A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche
COMUNICATO STAMPA:
La
grande partecipazione (circa 4000 persone) al corteo nazionale dei lavoratori
Indesit svoltosi venerdì scorso a Fabriano è stata un’ottima dimostrazione di
forza e di unità del movimento operaio.
Ora
però bisogna uscire dall’ombra dei politici di centrosinistra che guidavano il
corteo e ritirare le deleghe in bianco concesse ai sindacati confederali,
altrimenti non potremo che andare incontro all’ennesima sconfitta.
Infatti,
mentre i lavoratori chiedevano a gran voce il blocco dei licenziamenti ed il
ritiro dei piani di delocalizzazione, il sindaco di Fabriano (ndr Sagramola -
PD) ad un’intervista sul tg1 dichiarava che i lavoratori erano disposti a
compiere sacrifici (leggi svendita dei diritti) in cambio di una revisione dei
tagli dell’azienda: in parole povere una riproposizione della “Fabbrica Italia”
di Marchionne che, come sappiamo, in cambio dei soliti “sacrifici” ha portato
solo licenziamenti e cassa integrazione.
Inoltre
non possiamo cancellare la recente storia del gruppo Antonio Merloni e del suo
indotto, dove gli stessi sindacati confederali che oggi stanno concertando con
l’azienda, tenendo a freno gli operai con finte promesse di riassunzione, si
sono resi complici della rovina di almeno 3000 famiglie.
Il
Partito Comunista dei Lavoratori, che già da mesi denuncia un piano
“sotterraneo” di tagli per la Indesit, mentre tutti i sindacati ci accusavano
di allarmismo, è stato l’unico partito presente con un suo spezzone organizzato
composto da decine di compagni.
La
nostra presenza si è contraddistinta per la proposta, portata avanti con
l’affissione di manifesti e la diffusione di centinaia di volantini: 1)della
costituzione immediata di un coordinamento nazionale di lotta con
rappresentanti di tutti gli stabilimenti a prescindere dal sindacato di
appartenenza, che organizzi da subito lo sciopero ad oltranza e l’occupazione
degli stabilimenti 2)di una piattaforma
unitaria che preveda i quattro punti minimi del blocco di tutti i
licenziamenti, dello stop a tutte le delocalizzazioni, della divisione del
lavoro esistente tra tutti a parità di salario ed infine della
nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio.
La
Proprietà, gli azionisti e la direzione dell’Indesit hanno un “piano” ben
preciso: attraverso i licenziamenti, la cassa integrazione, le delocalizzazioni
vogliono incrementare i proprio profitti a discapito di 1500 (per cominciare)
famiglie di operai ed impiegati. Noi dobbiamo rispondere, con la forza dei
numeri e dell’unità dei lavoratori, con un piano radicalmente opposto:
garantire il lavoro a tutti a discapito degli interessi di proprietari e
azionisti. Solo così potremo vincere e non finire tutti per strada.
Il
PCL si batte per questo. Ed a riprova che la nostra lotta non rimane lettera
morta alla fine del corteo, insieme ad alcuni esponenti dei centri sociali,
abbiamo provato a forzare, pur senza alcuna violenza, il blocco della polizia
per occupare fin da subito gli stabilimenti dell’Indesit: e ce l’avremmo fatta
se il servizio d’ordine dei sindacati, nel ruolo di guardia bianca a difesa
degli interessi dei Merloni, non ci avesse respinto impedendoci l’occupazione.
Ma molti operai non hanno apprezzato questa nefasta scelta, che ha smascherato
una volta di più la natura delle burocrazie sindacali di queste organizzazioni,
e la prossima volta non falliremo!
Con
preghiera di massima diffusione
Partito Comunista dei
Lavoratori
Coordinamento Regionale Marche
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