03/09/09

Le responsabilità dei sindacati e di chi tradisce la lotta di classe


Inutile continuare a nascondere la realtà, possono passare decenni ma la storia spesso tende a ripetersi. Il popolo sovrano non esiste se non nel vocabolario dei nostri governanti. I governi non esprimono la crescente maturità del popolo, ma sono il prodotto della lotta fra classi diverse. I lavoratori sono sempre coloro che tirano il carretto e portano l’acqua al mulino, sottomessi dai vari governi, sfruttati dai vari imprenditori e incatenati alle leggi del capitalismo. Il popolo è fatto di classi, e le stesse classi sono costituite da strati diversi e antagonisti che si affidano a direzioni politiche diverse. Una volta nota, la direzione si eleva al di sopra della classe stessa e si espone quindi alla pressione e all’influenza delle altre classi.

Quando il sindacato scende a concertazione con la pretesa di conciliare gli interessi delle due classi diametralmente opposte, non fa altro che distruggere la fiducia dei lavoratori e la strada verso il socialismo, facendone un obbiettivo irrealizzabile. Coccolati e mantenuti dalla borghesia, portando avanti programmi riformisti, i maggiori sindacati non fanno altro che incentivare un capitalismo regolato allo sfruttamento dei più deboli e preservare lo stesso dalle lotte delle masse. E' proprio grazie a questi dirigenti se infinite volte il capitalismo è stato salvato dalle rivoluzioni e da lotte che potevano trasformarsi in rivoluzioni.

“Agenti della borghesia nel movimento operaio” li chiamava Lenin.

Un sondaggio fatto dal PCL riguardo alla ARDO di Fabriano, conferma come circa il 50% degli operai sarebbe disposto a tornare al lavoro se fosse eventualmente chiamato, rinunciando allo stipendio, quindi lavorando a gratis, e avvalendosi soltanto della cassa integrazione di cui tutt’ora usufruisce. Con la speranza che prima o poi venga scelto nelle file dell’azienda magari come operaio modello, al posto di un altro che non ha fatto questo sacrificio. Questo la dice lunga sulla “paura” instauratasi tra i lavoratori. Ora e sempre, sapientemente sfruttati.
Ricordiamo inoltre, sempre in quell' azienda: che il lavoro che prima competeva a tre o quattro operai, ora viene gestito da uno soltanto, senza che nessuno protesti, ma al contrario ritenendosi addirittura fortunato. “E' già tanto che lavori, abbassa la testa e vai avanti”.

La responsabilità dei sindacati italiani è “enorme”!

Per quanto tempo il lavoratore potrà ancora subire questa degenerazione interna delle sue classi dirigenti? Per la lotta all’eguaglianza, alla fraternità e alla libertà facciamo un passo avanti e venti indietro. È ora di dire basta a questa linea suicida: continuando a fraseggiare, a limitarsi con spiegazioni fatte di banalità, rozzezze ed errori sulle condizioni delle forze sociali, si cerca in tutti i modi di mascherare il proprio fallimento manipolando fatti ed opinioni altrui. Non esiste più la saggezza e la voglia di lottare, ma superbia intrisa di ciarlatanesimo intellettuale. Il sindacato deve prendersi le sue responsabilità e non può scaricare le colpe sui lavoratori e sulle masse.

D’altro canto, il lavoratore può sempre rivoltarsi, ma i suoi traditori e i loro difensori sanno bene che senza un partito, senza una dirigenza e senza un programma non andrà da nessuna parte.

Questa crisi oltre che a logorare le nuove generazioni, costringe vecchi e nuovi lavoratori ad enormi sacrifici per ripagare le promesse non mantenute da coloro che inneggiano allo Stato.

Il Partito Comunista dei Lavoratori rifiuta e condanna questa controcultura sotto ogni suo aspetto! Lavoro, rispetto,onestà, fraternità, indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi. Valori ad oggi dimenticati e che vanno assolutamente recuperati e portati avanti. Il Partito Comunista dei Lavoratori è aperto a tutti coloro che hanno voglia di cambiare le cose, che vogliono e hanno il coraggio delle proprie convinzioni.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori

nucleo montano - Provincia di Ancona

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