04/07/11

Violenze contro in Val di Susa la testimonianza e le opinioni del PCL

qui sopra un breve filmato a suffragare la testimonianza del PCL

VAL DI SUSA: LA MIA TESTIMONIANZA A DISPOSIZIONE CONTRO LE BUGIE DI MARONI
 
Impressiona che il ministro Maroni, facente capo a un partito che ha più volte rivendicato “migliaia di fucili” bergamaschi al servizio di una possibile secessione ”padana”, si atteggi, con tale disinvoltura, a custode della legalità, contro i No Tav. Ma la menzogna ha un limite.

Avendo ieri partecipato, con una delegazione del PCL, al corteo No Tav partito da Giglione, sono stato diretto testimone, al pari di migliaia di persone, dell'uso metodico di lacrimogeni ad altezza d'uomo e persino del lancio mirato di macigni dall'alto dell'autostrada, da parte di agenti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, contro i manifestanti. E ho visto sulla pelle di decine di manifestanti i segni inequivocabili di pallottole di gomma. Questa testimonianza, se ritenuta utile, è al servizio del movimento No Tav, contro la intossicante ipocrisia bipartisan.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale
 
VAL DI SUSA: L'IPOCRISIA BIPARTISAN SULLA “VIOLENZA”

( l'impotenza del “legalismo”, la riflessione sull' ”antagonismo”)

La “violenza” è da tempo immemorabile una categoria singolare. Se compiuta nel nome della “legalità” non solo cessa di essere tale, ma è addirittura ragione di encomio e di pubblica lode. Se invece è compiuta contro il potere, diventa il massimo dell'abominio e della pubblica esecrazione.

Questa legge della pubblica ipocrisia è universale.

Militari che uccidono in guerra sono eroi. Chi difende la propria terra contro quei militari è un assassino e un bandito.

Chi impone col manganello la viabilità di una strada contro una lotta operaia a difesa del lavoro , fa il suo dovere. Chi si difende da quel manganello per il diritto al lavoro, è un “resistente” a pubblico ufficiale e andrà a processo.

Chi respinge un barcone di migranti in mezzo al mare, magari facendo cento morti, difende i confini e la legalità internazionale. Chi cerca di varcare disperatamente quei confini è un deprecabile “clandestino”, responsabile della sua stessa sorte...

Questa legge dell'ipocrisia non risparmia la Val di Susa.

Un gigantesco apparato militare dispiegato in quella valle, quasi pari alla forza militare italiana impiegata in Afghanistan, finalizzato unicamente a imporre alla popolazione di Val Susa un opera nociva,( e all'Italia lo spreco di 20 miliardi a favore dei peggiori interessi), è un atto di difesa della legalità. Se per difendere quella legalità si usano gas tossici, lacrimogeni ad altezza d'uomo, mirati proiettili di gomma, è ( nel migliore dei casi) un “sacrificio” imposto dalla superiorità del “dovere”, che merita il plauso solenne del Capo dello Stato, di tutte le “istituzioni” , di tutti i partiti dominanti. Se invece una massa di valligiani e di giovani cerca di impedire come può la devastazione della Valle, per affermare la volontà e i diritti di chi la abita, ( oltrechè gli interessi della maggioranza della società italiana), diventa il simbolo della “Violenza” , della “delinquenza”, della “sopraffazione”. Perchè? Perchè si contrappone alla “Legge” e allo Stato che la difende.

E' tutto chiaro. La violenza dello Stato si chiama Legge. La legge della democrazia si chiama Violenza. I conti tornano. E' la riprova che solo una rivoluzione sociale può fare giustizia, restituendo alle ragioni della democrazia il diritto della forza.

Tutta la cultura dipietrista, grillina o pacifista, che da anni rivendica il valore della “legalità” come orizzonte insuperabile e leva di trasformazione, è smentita una volta di più dalla violenza legale dello Stato. L'appello a uno Stato immaginario contro lo Stato reale, a una legalità fantasma contro la legalità materiale, è un esercizio retorico di impotenza e di inganno. Che spesso serve a coprire la propria subalterneità, per quanto “critica” allo status quo.

Parallelamente l'esperienza della Val di Susa dimostra, sul versante opposto, che una pura apologia dell'antagonismo ribelle non porta lontano, se non si congiunge ad una prospettiva rivoluzionaria, capace di unificare tutte le ragioni degli sfruttati e degli oppressi in un'azione di rivolta generale e di massa. La Val di Susa non vincerà da sola. Come non vincerà da sola la battaglia sull'acqua pubblica. O la battaglia contro la guerra. O la battaglia per i diritti dei migranti. O la battaglia per la difesa della scuola e del lavoro. Ogni lotta parziale può strappare risultati, anche parziali, nel suo specifico settore, solo all'interno di una prospettiva unificante. Solo ponendo la propria radicalità al servizio di una rottura complessiva di sistema, e quindi di un'alternativa di società. Ciò che implica a sua volta ,in ogni settore di lotta, un lavoro di organizzazione, di sviluppo della coscienza politica, di selezione e formazione dell'avanguardia più generosa e combattiva.

Questo è il lavoro quotidiano controcorrente del Partito Comunista dei Lavoratori, all'interno di tutte le lotte di massa: il lavoro per la rivoluzione.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale

1 commento:

Anonimo ha detto...

a differenza del capo dello stato che è sordo , io penso che i fucili bergamaschi li abbiano davvero e con gia il colpo in canna , visto che hanno in mano i piu grossi armieri della nazione . allora è giusto organizzarsi per difendersi. spero che i polizzioti almeno quelli del sud prima o poi capiscano da che parte stare