18/05/09

G8 Università: Il mondo universitario risponde con la lotta!


Dal 17 al 19 maggio, a Torino,si riuniranno alcuni rappresentanti dei paesi più “sviluppati”.Si tratta dell'ennesimo vertice settoriale di questo G8 “a geometria variabile”, con appuntamenti disseminati su tutto il territorio nazionale e scansionati in diversi mesi.

Questa volta si parlerà di Università. L’obiettivo è di inglobare, in questa fase di difficoltà, un settore che fino ad oggi era rimasto un po' ai lati del ciclo produttivo. Una delle risposte storicamente date alla crisi è infatti la mercificazione di sempre nuovi settori della società, e l'adeguamento degli apparati di formazione alle esigenze sempre più pervasive e vincolanti del capitale. Non si tratta solo di “risparmiare” sui costi di Scuola e Università a discapito di quel minimo di formazione che esse sono in grado di fornire, ma di trasformare questi luoghi in centri di accumulazione attraverso la loro progressiva “aziendalizzazione” e privatizzazione, così come è già avvenuto per altri settori.

E' per questo che dopo un autunno passato a lottare per via della legge finanziaria Tremonti n°133, il mondo Accademico torna in piazza, questa volta per dire no al G8 dell'Università che si terra a Torino nei giorni 17-18-19 Maggio.

Venerdì 15 Maggio Il rettore dell'Università di Torino decide di chiudere in anticipo il polo delle facoltà umanistiche per motivi di sicurezza, ma poche centinaia, tra studenti e lavoratori dell'Università, danno vita a un corteo che parte da “Palazzo Nuovo” e che finisce al rettorato dove occupano l'ufficio del rettore. Dopo un colloquio tra il rettore e gli studenti, i manifestanti riescono ad ottenere la riapertura delle facoltà.

Se pure in scala ridotta,l'episodio di venerdì, dimostra l'efficienza della lotta congiunta di studenti e lavoratori. Nei prossimi giorni si prevedono manifestazioni di dissenso. In questo ambito sono state annunciate partecipazioni da Milano, Roma, Napoli, Bologna, Genova, Padova, Pisa, Verona, Cosenza e Palermo", senza contare che, stando al tam tam su internet, potrebbero arrivare a Torino anche anarchici greci, spagnoli e francesi.

Per quanto difficile possa essere, l'unica opposizione concreta è la lotta per l'abrogazione di tutte le “riforme”, assumendo un atteggiamento davvero conflittuale, facendo tesoro del confronto orizzontale fra i soggetti mobilitati e quelli esterni alle università, come lavoratori, migranti, realtà di movimento.
Mauro D'Addetta (studente)

Partito Comunista dei Lavoratori - Ancona

2 commenti:

Unknown ha detto...

mi auguro davvero che queste proteste mettano in luce i problemi che da anni affliggono l'università e di cui nessun governo si è mai preoccupato. io mi sono dovuta rivolgere ad universitalia proprio perchè i prof non mi seguivano, per non parlare poi del fatto che la didattica dell'università è completamente disorganizzata e gli orari sono impossibili per chi lavora. Spero che questa protesta non si esaurisca come al solito e coinvolga tutti gli universitari

Marche Rosse ha detto...

Anch'io sono uno studente lavoratore, ed ho le tue stesse difficoltà. L'unica differenza è che non posso permettermi Universitalia! Ma è quello che vorrebbero: che la laurea se la possano prendere solo quelli che hanno i soldi per rivolgersi agli esamifici! L'Università (e tutto il diritto allo studio in Italia stanno perdendo continuamente colpi: i padroni fanno di tutto per renderla accessibile solo ai figli di papà, non si impara più nulla e tutta la struttura è sempre più terreno di lottizzazione e clientelismo in mano ai baroni ed ai rettori! Per questo oltre agli attacchi del governo bisogna guardarsi anche da chi cavalca strumentalmente la protesta ma in moltissime altre occasioni ha favorito la destrutturazione dell'
Università, magari per guadagnare qualcosina in più con l'istituzione di nuovi inutili corsi, o inseguendo la convinzione che l'Università dovesse essere rivlta solo ad un elitè senza la dannosa concorrenza dei "laureati proletari", oppure convincendoci chequello che dovevamo imparare non era una materia di studio, una capacità critica, un analisi generale del mondo, ma esclusivamentre ad essere più pragmatici e produttivi sul futuro (e precario) posto di lavoro. Ma, sa com'è contessa, anche l'operaio vuole il figlio dottore!