Il 25 Marzo scorso si
è tenuto uno sciopero dei sindacati confederali CGIL,CISL,UIL contro la riforma
del servizio sanitario regionale ad Ancona.
Nell’assemblea tenutasi alla Fiera della Pesca i sindacati
hanno protestato contro le decisioni della Regione Marche, definendo la riforma
insostenibile.
Ma andiamo nel dettaglio.
La riforma prevede la riconversione di tredici presidi
minori (ospedali)convertiti in Case della Salute, di cui solo sei avranno la
lungodegenza.Cagli eFossombrone nel Pesarese,Chiaravalle e Sassoferrato in
Ancona, Matelica nel Maceratese,Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare nel
Fermano.Manterranno funzioni di lungodegenza e cura delle cronicità Sassocorvaro(Pesaro),Loreto(Ancona),Cingoli,Recanati,Tolentino
e Treia nel Maceratese.L’assessore alla sanità Mezzolani ha definito il taglio
dei posti letto nel numero 551 complessivi.Si scende da 6.261 a 5.710.I 5.325
posti letto per malati acuti diventano 4.530,per un taglio di 795
posti.Aumentano i letti per la lungodegenza e la riabilitazione.Da 936 si passa
a 1.180,un saldo positivo di 244 posti.Il taglio dei posti letto per acuti e
l’incremento dei posti letto per la cura delle cronicità è stato imposto dal
decreto Balduzzi.Le Marche ,attualmente,hanno una media di 3,9 posti letto per ogni 1.000 abitanti.Ildecreto del Ministro
della Sanità obbliga la regione a scendere a 3,7 posti letto ogni mille
abitanti.Come accennato all’inizio, la Regione ha spiegato che tutti i 13 ospedali
saranno riconvertiti in Case della
Salute e avranno un medico che opera
dalle 8 alle 20 e una guardia medica che opera in orario notturno.Ma cosa sono
nello specifico queste Case della Salute?Le Case della Salute sono sorte in
Emilia Romagna negli anni 80 (circa) con lo scopo di diventare un punto di
accoglienza e orientamento ai servizi per tutti i cittadini, ma anche un’ambito
nel quale erogare assistenza sanitaria per problemi ambulatoriali urgenti e
garantire sia la gestione delle patologie croniche che il completamento dei
principali percorsi diagnostici che non necessitano di ricorso all’ospedale.In
tale contesto si realizza l’integrazione dei Medici di Medicina Generale,i
Medici in continuità Assistenziale,i Pediatri in libera scelta, gli specialisti
Ambulatoriali,gli infermieri,le ostetriche,gli Assistenti Sociali, finalizzata
a garantire l’accesso ad un ambito assistenziale in grado di fornire una
risposta integrata.Dalla proposta della Regione Marche invece,si evince che le Case
della Salute sono solo un surrogato,mancante di un piano strutturale
organizzativo sia per quanto riguarda la cittadinanza,sia per il coinvolgimento
nello specifico di tutti gli operatori sanitari.A tutt’oggi questa
riconversione sembra solo una” scatola vuota “dettata solo dal taglio dei fondi.C’è
poi una considerazione importante da fare,di questi piccoli ospedali, alcuni
hanno in sede il P.P.I. (Punto di Primo Intervento)che secondo la riforma
verranno chiusi.Essi hanno un importante funzione attraverso l’esercizio di
piccole prestazioni:punti di sutura,piccole medicazioni,terapie ad infusione,
esami diagnostici ed ematici ecc.Una volta chiusi questi Punti di Primo
Intevento, i cittadini saranno obbligati a riversarsi nei Pronto Soccorsi (cito
l’esempio dei P.P.I di Tolentino e di Recanati essendo nella mia realtà)quindi
in questo caso Macerata e Civitanova Marche, senza che questi presidi siano
stati potenziati per far fronte ad un forte aumento delle prestazioni che
sicuramente porterà alla paralisi dei Pronto
Soccorsi e di conseguenza ad avere un servizio sempre più scadente. Questo è il
piano proposto dal direttore generale ASUR Piero Ciccarelli in accordo serrato
con il premier regionale GianMario Spacca.Continuando con i dati, la riforma prevede
tra l’altro la chiusura di 18 unità operative con il taglio di dipendenti nel
2013 di circa 450 unità,un terzo dei
1500 contratti a tempo determinato nell’intera regione e considerando che in tre anni sono 1200 i
lavoratori in meno.A queste condizioni diventa davvero difficile mantenere
l’attuale livello dei servizi anche perché gli operatori sono allo stremo.Un
dato su tutti :ad oggi sono più di 30.000 le giornate di ferie non godute.Nel
frattempo aumenta il bisogno di salute della popolazione. Nelle Marche, Regione
con un indice di invecchiamento superiore alla media nazionale,ci sono più di
40.000 non autosufficienti.Dal punto di vista della sanità le Marche sono
considerate una delle Regioni più virtuose d’italia.L’equilibrio di bilancio
però, è stato assicurato negli anni
risparmiando sul costo del lavoro a discapito dei servizi (la legge Biagi è
stata largamente utilizzata nella sanità sia pubblica che privata). Entro la fine del 2013 dovranno essere
recuperati 188 milioni di euro rispetto alla spesa sanitaria del 2011. Questi
sono gli effetti delle manovre finanziarie nazionali-da ultima la spending
review-che hanno tagliato24 miliardi di euro dal Fondo Sanitario
Nazionale,quando per preservare il livello attuale dei servizi sarebbe stato
necessario investire in sanità circa 20 miliardi di euro.
I sindacati fanno notare poi che dal Piano sociale
regionale,non emerge alcun concreto rafforzamento delle reti : da quella
territoriale e dell’integrazione socio-sanitaria a quelle della prevenzione e
dell’emergenza-ugenza. A fronte di una crescita del fenomeno delle liste di
attesa e della mobilità fuori regione non si conoscono,se esistono,gli
obbiettivi e gli interventi previsti per il loro contenimento.Le scelte
organizzative poi, non presentano un piano analitico di intervento ma sembrano
dettate solo al conseguimento degli obiettivi di bilancio.Infine cosa molto
importante, i numeri dei tagli riguardano soltanto la sanità pubblica non viene
mai menzionata la sanità privata.
Per concludere, i sindacati fanno sapere che se non si
raggiungerà un accordo alzeranno il tono della protesta.Alzare il tono in uno
sciopero settoriale e per di piu tardivo è di per sé sterile,l’unica
alternativa è legare tutti i settori lavorativi in un'unica protesta,un’unica
lotta per giungere allo sciopero generale.
Fabrizio Tognetti PCL sez. prov. Macerata
1 commento:
Buongiorno, sono una cittadina bolognese e lavoro come formatrice in Sanità da diversi anni. Le case della Salute NON esistono dagli anni 80 in Emilia-Romagna, c'erano solo poliambulatori con diversi specialisti. Le case della Salute si stanno aprendo da un paio di anni e funzioneranno diversamente dai poliambulatori. Cordiali saluti Simonetta Simoni
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