Dal Giornale Comunista dei Lavoratori di Giugno 2012
La situazione in val di Susa è rovente. Con l’avvento del governo dei banchieri c’è stata un’evidente accelerazione della Torino-Lione. Il nuovo esecutivo non perde tempo a cercare mediazioni, ma passa come una ruspa sopra ogni movimento di protesta: perché sia chiaro che non c’è alcuno spazio per contestazioni o processi democratici, inutili ostacoli sulla via lastricata d’oro della Finanza, del Capitale e della Politica. Inoltre il governo tecnico gode, almeno per il momento, di condizioni particolarmente favorevoli: l’azzeramento di qualsiasi opposizione politica o mediatica, per aver riunito tutte le maggiori forze politiche borghesi sotto l’egida comune del risanamento dei conti pubblici in favore delle banche.
La radicalizzazione della lotta
Per questi motivi e per la lanciare messaggi rassicuranti al grande Capitale ed alla criminalità organizzata prima delle prossime elezioni nazionali, si sono velocizzati espropri, sondaggi e scavi. Ovviamente anche la risposta del movimento si è radicalizzata, soprattutto in occasione del grave incidente che ha coinvolto uno dei leader della protesta, Luca Abbà. Gli ultimi avvenimenti parlano chiaro: 26 NoTav arrestati, centinaia i denunciati, numerosi feriti negli scontri, militarizzazione dei cantieri. Ma oltre ai pestaggi della Polizia ed alle persecuzioni giudiziarie la propaganda sta pressoché escludendo il movimento dai mass media tradizionali ed addita i NoTav come terroristi. Esemplare è stato il linciaggio mediatico del giovane operaio che si è macchiato della terribile colpa di aver chiamato un agente “pecorella”, salvo poi glorificare il celerino eroe che non aveva “neppure” pestato il manifestante!
Le obiezioni “economiche” alla Tav
Fortunatamente la propaganda sembra non aver fatto molta presa né sui valsusini né sul resto degli italiani. Le ragioni dei NoTav sono infatti talmente palesi che la parte più attiva e sensibile dell’opinione pubblica accorda ancora un certo consenso alla protesta. In questi vent’anni l’LTF(l’azienda francese creata ad hoc per la Torino-Lione) e l’RFI(che gestisce le reti ferroviarie italiane), si sono prodigate, con il sostegno di centrodestra e centrosinistra, in goffi tentativi di promuovere l’utilità di tale opera. Anche il governo Monti ha pubblicato recentemente un dossier pro-Tav, ma il suo contenuto non concorda neppure con gli altri studi ufficiali italiani o europei. Le burocrazie nazionali ed internazionali infatti, per quanto guaste e corrotte, sono molto complesse e farraginose: così si contraddicono spesso tra loro, corroborando le nostre tesi e mostrandoci addirittura altri effetti negativi della Tav. Il governo è addirittura dovuto ricorrere a metodi sbrigativi per eliminare i rompi scatole: da un giorno all’altro i professori universitari ed i sindaci presenti nell’osservatorio tecnico governativo che non dichiarassero a priori la propria adesione al progetto sono stati espulsi. Non è un caso che l’ultimo dei “quaderni” prodotti dall’osservatorio, il più importante in quanto riguarda l’analisi costi-benefici, sia stato scritto solo dopo questa epurazione! Innanzitutto i modelli sui quali basa il progetto sono inverosimili: prevedono crescite esponenziali del traffico di merci e cittadini puntualmente smentite dalla crisi attuale. Anche le previsioni di spesa, nei progetti iniziali di “soli” 15 mld, sono state puntualmente smentite da dossier dell’Unione Europea, della Corte dei Conti francese e addirittura dal Sole 24ore, che invece vedono lievitare i costi in corso d’opera: oltre 35 mld di euro! E l’esperienza delle altre tratte ad alta velocità realizzate in Italia fa ipotizzare spese vicine ai 100 mld! I “SiTav” hanno allora provato a buttarla sul risparmio nei consumi e sull’insufficienza della ferrovia già esistente. Ma è stato dimostrato che il consumo dei treni ad alta velocità è molto più elevato e che la linea attuale è molto sottoimpiegata (circa un quinto delle sue potenzialità come afferma RFI stessa), pur essendo stata recentemente adeguata al trasporto dei container commerciali.
Un disastro ambientale
Ma l’aspetto che preoccupa di più gli abitanti è la devastazione ambientale che l’opera comporterebbe, confermata anche nel rapporto Cowi commissionato dall’UE, e da mille altri studi e dossier tra cui quello della Comunità Montana e dei Comuni della Val di Susa. Le criticità più importanti riguardano proprio le mastodontiche gallerie che bucheranno montagne ricchissime di amianto ed uranio, elementi cancerogeni e radioattivi che verranno liberati in grande quantità. Non solo: le falde acquifere sotterranee subiranno un impoverimento insostenibile per la natura e gli abitanti della zona. Insomma è evidente a chiunque che in Val Di Susa, come in altri luoghi del nostro Paese, si vogliono mettere al centro gli interessi e i profitti degli speculatori a scapito dei lavoratori, delle loro famiglie e dell’ambiente.
Gli interessi nascosti
Ma qual è il motivo che ha spinto governi di centrosinistra, centrodestra e Monti a proseguire con tanta testardaggine in questo folle progetto? Non è strano che in un Paese in cui la rete ferroviaria ordinaria è a pezzi, il patrimonio pubblico ed artistico è fatiscente, il territorio è dissestato e degradato, si impongono continuamente finanziarie lacrime e sangue per appianare i debiti, lor signori mettano al primo posto la mastodontica, costosissima ed inutile Tav? E’ semplice: la Tav, come tutte le grandi opere, rappresenta un’enorme fonte di guadagni per i grandi capitalisti, è un gigantesco giro d’affari per mafia, speculatori ed affaristi, ed offre immensi spazi di manovra clientelare ai politici borghesi. Le grandi opere, vuoi per il gigantesco giro d’affari, vuoi per la modalità con cui vengono affidati appalti o portati avanti i lavori, vuoi per la quasi segretezza di atti e progetti, sono una miniera d’oro per i potentati contro cui combattiamo, mentre rappresentano una grave minaccia per il popolo: una distruzione sistematica del nostro territorio ed un vergognoso furto di denaro pubblico. Ma dietro queste grandi opere non c’è qualche furbo affarista che manipola da solo l’intero sistema, ma un vero e proprio “trust” tra grande capitale, malavita organizzata, politici borghesi e burocrati di Stato.
I limiti del movimento
In questi anni i valsusini ed i NoTav si sono battuti contro ogni tipo di Governo locale e nazionale, con coraggio e determinazione, a prescindere dal colore politico. Lo stesso leader del movimento, Perino, ha più volte ribadito, riferendosi alle formazioni politiche borghesi, che “non esistono partiti amici”, perché tutti si sono prodigati a favore dell’opera per reclamare la propria fetta di torta. Parlamentari, Ministri, i Presidenti di Regione e Provincia, il Sindaco di Torino, Fassino, e persino alcuni sindaci della Val di Susa si sono infatti espressi in maniera favorevole all’opera, pur con qualche critica insignificante e di facciata. E’ chiaro quindi che la lotta dei valsusini non può essere solo contro alcune formazioni politiche o lobbies isolate: è una battaglia di popolo contro uno Stato corrotto ed oppressivo, che ha come unico scopo promuovere gli interessi della borghesia dominante e dei suoi alleati storici (tra cui la mafia). Purtroppo però, di fronte a tali evidenze, un movimento così indipendente e radicale, non è riuscito a sviluppare un progetto politico generale in cui inserire la battaglia contro la Tav. Non si è fornito, finora, nessuno sbocco di classe ed anticapitalista al movimento, che metta in discussione le basi stesse dell’apparato contro cui combatte. “Il movimento non ha strategie a lungo termine” sostiene lo stesso Perino. Quindi il movimento sta fornendo grande prova di maturità, resistendo a qualsiasi tentativo di strumentalizzazione bi-partisan, e sta portando avanti un processo di radicalizzazione importante: solo recentemente si è capito che “mobilitare l’opinione pubblica non basta più”, ci vogliono forme di lotta più dirette e concrete. Non si mette però in pratica nessuna proposta politica che mini le fondamenta del sistema e ricostruisca una società equa e realmente democratica: unica soluzione per una vittoria definitiva dello stesso movimento NoTav.
L’intervento dei comunisti
Il Partito Comunista dei Lavoratori ha sempre sostenuto, lealmente e senza i doppi fini di alcuni politici “di sinistra”, la lotta del movimento NoTav. In questi anni abbiamo messo l’accento sulla connotazione classista di quest’opera: se i soldi che servirebbero per lavoro, sanita’, istruzione, servizi, messa in sicurezza del territorio vengono invece spesi in opere inutili e faraoniche il è evidente uno scontro di classe. Da comunisti, insieme a tutte le forze anticapitaliste presenti, dobbiamo elaborare una proposta unitaria, una piattaforma di rivendicazioni concrete che metta al riparo il movimento stesso da possibili derive o dalle lusinghe dei politici riformisti, e nello stesso tempo fornisca un futuro sbocco politico per non disperdere, almeno in parte, le energie di questo grande movimento. Per questo oltre a chiedere l’immediato blocco dell’opera e chiusura dei cantieri, la scarcerazione ed assoluzione di tutti gli attivisti NoTav, il dirottamento dei fondi italiani ed europei stanziati per la Tav verso un grande progetto di piccole opere pubbliche indispensabili e che creino lavoro in tutto il Paese, reclamiamo a gran voce la cacciata del Governo Monti (che tanto ama la Tav) e la formazione di un autentico Governo dei Lavoratori (che rispetti i cittadini ed il loro territorio).
Titto Leone
Partito Comunista dei Lavoratori
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