Fabriano 5/09/09
È più di un anno che i “datori di lavoro”, ricattano i lavoratori.
Ricatto di licenziamento per imporre salari più bassi, orari più pesanti e ritmi più elevati. E dopo avere abbassato i salari o aumentato gli orari, col pretesto di salvaguardare il lavoro, ci licenziano ugualmente.
Il padronato forza la marcia per la costituzione di un esercito di disoccupati in tutto il paese: ad oggi ci sono 8 milioni di lavoratori in Cig! I licenziamenti rimangono ancora per lo più silenziosi, invisibili, mascherati, ma frustranti e brutali nell’animo del singolo lavoratore che non riesce a far sentire la sua voce.
Il padronato ha dichiarato guerra aperta alla grande maggioranza della popolazione, e l’obbiettivo è chiaro: mantenere e persino accrescere i profitti. Il capitalista pensa che: per uscire da questa crisi bisogna ristrutturare vari settori dell’economia, concentrando il capitale allo scopo di riorganizzarsi con crescente aggressività sul mercato mondiale. Per far ciò si devono sacrificare sicuramente i perdenti e le imprese che vanno a fondo. Per questo, non basta eliminare la concorrenza, bisogna anche far sopportare il costo della crisi ai lavoratori e al resto della popolazione. Un obbiettivo che il padronato si pone coscientemente.
Le piccole-grandi lotte fatte questi ultimi mesi, dai lavoratori della INNSE a quelli del Cantiere Navale a Pesaro, dipendenti di una ditta subappaltatrice, hanno ottenuto importanti successi e un vasto sostegno dell’opinione popolare.
Domanda: se i sindacati, invece di mettere i loro freni avessero spinto senza il timore di essere scavalcati?
Domanda: se i sindacati, invece di mettere i loro freni avessero spinto senza il timore di essere scavalcati?
Dobbiamo trovare dei punti comuni e l’elemento che permetta di unificare le lotte e le resistenze in un solo potente movimento, che colpisca unito, pur marciando separato. Questo deve essere l’obbiettivo immediato. Una mobilitazione generale che bisogna preparare fin da adesso e che superi gli scontri locali, e gli interessi particolari, perché i lavoratori di fronte all’ondata di licenziamenti possano riportare autentiche vittorie.
Non c’è alcuna fatalità nella crisi e ancor meno nel fatto che sia la popolazione a farne le spese. Non c’è alcuna fatalità nell’accumulazione sfrontata della ricchezza per un’infima minoranza da un lato e la miseria dall’altro. Bisogna mettere in campo le proprie scelte politiche creando una questione di “rapporti di forza”. Industriali e banche, beneficiano dell’assistenza perpetua e finanziaria, da istituzioni e politica. Al loro servizio hanno uomini di stato che sanno trovare miliardi di euro in tempo di crisi, mentre predicano con disinvoltura alla classe popolare di lavorare di più e più a lungo…per guadagnare sempre meno. Duecento anni di capitalismo hanno perfettamente abituato e addestrato queste persone a centralizzare e coordinare tutte le decisioni che proteggono i loro profitti e privilegi. Questa è la loro coscienza di classe, anche se assolutamente minoritaria, avida e implacabile, ma la cui funzione parassitaria non è mai stata tanto evidente come nella la crisi attuale.
Basterebbe poco perché i rapporti di forza si capovolgessero a loro sfavore e che le regole del gioco della società, quelle che permettono di sapere chi decide e che cosa, cambino completamente. Perché tutte le nostre rivendicazioni, le nostre esigenze diventino realtà. Per questo sarebbe necessario che la maggioranza prendesse coscienza del suo numero e programmasse a sua volta una controffensiva di classe, coordinata e centralizzata quanto l’offensiva dell’avversario.
Le proposte del Partito Comunista dei Lavoratori:
- Nazionalizzare le banche: ”Al salvataggio delle banche a spese dei contribuenti, contrapponiamo il salvataggio dei contribuenti a spese delle banche”. Non un soldo alle banche; le banche vengano nazionalizzate, senza alcun indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo popolare (visto che l’indennizzo se lo sono già pagato con decenni di truffe, rapine, mutui usurai..), mentre lo Stato dovrà garantire pienamente (a differenza degli attuali banchieri) il piccolo risparmio; le risorse pubbliche così risparmiate saranno investite in salari, protezioni sociali, servizi pubblici, in tutte quelle voci sociali falcidiate per vent’anni da ogni finanziaria, su pressione proprio delle banche
- Nazionalizzare senza indennizzo e sotto controllo operaio, le aziende che licenziano o che causano omicidi bianchi.
- Riduzione progressiva dell’orario di lavoro per ridistribuire fra tutti il lavoro che c’è.
- Abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari.
- Aumento generale dei salari di 300 euro netti mensili e un salario minimo intercategoriale di almeno 1300 euro netti mensili.
- Indennità di disoccupazione di almeno 1000 euro netti mensili, cui allineare il livello minimo di pensione.
- Permesso di soggiorno e regolarizzazione per tutti i lavoratori immigrati del nostro paese.
- Creazioni di strutture unitarie di vigilanza contro il rondismo, contro la criminalità quotidiana del capitale, contro lo sfruttamento del lavoro nero, contro l’evasione fiscale, contro i crimini ambientali.
- Creazione di un ”Parlamento delle sinistre”, basato sul coinvolgimento attivo del loro popolo, a partire da una elezione democratica, dal basso, delle sue rappresentanze.
Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Nucleo Montano - sezione Ancona
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