19/07/10

Fabriano:sciopero all'indesit del 23 luglio 2010




La crisi dell’Indesit e di altre aziende legate alla famiglia Merloni non è una novità, ma ora cominciamo ad assistere alle prime chiusure vere e proprie. Dopo anni di lavoro che hanno arricchito la proprietà dell’azienda portandola ai vertici mondiali, i lavoratori vengono brutalmente liquidati facendogli pagare tutti i costi della crisi e delle scelte sbagliate della dirigenza aziendale.
ll licenziamento dei cinquecento operai negli stabilimenti di Brembate e Refrentolo è una sconfitta di tutti noi per almeno due motivi:
• innanzitutto è un chiaro segno premonitore di quello che succederà nel giro di pochi mesi anche qui al Centro Italia
• inoltre è il simbolo della sconfitta di un intero movimento di lotta per il lavoro contro uno stesso nemico e per gli stessi obiettivi; lotta che dovrebbe essere quindi la più unitaria possibile
Perciò lo sciopero di oggi assume una particolare importanza: dobbiamo far capire al fronte padronale ed istituzionale, più unito che mai, che i lavoratori sono solidali tra loro e che ogni tentativo di metterli l’uno contro l’altro, per poter nel frattempo far pagare la propria crisi ad entrambi, verrà respinto con forza. Il motto “mors tua vita mea”, se mai ha avuto una sua ragionevolezza, risulta stavolta più errato che mai! Solo insieme possiamo conquistare un forte potere decisionale autonomo, sconfiggere gli speculatori, conservare il nostro posto di lavoro, migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. Ma per far ciò uno sciopero non basta. Occorre utilizzare tutte le forme di lotta ma tese a promuovere proposte concrete per uscire dal rischio di chiusura di tutti gli stabilimenti del gruppo Indesit, Ardo e relativo indotto. La gravità della situazione necessità soluzioni tempestive e radicali:

o Il mantenimento di tutti i posti di lavoro,
o La ripartizione del lavoro esistente tra tutti senza ridurre il salario
o La Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell’azienda

E’ proprio su quest’ultimo punto che il Partito Comunista dei Lavoratori insiste ormai da anni. E’ l’unica soluzione alternativa alla chiusura o ai continui ingenti finanziamenti pubblici alle aziende private che li investono o sperperano come vogliono senza garantire nulla in cambio, nemmeno il mantenimento dei posti di lavoro. Vogliono favorire una ripresa economica momentanea trainata dagli speculatori finanziari, dai furbetti del quartierino e da imprenditori senza scrupoli. L’unico modo per rilanciare l’economia facendola ripartire dal miglioramento delle condizioni dei lavoratori e dalla stabilità a lungo termine garantita dal controllo sociale sulle aziende è solamente la Nazionalizzazione.
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona – nucleo montano

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