COMUNICATO STAMPA:
Il convegno a Fabriano sul futuro dell’Ardo dello scorso 26 gennaio conferma la drammatica situazione nella quale versa l’azienda, prospettando un futuro atastrofico per i circa 2500 lavoratori. Il processo di chiusura appare infatti incombente e rappresenta l’ennesimo colpo mortale al tessuto economico-sociale del territorio.
Il progetto della “nuova proprietà” Porcarelli, appendice dei poteri forti fabrianesi, acuisce la guerra tra poveri: da una parte i pochi “eletti” (circa 350) richiamati dalla nuova proprietà, dall’altra tutti gli altri dipendenti che di fatto hanno perso il proprio posto di lavoro. Questo fantomatico progetto di rilancio, parte tra l’altro già paralizzato dalle richieste dei creditori, tra i quali il Monte dei Paschi di Siena, che pone tutti i lavoratori ARDO nella stessa terribile situazione.
Altra questione in sospeso sono le gravi inadempienze di natura ecologico-ambientale da parte dell’ARDO nei confronti di tutti i lavoratori, denunciata dalla rappresentante di uno studio legale umbro intervenuta. L’Ardo avrebbe infatti permesso l’utilizzo di rilevanti quantitativi di amianto che hanno messo a repentaglio la salute di tutti i dipendenti e, forse, anche dei cittadini residenti nelle aree limitrofe i siti produttivi.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, da lunghi anni, evidenzia le gravi responsabilità soggettive del grande capitale e del mondo politico e sindacale nella crisi di tutto il distretto industriale cittadino, che ha prodotto, e produrrà ancora, migliaia di licenziamenti. Inoltre abbiamo sempre denunciato i gli scempi compiuti da certi poteri forti contro la salute e l’ambiente, a discapito del diritto alla salute di tutti i cittadini fabrianesi. La classe politica locale e il padronato hanno sempre cercato di occultare queste vicende. Basti ricordare la vergognosa contaminazione da tetracloroetilene nel quartiere S. Maria di Fabriano, per la quale l’Unione Europea ha stanziato un milione di euro per la bonifica dell’area inquinata: non si è mai voluto procedere a un doveroso esame epidemiologico sulla popolazione residente in quel quartiere che sembrerebbe interessata da una percentuale di decessi per patologie tumorali molto più grande della media italiana.
Per queste ragioni il PCL continua a proporre la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, dell’Antonio Merloni, per un reale piano di rilancio e riconversione industriale a favore della collettività, non di ricchi industriali, banche e speculatori.
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona
Nucleo Montano
Nessun commento:
Posta un commento