione delle grandi rivolte della “Primavera”, contro i nuovi governi borghesi che le hanno negate e sequestrate. Che impugni il diritto storico alla liberazione araba dal sionismo, al ritorno incondizionato dei palestinesi nella propria terra, al rovesciamento dello Stato coloniale fantoccio d'Israele, alla creazione di uno Stato arabo di Palestina, laico e socialista, all'interno di una Federazione socialista araba e del Medio Oriente.


Non può esservi “pace” tra oppressi ed oppressori. La rivendicazione “Due popoli, due Stati”, che accomuna le sinistre riformiste e l'intero arco borghese democratico, è tanto più oggi un'utopia subalterna. Solo la distruzione dei fondamenti militari, etnici, confessionali dello Stato sionista d'Israele può liberare uno spazio storico di pacificazione tra Arabi e minoranza ebraica in Palestina.


Tanto più oggi, la salvezza del popolo palestinese, e la conquista di una pace giusta e durevole in Medio Oriente, sono inseparabili dalla prospettiva di una rivoluzione socialista nell'intera nazione araba. Contro ogni subordinazione al sionismo, all'imperialismo, al fondamentalismo religioso. Il vero risorgimento nazionale arabo sarà socialista o non sarà.
Partito Comunista dei Lavoratori

16/11/12

VIA IL MINISTRO DEGLI INTERNI E IL GOVERNO DEI MANGANELLI

Gli innumerevoli filmati di queste ore sugli scontri di Roma del 14 Novembre hanno riproposto una verità inequivocabile: quella della brutalità dello Stato contro una giovane generazione . Una brutalità mirata a impedire l'esercizio di un diritto democratico elementare: il libero accesso delle manifestazioni di massa ai luoghi presidiati dai palazzi del potere. Un diritto riconosciuto e praticato in altri Paesi ma precluso in Italia: da Monti come da Berlusconi. Un governo votato alla rapina sociale su mandato dei banchieri, e sorretto da partiti corrotti, si difende col manganello dalla rabbia sociale che le sue misure producono, travalicando persino ogni confine di legalità formale. Le scuse imbarazzate del ministro degli Interni sono solo una recita di ipocrisia. Il ministro Cancellieri se ne deve andare. Assieme al governo dei manganelli.

Partito Comunista dei Lavoratori
sez. Nucleo Montano 
prov. Ancona

IN MIGLIAIA IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO MONTI


Il Collettivo Studentesco Rivoluzionario (CSR) è stato presente, con un proprio spezzone di corteo, oggi venerdì 16 novembre alla manifestazione in occasione della giornata del diritto allo studio. I migliaia di compagni scesi in piazza hanno dato vita ad una manifestazione dura e non alla solita “passeggiata” tra le vie del centro, una manifestazione caratterizzata da slogan e striscioni contro il governo Monti, contro le politiche di austerità dell'Unione Europea e contro i tagli alla scuola. Durante il corteo il Collettivo Studentesco Rivoluzionario ha espresso, con due interventi, la solidarietà nei confronti degli Antifascisti fiorentini condannati ieri 15 novembre per i fatti di via della Scala ad 8 mesi di reclusione.
La nostra valutazione politica è sicuramente positiva vista la massiccia partecipazione a livello numerico, ma soprattutto il livello combattivo del corteo. Ora si tratta di dare continuità alle lotte studentesche con cortei, presidi e l'occupazione delle scuole e delle università. Il CSR si impegnerà anche nel cercare di unire le lotte studentesche che in questi giorni si stanno sviluppando un pò in tutto il paese con le lotte operaie. La parola d'ordine "operai e studenti uniti nella lotta" deve tornare d'attualità.
Domani sabato 17N saremo presenti nuovamente in piazza nella manifestazione in solidarietà ai compagni greci, contro Alba Dorata e contro tutti i fascismi.

Fino alla vittoria


Firenze, 16 novembre
Collettivo Studentesco Rivoluzionario Firenze
PCL Cellula Studentesca Firenze

15/11/12

IL PCL COME UNICA ALTERNATIVA



Con la ormai consapevolezza che le prossime elezioni politiche segneranno un passaggio importante all’interno della crisi economica e culturale della nostra società,le forze politiche si stanno già collocando e coalizzando da centro destra e centro sinistra  sulla stessa falsa riga con un obiettivo comune se non uguale:continuare e tutelare né più nè meno le politiche neo liberiste del governo Monti a discapito del ceto medio e della classe lavoratrice in tutti i suoi settori. In questo quadro comune risalta ancora maggiormente la vera natura di forze alternative formalmente di sinistra estrema o antagonista che al posto di contrastare l’avanzata del blocco borghese che passa dal Pdl-Pd-Udc fino all’Idv e Lega,con alcune di esse,nei fatti e nella realtà, consolida un’alleanza e sottoscrive un patto di intendi e di programma che i lavoratori  pagheranno ancora a caro prezzo.Mi riferisco chiaramente alla scelta scellerata fatta da SEL e dal suo maggiore esponente e cioè Nichi Vendola di candidarsi alle primarie del PD subordinandosi chiaramente alla burocrazia generale dell’alleanza di centro-sinistra con nessuna possibilità chiara di incidere ,chiudendo definitivamente le porte in faccia alle reale necessità di costruire un alternativa anti capitalista a sinistra indipendente pronta a prendere in mano il paese e i suoi reali problemi. I proclami di Vendola in questi mesi di opposizione finta e formale al governo Monti-Fornero sono stati puntualmente traditi da un alleanza suicida con l’unico obbiettivo di puntare a qualche ministero e di tutelarsi con qualche parlamentare che poi puntualmente,in futuro,sarà chiamato a votare tagli alla spesa pubblica,tagli agli enti locali,a sostenere la prossima macelleria sociale che l’Unione Europea chiederà per il risanamento del sistema economico europeo in favore dei grandi gruppi bancari colpevoli del declino generale attuale. I fallimenti passati delle precedenti esperienze di governo partite vent’anni fa da il fu Bertinotti ancora attuali che di fatto hanno segnato il fallimento generale della sinistra portandola alla sparizione dal parlamento alle elezioni politiche del 2008,sicuramente non sono stati compresi dal governatore della Puglia che si appresta a ripercorrere i medesimi errori dai quali probabilmente non sarà più possibile tornare indietro.Non si capisce, personalmente, poi l’atteggiamento della base del partito di Vendola che non prende formalmente atto del fallimento della linea politica del suo maggiore esponente che da una parte in maniera ipocrita urla a gran voce contro chi opprime le coscienze chi uccide i diritti dei lavoratori i diritti dei precari i diritti dei disoccupati e degli esodati,e poi si riallinea immancabilmente alla repressione borghese sostenendo di fatto la maggiore forza riformista del panorama politico italiano che fortemente ha voluto Monti alla guida del paese servendo sul piatto a tutti gli italiani riforme del lavoro e del sistema pensionistico che generano povertà per le famiglie senza futuro.Per questa serie di motivi il Partito Comunista dei Lavoratori da anni lancia con forza una prospettiva diversa ed alternativa che punta su tutto ad un obbiettivo vitale e concreto:l’instaurazione del governo dei lavoratori come risposta al fallimento del sistema capitalistico,ad un’ unica banca centrale nazionalizzata,all’occupazione delle aziende in crisi che porti alla nazionalizzazione senza indennizzo sotto controllo operaio,ad una equa redistribuzione delle ricchezze espropriate alla Chiesa e al clero.Questi sono alcuni punti generali della nostra prospettiva di lotta futura con la quale cercheremo di presentarci alle prossime elezioni politiche che già stiamo affrontando con la raccolta delle firme partita a livello nazionale in tutte le regioni.Chiediamo a tutti i compagni delusi e traditi, dai pericolosi verticismi di Vendola dall’ambiguità continua della Federazione della Sinistra di Ferrero e Diliberto,di unirsi attorno all’unico partito della sinistra italiana basato su un progetto semplice e chiaro:il capovolgimento del sistema capitalistico e la libertà dei lavoratori per una società equa,libera,egualitaria.

MauroGoldoni

Pcl  Coord. Nucleo Montano
                                                                                                                  Sez. Ancona       

05/11/12

Cartiere Miliani: guai in vista


Il 2/10/2012 si è tenuto l’incontro tra le O.O.S.S. ed il management delle Cartiere Miliani. Da informazioni attendibili pervenute al P.C.L., nella lunga esposizione compiuta dall’Amministratore Delegato, si percepisce un futuro difficile anche per l’unica impresa fabrianese, temporaneamente scampata dalla terribile crisi del distretto industriale locale. I crescenti costi delle materie prime e dei consumi energetici fanno temere da qui a breve la perdita di competitività nel mercato della carta per dei prodotti fondamentali, quali il fotoriproduttore, la carta moneta (l’euro) e gli album da disegno. Davanti ad uno scenario così poco rassicurante, l’unica “soluzione” per i vertici della Fedrigoni è perseverare nel taglio dei costi, attraverso la “razionalizzazione” degli organici sia degli operai che degli impiegati. La riprova di tale indirizzo politico trova la sua attuazione in misure unilaterali, quali lo smantellamento del centralino aziendale, che ha comportato due esuberi (ricollocabili?) nel personale femminile, ed il trasferimento di tre figure impiegatizie dagli uffici di sede a Fabriano in direzione Castelraimondo.
Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene che alcuni dei contenuti populisti dell’intervento dell’A.D. delle Miliani, possono costituire il preludio ad un clima d’intimidazione contro tutti i dipendenti delle Cartiere. Un metodo, questo, già sperimentato con il licenziamento di un lavoratore nello stabilimento di Pioraco, poi reintegrato grazie alla mobilitazione dell’intero paese e delle sue istituzioni.
Noi vigileremo e siamo pronti a lottare contro ogni ridimensionamento dell’organico, delocalizzazione o licenziamenti. E denunceremo ogni tentativo di innescare una guerra tra poveri per accaparrarsi il posto di lavoro o di intimidire lavoratori e sindacati.
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona