29/07/11

Ardo: dov’erano i politici ed i sindacalisti quando denunciavamo la drammaticità della crisi?


A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:
Le dichiarazioni rilasciate in questi giorni alla stampa locale da parte delle organizzazioni sindacali e da alcuni politici, come il sindaco di Fabriano, ripropongono il solito copione intriso di ipocrisia.

Dove si trovavano la CGIL locale ed il sindaco Sorci nei decenni passati? Invece di portare avanti progetti di rilancio per l’Ardo ed il suo indotto, infatti, si sono limitati ad accettare passivamente il monopolio monosettoriale del potentato economico fabrianese e a minimizzare sulla possibile definitiva chiusura dell’azienda. Oggi, che emergono le prime indiscrezioni sull’inconsistenza delle offerte cinesi e iraniane (che il PCL denuncia pubblicamente da mesi), sono costretti a mettere le mani avanti e mostrare interesse per la sorte dei lavoratori.

Il Partito Comunista dei Lavoratori invita gli operai fabrianesi a non farsi abbindolare da questo teatrino della politica e a non rimanere passivi di fronte alla tremenda crisi lavorativa che si propina. L’unica soluzione possibile che si prospetta per salvare i posti di lavoro e rilanciare l’occupazione è un reale progetto di riconversione industriale e nazionalizzazione degli stabilimenti sotto controllo operaio e senza indennizzo alcuno.

All’ inerzia ed al silenzio (con i quali anche i partiti ed i sindacati di sinistra hanno favorito la liquidazione nei decenni passati di numerose industrie alternative al monosettore), contrapponiamo dal basso una proposta concreta per far pagare la crisi a chi l’ha provocata e non alle famiglie fabrianesi che all’Ardo ed al resto della famiglia Merloni hanno dato tutto.

Con preghiera di massima diffusione



Sezione di Ancona - Nucleo Montano

Partito Comunista dei Lavoratori

23/07/11

No alla rapina. Se ne vadano tutti. (Volantino contro la finanziaria)

Cliccando qui sopra ed ingrandendo l'immagine potrete leggere il volantino nazionale del PCL contro la manovra finanziaria

21/07/11

Genova, 20-21 luglio 2001: DIECI ANNI DOPO, PER UN'ALTERNATIVA RIVOLUZIONARIA


volantino nazionale per il decennale del G8
 
Nel 2001 si aprì a Genova una grande stagione di mobilitazioni segnata dalla domanda di “un altro mondo possibile”. La risposta fu un governo di centrosinistra che continuò le politiche di guerra, promosse i macellai della repressione genovese ( De Gennaro), varò finanziarie di sacrifici contro i lavoratori e i giovani. Il tutto per conto di Confindustria e banche. E col sostegno- in cambio di ministri- di tutte le sinistre italiane. 10 anni dopo, sullo sfondo di una enorme crisi sociale, si sta preparando un tradimento analogo.

STANNO TRADENDO LA DOMANDA DI CAMBIAMENTO

Si affaccia sulla scena, in forme diverse, una nuova generazione e una nuova preziosa domanda di cambiamento: che chiede non solo la cacciata di Berlusconi, ma una svolta delle politiche sociali, a partire dalla difesa dei beni comuni e dei diritti del lavoro. Ma contro questa domanda, prima si leva un accordo sciagurato tra Confindustria, CGIL,CISL,UIL a scapito del lavoro; poi una gigantesca rapina finanziaria contro tutti i beni comuni ( pensioni, scuola, sanità, servizi..) a sostegno dei banchieri, con la benedizione di Napolitano e la pubblica complicità delle “opposizioni” parlamentari. Sono atti rivelatori. Anticipano già oggi il programma di governo del “nuovo” centrosinistra in gestazione: la continuità (e persino l'aggravamento) dei sacrifici , una ennesima ondata di privatizzazioni, la concertazione della pace sociale. Per non parlare della continuità delle guerre.

VIA BERLUSCONI, MA PER UNA VERA ALTERNATIVA

Qui sta il bivio dei movimenti e delle sinistre. In forme diverse, SEL e FDS vorrebbero subordinare i movimenti al costituendo centrosinistra, a braccetto coi complici della macelleria sociale di Berlusconi e banche. Il PCL avanza invece una proposta opposta: quella della massima unità di lotta dei movimenti e al tempo stesso della loro massima autonomia e contrapposizione al centrosinistra confindustriale. Cacciare Berlusconi è una priorità e un dovere: ma dal versante delle ragioni del lavoro e dei giovani, non da quello di Confindustria e banche, come è avvenuto nel 96 e nel 2006! In direzione di un'alternativa anticapitalista, non dell'ennesima alternanza trasformista in cui “tutto cambia perchè nulla cambi”! Questa prospettiva pone a tutti i movimenti di lotta, a partire dal movimento operaio, l'esigenza di una svolta profonda.

UNA SVOLTA DI LOTTA RADICALE E UNIFICANTE

In primo luogo una svolta di lotta, radicale e unificante.
All'unità nazionale delle classi dirigenti e dei loro partiti va contrapposto il più vasto fronte unico di mobilitazione della classe lavoratrice e di tutti i movimenti. Nessun movimento di lotta vincerà da solo, sulle sue sole gambe: solo una grande vertenza generale del mondo del lavoro, e l'unificazione delle lotte in una comune prova di forza contro il governo e le classi dirigenti, possono davvero aprire una pagina nuova. E' ora di dare alla rabbia e all'indignazione popolare una traduzione tanto radicale quanto è radicale è l'offensiva avversaria. Il vento delle sollevazioni di massa in nord Africa, dimostra la potenza della forza del popolo quando si leva contro l'oppressione. Raccogliere questo vento e questa lezione è condizione decisiva per far saltare non solo Berlusconi ma la stessa trama della concertazione. Il PCL è impegnato a sostenere questa prospettiva in tutte le sedi e in tutte le strutture di massa: nei sindacati e nei comitati del No all'accordo sindacale di Giugno, nei comitati per l'acqua pubblica e nelle strutture No Tav..

PER UN PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO

Parallelamente la profondità della crisi sociale pone l'esigenza di un nuovo programma. Dieci anni fa i gruppi dirigenti della sinistra propagarono tra i movimenti l'illusione di una possibile “riforma” del capitalismo, grazie all'adozione della Tobin Tax ed altre misure marginali ( coprendo per questa via i propri appetiti di governo nella prospettiva del centrosinistra). Dieci anni dopo la più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni ha polverizzato la credibilità del riformismo. L'intera società umana è posta di fronte ad un'alternativa storica: o rassegnarsi alla barbarie della crisi, e dunque ad un arretramento progressivo della propria condizione ( sociale, ambientale, di civiltà); oppure rovesciare il capitalismo, le sue classi dirigenti e i suoi governi, per realizzare un governo dei lavoratori. Una terza via non esiste. Per questo alla radicalità delle ricette antipopolari dettate dagli industriali e dei banchieri, va contrapposta, senza timidezze, la radicalità di un programma anticapitalista: che parta dall' abolizione del debito pubblico verso le banche e dalla loro nazionalizzazione, sotto controllo dei lavoratori, per destinare le immense risorse cosi risparmiate alla difesa e alla cura di tutti i beni comuni, allo sviluppo dei servizi e prestazioni sociali, a un grande piano del lavoro, sotto controllo sociale... L'opposto esatto delle politiche del capitale, ad ogni angolo del mondo. Sviluppare in ogni lotta la coscienza anticapitalista, unificare le lotte attorno ad una prospettiva antisistema, battersi in ogni sede per un'alternativa rivoluzionaria di società e di potere, è il lavoro quotidiano del Partito Comunista dei Lavoratori. La “sinistra che non tradisce”.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

15/07/11

Fabriano: risposta alle dichiarazioni del Sindaco di Fabriano riguardanti la crisi dell’Ardo

Fabriano, 13 luglio 2011

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche
COMUNICATO STAMPA:
Fabriano: risposta alle dichiarazioni del Sindaco di Fabriano riguardanti la crisi dell’Ardo

Le ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa dal primo cittadino Sorci, che reclamano “maggiore visibilità per la situazione dell’Ardo nei confronti dei cantieri navali di Ancona” rivelano un subdolo tentativo di alimentare una “guerra tra poveri” tra i lavoratori fabrianesi e quelli anconetani, ai quali, senza alcuna distinzione, il PCL rivolge la più fraterna solidarietà.
Non conosciamo le oscure ragioni per cui, solo oggi, il Sindaco Sorci rivendichi maggiore attenzione per la grave crisi occupazionale che colpisce il distretto industriale di Fabriano. Di certo, però, Sorci e tutta la burocrazia politica cittadina non si sono impegnati abbastanza negli anni passati, quando ancora esistevano le condizioni economiche e di mercato per risanare l’Ardo ed il suo indotto, sollecitando i progetti di riconversione industriale con i quali si sarebbe resa tale industria competitiva nei mercati internazionali.
Queste dichiarazioni, arrivate dopo lunghi anni di silenzio e complicità nei confronti dei poteri forti locali fanno danno il via alla campagna elettorale per le comunali del 2012. Tutto ciò, ovviamente, sulla pelle dei lavoratori dell’Ardo e dei cantieri navali di Ancona.

Con preghiera di massima diffusione

Coordinamento Provinciale Ancona
Partito Comunista dei Lavoratori


USB Marche - Sciopero Generale del Pubblico Impiego contro gli attacchi di Governo e Confindustria

Cliccando sull'immagine qui sopra ed ingrandendo potrete leggere il comunicato stampa dell'USB Marche per lo siopero del Pubblico Impiego del 15 luglio.

USB: Analisi dell'accordo interconfederale Confindustria/Cgil, Cisl, Uil

Riceviamo dall'Esecutivo Nazionale USB e pubblichiamo questa analisi dello scandaloso Accordo Camusso-Marcegaglia.


E’ opportuno approfondire i contenuti dell’accordo raggiunto dalla Confindustria e da CGIL CISL UIL , il 28 Giugno scorso, la cui gravità fa impallidire la memoria della politica dei redditi e della concertazione inaugurata con gli infausti accordi del luglio 92 e 93.
Già nella premessa viene chiarito in ogni riga che gli obiettivi sono quelli di assicurare le imprese che le regole in materia di rappresentatività sindacale e di relazioni sindacali sono tutte volte a creare le migliori condizioni di produttività e di competitività, che la contrattazione collettiva ‘deve raggiungere risultati funzionali all’attività delle imprese, deve essere orientata ad una politica di sviluppo adeguata alle differenti necessità produttive ….deve garantire una maggiore certezza alle scelte operate d’intesa tra aziende e sindacati ‘ mentre sugli interessi, le necessità e i diritti dei lavoratori quasi si sorvola.
Al primo punto si affronta il tema della rappresentatività sindacale nazionale per determinare la quale si stabilisce una soglia pari al 5% tra il dato associativo, riferito al numero di iscritti di ciascuna organizzazione e il dato elettivo, ossia i voti ricevuti nelle elezioni delle RSU.
Si spaccia questo come la copia di quanto vige nel pubblico impiego.
Niente di più falso per ben due motivi: nel P.I. la percentuale riferita al dato associativo si calcola sul numero dei sindacalizzati, ossia sul totale degli iscritti a tutti i sindacati del settore, mentre in questo accordo si fa riferimento al totale dei dipendenti della categoria. C’è una bella differenza, specialmente se consideriamo che la realtà produttiva italiana è fatta di piccole e piccolissime aziende, dove è probabile che le elezioni non si faranno mai, e dove difficilmente potrebbero arrivare organizzazioni che non godono dei diritti sindacali più elementari. Ma non è finita qui, per il dato associativo relativo agli iscritti si è deciso che la certificazione venga effettuata dall’INPS dietro convenzione esclusiva con i firmatari dell’accordo. Rimane quindi preclusa ab origine agli altri, in primis ai sindacati di base, la possibilità di avere la trattenuta in busta paga e quindi di poter dimostrare la propria rappresentatività. Saranno le aziende, cui viene affidato un grande potere discrezionale su una materia tanto delicata, ad inviare i dati degli iscritti all’Inps. La certificazione dei voti invece viene lasciata nelle mani dei confederali che dovranno comunicarli al Cnel! Quanto questo meccanismo sia poco credibile e viziato lo dimostra inoltre il punto 5 che prevede la coesistenza delle RSA di diretta nomina sindacale per le quali non sono previste elezioni. C’è poi un elemento di grossa ambiguità che non fa presagire niente di buono: in quest’accordo si fa continuo riferimento alle RSU, finora regolate dall’accordo interconfederale del 1993 che però la UIL ha disdetto nei giorni scorsi, ragion per cui nell’intesa sottoscritta a parte tra CGIL CISL UIL si dice che ‘le categorie definiranno regole e criteri per le elezioni delle RSU’. Se pensiamo che già negli anni scorsi alcuni sindacati di categoria aderenti a CGIL CISL UIL avevano tentato di portare al 20% il numero delle firme necessarie per presentare una lista RSU, tentativo sventato proprio facendo riferimento all’accordo del 93, possiamo avere un’ idea di come saranno democratiche le prossime regole!! Il punto 2 si occupa del contratto nazionale, che dovrebbe garantire la ‘certezza dei trattamenti economici e normativi‘, certezza inficiata e demolita da quanto previsto al punto 7 dove si introduce la possibilità di ampie deroghe che di fatto decretano la scomparsa del contratto collettivo nazionale.
Non si prevedono strumenti di verifica e di consultazione sui CCNL da parte dei lavoratori che eventualmente possono essere introdotte con accordi di categoria, né si dice nulla sulla validità della sottoscrizione di un contratto nazionale in riferimento alla rappresentatività dei firmatari. Se ne deduce che possono essere validi anche accordi separati sottoscritti da chi non detiene la maggioranza dei voti o delle deleghe. Al punto 4 si prevede l’efficacia erga omnes dei contratti aziendali, se approvati dalla maggioranza dei componenti le RSU senza che sia prevista la consultazione dei lavoratori. Di fatto si elimina del tutto ogni parvenza democratica sui posti di lavoro visto che per effetto del 33% delle RSU garantito a CGIL CISL UIL dall’accordo interconfederale del 93, gli basta prendere il 17% +1 dei voti per garantirsi questa maggioranza! Non contenti di ciò nello stesso articolo si blindano tali contratti vincolando ad esse tutti i firmatari di questo accordo.
Il punto 5 prevede che i contratti collettivi aziendali esplichino la loro efficacia anche quando vengano approvati dalle RSA ( la cui costituzione è riservata in forza dell’art.19 della legge 300/70 ai soli firmatari di contratti) che insieme o singolarmente abbiano conseguito nell’anno precedente la maggioranza delle deleghe, quindi la maggioranza degli iscritti e non dei dipendenti come si chiede invece per la rappresentatività nazionale. Insomma le regole variano secondo i giocatori: si ha paura che a livello aziendale non si riesca ad ottenere dai lavoratori i consensi necessari?
Nel caso di contratti collettivi aziendali sottoscritto dalle RSA la consultazione e il conseguente voto dei lavoratori può avere luogo solo se lo richiede, entro dieci giorni dalla sottoscrizione, un ‘organizzazione firmataria di questo accordo o il 30% dei lavoratori dell’impresa e non del singolo sito produttivo, con tutte le difficoltà che si possono immaginare in imprese come la FIAT dislocate su tutto il territorio nazionale da parte di chi non può esercitare il diritto all’ assemblea o alla semplice bacheca.
La consultazione è valida poi se partecipa il 50%+1 degli aventi diritto.
La tregua sindacale, cioè il divieto di scioperare contro gli accordi sottoscritti, viene sancita al successivo punto 6 secondo cui per garantire alle aziende l’attuazione degli impegni contenuti neicontratti aziendali essi diventano vincolanti per le organizzazioni firmatarie di questo accordo interconfederale. Si specifica poi che questo divieto riguarda i sindacati e non i singoli lavoratori ai quali la costituzione garantisce il diritto di sciopero (sic!).
Come se non bastasse al punto successivo, il 7, si introduce la possibilità che gli accordi aziendali determinino deroghe e modifiche, anche sostanziali ai contratti nazionali, relative alla prestazione lavorativa, agli orari e all’organizzazione del lavoro: Marchionne a Pomigliano e a Mirafiori non ha fatto nulla di diverso!
Per gettare fumo negli occhi le deroghe vengono definite “ strumenti di articolazione contrattuale mirati ad assicurare la capacità di aderire alle esigenze degli specifici contesti produttivi”. Dulcis in fundo la richiesta al Governo di assicurare alle imprese, in via definitiva e certa, tutte le misure volte ad incentivare questa bella contrattazione aziendale, in termini di riduzione di tasse e contributi, per collegare eventuali aumenti retributivi al raggiungimento di obiettivi di redditività, cioè profitti, qualità efficienza, efficacia, ecc, ecc ai fini del miglioramento delle competitività e legati al risultati dell’andamento economico delle imprese!
Se il mercato va male, se l’azienda sbaglia investimenti o scelte produttive, hai voglia a farti sfruttare e spremere fino all’osso, chi ci rimette saranno sempre e soltanto i lavoratori.
Non riusciamo veramente a capire come qualcuno possa azzardarsi a dire che questo accordo “rappresenta un salto qualitativo dalla democrazia di organizzazione alla democrazia sindacale che i lavoratori saranno coinvolti e consultati per poter validare gli accordi con lo strumento del referendum”.(Nicolosi, Lavoro e Società Cgil) Nulla di tutto questo. Siamo di fronte ad un accordo i cui contenuti non esitiamo a definire aberranti, che cancella veramente quel poco di democrazia ancora presente nei posti di lavoro ed istaura una vera e propria dittatura di Cgil Cisl e Uil attraverso un tentativo smaccato, ma non per questo meno vero, di eliminare del tutto il pluralismo sindacale e le possibilità di rivolta di fronte ad una crisi economica che ancora non ha mostrato la sua devastante natura.
Se già oggi giudichiamo pesante l’attuale manovra finanziaria di Tremonti, pari a 1 miliardo e 800 milioni di euro cosa ci aspetterà nei prossimi 2 anni quando il debito pubblico, se va bene, dovrà ridursi di altri 45/47 miliardi di euro?
E’ per questo che Confindustria, Cgil Cisl e Uil sono stati così solleciti e d’accordo nel definire queste nuove relazioni sindacali, all’insegna di un rinnovato patto sociale che dice: gli interessi dell’impresa prima di tutto, i lavoratori si adeguino ed in ogni caso si tolgono di mezzo quanti più spazi possibili al dissenso, al conflitto, alle lotte.
Notizia dell'ultima ora: il sito della Funzione Pubblica riporta la notizia che il Ministro Brunetta ha inviato all'Aran l'atto di indirizzo per la stipulazione di un accordo quadro che regoli il sistema delle relazioni sindacali alla luce della riforma degli assetti contrattuali sottoscritti il 30 aprile 2009 per i comparti del pubblico impiego.

Roma, 1 luglio 2011

Unione Sindacale di Base
Esecutivo Nazionale

IL SIGNIFICATO POLITICO DELL'ACCORDO CAMUSSO-MARCEGAGLIA


...ALCUNE DOMANDE A VENDOLA E FERRERO.. 

A tutti i militanti operai e attivisti d'avanguardia, risulta chiara la valenza sindacale profondamente regressiva dell'accordo Camusso- Marcegaglia- Bonanni- Angeletti. Ma è bene chiarire sino in fondo il suo significato squisitamente politico.
Paradossalmente l'accordo è figlio indiretto della sconfitta di Berlusconi alle elezioni amministrative e nel referendum. Quella sconfitta ha infatti materializzato agli occhi di Confindustria, come a quelli delle burocrazie sindacali, la chiusura di una stagione politica e il delinearsi di una prospettiva politica nuova. Da qui l'esigenza, da entrambi avvertita, di un cambio di registro.

CONFINDUSTRIA SI PREPARA AL CENTROSINISTRA

Confindustria sa che si avvicina la probabile “svolta” di centrosinistra. E sa che il nuovo governo dovrà gestire una stretta sociale drammatica: non solo il grosso del lavoro sporco ereditato da Berlusconi e Tremonti in ordine al pareggio di bilancio ( 2013-2014); ma anche la successiva cura da cavallo- dettata dai banchieri europei e fatta propria da tutti i partiti dominanti- in ordine all'abbattimento accelerato del debito pubblico sino al 60% del PIL. Come sarebbe possibile gestire una simile stretta appoggiandosi sulle fragili spalle di Bonanni e Angeletti, senza un coinvolgimento della Cgil? L'apertura di Marcegaglia a Camusso ha esattamente questo significato. Non solo cercare di imbriglare e subordinare la Fiom dentro un nuovo patto sociale, restringendo e possibilmente annullando ogni suo spazio di manovra. Ma preparare la strada della ennesima compromissione della Cgil nella politica antioperaia del futuro governo confindustriale di centrosinistra.

LA BUROCRAZIA CGIL SI PREPARA A GESTIRE I SACRIFICI

Per la burocrazia CGIL è valso un giudizio analogo e speculare. La sua vocazione al patto sociale è strategica ed organica. Ma nei due anni passati, a fronte di un governo Berlusconi stabilmente in sella (e attestato sul blocco pregiudiziale con la Cisl ), questa vocazione non poteva svilupparsi come avrebbe voluto. Oggi la crisi verticale del berlusconismo apre alla burocrazia uno spazio nuovo di reinserimento nel “gioco”. La Cgil si offre preventivamente a Confindustria e al futuro probabile governo di centrosinistra, come ammortizzatore indispensabile del conflitto sociale a fronte della nuova annunciata stagione di sacrifici. Il suo accordo con Confindustria, naturalmente, offre anche un vantaggio contingente al governo decrepito di Berlusconi. Ma l'interlocutore vero e strategico dell'accordo non è il Cavaliere, bensì il centrosinistra. Che infatti, a partire da Bersani, si spertica di lodi nei confronti della “responsabilità” della Cgil. Infatti proprio la sponda della Cgil, come già in passato, potrà permettere al “governo amico” di cercare di bastonare pesantemente i lavoratori, col minimo di reazione sociale.
Se così stanno le cose- e così stanno- poniamo alle sinistre italiane un interrogativo molto semplice: come possono continuare a perseguire come se nulla fosse un accordo di governo col PD, grande sponsorizzatore dell'accordo antioperaio Marcegaglia- Camusso?

IL SILENZIO DI NICHI VENDOLA E'IL SUO PEGGIOR COMIZIO

Nichi Vendola, così loquace nei pubblici comizi, tace totalmente sul nuovo accordo Camusso- Marcegaglia. E' un caso? Una disattenzione? O magari una forma di rispetto della cosidetta “autonomia sindacale”, come spesso si dice in questi casi? Nulla di tutto questo. Quando si trattò di criticare pubblicamente le ( sacrosante) contestazioni degli operai alle sedi Cisl, Vendola fece ben sentire la propria voce. E così quando lamentò il mancato coinvolgimento della Cisl nello sciopero generale del 6 Maggio.. Peraltro non è proprio l'autonomia sindacale della Cgil da Confindustria che andrebbe difesa contro la burocrazia dirigente del sindacato? Invece, silenzio tombale.
La ragione vera è assai semplice. Un candidato premier ( in pectore) del centrosinistra- tanto più in tempi di stretta sociale- non può contrastare la concertazione, cioè la subordinazione dei lavoratori ai padroni. Perchè la concertazione è esattamente la ragione costitutiva del centrosinistra. E un suo Presidente del Consiglio, comunque si chiami, dovrebbe semplicemente gestirla, nel nome di quei poteri forti che sono fisiologicamente i veri mandanti del governo e del suo programma. Del resto, perchè mai lo stesso Vendola che tace sull'accordo, ha recentemente dichiarato sul Corriere della Sera che “la sinistra non può più attestarsi sulla difesa del vecchio Welfare”? Oppure perchè ha più recentemente affermato che “ solo una classe dirigente moralmente legittimata può chiedere sacrifici”? Non sono proprio i sacrifici dei lavoratori ad essere immorali, dopo 20 anni di arretramenti? Evidentemente la preparazione al premierato è lastricata di segnali inequivoci. Inclusa la rivendicazione di una possibile unificazione di Sel col PD liberale.
Ma tutto questo non è forse una pugnalata preventiva alla FIOM, contro tutte le recite elettorali sulla propria vicinanza ai metalmeccanici? Nel momento in cui la burocrazia della Cgil si accorda coi padroni contro i metalmeccanici e il loro principale sindacato, il silenzio di Nichi Vendola non è forse un avallo alla politica della burocrazia? E' indubbio. Ma è appunto il prezzo pagato- senza particolare sofferenza- alla propria ambizione presidenziale. Se tutto questo accade già oggi, quando il premierato è ancora un'ambizione virtuale, ognuno può immaginare casa accadrebbe quando Vendola si trasformasse in un Presidente reale del Consiglio, a braccetto di Bersani e D'Alema. Siamo al Bertinottismo parte seconda. Altro che nuova speranza a sinistra!

LE ACROBAZIE DELL'EX MINISTRO FERRERO

Ma una domanda s'impone anche alla FDS e a Paolo Ferrero.
A differenza di Vendola, Ferrero ha attaccato l'accordo tra Cgil e Confindustria, con parole inequivoche. Così come pochi giorni or sono ha attaccato, senza ambiguità, la macelleria poliziesca in Val di Susa. Bene. Anzi, benissimo. Ma poiché resta il fatto che sia la strage di democrazia sindacale, sia l'aggressione militare ai No Tav abbiano avuto il benestare determinante del PD- che anzi è stato per molti aspetti il vero ispiratore di entrambe- chiediamo pubblicamente a Ferrero: come puoi continuare a rivendicare “il patto democratico” col PD per la prossima legislatura? Come puoi ricercare l'accordo programmatico con un PD che è dall'altra parte della barricata rispetto ai movimenti sociali, persino nella stagione di Berlusconi, (figuriamoci col centrosinistra)? Sostieni che non si può avere una posizione pregiudiziale. Ma la vera posizione pregiudiziale non è forse quella che ignora “pregiudizialmente” la vera natura del PD, la sua collocazione confindustriale, i suoi rapporti col potere finanziario, sino alla corruzione fisiologica che non a caso attraversa i suoi ambienti dirigenti e le loro commistioni d'affari ( v. D'Alema e la Fondazione Italiani Europei)?
Dunque perchè Paolo Ferrero parla in un modo e agisce in un altro? Perchè l'ex ministro non ha cessato di vivere sotto le spoglie dell'oppositore sociale o dell'amico dei movimenti. E se per avere la speranza di un pugno di parlamentari eletti, si deve accordare col PD, firmare il programma borghese della sua coalizione di governo, sostenere il candidato premier di quella coalizione, impegnarsi a votare la fiducia a quel governo confindustriale, ben venga questo “sacrificio”. I metalmeccanici possono aspettare. E la verità con loro.

O DI QUA O DI LA, IN MEZZO AL GUADO NON SI PUO' STARE

L'accordo Camusso Marcegaglia non è solo un fatto sindacale. E' il biglietto da visita del nuovo centrosinistra che si prepara. Contestare in ogni sede quell'accordo, impegnarsi a contrastarlo tra i lavoratori, creare le condizioni di massa per farlo saltare non è solo un impegno sindacale. E' il primo atto di opposizione preventiva al nuovo governo confindustriale in gestazione.
Per questo a tutte le sinistre diciamo :” O di qua o di là,in mezzo al guado non potete stare”. Né ripiegando in un assordante silenzio. Né usando parole biforcute, contraddette dalla realtà dei fatti.
Rompere col PD e il Centrosinistra, grandi sponsorizzatori del tradimento sindacale; unire tutte le sinistre politiche e sindacali in una mobilitazione vera contro governo e il padronato; preparare per questa via un'alternativa di classe a Berlusconi e alle classi dirigenti del Paese. Questa è la proposta e la linea di massa del Partito Comunista dei Lavoratori, nei luoghi di lavoro, nei sindacati, in tutti i movimenti.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

08/07/11

Rigassificatore-PD e IDV hanno tradito ancora i propri elettori


A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA: Ancona - Purtroppo, quello che avevamo già denunciato in occasione della manifestazione del 25 giugno si è puntualmente verificato: i consiglieri e la giunta regionali del PD e dell’IDV hanno di nuovo tradito i propri elettori, sacrificandoli agli interessi delle Multinazionali.

Nonostante il risultato dei referendum sul nucleare, che hanno espresso inequivocabilmente la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini e di tutti gli elettori di centrosinistra, di mettere al primo posto la salute, la sicurezza ed il rispetto dell’ambiente, hanno presentato ed approvato il mega progetto dei rigassificatori offshore di Falconara.

La scelta è chiara: prima tentano di appropriarsi della vittoria dei referendum sull’acqua ed il nucleare, poi però non fanno nulla per restituire l’acqua alla gestione pubblica o per garantire l’approviggionamento energetico più sicuro e sostenibile possibile. Evidentemente sono tutte manovre politiche che nascondono una verità ormai chiara a molti: i reali referenti politici di PD ed IDV sono le grandi lobby finanziarie ed industriali, per le quali gli esponenti del centrosinistra sono pronti a tradire in qualsiasi momento i lavoratori e le loro famiglie.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, l’unica sinistra che non tradisce, continuerà, senza esitazioni e senza ambiguità, a sostenere la battaglia dei cittadini contro i rigassificatori, nelle Marche come nel resto d’Italia. I movimenti per l’acqua pubblica, contro il nucleare, contro i rigassificatori, contro gli inceneritori, contro la Tav ed altre grandi opere, hanno una matrice comune: difendere il territorio e la salute dei suoi abitanti dalle speculazioni industriali, finanziarie, politiche o mafiose che siano, di questo e dei precedenti governi. Per questo torniamo a proporre, oltre all’unificazione ed alla radicalizzazione delle lotte fino alla caduta del Governo Berlusconi, anche la creazione di un alternativa politica al centro destra e al centrosinistra, che sia di sinistra, di massa ed anticapitalista e che porti finalmente al potere i bisogni dei lavoratori.

Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Regionale Marche

07/07/11

Fabriano: rifondare il vecchio PCI ? No, grazie!

A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche

COMUNICATO STAMPA:
Il convegno che si terrà a Fabriano il 9 luglio, in cui verrà presentato un “testo storico” riguardante la storia del comunismo italiano, nasconde in realtà un presunto progetto politico volto alla riesumazione del vecchio P.C.I, anche nella città di Fabriano.

Questa operazione costituisce un grande inganno ai danni dei tanti comunisti onesti che vivono anche nel territorio fabrianese.

Oltre alla critica politica sul rilanciare un nuovo PCI invece di costruire un nuovo partito di sinistra, di massa ed anticapitalista, è da notare come i personaggi che presiedono tale “manifestazione”, facciano registrare la reale connivenza tra gli stessi e il grande padronato marchigiano, l’alta finanza e certi “poteri forti”, con i quali questi pseudo-comunisti hanno governato per decenni in tutta la regione.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, oltre a denunciare questa subdola operazione politica, esprime inoltre il suo dissenso nei riguardi della scelta di alcuni giovani del Centro Sociale Coaf di Fabriano (non tutti, per fortuna!) di fare ingresso in S.E.L., che rappresenta l’inizio devastante di un processo trasformista e governista, con il quale si vuole eliminare qualsiasi alternativa politica a Fabriano, ingabbiando le opposizioni nelle solite mega coalizioni di centrosinistra, facilmente manovrabili dal padronato fabrianese.


Con preghiera di massima diffusione

Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche

04/07/11

Violenze contro in Val di Susa la testimonianza e le opinioni del PCL

qui sopra un breve filmato a suffragare la testimonianza del PCL

VAL DI SUSA: LA MIA TESTIMONIANZA A DISPOSIZIONE CONTRO LE BUGIE DI MARONI
 
Impressiona che il ministro Maroni, facente capo a un partito che ha più volte rivendicato “migliaia di fucili” bergamaschi al servizio di una possibile secessione ”padana”, si atteggi, con tale disinvoltura, a custode della legalità, contro i No Tav. Ma la menzogna ha un limite.

Avendo ieri partecipato, con una delegazione del PCL, al corteo No Tav partito da Giglione, sono stato diretto testimone, al pari di migliaia di persone, dell'uso metodico di lacrimogeni ad altezza d'uomo e persino del lancio mirato di macigni dall'alto dell'autostrada, da parte di agenti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, contro i manifestanti. E ho visto sulla pelle di decine di manifestanti i segni inequivocabili di pallottole di gomma. Questa testimonianza, se ritenuta utile, è al servizio del movimento No Tav, contro la intossicante ipocrisia bipartisan.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale
 
VAL DI SUSA: L'IPOCRISIA BIPARTISAN SULLA “VIOLENZA”

( l'impotenza del “legalismo”, la riflessione sull' ”antagonismo”)

La “violenza” è da tempo immemorabile una categoria singolare. Se compiuta nel nome della “legalità” non solo cessa di essere tale, ma è addirittura ragione di encomio e di pubblica lode. Se invece è compiuta contro il potere, diventa il massimo dell'abominio e della pubblica esecrazione.

Questa legge della pubblica ipocrisia è universale.

Militari che uccidono in guerra sono eroi. Chi difende la propria terra contro quei militari è un assassino e un bandito.

Chi impone col manganello la viabilità di una strada contro una lotta operaia a difesa del lavoro , fa il suo dovere. Chi si difende da quel manganello per il diritto al lavoro, è un “resistente” a pubblico ufficiale e andrà a processo.

Chi respinge un barcone di migranti in mezzo al mare, magari facendo cento morti, difende i confini e la legalità internazionale. Chi cerca di varcare disperatamente quei confini è un deprecabile “clandestino”, responsabile della sua stessa sorte...

Questa legge dell'ipocrisia non risparmia la Val di Susa.

Un gigantesco apparato militare dispiegato in quella valle, quasi pari alla forza militare italiana impiegata in Afghanistan, finalizzato unicamente a imporre alla popolazione di Val Susa un opera nociva,( e all'Italia lo spreco di 20 miliardi a favore dei peggiori interessi), è un atto di difesa della legalità. Se per difendere quella legalità si usano gas tossici, lacrimogeni ad altezza d'uomo, mirati proiettili di gomma, è ( nel migliore dei casi) un “sacrificio” imposto dalla superiorità del “dovere”, che merita il plauso solenne del Capo dello Stato, di tutte le “istituzioni” , di tutti i partiti dominanti. Se invece una massa di valligiani e di giovani cerca di impedire come può la devastazione della Valle, per affermare la volontà e i diritti di chi la abita, ( oltrechè gli interessi della maggioranza della società italiana), diventa il simbolo della “Violenza” , della “delinquenza”, della “sopraffazione”. Perchè? Perchè si contrappone alla “Legge” e allo Stato che la difende.

E' tutto chiaro. La violenza dello Stato si chiama Legge. La legge della democrazia si chiama Violenza. I conti tornano. E' la riprova che solo una rivoluzione sociale può fare giustizia, restituendo alle ragioni della democrazia il diritto della forza.

Tutta la cultura dipietrista, grillina o pacifista, che da anni rivendica il valore della “legalità” come orizzonte insuperabile e leva di trasformazione, è smentita una volta di più dalla violenza legale dello Stato. L'appello a uno Stato immaginario contro lo Stato reale, a una legalità fantasma contro la legalità materiale, è un esercizio retorico di impotenza e di inganno. Che spesso serve a coprire la propria subalterneità, per quanto “critica” allo status quo.

Parallelamente l'esperienza della Val di Susa dimostra, sul versante opposto, che una pura apologia dell'antagonismo ribelle non porta lontano, se non si congiunge ad una prospettiva rivoluzionaria, capace di unificare tutte le ragioni degli sfruttati e degli oppressi in un'azione di rivolta generale e di massa. La Val di Susa non vincerà da sola. Come non vincerà da sola la battaglia sull'acqua pubblica. O la battaglia contro la guerra. O la battaglia per i diritti dei migranti. O la battaglia per la difesa della scuola e del lavoro. Ogni lotta parziale può strappare risultati, anche parziali, nel suo specifico settore, solo all'interno di una prospettiva unificante. Solo ponendo la propria radicalità al servizio di una rottura complessiva di sistema, e quindi di un'alternativa di società. Ciò che implica a sua volta ,in ogni settore di lotta, un lavoro di organizzazione, di sviluppo della coscienza politica, di selezione e formazione dell'avanguardia più generosa e combattiva.

Questo è il lavoro quotidiano controcorrente del Partito Comunista dei Lavoratori, all'interno di tutte le lotte di massa: il lavoro per la rivoluzione.

MARCO FERRANDO
Partito Comunista dei Lavoratori
Portavoce Nazionale