14/07/09

Ardo, nessuna alternativa credibile per i lavoratori

Il punto focale di questo argomento è che non si devono salvare le aziende, ma i posti di lavoro.

1)-Veramente inconcepibile è finanziare ,con i soldi pubblici, proprietari di aziende che, consapevoli della fine di un ciclo industriale, hanno sfruttato fino all’ultimo il settore del “bianco” senza riconvertire a proprie spese l’azienda. Prendendo finanziamenti pubblici per delocalizzare la produzione, elargiti dai loro rappresentanti politici; ora chiedono sovvenzionamenti pubblici e sacrifici agli operai già stremati da vent’anni di salari bassi e precarietà. Assurdo!

2)-Che lo Stato intervenga per nazionalizzare senza indennizzo queste aziende speculative e che i soldi pubblici vadano per una riconversione del settore produttivo, assicurando in questo modo che l’eventuale profitto ritorni allo Stato e ai lavoratori.

Questo sistema capitalistico rende più facile immaginare ad un osservatore, il distretto industriale fabrianese prossimo al fallimento, che al riassorbimento di 1300 operai nelle industrie Ardo.
Nessuno di questi 1300 lavoratori dovrà rimanere senza lavoro. Come pure i lavoratori dell’l’indotto.
In questi ultimi 15 anni, hanno fatto ogni sorta di sacrifici per poi ritrovarsi in mezzo ad una strada.
La crisi non l’hanno creata loro e non la devono pagare.


Solo stabilendo un programma di rivendicazioni sociali, la sinistra politica e sindacale potrà unirsi e diventare indipendente da coloro che perseguono la politica del profitto, il Pd in primo luogo.
Partito Comunista dei Lavoratori
Nucleo Montano provincia di Ancona

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