Testo di risposta a Giorgio Cremaschi pubblicato sul sito della Rete28aprile da parte di Franco Grisolia e Luca Scacchi (CGIL - Rete 28 aprile)
dal sito della Rete 28 Aprile
I/le lavoratori/trici non hanno niente da festeggiare dal successo di una lista i cui due guru milionari hanno un programma che è un miscuglio tra quello di Casa Pound e Scientology.
Dissentiamo nettamente dal testo del compagno Cremaschi,relativo ai risultati elettorali, pubblicato martedì su questo sito.
L’Italia, a differenza degli altri paesi europei, dopo anni di crisi del capitalismo ha una sinistra ridotta ai minimi termini. Niente di paragonabile a Syriza, Front de Gauche o Izquierda Unida.
E’ buffo che a ricordarlo debbano essere due compagni comunisti come noi, che non si identificano in questi soggetti politici e che sostengono partiti diversi, almeno in Grecia e Francia. Ma il voto per queste forze (di cui pur abbiamo presente tutti i gravi limiti dei loro programmi, riformisti e “compatibilisti”) esprime la propensione di grandi masse di lavoratori e di giovani ad uscire da questa crisi epocale a sinistra, in maniera sia pure confusamente anticapitalistica.
Nulla di tutto ciò in Italia. Ma il compagno Cremaschi esulta per il voto “no spread” e il successo del movimento 5 stelle. Non da solo in verità: è impressionante il numero di compagni e compagne che cercano di sublimare le loro sconfitte, e quelle generali del movimento operaio, col giubilo per il successo grillino. Noi crediamo invece che non ci sia niente per cui esaltare in questo voto, che come detto e come prevedibile, esprime tutte la recenti sconfitte e la confusione nel movimento operaio e nella sua avanguardia.
Non c’e spazio qui per una analisi approfondita della natura del “movimento 5 stelle” e del progetto del suo guru Grillo e del guru del guru Casaleggio. Per questo ci permettiamo di rimandare, tra i diversi testi al riguardo, a quello scritto pochi giorni prima delle elezioni dal compagno Enrico Pellegrini, dirigente della Rete 28 aprile a Venezia, dal titolo “Il grillismo spiegato ai …. grillini. Analisi di un “movimento”reazionario” (pubblicato sulla home page del PCL www.pclavoratori.it).
Ci limiteremo a ricordare alcuni fatti e posizioni espresse, ben conosciuti, a nostro giudizio esemplificativi della vera natura del grillismo.
Grillo ha ripetutamente riaffermato le sue posizioni sull’immigrazione dichiarando, con un concetto più volte utilizzato anche dai leghisti, “l’Italia non può farsi carico dei problemi del mondo” (ergo crepino di fame nei loro paesi). Più nel concreto, si è pronunciato contro quella elementare misura di civiltà che è la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia.
La famosa chiacchierata con Casapound ha chiarito che per Grillo l’antifascismo non è né un valore, né una discriminante. Aggiungiamo che ha chiarito anche che i punti “progressivi” del programma di Grillo-Casaleggio sono gli stessi del “fascismo di sinistra”. Non vogliamo con ciò dire che Casaleggio-Grillo siano fascisti, ma che partire da questi aspetti di demagogia “antigrandefinanza” per dare una valutazione complessiva del grillismo è un grave errore politico.
Sulla questione del sindacato, si è avuto da parte di molti una cercata sottovalutazione di gravità. Si è cercato di minimizzare il concetto espresso e reiterato dal Grillo, come se avesse fatto una semplice critica agli errori delle burocrazie (magari utilizzando il tardivo e strumentale “recupero” della FIOM e dei sindacati di base, per la loro partecipazione alle mobilitazioni NO TAV).
Ma Grillo non si è limitato ad un attacco generico. Ha detto che i sindacati, non solo CGIL-CISL-UIL ma i sindacati tout court, sono “roba dell’800”. Per indicare poi quale è la società di riferimento sua e del suo guru, cioè quella statunitense. Una società in cui sarebbe abolita l’inutile presenza sindacale (non dispiaccia a Grillo e Casaleggio, nonostante i tentativi della destra repubblicana, nella maggioranza delle grandi e medie aziende USA non è ancora così), ci sarebbero rapporti armoniosi tra padroni e lavoratori, in cui si svilupperebbe la compartecipazione azionaria dei lavoratori al capitale d’impresa (“modesta” ovviamente). Insomma la logica dello schiavo felice che vede nel sua sfruttatore il “compagno” o meglio “collega” nell’impresa. Un progetto reazionario, forse fortunatamente utopistico: una “democrazia diretta” (ma sotto lo stretto controllo della magica coppia), senza sindacati e partiti, in stile libretto verde di Gheddafi (da cui temiamo che, oltre che dal “fascismo sociale” e da scientology o analoghe sette, Casaleggio abbia preso molta ispirazione, naturalmente modernizzandola all’era del web).
Del resto tali concezioni paternalistiche sono quelle proprie della classe o settore di classe di riferimento del duo a 5 stelle, e Casaleggio e Grillo non lo nascondono; per esempio da ultimo nel libro scritto a 6 mani con Dario Fo, in cui indicano chiaramente che il loro riferimento sociale è la piccola e media impresa o, per meglio dire, da marxisti, i piccoli e medi sfruttatori capitalisti.
Se ci fosse bisogno di una prova di ciò basti considerare l’episodio di Treviso, evidentemente non colto o volutamente scordato da tutti i festanti di sinistra per la vittoria dei 5 stelle. Lì il 9 febbraio, dopo un incontro a porte chiuse con i presidenti di Confcommercio e Confapi, il Guru Capo Casaleggio ha presentato il programma agli imprenditori veneti: abolizione dell’IRAP e detassazioni varie ai padroni. Un piano, quindi, per approfondire quanto fatto negli ultimi anni dai vari governi borghesi; tanto si è trovato e si troverà sempre chi pagherà i costi, cioè il lavoro dipendente. Come ogni padrone che si rispetti, infatti, hanno individuato da tempo il nemico principale. I dipendenti pubblici. Ad essi oggi si aggiungono i ..pensionati.
Ecco quanto scritto poco fa sul blog personale di Grillo (post di Massimo Fini): “Ogni mese le stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile, è un dato di fatto, lo status quo è insostenibile.[…… ] E’ una macchina infernale che sta prosciugando le risorse del paese. Va sostituita con un reddito di cittadinanza.” (Il testo intero é pubblicato su Contropiano con un buon commento; speriamo serva a chiarire le idee ai compagni della rivista rispetto a qualche articolo uscito recentemente). Ed ecco dunque il “reddito di cittadinanza” in versione grillesca: licenziamento dei dipendenti pubblici e riduzioni dei loro salari; e in più oggi per i lavoratori pensionati nessun riferimento ai contributi versati, tanto meno al sistema retributivo precedente, ma 600 o 800 euro, così magari crepano prima, si riducono le spese dello stato e ci sono i soldi per detassare totalmente i padroni, tanto i milionari con villa non hanno problemi di pensione.
Si potrebbe continuare a lungo, ma pensiamo si poterci fermare qui.
Sappiamo bene che esistono contraddizioni, che una parte del personale politico che entra oggi in parlamento con i 5 stelle non è reazionario (ma subordinato ai guru si). Che una componente democratica e progressista si è intrecciata in questi anni nel percorso del movimento. Che se andasse in porto l’ipotesi Bersani, su alcuni terreni immediati l’accordo con i grillini potrebbe portare a qualche riforma positiva (non su tutti, ad es. sull’IRAP che già tutti i programmi elettorali, salvo quello del PCL, ipotizzavano di ridurre).
Ma il punto è se un domani (forse prossimo) Casaleggio-Grillo si trovassero a governare.
Lì vedremmo il peggio del peggio, forse moderato, ma solo in parte, sul terreno delle libertà democratiche, dalle esigenze dei rapporti internazionali. Con quella grande borghesia capitalistica industriale e finanziaria che Casaleggio e Grillo si sono già premurati di tranquillizzare nei loro viaggi all’estero (con relative interviste) e che ha fatto scrivere al “Financial Times”: “Grillo è affidabile”. Per i referenti sociali del FT certamente sì, per i lavoratori e i pensionati certamente no. Una corrente sindacale classista avrebbe il dovere di avvertirli e invitarli a combattere, nell’indipendenza dai vecchi nemici, anche il nuovo, invece di esultare per il suo successo.
Dissentiamo nettamente dal testo del compagno Cremaschi,relativo ai risultati elettorali, pubblicato martedì su questo sito.
L’Italia, a differenza degli altri paesi europei, dopo anni di crisi del capitalismo ha una sinistra ridotta ai minimi termini. Niente di paragonabile a Syriza, Front de Gauche o Izquierda Unida.
E’ buffo che a ricordarlo debbano essere due compagni comunisti come noi, che non si identificano in questi soggetti politici e che sostengono partiti diversi, almeno in Grecia e Francia. Ma il voto per queste forze (di cui pur abbiamo presente tutti i gravi limiti dei loro programmi, riformisti e “compatibilisti”) esprime la propensione di grandi masse di lavoratori e di giovani ad uscire da questa crisi epocale a sinistra, in maniera sia pure confusamente anticapitalistica.
Nulla di tutto ciò in Italia. Ma il compagno Cremaschi esulta per il voto “no spread” e il successo del movimento 5 stelle. Non da solo in verità: è impressionante il numero di compagni e compagne che cercano di sublimare le loro sconfitte, e quelle generali del movimento operaio, col giubilo per il successo grillino. Noi crediamo invece che non ci sia niente per cui esaltare in questo voto, che come detto e come prevedibile, esprime tutte la recenti sconfitte e la confusione nel movimento operaio e nella sua avanguardia.
Non c’e spazio qui per una analisi approfondita della natura del “movimento 5 stelle” e del progetto del suo guru Grillo e del guru del guru Casaleggio. Per questo ci permettiamo di rimandare, tra i diversi testi al riguardo, a quello scritto pochi giorni prima delle elezioni dal compagno Enrico Pellegrini, dirigente della Rete 28 aprile a Venezia, dal titolo “Il grillismo spiegato ai …. grillini. Analisi di un “movimento”reazionario” (pubblicato sulla home page del PCL www.pclavoratori.it).
Ci limiteremo a ricordare alcuni fatti e posizioni espresse, ben conosciuti, a nostro giudizio esemplificativi della vera natura del grillismo.
Grillo ha ripetutamente riaffermato le sue posizioni sull’immigrazione dichiarando, con un concetto più volte utilizzato anche dai leghisti, “l’Italia non può farsi carico dei problemi del mondo” (ergo crepino di fame nei loro paesi). Più nel concreto, si è pronunciato contro quella elementare misura di civiltà che è la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia.
La famosa chiacchierata con Casapound ha chiarito che per Grillo l’antifascismo non è né un valore, né una discriminante. Aggiungiamo che ha chiarito anche che i punti “progressivi” del programma di Grillo-Casaleggio sono gli stessi del “fascismo di sinistra”. Non vogliamo con ciò dire che Casaleggio-Grillo siano fascisti, ma che partire da questi aspetti di demagogia “antigrandefinanza” per dare una valutazione complessiva del grillismo è un grave errore politico.
Sulla questione del sindacato, si è avuto da parte di molti una cercata sottovalutazione di gravità. Si è cercato di minimizzare il concetto espresso e reiterato dal Grillo, come se avesse fatto una semplice critica agli errori delle burocrazie (magari utilizzando il tardivo e strumentale “recupero” della FIOM e dei sindacati di base, per la loro partecipazione alle mobilitazioni NO TAV).
Ma Grillo non si è limitato ad un attacco generico. Ha detto che i sindacati, non solo CGIL-CISL-UIL ma i sindacati tout court, sono “roba dell’800”. Per indicare poi quale è la società di riferimento sua e del suo guru, cioè quella statunitense. Una società in cui sarebbe abolita l’inutile presenza sindacale (non dispiaccia a Grillo e Casaleggio, nonostante i tentativi della destra repubblicana, nella maggioranza delle grandi e medie aziende USA non è ancora così), ci sarebbero rapporti armoniosi tra padroni e lavoratori, in cui si svilupperebbe la compartecipazione azionaria dei lavoratori al capitale d’impresa (“modesta” ovviamente). Insomma la logica dello schiavo felice che vede nel sua sfruttatore il “compagno” o meglio “collega” nell’impresa. Un progetto reazionario, forse fortunatamente utopistico: una “democrazia diretta” (ma sotto lo stretto controllo della magica coppia), senza sindacati e partiti, in stile libretto verde di Gheddafi (da cui temiamo che, oltre che dal “fascismo sociale” e da scientology o analoghe sette, Casaleggio abbia preso molta ispirazione, naturalmente modernizzandola all’era del web).
Del resto tali concezioni paternalistiche sono quelle proprie della classe o settore di classe di riferimento del duo a 5 stelle, e Casaleggio e Grillo non lo nascondono; per esempio da ultimo nel libro scritto a 6 mani con Dario Fo, in cui indicano chiaramente che il loro riferimento sociale è la piccola e media impresa o, per meglio dire, da marxisti, i piccoli e medi sfruttatori capitalisti.
Se ci fosse bisogno di una prova di ciò basti considerare l’episodio di Treviso, evidentemente non colto o volutamente scordato da tutti i festanti di sinistra per la vittoria dei 5 stelle. Lì il 9 febbraio, dopo un incontro a porte chiuse con i presidenti di Confcommercio e Confapi, il Guru Capo Casaleggio ha presentato il programma agli imprenditori veneti: abolizione dell’IRAP e detassazioni varie ai padroni. Un piano, quindi, per approfondire quanto fatto negli ultimi anni dai vari governi borghesi; tanto si è trovato e si troverà sempre chi pagherà i costi, cioè il lavoro dipendente. Come ogni padrone che si rispetti, infatti, hanno individuato da tempo il nemico principale. I dipendenti pubblici. Ad essi oggi si aggiungono i ..pensionati.
Ecco quanto scritto poco fa sul blog personale di Grillo (post di Massimo Fini): “Ogni mese le stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile, è un dato di fatto, lo status quo è insostenibile.[…… ] E’ una macchina infernale che sta prosciugando le risorse del paese. Va sostituita con un reddito di cittadinanza.” (Il testo intero é pubblicato su Contropiano con un buon commento; speriamo serva a chiarire le idee ai compagni della rivista rispetto a qualche articolo uscito recentemente). Ed ecco dunque il “reddito di cittadinanza” in versione grillesca: licenziamento dei dipendenti pubblici e riduzioni dei loro salari; e in più oggi per i lavoratori pensionati nessun riferimento ai contributi versati, tanto meno al sistema retributivo precedente, ma 600 o 800 euro, così magari crepano prima, si riducono le spese dello stato e ci sono i soldi per detassare totalmente i padroni, tanto i milionari con villa non hanno problemi di pensione.
Si potrebbe continuare a lungo, ma pensiamo si poterci fermare qui.
Sappiamo bene che esistono contraddizioni, che una parte del personale politico che entra oggi in parlamento con i 5 stelle non è reazionario (ma subordinato ai guru si). Che una componente democratica e progressista si è intrecciata in questi anni nel percorso del movimento. Che se andasse in porto l’ipotesi Bersani, su alcuni terreni immediati l’accordo con i grillini potrebbe portare a qualche riforma positiva (non su tutti, ad es. sull’IRAP che già tutti i programmi elettorali, salvo quello del PCL, ipotizzavano di ridurre).
Ma il punto è se un domani (forse prossimo) Casaleggio-Grillo si trovassero a governare.
Lì vedremmo il peggio del peggio, forse moderato, ma solo in parte, sul terreno delle libertà democratiche, dalle esigenze dei rapporti internazionali. Con quella grande borghesia capitalistica industriale e finanziaria che Casaleggio e Grillo si sono già premurati di tranquillizzare nei loro viaggi all’estero (con relative interviste) e che ha fatto scrivere al “Financial Times”: “Grillo è affidabile”. Per i referenti sociali del FT certamente sì, per i lavoratori e i pensionati certamente no. Una corrente sindacale classista avrebbe il dovere di avvertirli e invitarli a combattere, nell’indipendenza dai vecchi nemici, anche il nuovo, invece di esultare per il suo successo.
Franco Grisolia
Luca Scacchi
Luca Scacchi
Nessun commento:
Posta un commento