30/06/14

Non tutti i comunisti sono ancora nel PCL

 
Per diventare un partito di massa è necessario mettere a ferro e fuoco i vecchi partiti, cosa possibile solo grazie ad una lotta strenua, alla denuncia spietata del loro carattere BORGHESE!
Questi partiti che hanno avuto in questi ultimi anni il ruolo dilaniante e tormentato di contendersi gli accordi con i vari governi,  spostandosi sempre più a destra e diventando loro stessi sempre più liberali.
Persino sulle politiche sindacali hanno avuto sempre e totalmente delle posizioni errate, esitanti, opportuniste…di certo non rivoluzionarie.
Tutto a questo mondo ha un suo perché.
“Scaricare la RESPONSABILITA’ di politiche sbagliate sull’”immaturità” delle masse significa abbandonarsi a una ciarlataneria vera e propria di cui spesso si beano i falliti della politica.” (Trotsky)
Responsabili che non si prendono la loro responsabilità, impotenti che cercano nelle sconfitte di vedere e aggrapparsi al braccio del loro prossimo carnefice.; lasciando che inesorabile si stringa il cappio intorno al collo dei lavoratori e della rivoluzione.
I lavoratori che ogni giorno vanno ad ingrossare le fila di un esercito di disoccupati non impensierisce questi partiti opportunisti e questi dirigenti incapaci, anzi, al contrario; lavorano ancora efficacemente nel ridurre e minare la coscienza di classe dei lavoratori e la loro combattività.
Cari compagni, siete voi e la vostra complicità con la borghesia in mille luoghi di lavoro ha togliere le spine ai colletti bianchi e padroni, annegando le masse, lasciando soli i lavoratori. Siete distanti anni luce dallo sviluppo reale che oggi dovrebbe essere il pensiero rivoluzionario.
“Tutta la storia è un’enorme macchina al servizio dei nostri ideali. Essa lavora con una lentezza barbarica, con una crudeltà insensibile, ma essa compie la sua opera. Noi siamo fiduciosi in lei. E solo in quei momenti in cui il suo vorace meccanismo inghiottirà, come combustibile, il sangue vivo dei nostri cuori, a noi vien voglia di gridare a squarciagola: Quello che fai, fallo più presto! (Trotsky Helsinki aprile 1907)
La comprensione dell’impossibilità di riformare il capitalismo e la conseguente necessità di conquistare il potere politico attraverso il rovesciamento dell’ordine borghese, è oggi il compito dei compiti per ogni militante comunista!
Solo la rivoluzione cambia le cose!
 
Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano

13/06/14

La parabola discendente di "L'altra Europa con Tsipras": vera e propria "accozzaglia acchiappa-poltrone"

 
CURZIO MALTESE, NEO ELETTO DI “TSIPRAS”: “ORA DOBBIAMO DIALOGARE COL PD”
 
Dopo Barbara Spinelli, anche Curzio Maltese- il secondo editorialista di Repubblica eletto al Parlamento europeo per la lista Tsipras- ha sentito oggi il bisogno di far sapere “qual'è la linea”. Attraverso un'ampia intervista proprio su Repubblica ( pag.8), dal contenuto inequivoco:” Ora basta istinti suicidi, dobbiamo dialogare col PD... SEL è stata generosa, non si può accusarla di slealtà... occorre dialogare con i socialisti in Europa, nella speranza che capiscano che le politiche di austerità in coalizione con la destra sono sbagliate”(... Invece quando sono gestite in proprio dai “socialisti” come Hollande sono “giuste”?) .

In ogni caso, un milione di elettori di Tsipras, e decine di migliaia di attivisti della sinistra che si sono svenati ai banchetti, vengono oggi a sapere una volta di più non dal PCL ma dal proprio eletto l'uso reale del loro voto e impegno: non la costruzione di un'alternativa al PD e al PSE, ma una prospettiva di coalizione col PD e col PSE, in alternativa alla “coalizione con la destra”. Non è (solo) “..la linea di SEL fortunatamente indebolita dall'operazione Spinelli anti Furfaro” come cercano di far credere dietro le quinte i dirigenti del PRC per rabbonire la propria base. E' la linea pubblica, a nome di Tsipras (e in accordo con Tsipras), di quegli intellettuali liberal progressisti di Repubblica che le sinistre hanno eletto e a cui si sono affidate.

E siamo solo all'inizio...

A migliaia di militanti della sinistra che vogliono costruire un partito di classe anticapitalista, e non un eventuale “soggetto civico progressista” ( in attesa del PD), diciamo una cosa sola: costruiamola insieme “la sinistra che non tradisce”. Costruiamo insieme il Partito Comunista dei Lavoratori.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
 
 
 
BARBARA SPINELLI E TSIPRAS: SOTTO I RISVOLTI COMICI LA LEZIONE SERIA DEI FATTI
 
Il clamoroso dietrofront di Barbara Spinelli nel suo eremo di Parigi, con la scelta di prendersi il seggio nel Parlamento europeo, conferma una volta di più l'equivoco della Lista Tsipras. Ma soprattutto la responsabilità dei gruppi dirigenti di quelle sinistre italiane che in quella operazione si sono imboscate.

Certo, c'è anche un aspetto di malcostume politico personale un pò imbarazzante nella vicenda: il rinnegamento della promessa solenne di rinunciare al seggio, grazie alla quale Spinelli aveva ottenuto il ruolo di capolista in più circoscrizioni (e dunque di fatto l'elezione); la gestione elitaria della propria candidatura e la comunicazione mail del proprio“ripensamento”, alla faccia della favola della“democrazia partecipata” e degli ingenui che vi hanno creduto; il peso che sul ripensamento pare abbia avuto la promessa di una sua candidatura alla vicepresidenza del Parlamento Europeo, nel classico mercimonio di piccole ambizioni.

LA LOGICA POLITICA DI UNA SCELTA NON SOLO “INDIVIDUALE”

Ma nessuno di questi aspetti investe, se non di riflesso, il nodo centrale delle responsabilità politiche.

Barbara Spinelli non è una figura fra le altre. Nè è solo la portavoce pubblica della lista Tsipras, e per molti aspetti la sua unica figura riconoscibile. E' l'espressione di un cenacolo intellettuale liberal progressista, in parte legato al giornale borghese Repubblica, che ha concepito sin dall'inizio l'operazione Tsipras come strumento di costruzione di un proprio soggetto politico, della propria egemonia politica, intellettuale, rappresentativa, su ciò che resta della sinistra italiana: puntando apertamente a dissolverla nei suoi assetti residui, per ricomporla sotto le proprie ali. Le ali di un soggetto “democratico”, “civico”, di “cittadini progressisti”, estraneo al movimento operaio e al suo corpo sociale, nemico politico e culturale di ogni suo partito. Perchè ogni partito della sinistra sarebbe in quanto tale un insidia al ruolo egemone dell' intellettualità democratica” illuminata.

Il “ripensamento” di Barbara Spinelli è inseparabile da questo progetto. Con la scelta di Spinelli, la rappresentanza istituzionale maggioritaria della lista Tsipras in Europa è nelle mani di due editorialisti di Repubblica. Un fatto che pesa e peserà su gestione,equilibri, rappresentanza pubblica dell'operazione Tsipras in Italia. Non a caso il ripensamento è stato incoraggiato da tutto il giro intellettuale liberal progressista raccoltosi attorno a Spinelli. Altro che scelta “individuale”.

LA RESPONSABILITA' POLITICA DEI GRUPPI DIRIGENTI DELLA SINISTRA.

Ma qui sta la responsabilità politica decisiva dei gruppi dirigenti della sinistra ( SEL e PRC).

Reduci da una lunga storia di compromissioni politiche e governative con gli avversari dei lavoratori ; responsabili per questa via della distruzione progressiva di larga parte della sinistra negli ultimi 20 anni, quei gruppi dirigenti hanno subordinato ciò che resta della sinistra stessa alle ambizioni di un ambiente intellettuale che le è avversario o estraneo. Hanno prestato i propri partiti ad una operazione mirata a distruggerli. Hanno offerto la manovalanza ai banchetti di migliaia di attivisti di partito , indispensabili per la raccolta firme, a un piccolo raggruppamento di editorialisti liberal che non rappresentava nulla. Ma che ha potuto far leva sullo sgabello offerto per cercare di costruirsi un futuro politico in proprio, contro la sinistra italiana

SEL è la prima vittima dell'operazione. Ma il PRC non ha ragione di ridere.

I gruppi dirigenti di SEL raccolgono quello che hanno seminato. Vendola ha usato l'autobus Tsipras per congelare le contraddizioni interne a SEL, e poi riaprire a urne chiuse la relazione col PD, col quale è abbracciato nelle giunte di due terzi d'Italia. Ma il pegno promesso al partito era l'eletto. La sua caduta per mano di Spinelli, precipita SEL in una guerra interna, potenzialmente distruttiva. La truffa di SEL ai danni di tanti elettori di Tsipras ( che han votato contro Renzi, non per Renzi) si somma alla truffa operata da Spinelli ai danni di SEL. Il conto per Vendola sarà salato.

Ma Paolo Ferrero che “solidarizza con Spinelli”(!) in ragione della salvezza della propria eletta, finge di non vedere il prezzo dell'avventura in cui ha cacciato il PRC. La costituente della “ Altra Italia” che Spinelli e Maltese rivendicano, non è l'”unità della sinistra” italiana, ma il suo virtuale scioglimento. Il coordinamento nazionale dei comitati Tsipras che essi propongono è la via per costruirsi una propria base d'appoggio che aggiri le formazioni organizzate della sinistra e ne marginalizzi ruolo e presenze. L'assemblearismo locale- senza strutture, responsabilità, organizzazione- è solo la legittimazione “democratica” del comando nazionale del gruppo intellettuale cui la sinistra ha consegnato le chiavi dell'operazione. Che farà ora il PRC, dopo aver bruciato i ponti alle proprie spalle, e aver incensato..Barbara Spinelli? La discussione che si è aperta all'interno del PRC sullo scioglimento o meno del partito ( con tanto di questionario nazionale) è di per sé eloquente. La soddisfazione per le pene di SEL durerà poco. Il diavolo fa le pentole non i coperchi.

IL RUOLO SPREGIUDICATO DEL SEGRETARIO DI SYRIZA

Infine è straordinario che nessuno tocchi il ruolo sacrale di Tsipras, segretario di Syriza, nella vicenda italiana.

Tsipras ha concorso al cosiddetto ripensamento di Spinelli, con una lettera che nessuno ha letto ma che nessuno ha smentito. Perchè lo ha fatto? Non poteva esser pago della compagna già eletta del PRC? No. Tsipras gioca in grande nel Parlamento Europeo. Ha bisogno di candidature spendibili nel negoziato istituzionale continentale, dentro il suo gioco di pressione esterna sul PSE. Barbara Spinelli, figlia di Altiero, è figura ideale per una vicepresidenza del Parlamento. E una vicepresidenza del Parlamento è a sua volta una postazione utile per le relazioni col PSE. In questo gioco, Tsipras è giunto a chiedere.. la presidenza di Junker a capo della Commissione Europea, in quanto “candidato più votato” e dunque ”unico legittimo”. Non è uno scherzo. E' quanto Tsipras ha argomentato a lungo in una intervista a Le Monde ( Venerdì 6 Giugno, pag.4). Ed è la ragione per cui Spinelli, a ruota, ha firmato un appello europeo per..la Presidenza Junker assieme a Bini Smaghi e ad altri improponibili esponenti del capitalismo europeo ( salvo ritirare la firma il giorno dopo, per evitare polemiche aggiuntive nel giorno stesso del proprio ripensamento). Ma perchè Tsipras e Spinelli contro ogni apparente logica sono tanto sensibili alla causa di... Junker alla testa della C.E.? Perchè pensano che una Presidenza Junker possa più facilmente favorire un riequilibrio istituzionale compensativo con la vicepresidenza Spinelli al Parlamento U.E.. Ora tutto è più chiaro. Ma perchè non spiegarlo ai militanti del PRC e di SEL?

E siamo ancora all'inizio dello psico Tsipras...

Tutti i fatti, grandi e piccoli, confermano una lezione di fondo. Non vi sarà resurrezione della sinistra italiana, se non contro la piaga del trasformismo e delle menzogne. Non vi sarà resurrezione della sinistra italiana se non attorno ai principi e al programma del marxismo rivoluzionario. Gli unici che possano fondare coerenza e trasparenza tra le fila dei lavoratori e degli sfruttati. Gli unici che possano costruire un futuro.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
 
 
 
SEL DI VENDOLA APRE A RENZI. L'EQUIVOCO DI “ TSIPRAS” ALLA LUCE DEL SOLE
 
SEL di Nichi Vendola, un pezzo importante della lista Tsipras,apre a Matteo Renzi a pochi giorni dalla chiusura delle urne.

Nel gruppo dirigente di SEL il dibattito è vivace, tra chi propone di fatto l'ingresso accelerato nel PD, chi dice continuiamo prima con Tsipras così poi possiamo negoziare meglio, chi prende semplicemente tempo. Ma incassato il voto e l'eletto, la nave di SEL riprende la rotta, mai del resto smarrita, della ricomposizione del centrosinistra con Renzi. La sintesi interna tracciata da Vendola è inequivoca: “ Renzi è oggi il vettore possibile del cambiamento. Verificheremo i suoi passi”. Nei confronti dello stesso governo, SEL passa dunque da un'opposizione “costruttiva” ( “di sua maestà”, quindi finta) ad un'opposizione eventuale, intermittente, a tempo ( quindi nulla). E' il primo riflesso a sinistra della vittoria di Renzi. E della estensione in due terzi d'Italia delle giunte locali PD/SEL trainata dal voto parallelo delle amministrative, col relativo carico di assessorati e prebende. La precisazione fornita da Vendola- “siamo una sinistra DI governo, non NEL governo- ricorda le celebri contorsioni letterarie bertinottiane: che avevano lo scopo di indicare l'approdo ma di rassicurare i militanti. Come è andata a finire, ci pare di ricordarlo

Ciò che colpisce ( ma non stupisce) è la sequenza di classe del calendario. SEL apre a Renzi a dieci giorni dal varo drammatico dei contratti a termine per sempre e per tutti, senza tutela giuridica e sindacale, e dall'annuncio di una legge elettorale super reazionaria senza precedenti nell'Italia del dopoguerra. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui Confindustria e banchieri salutano plaudenti la sua vittoria come propria vittoria: perchè fattore di stabilizzazione delle politiche reazionarie, sul piano sociale e istituzionale,contro il lavoro. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui le classi dirigenti di tutta l'Europa capitalista lo salutano come possibile “salvatore”.

Non è solo la misura dell'equivoco di fondo di una lista Tsipras, concepita come lista “di scopo”, e inevitabilmente priva di qualsiasi prospettiva ( tanto più di una prospettiva di classe). E' la misura della natura stessa dei gruppi dirigenti della sinistra italiana : che antepongono la logica del proprio ruolo e posizionamento politico istituzionale alle ragioni dei lavoratori e degli sfruttati. Contro quelle ragioni, e a maggior ragione contro una prospettiva anticapitalista. Del resto chi sussurrava a Riva, perchè non dovrebbe sussurrare a Renzi?

Ancora una volta si conferma la verità. Ciò che manca non è l'”unità della sinistra”. Ciò che manca è una sinistra vera, rivoluzionaria e anticapitalista. L'unica che non sia in vendita.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

05/06/14

Centenario della “SETTIMANA ROSSA” – Perché il PCL (Partito Comunista dei Lavoratori) non partecipa all’organizzazione della commemorazione.

 
La nostra declinazione alla commemorazione della “settimana rossa” avviene prima di tutto per il rispetto di quella generazione. Quei lavoratori che stettero lì, cantando l’Internazionale sotto la bandiera rossa, rischiando la vita in solidarietà di altri lavoratori…poco prima che il governo italiano con al seguito i traditori della propria classe votassero i “crediti di guerra” sostenendo il macello imperialistico della prima Guerra Mondiale e impegnandosi a far scannare i lavoratori dei diversi paesi tra loro.
E’ un fatto molto positivo commemorare il centenario della “Settimana Rossa” con feste e banchetti, documenti, pitture, musica e convegni…ma mettere nel dimenticatoio e chiudere nel cassetto gli insegnamenti di quella “insurrezione” e le assonanze che si rispecchiano ai nostri giorni significa imbavagliare ancora di più le coscienze già tradite da anni con il sostegno decisivo delle cosiddette sinistre ai vari governi borghesi.
Di fronte alla crisi più profonda degli ultimi 80 anni, all’attacco padronale allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori mai visto dal dopo guerra: “NON SI RISPONDE IN QUESTO MODO”.
La crisi del debito pubblico enorme che si veniva a trovare nel 1914 fu risolto con la Grande Guerra e milioni di lavoratori morti in trincea…il grande debito pubblico che ci troviamo oggi è stato risolto con una montagna di denaro grossa come due volte la seconda guerra mondiale ed oggi i lavoratori pagano in precarietà, miseria e povertà; perché costretti ogni anno a pagare 90 miliardi d’ interesse sul debito pubblico, ossia 90 miliardi che vanno nelle tasche di chi acquista Titoli di Stato, banche, grandi imprenditori e lobby a seguire.
Perché impaurirsi e attuare l'ennesima forma deleteria garantendo semplicemente al proletariato una nuova sconfitta a cominciare da questa falsificazione storica che viene data alla “settimana rossa”?
Non si risponde in questo modo, togliendo le argomentazioni essenziali; dall’antimperialismo all’anticapitalismo che ne sono le chiavi! Non si risponde in questo modo, relegando e riportando il tutto ad un semplice antifascismo che va trasversalmente dalla cosiddetta sinistra, ai democristiani e garanti del Vaticano.
Per anni la sinistra ha fatto da scendiletto ai comitati d’affari della borghesia e crediamo sia giunta l’ora di dire basta! Ma qui non si fa opposizione a nessuno!!
Si fanno i “fronti popolari interclassisti” invece di lottare per un “fronte unico e di classe” escludendo ed eliminando i più elementari principi per l’emancipazione dei lavoratori con dirette conseguenze sulle nuove generazioni. Quando ci si eleva ad organizzatori e in qualche modo dirigenti, escludere questi principi elementari non si commette solo l’assassinio delle coscienze ma un vero e proprio atto criminale.
Ci appelliamo affinché non venga riproposto il solito canovaccio, il solito opportunismo e le solite politiche fallimentari.
Come ultimo aspetto la scelta del comitato riguardante la partecipazione individuale e non partitica (senza bandiere) è completamente controproducente, sia per i carichi di lavoro che singolarmente si dovrà sostenere per la realizzazione dell’evento ma anche per  la mancanza di rispetto verso i lavoratori che credono  nella necessità di dotarsi di un mezzo attraverso il quale poter lottare e potersi emancipare, un mezzo per ricordare e rivendicare le loro necessità, un mezzo per costruire un altro futuro e dire la crisi “la paghi chi l’ha creata”.
Abbandonare pregiudizialmente la sinistra per far buon occhio e rendersi realistici ai carnefici, oggi come allora, non impedirà ne agli anarchici, ne ai comunisti di sventolare le loro bandiere senza sottomettersi ad una grande falsificazione storica.
Non esiste spettacolo storico più nauseante e ripugnante di questa decomposizione del lascito di lotte storiche passate e di tutte le loro speranze.
 
Partito Comunista dei lavoratori

LE DICHIARAZIONI DI ESALTAZIONE DEL PRESUNTO MODELLO DI SVILUPPO MARCHIGIANO, RILASCIATE DAL PREMIER RENZI, SONO DEL TUTTO PROVOCATORIE E PRIVE DI FONDAMENTO.

Le inaspettate quanto infamanti dichiarazioni compiute dal Premier nominato e non eletto del Governo Italiano, on. Matteo Renzi, per i suoi contenuti davvero infamanti, volti all'esaltazione del falso modello di sviluppo marchigiano, non possono che suscitare sgomento e viva indignazione.
Il PCL sez. di Ancona esprime la più profonda repulsione morale per le affermazioni rilasciate alla stampa della regione Marche, appena tre giorni prima della consultazione elettorale per il parlamento europeo, da parte dell'onorevole e Primo Ministro Matteo Renzi, le quali, indiscutibilmente offendono migliaia di lavoratrici e lavoratori che, a causa del modello mono-settoriale imposto su tutto il territorio marchigiano, hanno perso il proprio posto di lavoro.
Risulta evidente, prosegue la nota politica del PCL sez. di Ancona, il grado di subalternità e commistione tra il premier non eletto, on. Renzi, e certi potentati economico-politici, artefici della catastrofica crisi che sta investendo l'intero territorio marchigiano, a causa dell'imposizione del sistema economico mono-produttivo, che ha annientato l'intera economia marchigiana.
Non accorgersi di tutto questo terremoto economico-sociale rivela la natura immorale e di destra economica del governo presieduto dall'on. Renzi, e la totale mancanza di alternativa da parte di altre forze politiche, quali il "movimento 5 stelle" o la "lista Tsipras" che con il loro silenzio su tale nuova, vergognosa vicenda, confermano a loro volta la volontà di non essere alternativi al "centro-sinistra-destra" che congiuntamente al mondo dell'alta finanza italiana hanno monopolizzato anti-democraticamente tutta la politica nazionale, ad eccezione del Partito Comunista dei Lavoratori.

Fabriano, 22/05/2014

Partito Comunista dei Lavoratori
sez. Ancona

PRC ALLO SBANDO

Il PRC è un partito allo sbando.

Il divario tra le sue rivendicazioni ufficiali di “autonomia” e la sua politica reale è ormai grottesco.

A Venezia partecipa con tanto di assessore alla giunta comunale Orsoni travolta dalle mazzette del Mose. In Liguria partecipa alla giunta regionale Burlando , impegnata nella chiusura di ospedali e scossa dallo scandalo Carige. A Livorno partecipa a un blocco ( “Buongiorno Livorno” )che sostiene il Movimento reazionario a 5 Stelle al ballottaggio contro il centrosinistra. Ad Arezzo (con la sua Federazione provinciale), è giunta a dare indicazione di voto per un candidato sindaco di centrodestra- comprensivo di Casa Pound (!) - nell'importante comune di Castiglion Fiorentino... pur di opporsi al candidato del PCL ( che, per inciso, ha preso il 17,26% dei voti).

Cosa accomuna scelte così apparentemente contrastanti fra loro ( e nell'ultimo caso certo estrema e pazzesca)? Il richiamo irresistibile della subordinazione al bipolarismo. La logica della scelta tra le diverse offerte del mercato politico della società borghese. Dal blocco subalterno col PD degli affari, che in tanta parte del territorio resta la via maestra , a scelte inedite fuori spartito come il sostegno livornese a Grillo ( proprio nel momento delle sue grida contro la “peste rossa” e dell'abbraccio a Farage) : l'essenziale è, in ogni caso, partecipare alla “politica” ( borghese) come gioco di società, dentro le regole del suo gioco. Scegliendo di volta in volta a che albero impiccare le ragioni del lavoro. E cercando di sopravvivere ai propri disastri.

Altro che Rifondazione..”comunista”!
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

SEL DI VENDOLA APRE A RENZI. L'EQUIVOCO DI “ TSIPRAS” ALLA LUCE DEL SOLE


SEL di Nichi Vendola, un pezzo importante della lista Tsipras,apre a Matteo Renzi a pochi giorni dalla chiusura delle urne.

Nel gruppo dirigente di SEL il dibattito è vivace, tra chi propone di fatto l'ingresso accelerato nel PD, chi dice continuiamo prima con Tsipras così poi possiamo negoziare meglio, chi prende semplicemente tempo. Ma incassato il voto e l'eletto, la nave di SEL riprende la rotta, mai del resto smarrita, della ricomposizione del centrosinistra con Renzi. La sintesi interna tracciata da Vendola è inequivoca: “ Renzi è oggi il vettore possibile del cambiamento. Verificheremo i suoi passi”. Nei confronti dello stesso governo, SEL passa dunque da un'opposizione “costruttiva” ( “di sua maestà”, quindi finta) ad un'opposizione eventuale, intermittente, a tempo ( quindi nulla). E' il primo riflesso a sinistra della vittoria di Renzi. E della estensione in due terzi d'Italia delle giunte locali PD/SEL trainata dal voto parallelo delle amministrative, col relativo carico di assessorati e prebende. La precisazione fornita da Vendola- “siamo una sinistra DI governo, non NEL governo- ricorda le celebri contorsioni letterarie bertinottiane: che avevano lo scopo di indicare l'approdo ma di rassicurare i militanti. Come è andata a finire, ci pare di ricordarlo

Ciò che colpisce ( ma non stupisce) è la sequenza di classe del calendario. SEL apre a Renzi a dieci giorni dal varo drammatico dei contratti a termine per sempre e per tutti, senza tutela giuridica e sindacale, e dall'annuncio di una legge elettorale super reazionaria senza precedenti nell'Italia del dopoguerra. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui Confindustria e banchieri salutano plaudenti la sua vittoria come propria vittoria: perchè fattore di stabilizzazione delle politiche reazionarie, sul piano sociale e istituzionale,contro il lavoro. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui le classi dirigenti di tutta l'Europa capitalista lo salutano come possibile “salvatore”.

Non è solo la misura dell'equivoco di fondo di una lista Tsipras, concepita come lista “di scopo”, e inevitabilmente priva di qualsiasi prospettiva ( tanto più di una prospettiva di classe). E' la misura della natura stessa dei gruppi dirigenti della sinistra italiana : che antepongono la logica del proprio ruolo e posizionamento politico istituzionale alle ragioni dei lavoratori e degli sfruttati. Contro quelle ragioni, e a maggior ragione contro una prospettiva anticapitalista. Del resto chi sussurrava a Riva, perchè non dovrebbe sussurrare a Renzi?

Ancora una volta si conferma la verità. Ciò che manca non è l'”unità della sinistra”. Ciò che manca è una sinistra vera, rivoluzionaria e anticapitalista. L'unica che non sia in vendita.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

PRIME CONSIDERAZIONI: LA VITTORIA DI RENZI E IL MOVIMENTO OPERAIO

L'affermazione di Matteo Renzi è un caso unico in Europa. Nessun governo di un paese imperialista della UE è riuscito a mantenere e tanto più ad ampliare la propria base di consenso in questi anni di crisi. I risultati elettorali in Francia, Spagna, Gran Bretagna, sono emblematici. Si tratta allora di approssimare un primo inquadramento dell'eccezione italiana. Ripromettendoci naturalmente uno studio più accurato dei dati nei prossimi giorni.

IL SUCCESSO DI UN POPULISMO DI GOVERNO

Renzi ha catalizzato attorno a sé, sommandole l'una sull'altra, ragioni e istanze molto diverse e contraddittorie tra loro. Chiunque isoli questo o quell'altro fattore coma LA ragione del suo successo finisce col non comprendere la sua complessità.
Matteo Renzi ha incassato la televendita delle 80 euro, messe a carico di chi le riceve ma presentate come l'inizio della svolta; ha messo a frutto il profilo di giovane “rottamatore” della “vecchia politica”; ha capitalizzato l'immagine di diga “ democratica” antigrillina, sospinta paradossalmente proprio dall'escalation reazionaria di Grillo; ha incassato il ruolo di garante della governabilità europeista, prosciugando il bacino elettorale del montismo, e parallelamente del “cambiamento dell'Europa” ( “Europa cambia verso”); ha operato uno sfondamento nel vecchio blocco sociale del centrodestra in crisi, in particolare al Nord, sfruttando a proprio vantaggio lo sdoganamento ottenuto, in forme diverse, da Berlusconi e Alfano.

Il 40% è la risultante di questa sommatoria. Proprio per questo non è SOLO la “vittoria italiana in controtendenza della governabilità sul populismo”, come si sono affrettati a commentare i giornali borghesi tricolori. E' ANCHE, in misura determinante, il suo opposto: l'utilizzo (cinico) del populismo ai fini della governabilità borghese. L'operazione 80 euro è un tassello decisivo della vittoria renzista. L'eccezionalità del successo elettorale di Renzi in Europa sta in questo: è l'unico capo di governo di un paese imperialista della UE ad aver incorporato il populismo liberale come fattore di contenimento del populismo reazionario e della sua ascesa. E' il successo elettorale di un metodo bonapartista, inseparabile dalla figura personale del piccolo ( aspirante) Bonaparte. Non ha vinto il governo, né il PD, se non di riflesso. Ha vinto Renzi. Ha vinto la sua scalata fulminante ai vertici prima del PD e poi del governo. L'audace defenestrazione di Letta ha conseguito nelle urne il risultato atteso. Con viva soddisfazione di Renzi e della borghesia italiana. Che ora sogna un orizzonte di stabilità politica.

Il successo elettorale dà oggi a Renzi una forza politica superiore. Sul versante dei rapporti di forza parlamentari nella maggioranza di governo ( con un NCD ridimensionato, e una Scelta Civica scomparsa); nelle relazioni interne al PD, a fronte di una “sinistra interna” prima emarginata ed oggi annientata; nelle relazioni istituzionali con un Berlusconi in crisi profonda di ruolo e di futuro; infine sul terreno dell'offensiva sociale contro la classe operaia: dove lo sfondamento realizzato nella precarizzazione selvaggia del lavoro proseguirà lungo la linea tracciata, combinandosi col nuovo fronte annunciato e minaccioso contro il pubblico impiego.
L'euforia post elettorale della Borsa italiana, e l'incoraggiamento pubblico di Confindustria, spingono in questa direzione, con un carico di nuova fiducia. Il Presidente del Consiglio poche ore fa ha raccolto il messaggio annunciando, in conferenza stampa, l'”avanti tutta”, “senza più alibi e resistenze”.
Il decollo è riuscito. Ora si apre per Renzi una nuova stagione.

LA RESPONSABILITA' DELLE DIREZIONI DEL MOVIMENTO OPERAIO

Le direzioni politiche e sindacali della sinistra italiana portano una responsabilità decisiva per la piega degli avvenimenti politici. Se milioni di lavoratori e lavoratrici hanno abboccato alla truffa delle 80 euro , è anche e soprattutto in reazione alle politiche di lacrime e sangue dei governi precedenti, che le sinistre hanno concertato ( con Prodi) o avallato ( con Monti e Letta). Le stesse politiche che in questi anni hanno aperto il varco al grillismo nella classe operaia, spianano oggi la strada alla vittoria di Renzi.. .contro Grillo.

Nell'immediato pesa come un macigno la passività dei sindacati di massa di fronte a Renzi. Lo spettacolo è avvilente. La burocrazia CGIL è totalmente paralizzata dal cambio della guardia nel PD e dal patto antioperaio siglato con Confindustria, CISL e UIL: per cui rinuncia ad ogni iniziativa di massa, al di là delle “critiche” platoniche, persino nel momento in cui Renzi la schiaffeggia ed umilia. Landini e i vertici Fiom proseguono una spericolata relazione di amorosi sensi con Matteo Renzi in esclusiva funzione anti Camusso: e per questo rinunciano a qualunque iniziativa di lotta contro il governo persino di fronte alla eternalizzazione dei contratti a termine e alla proposta iper reazionaria di riforma elettorale e istituzionale. Insomma, tutte le principali direzioni del movimento operaio concorrono ad asfaltare la via del renzismo e della sua seduzione truffaldina presso i lavoratori.

Non solo. Concorrono a tenere in piedi il blocco politico classicamente reazionario.
L'ascesa di Renzi certo rappresenta un fattore di crisi di questo blocco, e comunque di suo contenimento o disarticolazione. Ma attenzione.
Il centrodestra, pur scompaginato e minato politicamente dalla crisi del collante berlusconiano, conserva una base sociale consistente ( la somma di FI e NCD non si discosta significativamente dal risultato del PDL alle ultime politiche).
Il M5S conosce una brusca battuta d'arresto, contro le previsioni e ambizioni dei suoi capi, ed è esposto al rischio di fibrillazioni interne e ad incognite di prospettiva; ma resta tuttora dotato di una forte capacità d'attrazione presso milioni di proletari ( operai, precari, disoccupati..) privi di riferimenti e difesa sociale, e per questo alla ricerca di salvatori della Patria. Le sue potenzialità di rilancio non sono affatto compromesse.
Infine i disastri compiuti dalle sinistre politiche e sindacali hanno consentito un insperato spazio di recupero alla Lega più xenofoba e reazionaria di sempre: che ha risolto la propria crisi di direzione ( Salvini) e usa non a caso la campagna contro le “leggi Fornero” come arma di riscatto della propria immagine e di penetrazione nelle fabbriche.

Complessivamente, dopo sette anni della più grande crisi sociale del dopoguerra, grazie alla complicità o alla passività delle sinistre, le classi dominanti volgono paradossalmente a proprio vantaggio la propria crisi di consenso . Con la vittoria straordinaria di Matteo Renzi , il progetto di soluzione borghese della crisi della seconda Repubblica fa sicuramente un passo avanti.


IL QUORUM DI TSIPRAS

Il sottile quorum della lista Tsipras testimonia la sopravvivenza di una ( positiva) domanda di rappresentanza a sinistra, nel deserto prodotto dai suoi gruppi dirigenti e dal loro fallimento. E' una domanda per cui portiamo rispetto e atrenzione. Ma quella domanda non può trovare alcuna risposta reale, in termini di classe, nella lista Tsipras . Nè nei salotti intellettuali liberal progressisti che hanno promosso la lista, né nelle sinistre che si sono subordinate ad essi. La fretta con cui Nichi Vendola ha oggi annunciato la volontà della lista di ricercare il dialogo con Schulz è emblematica. L'intera operazione Tsipras in Europa agisce in una logica di pressione sul PSE, nella prospettiva di un' alleanza col PSE. Tanto più è vero in Italia, dove è importante il peso di SEL, che certo non abbandona la prospettiva di blocco col PD ( con cui peraltro SEL e PRC si sono alleate ovunque possibile nelle amministrative). Inoltre la linea di Sel convive all'interno della lista con la rivendicazione pubblica dell'alleanza politica con il M5S anche in sede europea ( vedi articoli e interviste di Spinelli a Mattei), fuori da qualsiasi discrimine di classe e persino democratico. E' la logica di una lista civica, il cui futuro sarà la variabile dipendente degli accordi di ceto politico tra i soci contraenti: ma che certo non ha e non può avere nel proprio codice la costruzione di un futuro per il movimento operaio. Cui è costitutivamente estranea.


PER UN'INIZIATIVA UNITARIA INDIPENDENTE DEL MOVIMENTO OPERAIO.
CONTRO IL RENZISMO, PER UN'ALTERNATIVA DEI LAVORATORI.

Ma questo è esattamente il punto. Il movimento operaio è oggi il grande assente dello scenario politico italiano, proprio nel momento in cui solo esso può capovolgere la piega degli avvenimenti . Non c'è soluzione progressiva della crisi della Repubblica, sullo sfondo della crisi capitalista, se la classe operaia non irrompe sulla scena politica. L'avanzata clamorosa del renzismo è una conferma clamorosa di questa verità. Come lo è stato e lo è il fenomeno grillino. L'alternativa tra rivoluzione e reazione è riproposta dall'intero scenario politico, nazionale ed europeo. Solo un'azione di massa della classe operaia che unifichi le proprie lotte e si ponga alla testa di milioni di sfruttati, può rovesciare i rapporti di forza, frantumare lo specchio degli inganni populisti, spezzare il nuovo bipolarismo Renzi /Grillo, scomporre il blocco sociale reazionario, aprire dal basso uno scenario nuovo. Fuori da questa prospettiva, la borghesia risolverà prima o poi ,in un modo o nell'altro, la propria crisi politica contro i lavoratori .

Renzi ha il vento in poppa. Ma il vento in poppa non risolve le incognite della rotta. Il piccolo Bonaparte ha fatto con successo il primo giro di boa. Ma la navigazione non si annuncia tranquilla. Non sarà semplice continuare a nutrire il proprio richiamo populista con concessioni sociali, più o meno truccate. Renzi ha buttato sul piatto della bilancia elettorale 10 miliardi di sgravio Irpef ( le 80 euro) senza disporre di coperture per il 2015, con un'audacia avventurosa proporzionale alle sue ambizioni. E per di più ha promesso nuove offerte a pensionati, incapienti.. . Di certo cercherà di far pesare in sede UE il proprio successo politico per negoziare uno spazio di manovra più ampio in Italia. Ma il quadro europeo resta ancora pesantemente gravato dalla stagnazione capitalista , contro le facili illusioni di una ripresa economica lineare. Il montare dei nazionalismi populisti, all'interno degli stessi paesi imperialisti ( Francia, Gran Bretagna, la stessa Germania) complica le relazioni negoziali. Mentre la Confindustria italiana batte cassa, e tutti i poteri che si sono raccolti attorno a Renzi, vogliono oggi beneficiare della sua fortuna. I fuochi artificiali delle promesse per tutti non sono infiniti. L'affannoso rilancio populista dei primi 80 giorni non è replicabile sino al 2018.

Certo il 40% dei voti è una enormità, paragonabile solo, come è stato osservato,alla DC degli anni 50. Ma il piccolo particolare è che la DC viaggiava sul treno del grande boom capitalista, disponeva risorse pubbliche generose, poteva foraggiare un blocco sociale clientelare relativamente stabile e molto vasto, e infine godeva di una solida rendita politica di posizione, interna e internazionale. Nessuno di quei fattori è oggi disponibile per Renzi, nel quadro della grande crisi capitalista internazionale, della drammatica crisi europea, della crisi politica e istituzionale italiana. Il suo blocco sociale di riferimento è molto più fragile di quello della DC. E così il suo 40%.

Il renzismo non è ancora dunque un regime consolidato, come alcune analisi frettolose di queste ore tendono ad accreditare.
Una iniziativa indipendente del movimento operaio, su un proprio programma di lotta, potrebbe incunearsi in tutte le contraddizioni di quel 40% e indurle a precipitazione da un versante di classe. Impedendo oltretutto in prospettiva che possa essere Grillo e il suo progetto plebiscitario a capitalizzare in prospettiva un possibile logoramento del renzismo.

Le burocrazie sindacali diranno che la forza del governo è tale che un'opposizione sarebbe velleitaria, giustificando così la propria resa e nascondendo le proprie responsabilità . I gruppi dirigenti della sinistre politiche saranno impegnati nelle proprie alchimie, alla ricerca affannosa della propria sopravvivenza o di una ricomposizione negoziale col PD. All'opposto, come PCL poniamo e porremo l'esigenza di un'iniziativa di lotta indipendente del movimento operaio, contro Renzi (e contro il grillismo), per una soluzione operaia della crisi. Poniamo e porremo la necessità dell'unità di lotta di tutte le sinistre politiche e sindacali sul terreno dell'indipendenza di classe.

Ma lavorare a questo sbocco non significa solo impegnarsi nelle lotte e nei movimenti. Non significa solo, com'è necessario, assumere la classe operaia e le sue lotte come il riferimento centrale del proprio intervento. Significa anche selezionare, formare, organizzare la parte più cosciente e coraggiosa della classe operaia e dei movimenti di lotta attorno a un programma anticapitalista e ad una politica che gli corrisponda. Una politica che in ogni lotta particolare sappia portare il senso di un progetto generale di alternativa di potere, di un governo dei lavoratori, di una Repubblica dei lavoratori. Per questo il bandolo della matassa resta più che mai la costruzione del partito rivoluzionario. Lo sviluppo del PCL è l'asse, più che mai, di questa costruzione.
Marco Ferrando
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce nazionale