PREMESSA
In questi anni di profonda crisi del distretto industriale fabrianese la nostra -un tempo florida- città si è trasformata in una valle di lacrime. Migliaia di operai che hanno sacrificato l’intera esistenza lavorando in fabbrica per poche lire, sono da anni costretti ad un’inerzia forzata, appesi al filo della cassa integrazione: pochi soldi e zero prospettive. Centinaia di famiglie, colpite dai licenziamenti nell’indotto, sono rimaste senza l’unico reddito disponibile. I servizi sociali e gli enti pubblici, finora senza problemi di budget e non dovendo affrontare particolari emergenze in passato, sono totalmente impreparati ad aiutare i “nuovi poveri”. L’emergenza abitativa, fino a poco fa impensabile, è oggi un’amara realtà. Tutta l’economia del territorio, fino ad oggi congelata e quindi impreparata a reagire, è in ginocchio.
In parole povere fin quando è andata bene, le potenti “signorie locali” si sono arricchite tenendoci buoni con le loro briciole; ora che la crisi imperversa l’intero peso economico della recessione grava sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie.
LE RESPONSABILITÀ DEL DISASTRO
La crisi ha colpito a Fabriano più che altrove non per un caso, ma per le scelte
scellerate degli industriali e degli amministratori locali. Tutto ciò per due principali motivi:
1) Scelte industriali -conservatrici e monosettoriali- più che discutibili, che hanno però permesso alla grande borghesia locale, senza una lira d’investimento, di accumulare ricchezze ingenti
2) Graduale delocalizzazione degli stabilimenti nei paesi in via di sviluppo, in alcuni casi finanziata addirittura con fondi pubblici
3) Clientelismo politico, con uomini politici ed amministratori disinteressati ad uno sviluppo sociale “armonico” del territorio, ma totalmente asserviti agli interessi dei padroni di Fabriano.
I LAVORATORI SOTTO SCACCO
In questo quadro ai lavoratori, veri artefici dell’ormai tramontata epoca d’oro, viene dato un crudo ben servito, riversando sulle loro spalle tutti i costi della crisi e cercando di svendere quello che di utile ancora rimane a fantomatici gruppi cinesi o iraniani. Si cerca di ingannare (col solo scopo di guadagnare tempo rispetto allo scoppio di un malcontento generale) con promesse quantomeno inverosimili e di tenere buoni eventuali dissidenti con minacce di emarginazione lavorativa e speranze di prolungamento degli ammortizzatori sociali. Aiuti che gli operai dell’indotto industriale hanno ricevuto in minima parte, così da rendersi disponibili ad arrangiarsi trovando lavori a nero; che a sua volta danneggiano i piccoli artigiani. Una vera guerra tra poveri.
LE RESPONSABILITÀ POLITICHE E SINDACALI
Tutto ciò con la complicità di buona parte della sinistra politica e sindacale fabrianese che, nonostante una storia gloriosa, vive un presente misero, di totale subordinazione ed asservimento ai potentati economici locali. Il sindacato (in special modo la CGIL/FIOM, unico grande sindacato “di classe” presente nel nostro territorio; CISL E UIL hanno abdicato da tempo), ha ormai rinunciato al proprio ruolo di rappresentanza e di lotta incondizionata in favore dei lavoratori, adottando linee ben più concertative e collaborazioniste di quelle adottate dalla stessa organizzazione a livello nazionale o in altre realtà italiane. Ad essa sembra essere stato assegnato il compito di “raffreddare gli animi”; missione portata a termine egregiamente attraverso espedienti classici: promesse poi rivelatesi fasulle; notizie di false speranze tirate fuori ad arte per sedare ogni piccolo fervore; alleanze elettorali spregiudicate con squallidi personaggi della burocrazia partitica locale; bieco clientelismo sulla gestione di fondi, cooperative o posti di lavoro.
LA SINISTRA FABRIANESE
Dopo circa quattro anni di profonda crisi economica a Fabriano non è cambiato nulla. Il conflitto sociale non è esploso ed il sentimento più diffuso è la sfiducia e la rassegnazione. I lavoratori sono stati lasciati soli, senza un riferimento politico autorevole a cui far capo. Rifondazione, Comunisti Italiani e ultimamente anche SEL, organizzazioni piuttosto rappresentative fino al recente passato in tutte le Marche, nonostante i numerosi incarichi istituzionali ricoperti, sono ormai totalmente immobili e scomparsi da qualsiasi fronte di lotta. Alcune di queste forze sono addirittura allo sbaraglio. Gli unici conflitti a cui danno vita sono quelli interni ai loro stessi partiti per spartirsi le sempre più esigue poltrone rimaste, e i soli movimenti che conoscono sono quelli dei loro dirigenti che volano con disinvoltura da un partito all’altro in cerca di più sicuri lidi. E’ il prezzo da pagare per aver abdicato al proprio ruolo di rappresentanza di classe in favore della resa, senza condizioni, al bipolarismo ed al centrosinistra.
A qualche mese dalle prossime elezioni comunali, cominciano le solite “manovre”clientelari, che vedono protagonisti sempre gli stessi politicanti che provano, con accordi e compromessi sotto banco, a riciclarsi nell’ennesima giunta “merloniana” di centro sinistra.
I MOVIMENTI DI BASE
Nella città non tutto tace però. Infatti, a coprire lo spaventoso vuoto politico della sinistra (insostenibile per una città operaia e contadina, soprattutto in un periodo di crisi tale), sono numerosi i tentativi di “autorganizzazione” di giovani ed operai. Per i primi il centro sociale Fabbri rappresenta sicuramente l’esperimento più interessante e più riuscito, importante spazio autogestito che da sfogo alla voglia di contro-cultura dei ragazzi fabrianesi, immersi in un contesto intellettualmente davvero degradante. Per i secondi non possiamo non citare il gruppo “effetti collaterali” che racchiudeva gli operai ed i lavoratori più “incazzati” della città, provenienti da varie organizzazioni politiche e sindacali e che si sono coordinati dando vita ad importanti mobilitazioni. Inoltre ci sono altre entità attive nel territorio come l’Arci e l’Anpi, che si sono spesso dimostrati, con le proprie iniziative e le proprie sedi dei baluardi della cultura e della difesa della storia nella nostra città. E non si può neppure dimenticare dell’importante iniziativa “spontanea” di un gruppo di operai che ha occupato, contro tutto e tutti, gli uffici della Merloni, portando il caso alle cronache nazionali.
Non è un caso che il PCL, con i suoi militanti e simpatizzanti, partecipaattivamente a tutte le attività di questi gruppi, rappresentando a volte una voce fuori dal coro, ma dando sempre il proprio costruttivo contributo.
Purtroppo un grosso limite accomuna queste entità: tutti i gruppi, per un motivo o per l’altro, si sono battuti contro il “pensiero unico” fabrianese, rendendosi protagonisti di scontri, anche duri, con il Sindaco o altri esponenti politici di centrodestra e centrosinistra. Le battaglie per il diritto al lavoro, portate avanti dagli Effetti Collaterali; la difesa a tutti costi del diritto all’abitare della famiglie disagiate da parte del Fabbri; l’antifascismo militante dell’Anpi che rifiuta ogni revisionismo; sono solo alcune delle battaglie che il “movimento” fabrianese sta portando avanti negli ultimi anni. Ma questi gruppi non sono mai andati oltre. Non hanno mai messo appunto un reale progetto politico a lungo termine che fosse alternativo ai due poli che si contendono il governo della città ma che in realtà sono due facce della stessa medaglia. Pur avendo evidente l’inclinazione tutta filo padronale dell’amministrazione comunale e dei partiti di centrosinistra, alcuni importanti animatori dei movimenti succitati hanno deciso, nel nome del “compromesso ad ogni costo” e della “poltrona facile”, di sacrificare alcune delle proprie istanze per sostenere una futura coalizione di centro sinistra che sostenga un altro “maggiordomo merloniano”, insomma un nuovo Sorci.
IL PCL NON CI STA
I comunisti lavoratori di Fabriano non ci stanno. Sono convinti che, tanto più in una situazione così tragica, dove i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie sono continuamente sotto l’attacco della grande borghesia locale e dei suoi tirapiedi che vorrebbe farci pagare per intero il prezzo della “loro” crisi, c’è bisogno di un’opposizione vera. Bisogna rilanciare il progetto di un governo, anche locale, fatto dai lavoratori per i lavoratori, che abbia come riferimento politico solo ed esclusivamente i bisogni degli operai, degli impiegati, dei disoccupati, degli immigrati, degli studenti. Un soggetto che rompa gli schemi degli “inciuci” tra destra e sinistra e si ponga come alternativa all’una ed all’altra, con un programma innovativo, di rottura ed anticapitalista.
L’ATTIVITÀ DEL PCL
Il Partito Comunista dei Lavoratori si muove in questo scenario tra mille difficoltà, dovute da una parte ai limiti organizzativi della sua piccola compagine, dall’altra dalle innumerevoli vertenze da seguire e l’isolamento dalle altre forze di “sinistra”. La sua azione però non è stata affatto marginale: il PCL, al contrario delle cosiddette “sinistre radicali”, ha continuato ostinatamente e coerentemente:
1) A denunciare le nefandezze compiute dalla classe politica locale in combutta con il padronato.
2) A tenere vivo e alto il dibattito politico altrimenti appiattito sull’”intoccabilità” della casta fabrianese e la necessità di trovare un nuovo “padrone” anche a costo di svendite e licenziamenti
3) Ad indicare, talvolta con parziale successo –come il caso dell’occupazione degli uffici Merloni insegna-, ai lavoratori ormai spaesati e senza riferimenti, la tattica di lotta più avanzata da seguire per difendere i propri diritti
4) A portare avanti le uniche proposte credibili e concrete per la soluzione di alcune emergenze sociali (la Nazionalizzazione senza indennizzo, la confisca della terza casa sfitta, la riqualificazione del territorio etc.).
L’APPELLO
Abbiamo deciso di prenderci questa responsabilità, consapevoli delle difficoltà che incontreremo, ma in continuità con l’attività di questi anni: promuovere, per le prossime elezioni comunali, un progetto elettorale di sinistra, indipendente dai due schieramenti presenti, che possa compiere un reale ruolo di opposizione e denuncia fuori e dentro il consiglio comunale, sempre apertamente schierato con gli interessi dei lavoratori e delle loro famiglie.
Perciò lanciamo un appello:
-a tutti i singoli cittadini, indignati dalla taciturna complicità di centrodestra e centrosinistra, nell’attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori
-a tutte le realtà associative che si schierano senza ambiguità dalla parte dei lavoratori marchigiani e contro l’attacco ai loro diritti
a partecipare fin da subito ad un tavolo di discussione per la formazione delle liste elettorali e la compilazione del programma in vista delle comunali del 2012.
Aderire a questo appello è un dovere politico e morale di ogni onesto cittadino fabrianese e nello stesso tempo un chiaro spartiacque: le sinistre che decideranno di dare il loro appoggio ad una nuova giunta sul modello Sorci, si renderanno responsabili di aver scelto di stare con chi licenzia o fa licenziare, non con chi difende i posti di lavoro.
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona - Nucleo Montano
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