Ci hanno condannati tutti.
Dieci compagni, che come noi parteciparono alle mobilitazioni contro il G8 di Genova nel 2001, condannati al carcere per pene lunghissime. Dopo i soprusi subiti in quei terribili giorni, ora spezzano definitivamente le loro vite, e questo per educarci, per dimostrarci cosa succede a chiunque voglia continuare a manifestare dissenso e produrre conflitto contro i veri devastatori e saccheggiatori delle nostre vite e dei nostri territori.
Hanno dovuto utilizzare il codice dell’epoca fascista per contestare loro un reato che riportasse “equilibrio” in seguito alle condanne per i massacratori della scuola Diaz. Pene ridicole per chi ha massacrato degli innocenti inermi, nessun colpevole per l’omicidio di Carlo Giuliani e 15 anni per chi ha sfasciato una vetrina, questa la giustizia borghese, dove persino la vetrina di una banca vale più di una vita umana. Ma proprio per questo il conflitto deve continuare, e diventare ogni giorno più alto. Per i dieci compagni che ci hanno rubato, per poterli difendere dalle loro prigioni, per riconquistare le loro e le nostre vite la lotta non si deve fermare.
Undici anni fa eravamo 300mila ad invadere le strade con la ferma determinazione di combattere contro lo scempio che dei governi criminali stavano facendo del nostro futuro, abbiamo lasciato un morto sull'asfalto e molti di noi hanno subito torture e tentati omicidi.
Dopo quei 3 maledetti giorni di luglio, il grande movimento è imploso, abbandonato dai tanti dirigenti e gruppi di sinistra pronti a chiedere scusa per le violenze dei manifesti, proprio nel momento in cui bisognava difendersi dall’atroce attacco subito. Quegli stessi dirigenti che, predicando la non violenza, hanno poi appoggiato un governo guerrafondaio.
Ora è tempo di ricominciare, consapevoli degli errori commessi per non commetterli più, ma animati dalla stessa ferrea volontà di conquistare il nostro futuro. Non possiamo dimenticare le tante vite distrutte da questa esperienza, la lotta continuerà anche per loro.
Nessuna condanna potrà mai fermare i nostri sogni. Liberi subito i compagni condannati!
Maddalena Robin, Enrica Franco
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