13/12/11

Quaglietti: -io, vittima della rappresaglia della “Manuli”!-

Intervista all’operaio licenziato in tronco dalla multinazionale
 a causa della sua attività sindacale
(dal Giornale Comunista dei Lavoratori di dicembre 2011)

Ascoli Piceno-Abbiamo intervistato Andrea Quaglietti, da diciassette anni operaio della multinazionale “Manuli” ed agguerrito sindacalista. Andrea si è reso protagonista delle lotte degli operai del distretto industriale di Ascoli, che da anni sono nel tunnel senza fine della cassa integrazione e dei licenziamenti. Con la sua tenacia e lealtà nei confronti dei lavoratori che rappresenta è diventato presto un punto di riferimento per gli operai marchigiani e non solo, ed ha conquistato un posto nella segreteria regionale dell’USB. E’ anche un amico del Partito Comunista dei Lavoratori ed ha preso parte a varie iniziative pubbliche del Partito, condividendo le nostre critiche alla concertazione sindacale e l’opinione che la crisi la debbano pagare coloro che l‘ha provocata e non i lavoratori. Purtroppo la dura lotta che ha condotto con i suoi colleghi contro le scelte dell’ azienda gli ha procurato anche parecchi nemici e, si sa, i padroni sanno essere molto vendicativi con chi intralcia i loro piani. Così, i primi di ottobre, è stato licenziato senza preavviso nè spiegazioni valide. Facciamoci raccontare come sono andate le cose dall’interessato che, purtroppo, rappresenta solo uno dei tanti sindacalisti e compagni che, specialmente nell’ultimo periodo, pagano personalmente per le battaglie portate avanti contro il sopruso e l’ingiustizia.

D: Andrea, la direzione della Manuli si è presa –speriamo solo momentaneamente- una triste rivincita, licenziandoti con un pretesto. Come sono andate le cose?

R: Dopo due anni e mezzo di cassa integrazione sono rientrato a lavoro lo scorso settembre. Nel frattempo la situazione dell’azienda era peggiorata sia nei rapporti sindacali sia nella trascuratezza degli impianti. La sicurezza di molti macchinari era pressoché nulla e mi sono quindi subito attivato: ho chiesto d’incontrare la direzione ed ho promosso un’assemblea con i lavoratori, ma purtroppo entrambe ci sono state negate senza una spiegazione, come altre numerose istanze degli ultimi anni. All’indomani del mio rientro ho fatto presente al mio referente che dovevo svolgere un corso di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Non volendo approfittare dei permessi sindacali ho chiesto tre giorni di ferie. L’azienda ha risposto all’ultimo momento, negandomele perchè “insostituibile”. A quel punto sono stato costretto a presentare regolare richiesta di permesso sindacale (che non può essere negata dal datore di lavoro). Non ho avuto nessuna opposizione ed ho quindi tranquillamente usufruito dei permessi. Al rientro, con mio grande stupore, ho ricevuto una lettera di contestazione per assenza ingiustificata. Nonostante le mie spiegazioni il badge è stato smagnetizzato e non mi hanno consentito neppure di arrivare in reparto, quasi fossi un delinquente. L’addetta alla portineria mi ha allungato una lettera in cui mi si notificava il licenziamento in tronco.

D: Abbiamo saputo che, per crearti ulteriori problemi, hanno anche depositato la tua causa di licenziamento al tribunale di Milano. Cosa hai fatto di così terribile per attirarti quest’odio da parte dell’Azienda?

R: La cosa buffa è che ho ricevuto il licenziamento in data 5 ottobre, mentre la Manuli aveva già depositato un accertamento per la legittimità del licenziamento in data 4 ottobre presso il tribunale di Milano! E’ chiara la linea autoritaria della Manuli: il foro competente è sempre quello del posto di lavoro, spostarlo forzatamente e anticipare il ricorso prima della contestazione del licenziamento da parte mia è davvero una beffa, sia per me che per il tribunale di Ascoli, scavalcato e delegittimato. Sono state le battaglie le azioni sindacali intraprese ad indispettire l’azienda: ormai da anni mi sono esposto contro una multinazionale che, già dal 2005, aveva apertamente dichiarato di voler smantellare il sito di Ascoli a favore di zone del mondo più “sfruttabili”, sia dal punto di vista salariale che di sicurezza e diritti, quali Cina, Repubblica Ceca, Polonia e Turchia. Il mio impegno si è focalizzato nella forte denuncia agli organi di controllo circa la delocalizzazione che la Manuli sta portando avanti usufruendo di ammortizzatori sociali senza averne la legittimità. Mi spiego: La Manuli ha messo in cassa integrazione e poi buttato fuori migliaia di lavoratori, riducendo in ginocchio un intero territorio pur avendo ordini da produrre. La cassa integrazione in questi casi è legittima? Perché nessuno controlla ed il parlamento non risponde all’interrogazione presentata su questo punto? Chi paga la cassa integrazione? Non siamo noi cittadini con i nostri contributi? Non abbiamo diritto ad una spiegazione sull’erogazione di tali fondi? L’arroganza dell’azienda rispecchia la situazione del nostro Paese: con il pretesto della crisi, la grande industria si riempie le tasche e scappa con il malloppo all’estero nel silenzio assordante di gran parte della politica e degli organi controllo che fanno spallucce. Dietro lascia solo capannoni vuoti, montagne di eternit, grafite e piombo da smaltire, terreni da bonificare: abbiamo pagato per far industrializzare la nostra bella vallata, si sono arricchiti, ed oggi paghiamo per farli andare via. Domani pagheremo anche i costi del dopo Ahlstrom, B & B, Carbon, Manuli. Magari fra qualche anno pagheremo di nuovo per farli tornare con meno diritti e salari più bassi. La beffa è che la stessa politica oggi chieda ai lavoratori ed a tutti i cittadini di fare ulteriori sacrifici.

D: Per questa faccenda hai incassato la solidarietà dei Sindacati Confederali che hanno indetto, giustamente, uno sciopero in favore del tuo reintegro. Non pensi però che proprio le burocrazie di questi sindacati hanno favorito, negli ultimi anni, la smobilitazione del movimento operaio e permesso gli attacchi ai diritti dei lavoratori che stiamo subendo?

R: Ho ringraziato per la solidarietà dei confederali nei miei riguardi: è un gesto che apprezzo. Tuttavia è insufficiente. In questi anni l’azione concertativa ha portato alla disgregazione e narcotizzazione del movimento operaio di fronte a problemi vitali come quello della lotta per il posto di lavoro, prestando il fianco all’attacco padronale contro i diritti e le necessità dei lavoratori. Mi auspico che il mio licenziamento sia da stimolo per tutti: per una nuova stagione di lotte unitarie contro aziende che stanno licenziando impunemente, trasferendo all’estro macchinari comprati con il sacrificio di molti e sovvenzioni statali, europee o facilitazioni di ogni tipo.

D: Per non parlare della sinistra politica, che in alcuni casi, invece di osteggiare l’azione del Governo e della UE, esorta tagli e sacrifici sociali ancor più energici…

R: Stiamo raccogliendo i frutti velenosi di una politica partita un ventennio fa: mi riferisco alle leggi che hanno introdotto massicciamente la flessibilità che ha portato al ritorno dello sfruttamento, le selvagge riforme pensionistiche, il blocco dell’adeguamento salariale. Ci hanno portato indietro di 150 anni e annullato con un colpo di spugna i sacrifici e le lotte di chi ci ha preceduto ed aveva conquistato uno stato sociale e di diritto. In nome del presunto progresso sbandierato da Confindustria e da una certa “sinistra”, oggi i lavoratori sono i soli a pagare questa crisi, anche perché nessuno li rappresenta degnamente, lasciando di fatto i diritti fuori dai luoghi di lavoro e senza proporre reali azioni risolutive. Tante parole nei congressi, tantissimi slogan roboanti, ma poche azioni reali ed efficaci: agire significa esporsi e come nel mio caso pagare le conseguenze sulla propria pelle.

D: Come usciamo da questa empasse? Pensi che i tentativi di organizzazione della sinistra politica e sindacale, come quello dell’Assemblea del 1 ottobre, porteranno ad un avanzamento del movimento dei lavoratori?

R: Credo che il tentativo sia lodevole e coinvolge i lavoratori e i cittadini in temi che li riguardano direttamente delegando con estrema oculatezza. Certo il progetto è ambizioso e difficile, in quanto molti dei lavoratori non sono più sindacalizzati perché hanno perso la fiducia in un “certo sindacato”.

D: Quali sono le tue prossime mosse per reagire a questo licenziamento? Come possono aiutarti i tanti compagni, sindacalisti e lavoratori che stanno seguendo la tua vicenda in Italia?

R: Continuerò la mia battaglia nelle aule di tribunale e dentro e fuori i luoghi di lavoro. Sicuramente la solidarietà ricevuta da amici, compagni, gente comune da tutta Italia, partiti, associazioni, Comuni mi è stata davvero utile. Concretamente invito tutti a partecipare all’udienza del 20 dicembre presso il tribunale di Ascoli ove si terrà il processo che la Manuli ha avviato contro di me e un altro lavoratore per aver svolto un’assemblea pubblica davanti ai cancelli dell’azienda. E’ evidente la volontà di mettere a tacere e di dissuadere dalla lotta chi è scomodo o non allineato perchè non si piega all’interesse del più forte, ma crede nella libertà di manifestare il proprio disaccordo, nella legge uguale per tutti, nella  giustizia sociale e nel bene comune.

Il Pcl continuerà a seguire le vicende di Quaglietti e degli operai della Manuli e garantisce il pieno sostegno del Partito a quanti stanno portando avanti a caro prezzo la loro battaglia contro gli attacchi ai diritti fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie. Buona fortuna ad Andrea per tutte le azioni politiche, legali e sindacali che intraprenderà contro il suo vergognoso licenziamento.
Intervista a cura di Titto Leone

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro compagno Quaglietti,permettimi di esprimerti la mia più fraterna e commossa solidarietà per la terribile vicenda di cui sei stato vittima.Ti auguro dal più profondo del cuore di riprenderti il tuo legittimo posto di lavoro,scippato da"certi mostri,nemici del genere umano".Ti saluto con commozione e fraternità,a te e la tua famiglia.

A.A.