12/04/11

Lotta agli sprechi, lotta di classe , per un programma rivoluzionario.

Brutto a dirsi, ma ad oggi l’unico spreco di questa sopravvivenza del capitalismo “siamo noi” proletari, lavoratori, precari, flessibili, atipici, etc.

Nelle statistiche lavoriamo 3 giorni l’anno e figuriamo come occupati, verrebbe da dire quasi a “contratto a tempo indeterminato”. Purtroppo, da molte riunioni bipartisan che il Governo ha fatto con il centrosinistra, né è venuto fuori che la parola “contratto a tempo indeterminato” è una parolaccia che deve essere abolita in nome del progresso che non ammette più certi privilegi. A questo punto dobbiamo notare la falsa propaganda di governo che si dilegua nei fatti, come “il cavallo di battaglia del Governo Berlusconi” che si basava soprattutto sulla diminuzione delle tasse che ad oggi risultano aumentate in sproposito pur raggiungendo la soglia dei quasi 2000 miliardi di debito pubblico. È molto sconcertante sentirsi definire "degli sprechi" che non vanno più bene a questa società che aumenta i suoi profitti capitalistici a livello globale lasciando l’economia reale del paese senza diritti e futuro, senza dignità e sgretola la coscienza politica dei lavoratori facendoli sembrare pochi, disuniti e senza nessuna possibilità di indignarsi, senza possibilità di rivincita e di vittoria.

La verità che tutti noi dobbiamo sapere e di cui prendere coscienza è che la “lotta agli sprechi” mira a finanziare lo spreco più grande: la tutela dei titoli di stato acquistati dalle banche attraverso la garanzia del versamento annuo alle banche di oltre 70 miliardi di interessi sul debito. Non è certo “un Governo dei lavoratori” che finanzia e garantisce le banche, ma è un “Governo borghese”, sia pure il più democratico nella repubblica più democratica, oppure sorretto dalla menzogna e dalla corruzione, con legami mafiosi e ogni specie di sottoprodotti del capitalismo, nella quale permanga la proprietà dei capitalisti e il loro potere, è la macchina di cui un pugno di sfruttatori si serve per schiacciare milioni di lavoratori.

Mille cose ci sono da dire e denunciare, ma oggi che la storia mondiale ha posto all’ordine del giorno (cominciando dal Nord-Africa) di distruggere questi regimi, di abbattere e schiacciare gli sfruttatori, dovrebbe essere a conclusione di ogni pensiero di sinistra che guardi in prospettiva e nell’immediato: adottare un programma e un partito che sappia come fare una rivoluzione, un partito rivoluzionario che porti a compimento il bisogno del popolo e della stessa società, dove il proletariato, “stragrande” maggioranza della popolazione, abbia finalmente le leve del comando e non lasci ad una strettissima minoranza collusa con il dittatore di turno, o con i grandi e piccoli paesi imperialistici dell’occidente di cui l’Italia ne è una capostipite, il potere di vita e di morte sul resto della società.

Anche da noi in Italia, dove il movimento operaio e le classi subalterne vivono una situazione di grande difficoltà, per responsabilità delle loro direzioni, non si possono limitare al “parlamentarismo borghese”, alla democrazia borghese, ai partiti borghesi in generale. Eliminare la parola borghesia o celarne il carattere, sino a che perdura la proprietà dei capitalisti, è solo una delle “armi dello Stato borghese”. Questo significa tradire se stessi e il proletariato, tradire vergognosamente i lavoratori e passare dalla parte del suo nemico di classe, dalla parte della borghesia e come si diceva una volta, essere un traditore e un rinnegato.

Oggi, chi si shiera con il “Partito Comunista dei Lavoratori”, si schiera con quanto c’è ancora di più onesto e di realmente rivoluzionario. Da questa parte si schierano tutti gli elementi migliori e più convinti del proletariato, e “presto” ed è ciò per cui lavoriamo, si avvicineranno tutte le masse degli sfruttati che fremono di sdegno e sono sempre più pronte alla rivoluzione.

Dopo tutti i tradimenti delle politiche Bertinottistiche, oggi, ai sopravvissuti che non si schierano più e non fanno più distinzione di classe viene proposto un "nuovo miraggio". Sono stati comprati dalla borghesia (i bolscevichi li chiamavano “agenti della borghesia nel movimento operaio” e negli Stati Uniti li hanno ribattezzati “luogotenenti operai della classe capitalistica”).

Tra questi figurano i nuovi seguaci di SeL, i nuovi vendoliani, esitanti e privi di carattere, che cercano e tentano di conciliare l’inconciliabile, che mostrano di riconoscere l’ONU e le sue disposizioni di guerra, ma anche sufficientemente scaltri da apparire contrari alla guerra, che a parole sono “indipendenti” ma che di fatto dipendono per intero dalla grande borghesia e sono l’incarnazione della triste replica del bertinottismo, che votano contro il popolo e loro stessi ma per l’appunto allo stesso tempo portano le spillette della “pace”. Credo che la rivoluzione socialista passi loro sotto le gambe, ma che di fatto sono anche incapaci di capirla, continuando così a difendere quella cosa chiamata in generale ”democrazia” che però consiste nella democrazia borghese occidentale.

In ogni paese capitalistico, il lavoratore che riflette riconoscerà la situazione, ogni volta diversa in rapporto alle condizioni nazionali e storiche che le guerre imperialistiche e la globalizzazione odierna che stiamo vivendo in questo tempo impongono, che può portare, con un minimo di coscienza politica, all’inizio della rivoluzione proletaria mondiale, generando nel mondo intero correnti ideali e politiche omogenee.

Le situazioni, spesso molto complicate, non eliminano il fatto che a questo mondo esistano sempre gli oppressi e gli oppressori. Noi sosteniamo gli oppressi, quali che siano le loro contraddizioni e i loro limiti, per elevarli ed emanciparli, culturalmente ed economicamente. La rivoluzione cerca d’intervenire in ogni movimento degli oppressi per ricondurre le sue ragioni alla prospettiva della rivoluzione socialista su scala nazionale e internazionale.

Se vogliamo dare “futuro e progresso” a questa umanità, dobbiamo dedicarci agli interessi del proletariato e alla rivoluzione socialista, con sincerità e coerenza, portando nei fatti una lotta intransigente contro il capitalismo.

Fare in Italia come in Tunisia e in Egitto cacciando il governo Berlusconi per un governo dei Lavoratori.

Il capitalismo ha sfruttato tante di quelle generazioni che, noi con un po’ di onestà e coraggio possiamo impiegarne una per rimettere le cose ha posto!

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sez.Ancona-Nucleo Montano

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