03/12/09

Per chi è la crisi?


La drammatica crisi capitalistica che sta attanagliando l’economia mondiale, non è riuscita ancora a far capire alla popolazione che i costi dell’avidità, banchieristica, imprenditoriale e di tutti i poteri forti che ora cercano di trincerarsi dietro muri di intoccabilità e immunità, da tempo hanno già cominciato a far pagare a tutti i lavoratori il peso dei loro sbagli e della loro ipocrisia che purtroppo si estenderà anche alle generazioni future.

Nonostante siano enormi gli interventi pubblici messi in campo per sostenere ancora una volta questo sistema dato a intendere come modello ultimo e unico delle società sviluppate, viene negata ogni possibilità di messa in discussione in qualsiasi modo del capitalsismo, destinato invece ad inserirsi obbligatoriamente in crisi sempre più frequenti, lunghe nella risoluzione e pesanti e difficoltose per chi dovrà poi “PAGARE”.

I soldi che il Governo ha trovato per "risolvere" la crisi, non soltanto servono per riempire le tasche a coloro che al contrario dovrebbero ripagare i danni di tasca propria, ma senza neppure indugiare un attimo sulla possibilità di un alternativa di sistema, si continua a foraggiare le casse di un modello economico che ormai più volte ha dimostrato il suo fallimento. Il capitalismo in questo momento sostiene ancora gli aumenti e gli investimenti militari, la riduzione con tagli alle scuole e sanità pubbliche mentre si aumentano i finanziamenti a quelli private, miliardi di euro regalati al vaticano, altrettanti alle banche ed agli evasori fiscali etc…Facendo pagare il tutto ai lavoratori con licenziamenti di centinaia di migliaia di persone, con contratti nazionali distrutti.
Hanno come unico obiettivo, approfittare della crisi per abbattere il costo del lavoro e fare più possibile cassa, mentre dall’altra troviamo le età pensionabili che si innalzeranno e saranno effettivamente raggiungibili solo allo scadere della nostra esistenza. Il buon capitalista pretende che tu lavori finché c’è vita, fintanto che ti tieni in piedi. Così subentra la “tassa sulla speranza di vita”. Il fatto che gli italiani vivano più a lungo, verrà contraccambiato con una pensione più bassa. Con buona pace di chi annuncia che il sistema previdenziale non sarà toccato. Lo Stato, invece di pagare poniamo 1.000 euro al mese per 19 anni (era la speranza di vita dei maschi ultrasessantenni una quindicina di anni fa), darà 905 euro al mese per 21 anni (speranza di vita attuale). E non è finita qui, perché ogni ulteriore aumento della vita media in futuro farà scattare di tre anni in tre anni un taglio della pensione (già da gennaio 2010).

È ora di dire “BASTA”. È ora di dire: “SE NE VADANO TUTTI, GOVERNINO I LAVORATORI”.
Si sono arricchiti per anni con i frutti del nostro lavoro, ci hanno ricattato con delle leggi massacranti, ci hanno sfruttato con salari infimi e mutui ed affitti da capogiro, ci hanno messo in guerra gli uni contro gli altri con lo sfruttamento degli immigrati.
Dobbiamo riformare la nostra coscienza di lavoratori.
Il Partito Comunista dei Lavoratori afferma da tempo che solo un programma rivoluzionario di lotta per un governo dei lavoratori può ispirare coerentemente una politica di unità di classe. Sfidando all’unità d’azione nell’autonomia, tutte le sinistre politiche e sindacali.

Di seguito illustriamo, a scopo esemplificativo, alcuni dei guadagni annui che ricevono i top manager nelle aziende di proprietà pubblica:
Pierfrancesco Guarguaglini (amministratore delegato Finmeccanica), 5 milioni 560 mila euro;
Fulvio Conti (amministratore delegato Enel), 3 milioni 236 mila euro;
Paolo Scaroni (amministratore delegato Eni), 3 milioni 76 mila euro;
Massimo Sarmi (amministratore delegato Poste italiane), 1 milione 580 mila euro;
Roberto Poli (presidente Eni), 1 milione 131 mila euro;
Piero Gnudi (presidente Enel), 923,348 mila euro;
Mauro Moretti (amministratore delegato Ferrovie dello Stato), 750 mila euro;
Domenico Arcuri (amministratore delegato Sviluppo Italia), 542 mila euro;
Lamberto Gabrielli (amministratore delegato Poligrafico), 525 mila euro;
Maurizio Prato (presidente Fintecna), 520 mila euro;
Lucio Stanca (amministratore delegato Expo 2015), 480 mila euro;
Guido Pugliesi (amministratore delegato Enav), 475 mila euro;
Danilo Brogli (amministratore delegato Consip), 395 mila euro.

Se questi sono i guadagni dei manager pubblici, quelli dei manager delle banche e di tante aziende private che in questi tempi stanno tagliando posti di lavoro e che vogliono imporre salari sempre più bassi sono ancora maggiori.
Per loro la crisi non c’è mai stata né ci sarà!
Per non regredire ancora di più portando vantaggi solo a banchieri, Confindustria, borghesia e poteri forti, dobbiamo cominciare a distruggere i loro apparati privati e la classe lavoratrice deve schiacciare la burocrazia riguadagnando così terreno e aprire la via verso il socialismo.

DOBBIAMO ESSERE RADICALI, COME È RADICALE IL GOVERNO CONTRO I LAVORATORI.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
(nucleo montano-sez.Ancona)

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