27/12/11

Lotteria Ardo: il volantino del PCL

Testo del volantino che il Partito Comunista dei Lavoratori distribuirà in questi giorni tra gli operai dell'Antonio Merloni e i cittadini di Fabriano, sulla terribile "lotteria di capodanno" a cui gli operai, loro malgrado, sono costretti a partecipare per sperarare di "vincere" un posto di lavoro!


“RITENTA SARAI PIU’FORTUNATO!”
E’ il risultato della macabra lotteria di Capodanno per 2000 operai dell’Ardo
Con l’ennesimo ricatto, ai lavoratori dell'Ardo è stata imposta la scelta tra la padella o la brace: l'assunzione per 700 operai  da parte della QS ed un futuro nero per gli altri 2000, oppure andare incontro a prospettive negative per tutti i 2500 operai. Scegliendo la prima opzione si sono svenduti alla famiglia Porcarelli (propaggine merloniana) tre immensi stabilimenti e macchinari annessi con la promessa di pochi posti di lavoro: 350 nel fabrianese e 350 in Umbria, al posto dei 3000 di una volta. Inoltre i debiti della società vengono scaricati interamente sulle piccole aziende artigianali dell’indotto e sui loro dipendenti.
Di fronte a questo dramma le risposte sono state del tutto insufficienti. I "sindacalisti" di professione si sono affrettati a “tenere buoni” gli operai millantando posti sicuri per tutti: ma oggi molti di coloro che vi hanno creduto sono rimasti delusi! Alcuni personaggi del movimento operaio fabrianese hanno avanzato proposte, seppure lodevoli, ma disorganiche e per niente risolutive: come le "quote rosa" o i corsi di formazione per gli esclusi.
La crisi economica globale ed il fallimento tutto marchigiano del monosettore di monopolio merloniano, necessitano di soluzioni più radicali e risolutive. Lo spazio per pagare, con i soldi dei lavoratori stessi, anni di cassaintegrazione, condannando gli operai ad un “ozio” forzato senza futuro, si è notevolmente ristretto. Lasciar cadere, senza paracadute alcuno, i lavoratori dell’indotto non è giusto né sostenibile. Questo inquietante “mors tua vita mea” tra operai non è accettabile. Lo smembramento di grandi aziende come l’Ardo, con la vendita delle “good company” e la soppressione delle “bad company” non hanno mai portato a nulla di buono e rende impossibile qualsiasi futuro rilancio industriale.
 PER QUESTO CHIEDIAMO v
£    che le aziende che dichiarano fallimento o fuggono all’estero passino immediatamente nelle mani dello Stato, gratuitamente e sotto controllo operaio. Come, tra l’altro, previsto anche dalla Costituzione

£    che gli ammortizzatori sociali previsti per le grandi aziende vengano estese al piccolo indotto che è il primo a fare le spese di questa crisi

£    che i fondi spesi per la cassa integrazione, spesso abusata ed ormai “infinita”, vengano impiegati per il mantenimento effettivo dei posti di lavoro ed il rilancio industriale del distretto: non per pagare gli stipendi con i soldi pubblici al posto del datore di lavoro, né per prolungare l’agonia e posticipare il più possibile lo “scoppio” della rabbia, sperando che nel frattempo i bollenti spiriti si siano freddati

£    Che i criteri per l’assegnazione dei nuovi posti di lavoro siano decisi e concordati tra i lavoratori, non imposti dalla nuova direzione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Regionale Marche

UN FUTURO PEGGIORE DEL PRESENTE,AL SERVIZIO DEL PROFITTO DI POCHI


Il programma di Monti e Confindustria per le generazioni future è molto semplice: Lavorare sino a 70 anni per prendere una pensione più miserabile di quella attuale, dopo essere stato licenziabile senza giusta causa e privato del diritto di scegliere il proprio sindacato in fabbrica. Il tutto per pagare ogni anno 90 miliardi di interessi ai banchieri e aiutare gli sfruttatori italiani a competere con gli sfruttatori cinesi. Eppure questo ritorno all'800 è presentato da tutti i principali partiti come toccasana per il futuro dei..giovani. Quanta ipocrisia!
Solo una grande rivolta sociale può spazzare via tutto questo e aprire la via di una nuova società, in cui a comandare siano i lavoratori e non i banchieri. In cui l'economia sia organizzata in funzione delle necessità sociali e non del profitto dei capitalisti.
Il PCL si batte e si batterà in ogni lotta per questa soluzione rivoluzionaria e socialista: l'unica alternativa alla catastrofe.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

22/12/11

Contro il razzismo e contro il fascismo!


Comunicato Stampa:
Con il recente omicidio dei due senegalesi a Firenze si è consumato un intollerabile crimine di matrice apertamente fascista e razzista che, oltre a riempirci di sdegno, apre inquetanti interrogativi sull'esito delle politiche securitarie e xenofobe messe in atto negli ultimi anni e sullo sdoganamento pubblico dell'ideologia fascista. Le conseguenze si stanno rivelando in tutta la loro forza, non solo a livello nazionale, bensì europeo (si pensi al caso Breivik), ed il tutto si conforma alla necessità storica, in un periodo di crisi forse irreversibile del capitalismo, della ricerca del capro espiatorio sul quale riversare gli umori del malcontento popolare. Tutto ciò è inaccettabile. Per questo, come Partito Comunista dei Lavoratori, ci schieriamo apertamente dalla parte dell'antifascismo e contro ogni forma di razzismo, rivendicando, anche a livello locale, una maggior stato di allerta nei confronti di qualunque fenomeno riconducibile ad intolleranza xenofoba e/o sessuale (visto che anche la nostra provincia non ne è certo esente), nonchè un impegno, vero e concreto, nello smantellamento di qualsiasi organizzazione fascista esistente sul territorio regionale , dato che la proliferazione nazionale di enti quali Casa Pound e Forza Nuova (in barba, oltretutto, alla stessa legge italiana) si è verificata spesso in presenza di intollerabili protezioni politiche "dall'alto" che, alla luce di quanto accaduto la scorsa settimana, possono benissimo essere catalogate come e vere e proprie complicità in un omicidio di carattere fascista.

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Pesaro

18/12/11

MONTI DEL GRILLO

Beppe Grillo appoggia il governo Monti, con parole inequivocabili: “L'Italia ha bisogno di persone credibili, come Mario Monti, per cambiare la legge elettorale, abolire il conflitto di interessi , bloccare il debito, traghettandoci al 2013. Monti ha iniziato bene, non mi permetto di dare un giudizio negativo...” Così Grillo nell'intervista rilasciata al settimanale Oggi.

Il Beppe nazionale si iscrive così, come ultima ruota del carro, alla maggioranza politica di governo. Al fianco dello “Psiconano”, del “Pidimenoelle”, e di tutti i partiti “morti”. E vi si iscrive, badate bene, non nel momento dell'euforia postberlusconiana, del voto di fiducia di Di Pietro, dell'apertura di Nichi Vendola ( tutti timorosi di perdere il PD). No, vi si iscrive nel momento del massimo disincanto popolare, quando la manovra lacrime e sangue del governo colpisce le pensioni da fame, aumenta la benzina, bastona la prima casa, colpisce i diritti di chi lavora. Uno si chiede: ma Grillo ci è O ci fa?. Domanda sbagliata: Grillo ci è E ci fa. “Ci fa”, perchè è il suo mestiere di comico: e in effetti la battuta sul Monti nemico del conflitto di interessi dopo che ha assegnato a Banca Intesa tutte le leve dell'economia, sbaraglia, quanto a comicità, ogni possibile concorrenza di Crozza. Ma anche “Ci è”: perchè Grillo è davvero un ricco borghese, che neppure può comprendere cosa significa la manovra Monti per la povera gente. Lavorare più anni per prendere una pensione più povera, aggiungere al mutuo la tassa sulla prima casa, sommare un insostenibile prezzo del carburante ad una nuova addizionale Irpef... riguarda milioni di lavoratori, immolati oggi come ieri (ed oggi più di ieri) sull'altare del capitalismo e della sua crisi. Ma non riguarda il ricchissimo Beppe Grillo, né il suo business aziendale, né la sua concezione del mondo. A lui interessa che Monti vada avanti con la macelleria antipopolare sino al 2013, quando il Movimento 5 Stelle avrà pronte le proprie liste. Naturalmente di..”Opposizione”. Ma “opposizione” a chi? Ai “partiti”, risponde sicuro il nostro Beppe. Ma i partiti non sostengono forse... il governo Monti, al pari di Beppe Grillo?

“Monti è una persona credibile” afferma Grillo. Ha ragione. E' infinitamente più credibile Monti per banchieri e industriali, di quanto lo sia Grillo per lavoratori e pensionati. Di certo
per tanti sinceri grillini che avevano creduto al loro Guru si preparano giorni amari. E siamo solo all'inizio.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale

Intervento all'assemblea nazionale No Debito del 17/12/2011

Di seguito l'intervento che Youri Venturelli, operaio fabrianese della Merloni in cassaintegrazione, avrebbe dovuto fare all'assemblea nazionale del Comitato No Debito del 17/12/2011 a Roma. Purtroppo, per ragioni di tempo l'intervento è stato tagliato. Lo pubblichiamo per dare risalto alle posizioni di un operaio metalmeccanico in difficoltà rispetto alla nuova esperienza del No Debito. 

Sono un operaio dell’Antonio Merloni Fabriano Marche-
All’A.M. dove fino a poco tempo fa lavoravano 3000 operai, oggi viene svenduta, dopo che i sindacati confederali ci hanno impedito di nazionalizzarla rilanciando l’economia reale, in favore dei potentati locali.
Un territorio disastrato senza più occupazione per noi, e per tutto l’indotto, dove i lavoratori non hanno più “spazio” se non quello di pagare la crisi ai loro rapinatori. Ogni volta che abbiamo fatto nascere una qualsiasi forma di lotta, dall’occupazione nel 2008, alla denuncia degli interessi dei padroni contro l’interesse generale e la classe operaia. Siamo sempre stati, e siamo tuttora, boicottati e messi a tacere dai principali sindacati confederali abdicati da tempo ai potentati economici locali e, optano più per l’assopimento che per il risveglio dei lavoratori.
Usano l’arma di una coscienza dominante che porta al ricatto, a farci la guerra tra poveri, all’accettazione dei fatti usando i mezzi di comunicazioni, la Chiesa, promesse rivelatisi poi fasulle.
Perché NO DEBITO? Perché oggi, finalmente, il capitalismo mostra il suo volto scoperto, dandoci l’opportunità di costruire un programma che blocchi questa truffa speculativa fatta sulla nostra pelle.
NO DEBITO deve aprire una pagina politica di vera opposizione sociale.
In questa Italia, maggioranza di governo, opposizione, e tutti gli altri partiti al loro seguito, sono tutti d’accordo sulle questioni economiche di fondo, lasciando il popolo a commentare singoli aspetti di macelleria sociale.
Noi, vogliamo rovesciare questa manovra e questo governo di banchieri. Ci hanno fatto una RIVOLUZIONE ieri, una RIVOLUZIONE la stanno facendo oggi e un’altra ne faranno domani.
Mentre noi, non abbiamo il CORAGGIO neanche di pronunciare la parola “RIVOLUZIONE”.
Vogliamo e dobbiamo, organizzare una grande manifestazione ad oltranza che vada sotto i palazzi del potere-RIVENDICANDO i contenuti del NO DEBITO e ripristinare la SOVRANITÀ POPOLARE.

Youri Venturelli

14/12/11

Chiudere Casapound, chiudere tutti i covi fascisti

I fatti di oggi a Firenze non sono opera di un pazzo ma un atto di razzismo di matrice fascista. L'assassino è un noto militante di Casapound, organizzazione neofascista che da circa due anni ha aperto una sede a Firenze, famoso per i suoi deliri razzisti e xenofobi. Il movimento antifascista fiorentino è da anni che si batte per la chiusura di tutti i covi fascisti in città, covi da dove si diffondono idee fasciste e razziste.

La battaglia antifascista è costata cara al movimento, decine di perquisizioni, denunce ed arresti, per aver combattuto questa piaga che si stava diffondendo nella nostra città.

Ormai è troppo tardi per versare lacrime di coccodrillo, le istituzioni fiorentine sono complici di quanto è successo, sia per non aver impedito l'apertura delle sedi di Casaggi, Casapound, Forza Nuova, La fenice, ecc sia per averle protette in questi anni di mobilitazione. Esponenti della maggioranza di centrosinistra hanno anche partecipato più volte alle loro iniziative. Bisogna anche sfatare il tabù, ormai dilagato anche a sinistra e tra i sinceri democratici, che tutti hanno diritto di parola. Questi topi di fogna non hanno diritto di parola, a loro è stato tolto il 25 aprile del 1945 e non possiamo permettere che gli venga restituito.

Denunciamo anche il ruolo del PDL che oltre a proteggere questi topi di fogna li foraggia con soldi, aiuti istituzionali e sedi, li candida come indipendenti in vari comuni della Toscana (per esempio a Figline dove è stato eletto un consigliere di Casapound nelle liste del PDL) e cerca accordi per le prossime elezioni politiche.

I fatti di oggi ci dimostrano che la battaglia antifascista, sopratutto in un momento di grave crisi economica, è non solo attuale ma necessaria. Invitiamo tutti i militanti della sinistra fiorentina, i lavoratori, i giovani, gli studenti e sopratutto gli immigrati ad intraprendere una lotta per chiudere tutte le sedi fasciste.

Solidarietà alla comunità senegalese

Chiudere Casapound, Casaggi e tutti i covi fascisti

Antifascismo militante

Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione Olga Valdambrini Firenze


Il loro nome: Samb Modou, Diop Mor

E’ razzismo anche questo. Per tutto il giorno e tutta la sera erano solo vucumprà, ambulanti di colore, immigrati senegalesi, malavitosi di colore uccisi per un regolamento di conti.
E’ stata a loro negata anche la dignità di un nome.
Il 13 dicembre di Firenze è stata una strage fascista. L’ assassino era un noto militante di Casa Pound presente ad ogni udienza del processo in corso nei mesi scorsi a Pistoia contro gli antifascisti toscani accusati di aver devastato un circolo dell’ organizzazione fascista. Nessuna giustificazione e nessuna assoluzione deve essere concessa a questo lucido assassino che si è ucciso mentre in fuga e braccato non aveva più possibilità di farla franca. Sociologi e politologi ci hanno bombardato per ore parlando di follia e di mente malata. Il vero responsabile di questa strage è ancora una volta il capitalismo e tutte le sue degenerazioni. Il capo espiatorio della feroce crisi capitalistica diventa l’ anello più debole della catena: quello più vilipeso,sfruttato e ricattato. Il migrante sia esso uno zingaro, un ambulante senegalese, un uomo i fuga dai teatri delle guerre imperialiste.
Ancora una volta viene utilizzato il terrore omicida per fermare la possibile risposta di classe all’ attacco che la borghesia internazionale sta sferrando contro le classi subalterne.
L’ unica risposta possibile ed efficace è l’ organizzazione diffusa delle lotte contro il capitalismo con la direzione dei lavoratori e del movimento operaio in particolare, che ricostruisca una coscienza e una forte solidarietà di classe. Dopo il 12 dicembre del 1969 i lavoratori hanno fermato la svolta reazionaria anticomunista.
Oggi 14 dicembre 2011 il compito prioritario dei compagni del Partito Comunista dei Lavoratori è quello di ricostruire il tessuto solidale di lotta che si è deteriorato. I fratelli senegalesi uccisi barbaramente a Firenze avranno giustizia attraverso il nostro operato di propaganda anticapitalista e di solidarietà giorno dopo giorno,nei quartieri e nelle fabbriche. Solo in questo modo non saranno mai dimenticati.

Ruggero Rognoni
Coordinamento PC Lavoratori della Toscana

13/12/11

Quaglietti: -io, vittima della rappresaglia della “Manuli”!-

Intervista all’operaio licenziato in tronco dalla multinazionale
 a causa della sua attività sindacale
(dal Giornale Comunista dei Lavoratori di dicembre 2011)

Ascoli Piceno-Abbiamo intervistato Andrea Quaglietti, da diciassette anni operaio della multinazionale “Manuli” ed agguerrito sindacalista. Andrea si è reso protagonista delle lotte degli operai del distretto industriale di Ascoli, che da anni sono nel tunnel senza fine della cassa integrazione e dei licenziamenti. Con la sua tenacia e lealtà nei confronti dei lavoratori che rappresenta è diventato presto un punto di riferimento per gli operai marchigiani e non solo, ed ha conquistato un posto nella segreteria regionale dell’USB. E’ anche un amico del Partito Comunista dei Lavoratori ed ha preso parte a varie iniziative pubbliche del Partito, condividendo le nostre critiche alla concertazione sindacale e l’opinione che la crisi la debbano pagare coloro che l‘ha provocata e non i lavoratori. Purtroppo la dura lotta che ha condotto con i suoi colleghi contro le scelte dell’ azienda gli ha procurato anche parecchi nemici e, si sa, i padroni sanno essere molto vendicativi con chi intralcia i loro piani. Così, i primi di ottobre, è stato licenziato senza preavviso nè spiegazioni valide. Facciamoci raccontare come sono andate le cose dall’interessato che, purtroppo, rappresenta solo uno dei tanti sindacalisti e compagni che, specialmente nell’ultimo periodo, pagano personalmente per le battaglie portate avanti contro il sopruso e l’ingiustizia.

D: Andrea, la direzione della Manuli si è presa –speriamo solo momentaneamente- una triste rivincita, licenziandoti con un pretesto. Come sono andate le cose?

R: Dopo due anni e mezzo di cassa integrazione sono rientrato a lavoro lo scorso settembre. Nel frattempo la situazione dell’azienda era peggiorata sia nei rapporti sindacali sia nella trascuratezza degli impianti. La sicurezza di molti macchinari era pressoché nulla e mi sono quindi subito attivato: ho chiesto d’incontrare la direzione ed ho promosso un’assemblea con i lavoratori, ma purtroppo entrambe ci sono state negate senza una spiegazione, come altre numerose istanze degli ultimi anni. All’indomani del mio rientro ho fatto presente al mio referente che dovevo svolgere un corso di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Non volendo approfittare dei permessi sindacali ho chiesto tre giorni di ferie. L’azienda ha risposto all’ultimo momento, negandomele perchè “insostituibile”. A quel punto sono stato costretto a presentare regolare richiesta di permesso sindacale (che non può essere negata dal datore di lavoro). Non ho avuto nessuna opposizione ed ho quindi tranquillamente usufruito dei permessi. Al rientro, con mio grande stupore, ho ricevuto una lettera di contestazione per assenza ingiustificata. Nonostante le mie spiegazioni il badge è stato smagnetizzato e non mi hanno consentito neppure di arrivare in reparto, quasi fossi un delinquente. L’addetta alla portineria mi ha allungato una lettera in cui mi si notificava il licenziamento in tronco.

D: Abbiamo saputo che, per crearti ulteriori problemi, hanno anche depositato la tua causa di licenziamento al tribunale di Milano. Cosa hai fatto di così terribile per attirarti quest’odio da parte dell’Azienda?

R: La cosa buffa è che ho ricevuto il licenziamento in data 5 ottobre, mentre la Manuli aveva già depositato un accertamento per la legittimità del licenziamento in data 4 ottobre presso il tribunale di Milano! E’ chiara la linea autoritaria della Manuli: il foro competente è sempre quello del posto di lavoro, spostarlo forzatamente e anticipare il ricorso prima della contestazione del licenziamento da parte mia è davvero una beffa, sia per me che per il tribunale di Ascoli, scavalcato e delegittimato. Sono state le battaglie le azioni sindacali intraprese ad indispettire l’azienda: ormai da anni mi sono esposto contro una multinazionale che, già dal 2005, aveva apertamente dichiarato di voler smantellare il sito di Ascoli a favore di zone del mondo più “sfruttabili”, sia dal punto di vista salariale che di sicurezza e diritti, quali Cina, Repubblica Ceca, Polonia e Turchia. Il mio impegno si è focalizzato nella forte denuncia agli organi di controllo circa la delocalizzazione che la Manuli sta portando avanti usufruendo di ammortizzatori sociali senza averne la legittimità. Mi spiego: La Manuli ha messo in cassa integrazione e poi buttato fuori migliaia di lavoratori, riducendo in ginocchio un intero territorio pur avendo ordini da produrre. La cassa integrazione in questi casi è legittima? Perché nessuno controlla ed il parlamento non risponde all’interrogazione presentata su questo punto? Chi paga la cassa integrazione? Non siamo noi cittadini con i nostri contributi? Non abbiamo diritto ad una spiegazione sull’erogazione di tali fondi? L’arroganza dell’azienda rispecchia la situazione del nostro Paese: con il pretesto della crisi, la grande industria si riempie le tasche e scappa con il malloppo all’estero nel silenzio assordante di gran parte della politica e degli organi controllo che fanno spallucce. Dietro lascia solo capannoni vuoti, montagne di eternit, grafite e piombo da smaltire, terreni da bonificare: abbiamo pagato per far industrializzare la nostra bella vallata, si sono arricchiti, ed oggi paghiamo per farli andare via. Domani pagheremo anche i costi del dopo Ahlstrom, B & B, Carbon, Manuli. Magari fra qualche anno pagheremo di nuovo per farli tornare con meno diritti e salari più bassi. La beffa è che la stessa politica oggi chieda ai lavoratori ed a tutti i cittadini di fare ulteriori sacrifici.

D: Per questa faccenda hai incassato la solidarietà dei Sindacati Confederali che hanno indetto, giustamente, uno sciopero in favore del tuo reintegro. Non pensi però che proprio le burocrazie di questi sindacati hanno favorito, negli ultimi anni, la smobilitazione del movimento operaio e permesso gli attacchi ai diritti dei lavoratori che stiamo subendo?

R: Ho ringraziato per la solidarietà dei confederali nei miei riguardi: è un gesto che apprezzo. Tuttavia è insufficiente. In questi anni l’azione concertativa ha portato alla disgregazione e narcotizzazione del movimento operaio di fronte a problemi vitali come quello della lotta per il posto di lavoro, prestando il fianco all’attacco padronale contro i diritti e le necessità dei lavoratori. Mi auspico che il mio licenziamento sia da stimolo per tutti: per una nuova stagione di lotte unitarie contro aziende che stanno licenziando impunemente, trasferendo all’estro macchinari comprati con il sacrificio di molti e sovvenzioni statali, europee o facilitazioni di ogni tipo.

D: Per non parlare della sinistra politica, che in alcuni casi, invece di osteggiare l’azione del Governo e della UE, esorta tagli e sacrifici sociali ancor più energici…

R: Stiamo raccogliendo i frutti velenosi di una politica partita un ventennio fa: mi riferisco alle leggi che hanno introdotto massicciamente la flessibilità che ha portato al ritorno dello sfruttamento, le selvagge riforme pensionistiche, il blocco dell’adeguamento salariale. Ci hanno portato indietro di 150 anni e annullato con un colpo di spugna i sacrifici e le lotte di chi ci ha preceduto ed aveva conquistato uno stato sociale e di diritto. In nome del presunto progresso sbandierato da Confindustria e da una certa “sinistra”, oggi i lavoratori sono i soli a pagare questa crisi, anche perché nessuno li rappresenta degnamente, lasciando di fatto i diritti fuori dai luoghi di lavoro e senza proporre reali azioni risolutive. Tante parole nei congressi, tantissimi slogan roboanti, ma poche azioni reali ed efficaci: agire significa esporsi e come nel mio caso pagare le conseguenze sulla propria pelle.

D: Come usciamo da questa empasse? Pensi che i tentativi di organizzazione della sinistra politica e sindacale, come quello dell’Assemblea del 1 ottobre, porteranno ad un avanzamento del movimento dei lavoratori?

R: Credo che il tentativo sia lodevole e coinvolge i lavoratori e i cittadini in temi che li riguardano direttamente delegando con estrema oculatezza. Certo il progetto è ambizioso e difficile, in quanto molti dei lavoratori non sono più sindacalizzati perché hanno perso la fiducia in un “certo sindacato”.

D: Quali sono le tue prossime mosse per reagire a questo licenziamento? Come possono aiutarti i tanti compagni, sindacalisti e lavoratori che stanno seguendo la tua vicenda in Italia?

R: Continuerò la mia battaglia nelle aule di tribunale e dentro e fuori i luoghi di lavoro. Sicuramente la solidarietà ricevuta da amici, compagni, gente comune da tutta Italia, partiti, associazioni, Comuni mi è stata davvero utile. Concretamente invito tutti a partecipare all’udienza del 20 dicembre presso il tribunale di Ascoli ove si terrà il processo che la Manuli ha avviato contro di me e un altro lavoratore per aver svolto un’assemblea pubblica davanti ai cancelli dell’azienda. E’ evidente la volontà di mettere a tacere e di dissuadere dalla lotta chi è scomodo o non allineato perchè non si piega all’interesse del più forte, ma crede nella libertà di manifestare il proprio disaccordo, nella legge uguale per tutti, nella  giustizia sociale e nel bene comune.

Il Pcl continuerà a seguire le vicende di Quaglietti e degli operai della Manuli e garantisce il pieno sostegno del Partito a quanti stanno portando avanti a caro prezzo la loro battaglia contro gli attacchi ai diritti fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie. Buona fortuna ad Andrea per tutte le azioni politiche, legali e sindacali che intraprenderà contro il suo vergognoso licenziamento.
Intervista a cura di Titto Leone

10/12/11

Solidarietà ai detenuti di Ancona

 
A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:
Le ragioni dei detenuti del carcere di Ancona alla base dell’eclatante protesta di questi giorni vanno ascoltate.
L’intollerabile sovraffollamento dell’istituto penitenziario di Montacuto, che ospita più del doppio dei detenuti previsti, unito alle precarie condizioni di vita a cui sono costretti (culminate nell’interruzione di adeguato riscaldamento), non sono degne di un paese civile.
Nella maggioranza dei “civilissimi” paesi occidentali, tanto più in Italia, il carcere viene ancora visto solo come luogo di “espiazione” di una colpa, ignorando ogni funzione di riabilitazione ed inclusione sociale. Inoltre il sistema Giustizia iniquo e totalmente sbilanciato a favore dei poteri forti, vede le nostre carceri piene di emarginati, tossicodipendenti, extracomunitari che di tutto hanno bisogno tranne che di essere rinchiusi e dimenticati in queste moderne prigioni medievali. Nel frattempo i veri delinquenti, mafiosi, truffatori e corrotti, continuano a rimanere impuniti.
Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la propria solidarietà ai detenuti di Ancona e del resto d’Italia, e sostiene le loro proteste. Rivendichiamo condizioni più umane, la depenalizzazione dei reati minori, l’individuazione di pene alternative al carcere e politiche più efficaci di emancipazione sociale, in particolar modo per tossicodipendenti ed extracomunitari.
Invitiamo inoltre i sindacati della Polizia Penitenziaria, che vive anch’essa condizioni lavorative difficilissime, a solidarizzare con i detenuti e sostenere la protesta invece di stigmatizzarla come fatto da alcune sigle dopo i fatti di Ancona, alimentando un’inutile guerra tra poveri.

Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

08/12/11

Cb, un triste consiglio comunale a Cerreto d’Esi.

Doveva essere un  consiglio comunale aperto, in cui i cittadini ed in primis gli operai della Cb potevano parlare, di fatto si è rivelato un normale consiglio comunale con un ordine del giorno che riguardava la situazione lavorativa nel nostro paese.
Un argomento discusso molto in ritardo paragonato al momento di crisi (delocalizzazione delle aziende) che stiamo vivendo da oltre 10 anni e non come afferma il sindaco da poco tempo.
Un’analisi quella del primo cittadino che parte male e continua in un elogio alla famiglia Merloni, a cui si congratula sottolineando anche che sono arrivati alla terza generazione resistendo in un territorio privo di infrastrutture viarie.
Molti sarebbero i parametri da analizzare sulla fortuna dei Merloni: _la capacità industriale di produrre profitti, propri, di grande portata  _la capacità di capire l’importanza della politica intesa come accesso alla vita pubblica  _la capacità di creare un territorio (grazie anche alla strategia di non volere per anni, appunto, infrastrutture viarie) economicamente legato a loro  _la capacità di saper ridistribuire quel minimo di ricchezza che è bastata (e se l’hanno fatta bastare) ad una generazione di “marchigiani dell’entroterra e oltre” di origine contadina e gran lavoratori, “il metal mezzadro”, gente un po’ ruvida ma in fondo buona abituata fina da secoli a vivere con poco piegati al dovere e al potere.
Il sindaco poi ha proposto di attivarsi nella ricerca di ammortizzatori sociali.
Dovrebbero spettare ai lavoratori della Cb 18 mesi di cassa integrazione più la mobilità a seconda degli anni; il problema lavoro comunque rimane e la questione degli aiuti , ovvio, non è risolutiva e non da una prospettiva per il futuro. Neanche la questione di attivarsi per cercare nuove commesse dall’Indesit verso la Cb può  risultare reale, non perché non può essere svolta, ma perché l’appartenenza di questa giunta ad un partito che difende gli interessi dei proprietari dell’azienda in questione non può dar vita ad un’azione volta alla difesa del lavoro.
Invece, la posizione del sindaco, su un accordo di solidarietà tra lavoratori dell’Indesit e Cb potrebbe essere una soluzione, ma solamente se inteso come suddivisione del lavoro tra tutti i lavoratori, indotto compreso, a parità di salario; non penso comunque, per i motivi citati sopra, che questo sia realizzabile tramite questa giunta e questo consiglio comunale.
Questo consiglio comunale  perchè gli interventi della minoranza (Sviluppo Solidarieta' Progresso e Vivi Cerreto) hanno dimostrato da una parte una totale mancanza di analisi e dall’altra abile trasformismo politico.
Per gli operai della Cb un consiglio comunale triste.
Solo la loro volontà di difendere il lavoro può mettere in condizione di accedere ad una battaglia, che si può anche perdere, ma parlando del lavoro intesa come sopravvivenza economica capiamo che in gioco vi è proprio il concetto di vivere in questo sistema.
Un’assemblea di tutti i lavoratori dove confrontarsi ed elaborare una proposta indipendente e volta a conquistare oltre i 18 mesi di cassa integrazione, oltre inteso anche come il riassorbimento da parte dell’Indesit, oltre inteso come diritto al lavoro.
Il problema Cb è la cosi detta “punta di un iceberg” e proprio per questo riguarda tutti i lavoratori del territorio fabrianese, tutti i commercianti e tutti i cittadini perché la situazione avvenire odora di povertà.
E’ l’ora di  far nascere una grande assemblea cittadina in cui ci si interroghi sul futuro e ci si “rimbocchi le maniche”.

Luca Torselletti
Partito Comunista dei Lavoratori
nucleo-montano sezione Ancona

Volantino per la manifestazione di lunedì 12 dicembre 2011

06/12/11

NO ALLA MANOVRA MONTI, PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO

VIA IL GOVERNO DI CONFINDUSTRIA E BANCHEGOVERNINO I LAVORATORI
(testo volantino nazionale PCL)

La nuova macelleria sociale che viene varata contro il lavoro, i giovani, le donne, porta il timbro di Confindustria e banche. Per quale ragione si alza l'età pensionabile, si colpiscono pensioni da fame, si aumenta l'IVA, si mette l'imposta sulla prima casa, si dà un nuovo colpo ai servizi sociali? Per travasare nuove risorse ai capitalisti e ai banchieri, che ottengono tutto ciò che avevano chiesto: sgravi fiscali per i profitti, taglio dell'IRAP, garanzia statale per i prestiti bancari. Mentre i grandi evasori escono illesi. Altro che manovra “salva Italia”! E' una manovra salva banche, grazie alla spoliazione dei lavoratori italiani.

La verità è che un pagliaccio impresentabile come Berlusconi, ormai decotto, è stato archiviato dai capitalisti, non dal movimento operaio. E sono oggi i capitalisti a dettare, attraverso Monti, un nuovo attacco alle condizioni del lavoro.

Il centrosinistra è il primo responsabile di quanto è avvenuto. Prima bloccando e dividendo l'opposizione sociale a Berlusconi, per ingraziarsi industriali e banchieri. Poi sdraiandosi a sostegno di Monti, con la benedizione di Napolitano. Bersani ha rinunciato ad elezioni e Premierato per obbedire alle banche, confermando la natura liberale del PD. Di Pietro è passato in poche ore dalla denuncia della “macelleria sociale” al voto di fiducia..ai “macellai”, in compagnia di Berlusconi. Nichi Vendola ha “aperto” al governo dei banchieri (raccomandando loro un po' di pietà per le vittime) pur di non rompere l'accordo con Bersani. Mentre la Lega, complice di Berlusconi e dei padroni, prova a rigenerarsi all'”opposizione”.. di quelle stesse misure che ha votato sino a ieri. Una truffa.

Di fronte all' unità di tutti i poteri forti e di tutti i loro partiti, è necessario costruire la più ampia unità di lotta di tutto il mondo del lavoro e di tutte le loro organizzazioni. La manovra di Monti va respinta con un vero sciopero generale. Da subito. Si organizzi la mobilitazione in ogni luogo di lavoro, nelle scuole, nelle Università. Ogni compromissione con l'avversario va revocata. Gli accordi estivi della CGIL con Confindustria e banche vanno annullati. E così l' eterna offerta di un accordo futuro col PD per la prossima legislatura, avanzate in varie forme da Vendola, Ferrero, Diliberto. Non si possono tenere i piedi in troppe scarpe. O di qua, o di là. O col lavoro o con i suoi avversari.

Si metta finalmente in campo una piattaforma di lotta unificante basata sulle rivendicazioni del lavoro e dei giovani: a partire dal blocco dei licenziamenti, la cancellazione delle leggi di precarizzazione del lavoro, la difesa dei diritti, la riduzione dell'orario a parità di salario, un salario sociale per i disoccupati, un grande piano di opere sociali. E su questa piattaforma si apra una lotta vera, continuativa, combinata con la occupazione di tutte le aziende che licenziano, mirata davvero a piegare l'avversario. Solo una lotta radicale può strappare risultati. Paghi chi non ha mai pagato.

La verità è che il capitalismo è fallito, come sono fallite, una dopo l'altra, tutte le illusioni di una sua possibile riforma. I cadaveri politici di Zapatero e Obama stanno lì a dimostrarlo. E' dunque necessario un programma di rottura col capitalismo. Che rifiuti il pagamento del debito pubblico alle banche usuraie. Rivendichi la nazionalizzazione delle banche senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. Rivendichi la nazionalizzazione delle imprese che licenziano o offendono i diritti ( a partire dalla Fiat).

E' un programma tanto radicale quanto radicale è il capitalismo. Solo un governo dei lavoratori può realizzare questo programma. Solo una aperta ribellione sociale e di massa può imporre questo governo. Il Partito Comunista dei Lavoratori(PCL) è l'unico partito che si batte, in ogni lotta, per questa prospettiva socialista e rivoluzionaria: l'unica vera alternativa alla catastrofe.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Documento conclusivo dell'assemblea nazionale dei sindacati di base del 3 dicembre 2011

NOI NON CI STIAMO
ASSEMBLEA NAZIONALE DEL SINDACATO CONFLITTUALE
(DOCUMENTO CONCLUSIVO)

L’Assemblea nazionale indetta da USB, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI, che si è riunita questa mattina a Roma, ha approvato il seguente documento conclusivo:
La crisi economica in atto è una crisi sistemica del capitalismo mondiale e vale a dire che qualunque riforma, per quanto dura e profonda, non serve a farci uscire dall'attuale situazione. Quella che ci si prospetta oggi è una vera e propria guerra finanziaria, che attraverso la gestione dei debiti sovrani devasta le economie reali, ridefinisce relazioni e rapporti tra i paesi europei, opprime i popoli privandoli dell'accesso alla ricchezza sociale prodotta.

Il Governo Monti è la rappresentazione diretta dei poteri forti internazionali. Il nostro paese passa dal precedente commissariamento da parte della Troika - BCE, Commissione Europea, FMI - alla colonizzazione da parte dei tecnocrati del potere finanziario mondiale. Tutto ciò sta producendo una nuova forma stato, con la marginalizzazione della politica e una gestione autoritaria della cosa pubblica. Questo governo si rappresenta con l'aggregazione dei poteri forti nazionali - banche, università manageriali, chiesa e confindustria - asserviti al potere finanziario internazionale rappresentato dallo stesso Monti.
La manovra preannunciata, al di là dell'ormai ridicolo ritornello “rigore, equità e crescita”, si concretizza attraverso una violenta manovra recessiva che agisce profondamente nel tessuto sociale ed economico. I tagli annunciati determineranno la cancellazione dei servizi essenziali: trasporti, sanità, scuola, tanto per citarne alcuni. Nessuna patrimoniale vera, mentre si continuano a saccheggiare i redditi dei soliti noti e le rendite continuano ad essere tassate in maniera ridicola. Le pensioni sono l'elemento centrale della lotta ai cosiddetti privilegi, individuati come la causa della mancata crescita; in realtà si tratta del tentativo di mettere le mani sulle risorse del sistema previdenziale pubblico per recuperare profitti attraverso l'allungamento senza fine dell'età pensionabile e l'introduzione dei fondi privati come unica prospettiva per le nuove generazioni. La precarizzazione del mondo del lavoro si estende e diventa precarietà sociale diffusa; il reddito sociale minimo prospettato dalla Fornero, diventa la riedizione delle tessere di povertà.
Il conflitto sociale è l'unico ostacolo reale all'intero progetto. Non basta la totale subordinazione dei sindacati concertativi a garantire la pace sociale e i processi di destrutturazione. In questo senso va inquadrato l'accordo del 28 giugno, che ha visto la Cgil rientrare nel gioco della “codeterminazione”, come dichiarato dalla Camusso, e definito “lubrificante” dell'art. 8 dalla Marcegaglia, ultimo omaggio del passato governo a Marchionne. Questo accordo non prevede solo la cancellazione del CCNNL ma l’ulteriore tentativo di spazzar via qualunque forma, anche minima, di partecipazione democratica dei lavoratori. Così come con l'inasprimento della legge 146, attraverso la regolamentazione restrittiva e ossessiva del diritto di sciopero, si tenta di cancellare di fatto la possibilità del conflitto.

Il ruolo dei sindacati indipendenti diventa l'unica possibilità di dare corpo e voce all'opposizione sociale attraverso una forte soggettività. I processi unitari devono essere velocizzati e dotati di progetti concreti così come la conflittualità diffusa deve diventare punto di aggregazione dell'opposizione sociale, consci della necessità di costruire le più ampie alleanze con tutti quei soggetti sociali che nel nostro paese si battono per la difesa dei beni comuni, dell’ambiente, la scuola pubblica, contro tutte le privatizzazioni, per i diritti dei migranti.
Riteniamo indispensabile pertanto costruire un percorso comune per affrontare questa fase, sia lavorando alla preparazione dello sciopero generale, sia mobilitandoci nei territori per aprire un ciclo di lotte nel Paese che ridefinisca il ruolo centrale del lavoro e dei lavoratori.
Roma, 3 dicembre 2011

USB – Cib Unicobas – SlaiCobas – Snater – USI

Intervento di Ferrando al congresso del PRC

Applauditissimo intervento di Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori, al Congresso del Partito della Rifondazione Comunista del 4 dicembre 2011 a Napoli

30/11/11

La Miss del Nulla: la Padania NON esiste!

La Lega Nord è da sempre il partito dell'odio razziale,della xenofobia e delle indecenti proposte di secessione,oggi è anche il partito della mercificazione del corpo femminile.
Per la terza volta i leghisti hanno deciso di riportare a Fabriano Miss Padania e per la terza volta non staremo in silenzio davanti ad una manifestazione di ignoranza così palese e sfacciata : vogliamo ricordargli che la loro presenza a Fabriano è sempre sgradita quanto fuori luogo. La nostra città è culturalmente molto lontana da quei precetti padani di violenta discriminazione e ripudia la presenza della Lega Nord nel proprio territorio. Non c'è posto per la politica di prevaricazione violenta e demente di questo pseudo-partito.
Non può quindi essere la nostra città,lo scenario in cui si svolge un'evento di evidente mercificazione della donna,per di più a fini di strumentalizzazione politica:una politica vergognosamente sessista,in cui la donna o sfila o stira,oppure se è straniera e magari con l'aggravante di fare la prostituta,allora deve essere "ripulita" e ripudiata dalla società.
Ebbene sì,i contenuti propositivi di questo partito stanno in quello che rimane scoperto dai costumi di quelle povere ragazze le quali,sono probabilmente inconsapevoli del fatto che,se anche vincessero,non sarebbero che Miss Niente,perchè la Padania non esiste. L'immagine che proponiamo noi della donna è quella di un'individuo consapevole,padrone del proprio corpo e del proprio utero,che tutti i giorni combatte contro un mondo del lavoro,che quando non la esclude,la sottovaluta e la precarizza.
Quest'anno abbiamo deciso di contestare questa vergognosa iniziativa in maniera differente: abbiamo scelto di non essere presenti fisicamente nel luogo dello svolgimento dell'evento,perchè abbiamo altro da fare. Vogliamo costruire un cronotopo alternativo,dove si intessono relazioni positive e si costruisce un'alternativa alle donne in vetrina e alla politica vergognosa che fa loro da background.
Il nostro no alla Lega è forte e deciso come sempre,sono cambiate solo le modalità: non volevamo che una protesta di "tipo" tradizionale, desse a questo manipolo di sessisti ulteriore spazio mediatico.
Tuttavia la nostra non è una condanna silenziosa,bensì un'opposizione costruttiva che vuole essere più rumorosa che mai.
ANPI Fabriano, Circolo Arci "Il Corto Maltese", Circolo Sel Fabriano, CSA Fabbri, Fabriano Bene Comune, Femminile Plurale, Partito Comunista dei Lavoratori, Revoluzione, Sinistra Critica

27/11/11

Fabriano: LA CRISI DELL’INDOTTO È UN ULTERIORE TERREMOTO SOCIALE PER IL FABRIANESE

COMUNICATO STAMPA:
La crisi di tutto il distretto industriale fabrianese, causata dall’imposizione del monosettoriale, delle delocalizzazioni selvagge e della mancanza di investimenti, dopo aver investito la grande produzione, si sta abbattendo “a cascata” su tutte le piccole industrie dell’indotto locale con effetti drammatici.
dell’ingordigia di capitalisti che hanno negato qualsiasi
Questa realtà produttiva artigianale è vitale per il territorio e il suo irreversibile declino può essere paragonato ad un vero e proprio terremoto economico e sociale, visto l’alto numero di lavoratori, circa 2200, che operavano nel settore.
Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia da anni la scarsa sensibilità di tutta la classe politica e sindacale marchigiana rispetto all’imminente smantellamento di questo comparto e chiede che tutti i diritti e gli ammortizzatori sociali riservati agli operai delle grandi aziende siano estesi anche alle piccole imprese dell’indotto.
Il “nuovo” governo del Monti deve immediatamente presentare un progetto industriale volto al rilancio e alla riconversione di tutto il distretto industriale locale e nel contempo ampliare gli ammortizzatori sociali a tutte le imprese anche con meno di 18 dipendenti.
Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

25/11/11

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Basta femminicidi!

Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Certamente non ci serve un giorno per dover commemorare le 129 donne finora uccise dall'inizio di quest'anno [fonte: www.bollettino-di-guerra.noblogs.org], però si può usare questa giornata per far luce sulla realtà delle donne che vivono in Italia.
Inutile tirar fuori liste sull'emancipazione del genere femminile rispetto agli altri Stati europei, è troppo relativo il concetto di libertà e di emancipazione allo stato attuale delle cose dove vige ancora un "produci-consuma-crepa" sempre più sfrenato, dove l'oppressione del capitale sulle donne è sempre più pressante.
Quello che si vuole ricordare oggi è che serve eliminare la violenza sulle donne, e che va fatto partendo da un lavoro continuo e costante, che certamente non finirà con oggi.
Partiamo da un sondaggio svolto recentemente tra le studentesse dell'università Alma Mater di Bologna. Come scrive Loredana Lipperini [fonte: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/11/24/girls-just-want-to-have-troll/]:
"Su 3.531 ragazze, sono 1.937 quelle che hanno confessato di aver subìto delle molestie: dunque, molto più che una buona metà.
164 hanno risposto affermativamente rispetto alla violenza sessuale e 662 per lo stalking. Insomma, sul campione delle studentesse
bolognesi che hanno completato il questionario,
78 su cento risultano vittime della violenza di genere, proprio negli anni dedicati allo studio accademico."

La violenza sulle donne, troppo spesso non riconosciuta, troppo spesso sottovalutata, è in realtà uno dei fenomeni principali nel nostro Paese, come rileva il sondaggio sopracitato, e c'è chi l'ha capito.
Alemanno, non a caso, si servì del corpo di una donna morta, Giovanna Reggiani, per fare la sua campagna elettorale e vincere al comune di Roma in nome di un securitarismo che non ha fatto bene a nessuno, e ha peggiorato la situazione delle donne. Ha fatto un danno, inoltre, agli stranieri e alla comunità ROM in particolare, generando un clima d'odio da far ribrezzo.
Per quanto riguarda la dimensione lavorativa, le donne vengono pagate molto meno degli uomini nei posti di lavoro (le quattro donne morte sul lavoro a Barletta venivano pagate poco meno di quattro euro l'ora con un contratto al nero), e spesso ci muoiono.
Oltre al carico del lavoro fuori casa, quasi sempre si devono sobbarcare il lavoro in casa, non riconosciuto nel nostro Stato, ma anzi che sia le politiche di centro destra che di centro sinistra hanno usato come ammortizzatore sociale, come pezza ad un Welfare inesistente.
Relegate ancora, da sempre, nonostante le lotte degli anni passati, al ruolo di madre-moglie, che non fa che alimentare un odio contro chi fa una vita diversa da quella che è stata loro imposta, e su cui movimenti come “Se non ora, quando?” fanno le loro battaglie dividendo le donne in una guerra eterna tra Sante e Puttane, crediamo ci sia bisogno di femminismo, un femminismo che coinvolga sia gli uomini che le donne in una riflessione culturale, che punti a mettere in discussione i ruoli cui ci hanno sempre relegato (a entrambi i generi), che punti a liberare finalmente le donne da qualsiasi forma di violenza legata alla storia e alla cultura, influenzate entrambe dallo strapotere del Vaticano che usa da sempre e oggi più che mai i corpi delle donne per affermare la propria morale bigotta, promuovendo una visione della famiglia tradizionale che influenza tutt'ora le scelte politiche del nostro Paese. In realtà la violenza sulle donne, è bene ricordare, avviene soprattutto negli ambienti domestici da parte di conoscenti e famigliari, e questa non è altro che la conseguenza di una visione globale del genere femminile che vede le donne al servizio dell'uomo.
Blocchiamo questo circolo vizioso, una volta per tutte, superiamo questo sistema oppressivo con il socialismo.

Serena Ganzarolli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Roma

21/11/11

ANCHE PER LE CARTIERE MILIANI UN FUTURO INCERTO E PREOCCUPANTE

COMUNICATO STAMPA:
Il 9 novembre si è tenuto un incontro tra il management della Fedrigoni SPA e le organizzazioni sindacali di categoria e delle ex- Miliani. Da informazioni attendibili che siamo riusciti ad ottenere lo scenario esposto dall’Amministratore Delegato evidenzia, nuovamente, tutte le contraddizioni di un’assurda privatizzazione della grande realtà industriale fabrianese.
La dismissione annunciata degli uffici di sede, siti in uno storico e monumentale complesso che ha visto lavorare intere generazioni di cartai fabrianesi, rappresenta l’ultimo attacco, dopo l’interruzione della produzione della “carta a mano”, all’immagine di Fabriano nel mondo. Auspichiamo almeno che tale prestigioso complesso sia utilizzabile come centro culturale, scolastico o museale.
I problemi delle ex Miliani, però, non si limitano a tale vicenda e si estendono, a causa della privatizzazione, alla produzione dell’Euro, vitale per la sopravvivenza delle ex Miliani stesse. A tale proposito dopo la perdita della commessa per i 20 euro, si registra una riduzione allarmante per gli ordinativi di tutti gli altri tagli delle “carte valori” sia nazionali che estere che pongono in discussione l’intera tenuta occupazionale.
Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime il suo risoluto dissenso nei confronti del “progetto” di esternalizzazione del “centro di distribuzione estero” di Rocchetta in cui, come per il personale impiegatizio degli uffici di sede, non si conoscono le regole né tanto meno i tempi dei trasferimenti che mettono in discussione il futuro degli impiegati.
Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

20/11/11

La polizia di Obama continua con una repressione barbara. La sinistra italiana tace.

Questi due video dimostrano come Obama non è di sinistra nè democratico: è il capo del più grande stato canaglia, la più grande potenza imperialista e capitalista, nonchè militare, del mondo. Non può certo permettersi espressioni di democrazia e libero pensiero in casa propria. Noi avevamo avvertito subito i lavoratori di non infatuarsi di quest'uomo per evitare cocenti delusioni. Oggi la sinistra italiana, che aveva osannato il Presidente Nero (evidentemente non per il colore della pelle!), tace e non si esprime. Forse è troppo impegnata a lodare Mario Monti.


 
A riprova della nostra battaglia in tal senso pubblichiamo di seguito il nostro articolo, rimasto praticamente isolato, pubblicato due mesi fa.

SILENZIO A SINISTRA SULLA POLIZIA DI OBAMA (3 Ottobre 2011)

Mentre si estende negli Usa il movimento di protesta contro la dittatura del capitale finanziario, l'amministrazione Obama procede a ben settecento arresti, secondo il manuale della più tradizionale repressione poliziesca. E' singolare su questo l'assordante silenzio della sinistra italiana. Dopo aver decantato Obama come “la nuova speranza dell'umanità”, tacciono sui suoi “democratici” manganelli. Perchè in particolare Nichi Vendola, che vanta il consenso di tanti centri sociali, non ha nulla da dire su un governo che arresta i giovani ribelli americani? Evidentemente la sua candidatura a “Obama bianco”- come volle definirsi- gli consiglia molta prudenza. Come potrebbe fare il premier del centrosinistra senza buoni rapporti col governo USA?
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Due importanti interventi del portavoce nazionale del PCL sulla crisi ed il Governo Monti


Intervento di Ferrando all'Assemblea No debito di novembre 2011 a Cagliari

Intervista a Ferrando sul quotidiano “Liberazione” del 19/11/2011

Marco Ferrando, a nome del Pcl ha accolto favorevolmente la proposta di un «patto di consultazione permanente» tra tutte le forze che intendono opporsi al governo Monti, lanciata su queste pagine da Paolo Ferrero. Si tratta - ci spiega - di un passaggio «che è imposto dalla situazione e che noi accettiamo a prescindere, anche perché l'unità d'azione su obiettivi comuni, di lotta e di movimento a sinistra, è un elemento distintivo della nostra cultura e tradizione politica. A maggior ragione se interviene in uno scenario politico che rappresenta un salto in avanti dell'offensiva sociale e politica lanciata contro il movimento dei lavoratori e i movimenti di massa».

Affrontiamo subito la novità introdotta dall'esecutivo Monti.
Siamo di fronte alla riunificazione politica e sociale del blocco dominante, è quindi del tutto evidente che contro questo governo di unità nazionale si deve costruire un patto di unità d'azione tra tutte le realtà, i movimenti e tutte le sinistre politiche, sindacali e associative.

Cosa proponete?
Al primo posto c'è la necessità di chiarire una volta per tutte la questione del rapporto col centrosinistra e col Pd.

Su questo punto dentro la Fds, e nell'area più larga della sinistra sociale e dei movimenti, ci sono posizioni diverse, ricche di sfumature. Per voi si tratta di una condizione o di un tema di discussione?
Non poniamo condizioni, siamo dentro il patto di consultazione a prescindere ma vogliamo un confronto aperto, largo, non solo fra stati maggiori, in cui ci riserviamo di dire quello che pensiamo dentro un quadro di confronto unitario. Ricordo che anche nel '95 si faceva tutti insieme l'opposizione al governo Dini, ma quell'opposizione prefigurò una ricomposizione del centrosinistra. Ebbene siamo fermamente contrari alla riproposizione di uno schema del genere, anche perchè il Pd per l'ennesima volta ha dato prova di non essere nemmeno una forza della sinistra moderata, e neanche un partito coerentemente democratico, al di là del suo nome. E solo un partito legato a doppio filo agli interessi dell'industria, delle banche, del blocco dominante.

E gli altri punti?
Il fronte unico non deve essere un semplice cartello delle sinistre politiche, ma un fronte largo che coinvolga sinistra sindacale e movimenti per produrre una svolta radicale sul terreno della mobilitazione e della lotta. L'esperienza dimostra che non si riesce ad affrontare la crisi capitalistica procedendo ad ordine sparso con atti simbolici e scioperi rituali. Bisogna discutere insieme su come costruire un salto verso la radicalizzazione di massa delle iniziative di lotta: quando parliamo di vertenza generale, occupazione delle fabbriche e dei licei, costruzione di una cassa nazionale di resistenza, alludiamo a questa necessità. Infine non è più sufficiente continuare ad assumere come orizzonte il cosiddetto antiliberismo, quasi configurando la possibilità di una riforma sociale neokeynesiana del capitalismo. Il carattere strutturale della crisi ci dice che l'orizzonte deve essere apertamente anticapitalista e quindi deve toccare il tema dell'annullamento del debito pubblico verso le banche, i rapporti di proprietà nel settore finanziario e produttivo.

Non vi è piaciuto il coro di sdegno sui fatti del 15 ottobre.
Il grosso problema del 15 non sono stati i cosiddetti black bloc ma la mancata assunzione di responsabilità da parte della direzione del movimento. Avevamo proposto una manifestazione che marciasse sui palazzi del potere rivendicando un diritto democratico praticato in tutte le capitali del mondo. Lo spazio che in quella giornata hanno preso alcune forme di lotta nichilista è stato direttamente proporzionale alla mancata assunzione di questa responsabilità.