Piccole vicende dell’ordinaria vita borghese possono fornire squarci di luce illuminanti sulla natura delle cosiddette “opposizioni”. Sia di quelle liberali. Sia anche di quelle che si presentano come “radicali” o antisistema. La destituzione del banchiere Profumo dai vertici di Unicredit è al riguardo esemplare.
Tutto l’arco delle opposizioni, in forme diverse, ha pianto l’estromissione del più grande banchiere italiano.
Il PD ha rivendicato la figura di Profumo come banchiere autentico, di profilo europeo e non provinciale, estraneo alle bassezze della politica. Al punto che il quotidiano La Repubblica non ha perso tempo per indicarlo come un possibile candidato premier del centrosinistra in contrapposizione a Berlusconi. Si tratta di una posizione naturale. Il PD è il partito borghese italiano più vicino al mondo bancario, in particolare attraverso l’associazione dalemiana Italiani europei ( direttamente finanziata da grandi banche).
Il vicesegretario del PD, Enrico Letta, ha recentemente promosso un pubblico incontro tra la propria componente e il fior fiore dei banchieri italiani ( Profumo incluso). Del resto lo stesso Profumo, come tutti ricordano, è stato grande elettore alle primarie sia di Romano Prodi nel 2006, sia di Walter Veltroni nel 2008. Non a caso l’impronta dei banchieri sulle politiche dei governi di centrosinistra negli ultimi 15 anni è stata davvero indelebile: dalla promozione dei Fondi pensione sino all’abbattimento dell’Ires sui profitti bancari ( dal 34% al 27% nella sola Finanziaria Prodi del 2007). E il centrosinistra ha difeso significativamente l’ “autonomia” e la sacralità delle banche dalle battute populiste ( del tutto ipocrite) del ministro Tremonti o dalle “ingerenze” politiche di Centrodestra. La difesa liberale di Profumo non fa dunque una grinza.
Colpisce invece l’allineamento ai liberali dell’intero mondo delle sinistre.
Valentino Parlato su il Manifesto ha denunciato, in prima pagina, la liquidazione politica di “un banchiere di sinistra, di qualità, capace di mantenere in ordine e far crescere Unicredit” ( 22 Settembre).
Il quotidiano Liberazione ha seguito a ruota, affermando che Profumo avrebbe “ rotto le regole non scritte del capitalismo italiano e il suo rapporto simbiotico con la politica, assicurando a Unicredit un profilo europeo, indipendente dai palazzi romani.. vicino all’economia reale” pur senza sostenere un’adeguata “politica di intervento pubblico”.
Beppe Grillo, a sua volta, ha denunciato l’eliminazione del”banchiere italiano più stimato in Europa” , estraneo al “Sistema”, e per questo vittima del complotto della Lega e dei “Partiti”( v. blog).
Tutti insomma sembrano celebrare con Profumo la naturalità di una banca capitalista ideale e moderna, insidiata dalle forze estranee della “politica” ( provinciale e maneggiona ).
Disgraziatamente per loro..”la banca capitalista ideale” vive di rapina ( come ogni banca) .E la politica dominante ( di ogni colore) supporta le banche.
Non confondiamo intanto due piani distinti. Un conto è il profilo dell’operazione antiProfumo ,e un conto la natura della più grande banca capitalista italiana (e dell’amministratore delegato che l’ha gestita e impersonificata per 15 anni.).
E’ indubbio che alla liquidazione del banchiere abbiano concorso anche appetiti politici leghisti (in particolare veneti) legati alle Fondazioni bancarie. Come è indubbio che vi possa aver partecipato il banchiere Geronzi ( unico grande banchiere berlusconiano). Del resto che la lotta politica borghese si svolga anche nei labirinti del capitale finanziario in funzione di diversi interessi e cordate , è cosa ovvia.
Ciò che non è affatto ovvio è la difesa ammirata della natura del principale istituto del capitalismo bancario, e la rivendicazione della sua “autonomia”, da parte delle sinistre cosiddette “radicali” o di Grillo.
Stiamo scherzando? Unicredit è, per molti aspetti, il cuore economico dell’imperialismo italiano. E’ nata e si è sviluppata attraverso le gigantesche privatizzazioni bancarie della seconda repubblica a partire dal 92, sospinte dai governi Amato, Ciampi, Prodi ( a proposito di..autonomia dalla politica). Ha beneficiato, direttamente e indirettamente, delle politiche di detassazione di rendite e profitti promosse indistintamente da centrodestra e centrosinistra per ben 15 anni ai danni del lavoro salariato. Quale grande detentrice di titoli di Stato ( tassati scandalosamente al 12,5%), beneficia ogni anno del pagamento statale degli interessi sul debito pubblico, concorrendo così alla rapina sociale su scuola, sanità, pensioni, servizi, contro la maggioranza della società italiana. Coi soldi regalati dai governi o rapinati a lavoratori e risparmiatori italiani ( e non solo), ha promosso un’espansione internazionale enorme, con acquisizioni ( Hvb e Capitalia), fusioni, partecipazioni finanziarie in tutta Europa e in particolare nell’Europa dell’est ( soprattutto in Polonia e nei Balcani), contribuendo alle privatizzazioni antioperaie di quei Paesi , all’estensione della dittatura del mercato, al supersfruttamento di manodopera a basso costo. Come tutte le banche capitaliste ha fatto affari con tutti i governi. Incluso peraltro il governo Berlusconi cui ha garantito il sostegno determinante alla cosiddetta Banca del Sud ( in funzione della rapina del Nord) e la creazione del primo fondo pubblico-privato per la ricapitalizzazione delle Pim ( nuovi soldi di contribuenti e piccoli risparmiatori ai capitalisti).
E’ un caso che Tremonti si sia prodigato sino all’ultimo per salvare Profumo, in contrasto con un settore della stessa Lega?
L’incredibile abbellimento di Profumo e Unicredit da parte delle sinistre obbedisce in realtà a due ragioni complementari.
La prima è che se si vuole fare l’Alleanza Democratica con il centrosinistra liberale, ricandidandosi a sostenere un suo governo, occorre subordinarsi alla difesa di quelle banche che fanno parte organicamente della sua costituzione materiale. Del resto se si votarono negli anni di governo le politiche e i programmi delle banche, in cambio di ministeri o ruoli istituzionali, non si capisce perché la stessa prospettiva politica non dovrebbe trascinare le stesse conseguenze. Ma c’è una ragione più profonda.
Le sinistre e lo stesso Grillo, al di la delle chiacchiere, L’anticapitalismo, quando c’è, è retorica verbale o comiziesca, a fini elettorali, non un programma reale di trasformazione. Ne deriva che le banche private sono un istituto naturale del paesaggio sociale, salvo chiedere loro eventualmente ( e invano) un po’ di pietà per lavoratori e piccoli risparmiatori. E dunque se una grande banca privata “fa bene” “è stimata in Europa” o è insidiata dalla Lega, è naturale difendere l’autonomia e il prestigio della banca. L’argomentazione di Grillo è al riguardo esemplificativo di una concezione del mondo. Per il comico guru “il Sistema” non è la dittatura degli industriali e dei banchieri sul lavoro salariato ( per il quale non mostra interesse), ma l’indistinta cupola della “Vecchia Politica dei Partiti” che si intromette nella vita reale dell’”economia” ( senza aggettivi) per condizionarne il corso e lederne le virtù. La soluzione? Non il rovesciamento del capitalismo, a partire dalla nazionalizzazione ( senza indennizzo) delle banche, non immaginano un mondo senza capitalismo. ma la difesa dell’autonomia delle banche dalla “Politica”. Anche dalla politica anticapitalista. Non la nazionalizzazione di Unicredit, ma la difesa di Profumo, in ..compagnia di quella politica liberale dei “morti viventi” contro cui, a volte, si inveisce nei comizi. Non il controllo operaio e popolare sul sistema finanziario, quale condizione decisiva di un ‘alternativa di società, ma un rosario di innovazioni telematiche e tecnologiche all’interno di questa società. Non un altro potere nel mondo reale, ma l’immaginario del mondo virtuale. Nel mondo reale, viva Profumo, e l’autonomia dei banchieri. Dunque il potere borghese.
C’è di più. Il risvolto politico paradossale di questa difesa di Profumo è un ulteriore insperato regalo alla Lega di Bossi: che avrà un argomento in più per denunciare una sinistra chic, amica dei banchieri, e per dare un’immagine popolare alla propria rivendicazione di controllo sulle banche.
Come sempre la sudditanza al capitalismo “democratico” è benzina nel motore della reazione. Tanto più in tempo di crisi sociale.
Quanto a noi, troviamo confermate, ancora una volta, tutte le nostre ragioni. La liberazione del lavoro salariato dallo sfruttamento del capitale non verrà dai parolai di una sinistra subalterna o di un populismo democratico, ma solo da un programma reale di rivoluzione sociale e da un partito che per questo si batta in ogni lotta.
Marco Ferrando
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI - PCL