06/10/09

A messina un altro crimine del profitto



PER UNA CAMPAGNA ANTICAPITALISTICA PER IL RISANAMENTO DEL TERRITORIO, A PARTIRE DAL SUD
(5 Ottobre 2009)

Come in Abruzzo, “la fatalità” non c’entra. Il pietoso tentativo del famigerato TG1 di attribuire la strage di Messina ad un eccesso imprevedibile di acqua piovana trasuda un cinismo inqualificabile. Le decine di morti chiamano in causa responsabilità precise: piani regolatori tracciati da interessi speculativi e criminali, concessioni elargite da giunte locali compromesse coi poteri forti , taglio dei fondi pubblici per il risanamento del territorio e dirottamento degli stessi fondi dimezzati per altri scopi. In poche parole è un crimine del profitto e di tutti i governi che hanno amministrato i suoi affari. Ha una bella faccia Berlusconi a presentarsi a Messina. Il suo governo ha saccheggiato i fondi FAS per destinarli a banche e imprese del Nord. Ha abbattuto del30% i fondi per la protezione civile, nella programmazione finanziaria dei prossimi tre anni. Ha varato un nuovo piano casa all’insegna della drastica riduzione dei controlli ambientali e delle procedure di autorizzazione. Ha destinato miliardi a quel “Ponte di Messina” che proprio la tragedia di oggi denuncia come autentica provocazione. E per di più dichiara.. “di aver previsto l’accaduto”, senza accorgersi che il suo delirio di onnipotenza e onniscienza tradisce nel caso una confessione di colpa (oltre a smentire la tesi dell’”imprevedibilità” dell’incauto Minzolini). Il grido di “assassini” che si è levato spontaneamente contro il Presidente del Consiglio e le Autorità politiche al seguito è dunque non solo comprensibile ma appropriato. Ora, come in Abruzzo, non basta la denuncia. Va sviluppata una mobilitazione che raccolga e organizzi la rabbia della popolazione colpite con la formazione di comitati popolari. Dev’essere tracciata l’anagrafe di tutti i costruttori criminali; di tutti gli assessori e le giunte che,a vari livelli, hanno fornito le concessioni ai costruttori; di tutte le autorità che hanno omesso i controlli e che hanno coperto il crimine annunciato. Non si tratta di affidarsi alla magistratura , ai suoi interminabili tempi, alle sue incerte sentenze. L’anagrafe delle responsabilità va subito istruita dal basso,dai comitati popolari, col concorso di tutte le forze e competenze disponibili ( tecniche, giuridiche, ambientaliste) . Il processo ai colpevoli va promosso dalle loro vittime , e non affidato ad un apparato di stato colluso. Lo stesso vale per la ricostruzione, che va sottoposta ad un vigile controllo popolare e orientata da un piano democraticamente definito dalle popolazioni interessate: a garanzia del loro diritto alla salute e alla vita. Ma non basta. Quanto è avvenuto a Messina pone su scala generale le questione del dissesto idrogeologico del territorio come piaga nazionale, ed in particolare del Meridione. Il buon Bertolaso ha quantificato pubblicamente in 25 miliardi di euro la cifra necessaria per il risanamento ambientale del territorio italiano. Mentre Il ministro Prestigiacomo, tra una boutique e un’altra, confessa di non disporre “nemmeno di un euro” per il 2010; e Berlusconi, tra escort e tribunali, dichiara candidamente che chiederà qualche spicciolo a Tremonti. Questo spettacolo è intollerabile. Sono necessari 25 miliardi, come dichiara Bertolaso ( cifra presumibilmente sbagliata per difetto)? Bene, si trovino: nelle pieghe dei miliardi previsti per il Ponte di Messina e per la Tav, dei 30 miliardi stanziati ogni anno per le spese militari e di guerra, dei 6 miliardi annui regalati al Vaticano e alla Chiesa, dei 4 miliardi di profitti netti incassati ( in tempi di crisi e in soli 6 mesi) dalle prime 5 banche italiane… E’ il caso di dire tanto più oggi:”Paghi chi non ha mai pagato”. Più in generale Il risanamento ambientale potrebbe costituire un grande cantiere della rinascita meridionale capace di dare lavoro e dignità di vita. Ma alla condizione, ancora una volta, di colpire l’interesse della borghesia ( del Nord e del Sud) e di sottoporre l’intero cantiere al controllo operaio e popolare: controllo sui fondi e la loro destinazione, sui libri contabili delle aziende coinvolte, sulla regolarità delle assunzioni, sulle scelte edilizie e paesaggistiche. Tutte le sinistre politiche, sindacali,associative, ambientaliste possono unire le proprie forze in una grande battaglia nazionale per il riassetto territoriale e ambientale del Sud: promuovendo capillarmente paese per paese il censimento dei lavori pubblici necessari e dei relativi investimenti, con la convocazione di apposite assemblee popolari; e definendo progressivamente per questa via una piattaforma complessiva , di carattere unificante, che organizzi i più ampi settori popolari attorno ad una vera e propria vertenza di lotta: contro il governo nazionale, le amministrazioni locali, i potentati territoriali. Una “vertenza Sud” che per sua natura potrebbe raccogliere la domanda di milioni di disoccupati,favorendo la loro organizzazione; potrebbe estendersi ad altre esigenze sociali insoddisfatte che inevitabilmente emergerebbero in ogni assemblea popolare( in fatto di edilizia popolare e scolastica, servizi sanitari, idrici,ferroviari..); potrebbe intrecciarsi con le tante vertenze aziendali a difesa del lavoro, anche nel Sud; potrebbe trascinare la contrapposizione frontale agli interessi criminali e mafiosi, svelando il loro indissolubile intreccio con la cosiddetta “borghesia onesta” meridionale; potrebbe insomma divenire la leva di un processo di autorganizzazione e sollevazione sociale di settori di massa del meridione, sottraendoli all’egemonia clientelare dei partiti borghesi dominanti ( di centrodestra e centrosinistra) e ricomponendoli attorno alle ragioni generali del mondo del lavoro e della stessa classe operaia del nord. In conclusione:la tragedia di Messina offre lo spunto per il rilancio di una iniziativa politica e di massa del movimento operaio e delle sinistre sulla questione meridionale. Non l’ennesimo convegno per addetti ai lavori sui problemi del Sud (nel mentre si custodiscono assessorati e connivenze con le forze dominanti del meridione). Ma una campagna unitaria e indipendente di mobilitazione, capace oltretutto di incidere sulle contraddizioni del blocco sociale di centrodestra ( effetto Lega), di svelare l’inganno del disegno federalista, di demistificare l’imbroglio speculare del populismo borghese meridionale ( Lombardo, io Sud..), di mettere a nudo una volta di più le compromissioni organiche del PD. In ogni caso il PCL lavorerà , con la propria proposta, anche dal versante Sud, per la ricomposizione di un blocco sociale nazionale anticapitalistico: nella prospettiva di quel governo dei lavoratori che è l’unica reale soluzione di svolta per le stesse masse meridionali.

Partito Comunista dei Lavoratori

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