“I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria” ( 1976): così la Chiesa argentina di Pio Laghi e Bergoglio- allora guida dei gesuiti argentini e oggi Papa- salutava il golpe militare del generale Videla e dell'ammiraglio Massera . Preparandosi a collaborare col regime e la sua politica assassina sino al 1983. Non a caso giovedì scorso, 44 ex ufficiali delle forze armate si sono presentati davanti al giudice di Buenos Aires con la coccarda vaticana “in omaggio a Papa Francesco”. Il Papa ..“non ricorda”, i militari sì. Come ricordano che Bergoglio fu membro in gioventù della “Guardia de Hierro”, gruppo peronista di estrema destra.
Ma qui da noi la memoria della verità è stata prontamente ripulita. A vantaggio di una esaltazione retorica del nuovo Papa che oggi unisce in un unico coro tutti gli ambienti dominanti, cattolici e laici. Nel silenzio assordante di ciò che rimane della sinistra italiana.
E' comprensibile.
Le gerarchie ecclesiastiche cercano nel nuovo Papa, e nella sua recita “francescana”, un rilancio d'immagine popolare dell'istituzione Chiesa, colpita da una crisi interna senza precedenti e attraversata da una feroce guerra per bande. Il fatto che Bertone , Sodano, e le loro truppe, abbiano votato in Conclave per Bergoglio silurando il candidato di Comunione e Liberazione (Scola)- già prescelto dalla CEI- misura la frattura verticale dell'apparato clericale italiano e la crisi profonda della Segreteria di Stato vaticana. Oggi costretta in qualche modo ad arretrare e a riparare dietro una sorta di “arbitrato” straniero. In attesa del prossimo scontro per il controllo dello IOR e delle enormi proprietà immobiliari.
La borghesia laica cosiddetta “progressista” ( Scalfari e compagnia), orfana dell'agognato centrosinistra e politicamente allo sbando, sembra aggrapparsi al nuovo Papa come all'unica ancora “istituzionale” disponibile, nella valle di lacrime della politica borghese e della crisi della Seconda Repubblica. Le sue lodi allo stile pauperistico di Papa Francesco alludono alla campagna ideologica sul taglio dei “costi della politica”: che vorrebbe far digerire meglio ai lavoratori la nuova valanga di sacrifici in arrivo( Tares, Iva, blocco dei contratti pubblici..) grazie al “buon esempio” di parlamentari borghesi un po' più “presentabili”. Persino il “francescanesimo” del Papa diventa un'arma impropria della lotta di classe.
Il cerchio si chiude. La recita populista del nuovo Papa si salda con la recita populista della borghesia italiana. L'adulazione ipocrita della popolazione povera è, come sempre, il bastone retorico del suo inganno: in abito laico come in abito talare. Al servizio di un regime capitalista che ha in realtà una sola ed unica fede: quella nel profitto. L'unico Dio pagano venerato da industriali, banchieri e..Vaticano.
Ma qui da noi la memoria della verità è stata prontamente ripulita. A vantaggio di una esaltazione retorica del nuovo Papa che oggi unisce in un unico coro tutti gli ambienti dominanti, cattolici e laici. Nel silenzio assordante di ciò che rimane della sinistra italiana.
E' comprensibile.
Le gerarchie ecclesiastiche cercano nel nuovo Papa, e nella sua recita “francescana”, un rilancio d'immagine popolare dell'istituzione Chiesa, colpita da una crisi interna senza precedenti e attraversata da una feroce guerra per bande. Il fatto che Bertone , Sodano, e le loro truppe, abbiano votato in Conclave per Bergoglio silurando il candidato di Comunione e Liberazione (Scola)- già prescelto dalla CEI- misura la frattura verticale dell'apparato clericale italiano e la crisi profonda della Segreteria di Stato vaticana. Oggi costretta in qualche modo ad arretrare e a riparare dietro una sorta di “arbitrato” straniero. In attesa del prossimo scontro per il controllo dello IOR e delle enormi proprietà immobiliari.
La borghesia laica cosiddetta “progressista” ( Scalfari e compagnia), orfana dell'agognato centrosinistra e politicamente allo sbando, sembra aggrapparsi al nuovo Papa come all'unica ancora “istituzionale” disponibile, nella valle di lacrime della politica borghese e della crisi della Seconda Repubblica. Le sue lodi allo stile pauperistico di Papa Francesco alludono alla campagna ideologica sul taglio dei “costi della politica”: che vorrebbe far digerire meglio ai lavoratori la nuova valanga di sacrifici in arrivo( Tares, Iva, blocco dei contratti pubblici..) grazie al “buon esempio” di parlamentari borghesi un po' più “presentabili”. Persino il “francescanesimo” del Papa diventa un'arma impropria della lotta di classe.
Il cerchio si chiude. La recita populista del nuovo Papa si salda con la recita populista della borghesia italiana. L'adulazione ipocrita della popolazione povera è, come sempre, il bastone retorico del suo inganno: in abito laico come in abito talare. Al servizio di un regime capitalista che ha in realtà una sola ed unica fede: quella nel profitto. L'unico Dio pagano venerato da industriali, banchieri e..Vaticano.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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