31/12/09

PCL: bilancio di fine anno

IL PCL CRESCE E SI ESTENDE (27 Dicembre 2009)

Negli ultimi mesi il nostro partito ha registrato nuove acquisizioni collettive e una nuova estensione della propria presenza . La nascita di due nuove sezioni provinciali rispettivamente ad Alessandria e a Trieste, col relativo ingresso del PCL, in forma organizzata, nella realtà regionale del Friuli. L’entrata di metà del direttivo del circolo del PRC di Monterotondo ( 50.000 ab. In provincia di Roma) seguito da buona parte degli iscritti. La confluenza, in forma individuale, di una piccola organizzazione nata dalla rottura con la setta burocratica del PDAC, l’Organizzazione Comunista Alternativa Proletaria ( su cui daremo a breve un’informativa specifica) presente essenzialmente in Veneto e in Sicilia, con quadri operai e sindacali rivoluzionari di indubbia capacità ed esperienza: ciò che significa la nascita della sezione provinciale del PCL a Messina, e un sensibile rafforzamento complessivo e diffuso del nostro partito in Veneto. A tutto questo si aggiungono nuove forme di interesse per il PCl in alcuni settori operai, a partire dall’Alfa di Arese, e un nuovo avvicinamento di giovani, in diverse situazioni locali.
Si tratta naturalmente di sviluppi limitati, e molto disomogenei, ma anche preziosi e significativi. Nel loro insieme dimostrano che il nostro piccolo partito- nonostante l’esiguità dei mezzi e l’attuale censura mediatica- dispone di uno spazio importante di crescita e di radicamento : direttamente proporzionale alla coerenza del suo programma anticapitalista e al duro lavoro controcorrente dei suoi militanti. La recentissima “svolta” della Federazione della sinistra in direzione del CLN con Bersani e Casini, e soprattutto la sua ulteriore compromissione negli accordi regionali di centrosinistra alla vigilia delle elezioni di marzo, potranno chiarire una volta di più le ragioni di fondo delle nostre scelte e del nostro progetto a un nuovo settore di militanti, iscritti ed elettori di quei partiti . Sta a tutto il nostro partito cercare di trasformare queste potenzialità in un salto in avanti della nostra costruzione, nell’interesse generale dei lavoratori e della loro avanguardia.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

26/12/09

22/12/09

Forze armate...privatizzate!


Da "L' Espresso" del 15/12/2009
di Gianluca Di Feo


Tutta la gestione della Difesa passa in mano a una società per azioni. Che spenderà oltre 3 miliardi l'anno agli ordini di La Russa. Così un ministero smette di essere pubblico Le forze armate italiane smettono di essere gestite dallo Stato e diventano una società per azioni. Uno scherzo? Un golpe? No: è una legge, che diventerà esecutiva nel giro di poche settimane. La rivoluzione è nascosta tra i cavilli della Finanziaria, che marcia veloce a colpi di fiducia soffocando qualunque dibattito parlamentare. Così, in un assordante silenzio, tutte le spese della Difesa diventeranno un affare privato, nelle mani di un consiglio d'amministrazione e di dirigenti scelti soltanto dal ministro in carica, senza controllo del Parlamento, senza trasparenza. La privatizzazione di un intero ministero passa inosservata mentre introduce un principio senza precedenti. Che pochi parlamentari dell'opposizione leggono chiaramente come la prova generale di un disegno molto più ampio: lo smantellamento dello Stato. "Ora si comincia dalla Difesa, poi si potranno applicare le stesse regole alla Sanità, all'Istruzione, alla Giustizia: non saranno più amministrazione pubblica, ma società d'affari"...

18/12/09

Comunicato Stampa contro i buttafuori di CGIL CISL e UIL



Fabriano, 17 dicembre 2009

COMUNICATO STAMPA:
Gravissima l’espulsione forzata degli operai dal palazzetto di Fabriano!

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la propria indignazione per l’allontanamento coatto, con metodi fascisti, dal palazzetto dello sport di Fabriano, avvenuto oggi (17/12/2009 ndr) ai danni degli operai del gruppo “effetti collaterali” -gli stessi che si sono resi protagonisti, un mese fa, dell’eclatante occupazione degli uffici della Merloni-.


Infatti, quando gli operai, durante la conclusione della manifestazione congiunta di CGIL-CISL-UIL <> con le prestigiose presenze di Epifani e Bonanni, hanno preteso fosse letto un loro breve comunicato (che alleghiamo ndr), si è attivato il servizio d’ordine composto da delegati sindacali e dalle Forze dell’Ordine (allertate dagli stessi).


L’epurazione è avvenuta senza troppi complimenti anche da parte di membri della Fiom: sigla che aveva preso parte attiva all’occupazione e, seppur timidamente, appoggiato (ora possiamo affermarlo con certezza) opportunisticamente l’azione degli operai durante l’occupazione.


Anche oggi si è consumato l’ennesimo concistoro della burocrazia sindacale italiana e marchigiana che, alle spalle dei lavoratori, confabula per conservare i propri privilegi di casta attraverso “compromessi sempre più compromettenti” con il padronato. Invece di sciorinare continuamente la propria vicinanza agli operai, salvo poi attuare purghe improvvisate contro chiunque disturbi questa inquietante pace sindacale, i sindacati, ed in particolare la FIOM-CGIL, si assumano la responsabilità di un’azione conseguente contro il Governo Berlusconi e contro il tentativo di far pagare ai lavoratori ed alle proprie famiglie la crisi del capitalismo. Oppure decidano una volta per tutte, e lo rendano finalmente noto, chi sono i loro veri referenti politici: i lavoratori o i padroni, i banchieri, i politici neoliberisti?


Ribadiamo ancora una volta la necessità di:

X Uno sciopero generale prolungato fino alla caduta del Governo Berlusconi

X Un coordinamento di tutti i presidi, le occupazioni e gli altri movimenti spontanei di lotta che stanno nascendo rapidamente in tutto il paese, per un’azione unitaria e più incisiva


X La necessità della Nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, per tutte le aziende in crisi e la ripartizione, a parità di stipendio, del lavoro esistente tra tutti i lavoratori


Partito Comunista dei Lavoratori

Sezione di Ancona


15/12/09

Intervento del PCL al no B-day

Intervento di Franco Grisolia (membro della Direzione Nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori) al no Berlusconi day del 5 dicembre 2009 a Roma.

14/12/09

Finanziaria light?!


È tutt’altro che light l’ultima finanziaria varata dal governo. Infatti il documento riporta 250 commi e un giro d’affari di quasi 8,9 miliardi di euro.

Tra questi 3 miliardi sequestrati dalle buonuscite dei lavoratori che già pagano la crisi di lor signori e che ora devono subire l’ennesimo furto in nome della salvaguardia dei grandi industriali e dei banchieri, dell’aumento del finanziamento per le missioni militari, per le scuole private e ancora più incredibile, per il ponte di Messina (470 milioni di euro). Altri 500 milioni per l’edilizia carceraria, per la creazione di nuove infrastrutture (quando in italia abbiamo già di belle e pronte e...abbandonate): il problema “dicono loro” e che non ci sono i soldi per il personale ma ci sono per continuare la speculazione edilizia. Tutto questo continuando a rubare nelle tasche di lavoratori e cittadini.


Mentre non si pensa alla classe lavoratrice però….dall’altra parte c’è chi pensa bene ad aumentarsi lo stipendio. Per il bene sociale quest’anno le pensioni degli ex parlamentari ci costeranno il 5,25% in più alla camera, ed il 4,52% al senato. Aumentano anche gli stipendi del personale che lavora a Montecitorio +1,49%, mentre i deputati promettono di diminuirsi le spese dell’1,27%....promettono. Al Senato costano di più gli ex dipendenti in pensione +5,77%, e il personale non dipendente +2,52%. Non esiste in nessun altro paese europeo un trattamento così vergognoso e sproporzionato tra classe dirigente e classe lavoratrice. Le spese del solo Senato dal 2001 al 2006 sono aumentate del 40%, figurarsi ora nel 2009, con la mafiocrazia al potere, quanto ulteriormente saranno salite. I nostri parlamentari oltre al saper aumentarsi lo stipendio con provvedimenti camuffati e sotterfugi poco evidenti, si danno da fare soprattutto per le loro tasche: stipendio complessivo 19.150 euro al mese, stipendio base 9.980 euro, portaborse 4.030 euro (generalmente parenti o familiari), rimborso spese affitto 2.900 euro, indennità di carica tra 335 e 6.455 euro, tutto “esentasse”. Più cellulare gratis, tessera del cinema gratis, tessera teatro gratis, francobolli gratis, viaggi aerei nazionali gratis, circolazione su autostrade gratis, piscine e palestre gratis, treni gratis, aereo di stato gratis, ambasciate gratis, cliniche gratis, assicurazioni-infortuni gratis, assicurazione decesso gratis, auto blu con autista gratis, ristorante gratis. La classe dirigente italiana ha diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento, mentre obbligano i cittadini a 40 anni di contributi. La sola Camera dei Deputati costa al cittadino 2.215 euro al minuto! Questi dati corrispondono ad una realtà “agghiacciante”.


Chiamatela democrazia, regime borghese o Robin Hood al contrario: permane comunque il sistema nel cui si predilige, di fatto, continuare a rubare nelle tasche dei lavoratori foraggiando un capitalismo che non opera, tanto meno in tempi di crisi, aperture sul welfare, ma anzi incrementa e fomenta divisioni e guerra tra poveri.


A noi tutti il compito di sviluppare “rapporti di forza” favorevoli contro questo regime “avido e implacabile”.

A noi tutti il compito di essere radicali per quanto lo è questo”Governo parassitario”.

Legami con la “Mafia” e grandi “ladroni del nuovo millennio” non ne vogliamo più avere.


Come fare? Ecco le nostre proposte immediate:

-Al salvataggio delle banche a spese del contribuente, contrapponiamo il salvataggio dei contribuenti a spese delle banche

-Bloccare i licenziamenti e la distruzione dei posti di lavoro e le delocalizzazioni selvagge

-Riduzione dell’orario per tutti a 6 ore giornaliere

-Salario per i disoccupati

-Stessi diritti per i lavoratori immigrati

-Occupazione, autogetione e Nazionalizzazione delle aziende in crisi senza indennizzo e sotto controllo operaio

-Nessuna collaborazione di classe con i governi del capitale, manovrati e seguiti da banche e Confindustria

-Se vogliamo uscire da questa crisi senza più rappresentanti “capitalisti”, dobbiamo dare il potere ai lavoratori. Mettendo alla luce del giorno con l’apertura dei libri contabili sporchi, tutte le truffe, gli sperperi e i lavori inutili che noi manteniamo

-Non vogliamo uscire da questa crisi con un'altra guerra e con invii di truppe in tutto il mondo. Per l'Italia fuori dalla NATO

-No ad una Europa imperialista ma per gli Stati socialisti d’Europa.



Youri Venturelli

Partito Comunista dei Lavoratori

Sez.Ancona - nucleo montano.

12/12/09

Piazza Fontana quarant'anni dopo




Pubblichiamo di seguito un comunicato stampa della Federazione Anarchica Italiana, il cui militante Giuseppe Pinelli fu brutalmente assassinato, in seguito ad "indagini" (pilotate dagli stessi mandanti della strage di stato) alla bomba di Piazza Fontana.
Quarant'anni fa, il 12 dicembre del 1969, irrompeva a piazza Fontana il primo grande misfatto di quella strategia della tensione costituita da bombe, omicidi, depistaggi e provocazioni con cui gli apparati dello stato terrorizzarono il paese con l'obiettivo di stroncare le lotte e le rivendicazioni che in quegli anni attraversavano il corpo sociale. Servendosi della manovalanza nazifascista, lo stato italiano dichiarò guerra alla società per riaffermare un dominio che non poteva tollerare oltremodo le istanze di libertà ed emancipazione che caratterizzavano quegli anni. Questo quarantesimo anniversario viene a cadere in uno dei momenti peggiori della storia recente del paese. Negli ultimi vent'anni, i potentati politici ed economici hanno plasmato la società facendola arretrare a livelli inauditi. Il mondo del lavoro è stato ulteriormente umiliato e in gran parte distrutto dalla globalizzazione neoliberista, i diritti sono stati erosi costantemente, il carattere pubblico dei servizi essenziali (dall'istruzione, alla sanità, ai trasporti, ecc. ) è stato sacrificato sull'altare delle privatizzazioni, la repressione è diventata strumento qualificante per l'amministrazione del quotidiano, il razzismo è stato elevato a criterio normativo per la gestione dei flussi migratori e, più o meno implicitamente, anche a criterio morale nelle relazioni con chiunque sia fatto rientrare nella categoria di "straniero" o, peggio, di "clandestino". Il quarantennale di piazza Fontana trova un'Italia in ostaggio, sfiancata da una crisi economica (e, allo stesso tempo, sociale e culturale) prodotta da chi detiene il potere e le leve di comando: un'Italia mortificata da un autoritarismo con cui un'impresentabile classe dirigente è riuscita ad appestare perfino i rapporti sociali. Per ricordare l'eccidio di piazza Fontana è necessario smascherare il revisionismo storico con cui, proprio quest'anno, i vertici delle istituzioni hanno tentato un'ambigua – quanto impossibile – riconciliazione tra vittime e carnefici: il nostro pensiero va, insieme a tutte le altre vittime innocenti, al compagno Giuseppe Pinelli, ingiustamente incolpato della strage, ucciso innocente nei locali della questura di Milano, volato giù dalla finestra dell'ufficio del commissario Luigi Calabresi dopo un interrogatorio di tre giorni. Ma per ricordare piazza Fontana è necessario rendersi conto della stringente attualità di questo anniversario, in un momento in cui gli attacchi dello stato e del capitale nei confronti dei lavoratori, della gente comune, dei più deboli, sono sempre più violenti e spudorati. Con il suo tragico portato di dolore e ingiustizia, piazza Fontana resta l'emblema della criminalità di ogni potere e dimostra quanto possa essere spietato l'esercizio della cosiddetta ragion di stato. Oggi come allora, la risposta più efficace è quella di sempre: lottare e impegnarsi, con tenacia e coraggio, senza cedere alla rassegnazione, per costruire una società libera da ogni ingiustizia e da ogni potere. Il modo migliore per onorare le vittime ma, soprattutto, per riappropriarci del nostro futuro.

SCIPPO DEL TFR: BERLUSCONI UTILIZZA LE ARMI FORNITEGLI DAL GOVERNO PRODI - La CGIL promuova lo sciopero generale!




Il prelievo forzoso eseguito da Berlusconi sul TFR depositato nell’INPS non fa che usare cinicamente le clausole della “riforma” Prodi del 2007: sottoscritta da CGIL,CISL,UIL,UGL e votata da Ferrero e Diliberto. Due anni fa il centrosinistra e le burocrazie sindacali ebbero la faccia tosta di presentare la riforma del TFR come un vantaggio per i lavoratori, annunciando che i fondi pensione sarebbero cresciuti sul mercato finanziario e che il Tfr “inoptato” sarebbe stato in ogni caso “garantito” dall’Inps. E’ accaduto l’opposto. I fondi pensione sono stati colpiti dalla crisi, e il Tfr depositato all’inps è diventato il Bancomat del governo: esattamente come avevano denunciato e previsto coloro che si erano opposti ( Fiom e sinistra sindacale in CGIL, il sindacalismo di base, il PCL). Ora il governo più reazionario dal 1960 usa a proprio vantaggio, contro i lavoratori, l’eredità antioperaia del centrosinistra: sul Tfr come su tanti altri terreni. E’ una ragione in più perché la battaglia per cacciare Berlusconi si dia la prospettiva di un’alternativa vera. Non quella di un ritorno al centrosinistra confindustriale.


A fronte della crisi istituzionale apertasi, la CGIL deve assumersi la responsabilità di promuovere un vero sciopero generale, che ponga apertamente l’obiettivo delle dimissioni del governo : il governo degli evasori fiscali, della rapina sul TFR, del populismo reazionario, deve lasciare il campo.
Non si tratta di chiedere le dimissioni a Berlusconi, ma di creare i rapporti di forza per imporgliele. Uno sciopero generale promosso dalla CGIL, che colleghi le rivendicazioni sociali alla difesa dei diritti democratici, potrebbe unire il mondo del lavoro e il popolo del No B Day in una grande prova di forza capace di aprire dal basso la via di una vera alternativa.
Non bastano manifestazioni occasionali e scioperi rituali, in ordine sparso. E’ necessaria una mobilitazione unitaria, radicale, prolungata, che abbia finalmente l’ambizione di vincere.

MARCO FERRANDO - PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

09/12/09

Il PRG di Cerreto e le sue magagne


Osservando il nuovo Piano Regolatore di Cerreto D'Esi (AN) è facile comprendere come sia stato concepito nell'ottica di una storia recente, ma passata. Questo comporta che uno strumento di massima importanza, come il nuovo Prg, che definisce il futuro sviluppo di un paese, risulti vecchio e obsoleto nei confronti delle sfide che la globalizzazione e l’allarme ambientale ci obbligano ad affrontare, rischiando di rimanere rinchiusi in un passato che non potrà più ritornare.


Per quanto riguarda il nord del territorio comunale si rimane stupiti dal fatto che si continui a definire nuove zone industriali (in direzione Albacina, sia a destra che a sinistra della statale). Lo stesso vale per il sud del paese dove un’area immensa è destinata alla costruzione di altri capannoni.


Cosa si sarebbe dovuto fare?

Innanzitutto fermare l’espansione delle zone industriali con l’eventuale costruzione di nuovi fabbricati: questo per salvaguardare il territorio e renderlo disponibile per altre attività come agricoltura, pascoli o produzione di prodotti tipici del nostro territorio, oppure per inizitive volte alla riqualificazione ambientale. Così facendo, invece, avremo solo altre strutture abbandonate che, se perdura la crisi attuale, a breve si sommeranno ai molti capannoni che rimarrano vuoti ed inutilizzati, creando una disponibilità di gran lunga superiore alle reali necessità.


Un’altra critica da portare al nuovo Prg è quella alla cementificazione selvaggia: per accontentare un po' di gente, vi sono intere aeree di integrazione o completamento urbano dove non vi è preventivato nessuno spazio libero. Questo comporta case addossate l'una all'altra ed interi quartieri senza uno spazio verde dove poter ritrovarsi o far giocare i bambini. Dobbiamo poi considerare l'anacronismo di tale indirizzo di sviluppo: il mercato edilizio è fermo e fermo resterà, non vi è più la necessità di costruire centinaia di appartamenti quando ce ne sono molti di vuoti in giro. La formula corretta sarebbe stata semplicemente di edificare con criteri più moderni e con molti spazi verdi da attrezzare e curare tra un palazzo ed un altro. In poche parole vi è una mancata valorizzazione del sistema ambientale del territorio e si è omesso il collegamento con le realtà già esistenti, come il Parco Naturale della Gola della Rossa (che, anche se per poco, ma entra nel territorio di Cerreto d’Esi nella zona della Madonna dell’Acquarella). Anche la scarsa valorizzazione dell’asse fluviale rimane una grave mancanza delle precedenti amministrazioni, per non parlare del patrimonio rurale in degrado.


Infine vi è la Pedemontana, l’ultimo business da parte del potere locale: un pozzo di San Patrizio dove attingere soldi dello stato per una struttura inutile e costosa. Ma l'aqstuzia di maggioranza e minoranza comunale di presentarla come la salvezza del paese che devierà il traffico pesante dal centro urbano (tesi accettata anche da alcuni esponenti del circolo Legambiente locale) ha avuto la meglio sul buon senso. Concludo ricordando che invece di avvalersi di una nuova faraoinica struttura fatta da gallerie, ponti ed altre soluzioni costosissime, sarebbe bastato studiare una semplice circonvallazione ed il problema sarebbe risolto! Poi ci raccontano che non ci sono mai i soldi. Certo: i grandi imprenditori se li “pappano tutti” (ed alcune società private che costruiscono strade, ne sono la dimostrazione!)


Luca Torselletti

Partito Comunista dei Lavoratori

Nucleo Montano - Provincia di Ancona

03/12/09

Per chi è la crisi?


La drammatica crisi capitalistica che sta attanagliando l’economia mondiale, non è riuscita ancora a far capire alla popolazione che i costi dell’avidità, banchieristica, imprenditoriale e di tutti i poteri forti che ora cercano di trincerarsi dietro muri di intoccabilità e immunità, da tempo hanno già cominciato a far pagare a tutti i lavoratori il peso dei loro sbagli e della loro ipocrisia che purtroppo si estenderà anche alle generazioni future.

Nonostante siano enormi gli interventi pubblici messi in campo per sostenere ancora una volta questo sistema dato a intendere come modello ultimo e unico delle società sviluppate, viene negata ogni possibilità di messa in discussione in qualsiasi modo del capitalsismo, destinato invece ad inserirsi obbligatoriamente in crisi sempre più frequenti, lunghe nella risoluzione e pesanti e difficoltose per chi dovrà poi “PAGARE”.

I soldi che il Governo ha trovato per "risolvere" la crisi, non soltanto servono per riempire le tasche a coloro che al contrario dovrebbero ripagare i danni di tasca propria, ma senza neppure indugiare un attimo sulla possibilità di un alternativa di sistema, si continua a foraggiare le casse di un modello economico che ormai più volte ha dimostrato il suo fallimento. Il capitalismo in questo momento sostiene ancora gli aumenti e gli investimenti militari, la riduzione con tagli alle scuole e sanità pubbliche mentre si aumentano i finanziamenti a quelli private, miliardi di euro regalati al vaticano, altrettanti alle banche ed agli evasori fiscali etc…Facendo pagare il tutto ai lavoratori con licenziamenti di centinaia di migliaia di persone, con contratti nazionali distrutti.
Hanno come unico obiettivo, approfittare della crisi per abbattere il costo del lavoro e fare più possibile cassa, mentre dall’altra troviamo le età pensionabili che si innalzeranno e saranno effettivamente raggiungibili solo allo scadere della nostra esistenza. Il buon capitalista pretende che tu lavori finché c’è vita, fintanto che ti tieni in piedi. Così subentra la “tassa sulla speranza di vita”. Il fatto che gli italiani vivano più a lungo, verrà contraccambiato con una pensione più bassa. Con buona pace di chi annuncia che il sistema previdenziale non sarà toccato. Lo Stato, invece di pagare poniamo 1.000 euro al mese per 19 anni (era la speranza di vita dei maschi ultrasessantenni una quindicina di anni fa), darà 905 euro al mese per 21 anni (speranza di vita attuale). E non è finita qui, perché ogni ulteriore aumento della vita media in futuro farà scattare di tre anni in tre anni un taglio della pensione (già da gennaio 2010).

È ora di dire “BASTA”. È ora di dire: “SE NE VADANO TUTTI, GOVERNINO I LAVORATORI”.
Si sono arricchiti per anni con i frutti del nostro lavoro, ci hanno ricattato con delle leggi massacranti, ci hanno sfruttato con salari infimi e mutui ed affitti da capogiro, ci hanno messo in guerra gli uni contro gli altri con lo sfruttamento degli immigrati.
Dobbiamo riformare la nostra coscienza di lavoratori.
Il Partito Comunista dei Lavoratori afferma da tempo che solo un programma rivoluzionario di lotta per un governo dei lavoratori può ispirare coerentemente una politica di unità di classe. Sfidando all’unità d’azione nell’autonomia, tutte le sinistre politiche e sindacali.

Di seguito illustriamo, a scopo esemplificativo, alcuni dei guadagni annui che ricevono i top manager nelle aziende di proprietà pubblica:
Pierfrancesco Guarguaglini (amministratore delegato Finmeccanica), 5 milioni 560 mila euro;
Fulvio Conti (amministratore delegato Enel), 3 milioni 236 mila euro;
Paolo Scaroni (amministratore delegato Eni), 3 milioni 76 mila euro;
Massimo Sarmi (amministratore delegato Poste italiane), 1 milione 580 mila euro;
Roberto Poli (presidente Eni), 1 milione 131 mila euro;
Piero Gnudi (presidente Enel), 923,348 mila euro;
Mauro Moretti (amministratore delegato Ferrovie dello Stato), 750 mila euro;
Domenico Arcuri (amministratore delegato Sviluppo Italia), 542 mila euro;
Lamberto Gabrielli (amministratore delegato Poligrafico), 525 mila euro;
Maurizio Prato (presidente Fintecna), 520 mila euro;
Lucio Stanca (amministratore delegato Expo 2015), 480 mila euro;
Guido Pugliesi (amministratore delegato Enav), 475 mila euro;
Danilo Brogli (amministratore delegato Consip), 395 mila euro.

Se questi sono i guadagni dei manager pubblici, quelli dei manager delle banche e di tante aziende private che in questi tempi stanno tagliando posti di lavoro e che vogliono imporre salari sempre più bassi sono ancora maggiori.
Per loro la crisi non c’è mai stata né ci sarà!
Per non regredire ancora di più portando vantaggi solo a banchieri, Confindustria, borghesia e poteri forti, dobbiamo cominciare a distruggere i loro apparati privati e la classe lavoratrice deve schiacciare la burocrazia riguadagnando così terreno e aprire la via verso il socialismo.

DOBBIAMO ESSERE RADICALI, COME È RADICALE IL GOVERNO CONTRO I LAVORATORI.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
(nucleo montano-sez.Ancona)

02/12/09

Il 5 Dicembre tutti in piazza a Roma per la massima unità di azione: ma con una proposta politica autonoma!



Il PCL sarà presente alla manifestazione nazionale del 5 dicembre contro il governo Berlusconi, ma con un’autonoma proposta politica rivolta all’insieme delle sinistre politiche e sindacali. Saremo presenti per la ragione più semplice: sarà una manifestazione di larga parte del popolo della sinistra, segnata da domande sociali e democratiche di svolta, indirizzata contro il governo più reazionario che l’Italia abbia conosciuto dal 1960. Un governo per di più oggi impegnato in un affondo populista plebiscitario che evoca apertamente la rottura istituzionale. Ogni defilamento da una manifestazione democratica sarebbe dunque ingiustificato. Peraltro non ci appartiene la scuola di pensiero secondo cui si partecipa ad una manifestazione solo quando la si promuove : vi si partecipa quando c’è il tuo popolo, è segnata da domande progressive, è diretta contro il comune avversario. Ma con la stessa chiarezza diciamo che proprio il contesto politico che fa da sfondo all’iniziativa pone una volta di più l’esigenza di una svolta di fondo della sinistra italiana, che parta da un punto di verità e di realismo. L’esperienza ci dice che Berlusconi non sarà né battuto né indebolito da manifestazioni una tantum, per quanto importanti e partecipate. Può essere battuto solo da una grande mobilitazione operaia e popolare a carattere prolungato che sappia incidere sui concreti rapporti di forza sociali e politici, approfondire le contraddizioni del blocco sociale reazionario, produrre una massa critica d’urto capace di destabilizzare gli equilibri dominanti. In altri termini , solo una rivolta sociale può piegare e cacciare questo governo. Ma l’impegno per questa prospettiva, certo non facile, implica una condizione precisa: l’emancipazione delle sinistre da ogni cultura istituzionale e governativa; la loro totale autonomia politica dal PD, dall’IDV, da ogni partito borghese; la loro immersione in un lavoro pancia a terra per l’unificazione e radicalizzazione del movimento di massa. Purtroppo non è l’aria che si respira nella sinistra italiana. Non mi riferisco solo o principalmente all’appello di convocazione della manifestazione del PRC del 5 dicembre, dove trovo francamente paradossale che in poche righe si riesca a combinare la sacrosanta rivendicazione delle dimissioni del governo con la richiesta che esso “cambi la propria politica sociale ed istituzionale”( ?!). Mi riferisco alla linea generale delle sinistre ex ministeriali: dove continuano a riproporsi, come se nulla fosse accaduto, tutti i riflessi condizionati della vecchia politica fallita. Da un lato nessuna proposta reale d’azione sul terreno dell’unificazione del movimento di lotta, a partire dal fronte cruciale delle aziende in crisi: nessuna indicazione per l’occupazione delle fabbriche che licenziano, per un coordinamento nazionale delle aziende in lotta, per la creazione di una vera cassa nazionale di resistenza; nessuna proposta di vertenza generale, prolungata e unificante, del mondo del lavoro; neppure un’indicazione di opposizione ad Epifani nel Congresso della CGIL, dove anzi la stessa” federazione” della sinistra si dispone, clamorosamente, a coprire il segretario( grande elettore di Bersani). Dall’altro lato il rigoroso mantenimento dei propri assessorati, l’allargamento delle coalizioni locali di governo addirittura all’UDC ( come in Liguria), la singolare proposta di un governo annuale “di garanzia” con PD,IDV,UDC,“per fare la riforma elettorale”: con l’implicita disponibilità a inevitabili compromissioni “per un anno” sul terreno delle politiche confindustriali e di guerra. A meno di non pensare che al fianco di Casini si possano ritirare le truppe. O che la guerra in Afghanistan possa prendersi un anno sabbatico. La verità è che ,al di là dei dinieghi , continua a primeggiare, sotto traccia, il richiamo della foresta di un” nuovo” centrosinistra, da rinegoziare e contrattare. Ciò vale in forma più lineare per Sinistra e Libertà: che punta al negoziato diretto col nuovo segretario del PD, del tutto incurante delle sue solide relazioni con ambienti confindustriali e bancari. Ma vale anche, in forma più mediata e prudente, per il PRC: che prova a riaprirsi il varco attraverso una relazione privilegiata con Di Pietro, da spendere contrattualmente col PD. La verità è che il cuore dei gruppi dirigenti della sinistra continua a battere là: in direzione della nostalgia istituzionale, del richiamo assessorile, del fascino discreto della “politica che conta” e che ti riconosce “un ruolo”, fosse pure al fianco dei tuoi avversari contro le ragioni che dovresti difendere. Purtroppo non è solo la linea che per 15 anni ha distrutto la sinistra italiana, compromettendola in politiche antioperaie che hanno spianato la strada ( ogni volta) al ritorno di Berlusconi. E’ anche la politica che oggi priva la sinistra di un ruolo autonomo nell’opposizione al governo ; che la subordina alternativamente o all’opposizione liberale del Pd, o alla guida populista di Di Pietro, proprio nel momento in cui sia i Liberali che i Populisti si mostrano incapaci di scalfire, nonostante la crisi, il blocco sociale berlusconiano; che la subordina di fatto a quella trama d’alternanza a Berlusconi oggi sospinta da ambienti finanziari ed editoriali che PD e UDC si candidano a rappresentare, e i cui interessi e programmi sono esattamente opposti a quelli dei lavoratori; che in ogni caso le impedisce una svolta decisiva di radicalità sul terreno delle lotte: perché non puoi muoverti su una prospettiva di rivolta sociale, se la tua politica insegue Bersani, assessorati e futuri ministeri. Per questo porteremo in piazza il 5 dicembre un’altra proposta politica. Che parte proprio dalla necessità di lavorare all’innesco di un’ esplosione sociale di massa, quale unico possibile ariete di sfondamento e fattore di vera alternativa . Sono i lavoratori e i movimenti di lotta ad aver battuto per due volte Berlusconi, nel 94 e nel 2002, bloccando i suoi piani antioperai, e preparando le condizioni della sua caduta. Ma per due volte le potenzialità del movimento operaio sono state subordinate all’egemonia dei liberali , quindi al centrosinistra, quindi alle ragioni di Confindustria : con un drammatico effetto di demotivazione di massa e di rivincita reazionaria. C’è un solo modo possibile di trarre lezione da questa esperienza: rifiutare definitivamente ogni subordinazione al liberalismo; unificare e sviluppare sino in fondo tutte le potenzialità di mobilitazione della classe operaia attorno ad un proprio programma di lotta indipendente, contro ogni logica di concertazione ; candidare il movimento operaio a forza egemone della più ampia mobilitazione popolare contro Berlusconi , nella prospettiva di un’alternativa di società e di potere: che punti a cacciare assieme a Berlusconi le classi dirigenti del Paese. Perché le sinistre italiane non uniscono nell’azione le proprie forze attorno a questa prospettiva di lotta indipendente , invece di contendersi l’una contro l’altra le attenzioni di Bersani o di Di Pietro, di Burlando o di Loiero?

24/11/09

Generalizzare la lotta: subito uno sciopero generale ad oltranza per cacciare il Governo Berlusconi!


Stiamo perdendo l'ennesimo tram per la cacciata del Governo!
Pubblichiamo di seguito due comunicati stampa nazionali sulla grave crisi che sta colpendo milioni di lavoratori in tutto il paese, le loro azioni di protesta ed il ruolo di pacificatori sociali che sindacati e partiti della sinistra assumono di fronte ad esse.



GRAVE IL RIGETTO DA PARTE DI EPIFANI DELLA RICHIESTA DELLO SCIOPERO GENERALE.
(24 Novembre 2009)
La frettolosa archiviazione dell’ordine del giorno di Giorgio Rinaldini a favore dello sciopero generale in sede di direttivo nazionale della CGIL è un fatto grave , che non ha solo un’implicazione sindacale ma politica. Significa che, al di là delle parole, la maggioranza dirigente della Cgil si rifiuta di unificare il movimento di lotta dei lavoratori contro Confindustria e Governo Berlusconi proprio nel momento del loro massimo attacco alle condizioni del lavoro, e del moltiplicarsi di azioni operaie di resistenza. E questo solo per compiacere Bersani, tenere aperta la porta a Cisl e Uil, dare un segnale a Confindustria. Si conferma una volta di più l’importanza di un’aperta battaglia di opposizione nel congresso nazionale della Cgil. Tutte le sinistre hanno il dovere di sostenere pubblicamente la mozione della minoranza, che al di là dei suoi limiti evidenti, raccoglie la spinta più combattiva della classe operaia industriale, a partire dalla Fiom. Per questo la scelta pilatesca di Ferrero e Diliberto di fronte alla battaglia interna alla Cgil è francamente sconcertante. Capisco che Epifani è grande elettore di Bersani, con cui PRC e PDCI stanno facendo accordi di governo in tutta Italia per le elezioni regionali. Ma le ragioni della Fiom possono essere subordinate alle ragioni degli assessori e del PD di Colaninno ?
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI



GENERALIZZARE L’ESEMPIO DELLA LOTTA DEI LAVORATORI DI ALCOA ED EUTELIA.
(23 Novembre 2009)
Occupare tutte le aziende che licenziano e creare una cassa nazionale di resistenza: questa proposta centrale d’azione del Partito Comunista dei Lavoratori ( PCL) è confermata, giorno dopo giorno, dalla stessa dinamica delle principali lotte operaie. La occupazione degli stabilimenti di Eutelia, l’occupazione delle fabbriche Alcoa, le spinte radicali che emergono in tante lotte di resistenza operaia contro la crisi, non possono e non debbono restare isolate. Il loro esempio va raccolto e generalizzato. Alla nuova valanga di licenziamenti che si sta annunciando , occorre rispondere con una radicalità uguale e contraria: occupando le aziende che licenziano e ponendole sotto il controllo dei lavoratori. Solo questa risposta può strappare risultati per i lavoratori e sostenere l’obbiettivo del blocco generale dei licenziamenti. Senza questa risposta, si rischia una disfatta disastrosa in ordine sparso. Per questo il PCL si rivolge nuovamente a tutte le sinistre sindacali e politiche perché uniscano le proprie forze attorno a questa linea d’azione. In ogni caso il PCL- presente dall’inizio in tutte le principali lotte operaie in corso- lavorerà per generalizzare la lotta esemplare di Eutelia e di Alcoa.
MARCO FERRANDO- PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Studenti in piazza ad Ancona contro l'emergenza alloggi

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa degli Studenti Universitari di Ancona aderenti all'associazione Gulliver in seguito al presidio del 22/11/2009 in Piazza Roma.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti gli studenti fuorisede marchigiani e ci impegnamo, fin da ora, ad inserire tra i primi punti del programma elettorale del Partito Comunista dei Lavoratori delle Marche, la risoluzione di tutti i problemi legati all'agenzia regionale ERSU che contribuiscono a rendere il Diritto allo Studio nel nostro paese un astratto dettato costituzionale senza reale applicazione.
La Lista “Gulliver – Sinistra Universitaria” esprime grande soddisfazione per la realizzazione del presidio di ieri sera tenutosi ad Ancona in Piazza Roma."Ad oggi, intendiamo testimoniare pubblicamente la situazione di emergenza che persiste negli alloggi in cui sono costretti a “sopravvivere” gli studenti fuori sede che studiano presso l’Ateneo di Ancona.Per tanto l’iniziativa denominata: “GLI STUDENTI UNIVERSITARI SONO IN MEZZO AD UNA STRADA” è stata organizzata portando in piazza letti, scrivanie, poltrone e sedie con l’obbiettivo di portare a conoscenza anche la cittadinanza di quanto accade giornalmente negli studentati e di come uno degli articoli fondamentale della Costituzione Italiana (art. 34) siano violati.Precisiamo che questo momento rappresenta l’inizio di una campagna mediatica di denuncia e di un percorso di mobilitazione attraverso il quale vogliamo nuovamente richiedere alla Regione - concludono - di sanare immediatamente le carenze in materia di Diritto allo Studio che hanno causato una condizione ormai inaccettabile".

21/11/09

Difendiamo il futuro dalla solita storia!

È bello sentirsi dire ogni giorno che la crisi ha toccato il fondo e che stiamo lentamente risalendo. È altrettanto meraviglioso sapere che non ci siano responsabilità dirette, e che le conseguenze le paghino solo i lavoratori dipendenti tutti ed i piccoli contadini ed artigiani (a cui si aggiunge ora anche una parte dei piccoli imprenditori) che passano anch’essi, loro malgrado, alla condizioni di sfruttati, schiacciati dal peso e falcidiati dalla spietata selezione naturale del capitalismo. Senza parlare di studenti, pensionati, extracomunitari, precari, casalinghe etc. Tutti loro dovranno farsi carico di ripagare questo ennesimo crollo, ma in nome di cosa? I veri responsabili artefici di questa ennesima crisi del capitalismo, non sborseranno neppure un centesimo, al contrario, ci hanno già speculato sopra traendone profitto.

Quale unità

Immensi cartelloni in cui una schiera di partiti (da Rifondazione al PD, dai Comunisti Italiani all'Italia dei Valori) si unisce all’insegna del ”Tutti uniti per il lavoro” compaiono oggi nei centri di molte città marchigiane. Dietro questo motto si nasconde la famigerata parola d’ordine del capitalismo: “Privatizziamo i guadagni e socializziamo le perdite!”. La realtà è che il lavoro da compiere uniti che intendono consiste nel mettere a tacere la voce del popolo, promettendo piccoli palliativi e disperdendo la sua forza in mezzo ai mille rivoli del riformismo opportunista, tutti subalterni, in una forma o nell’altra alla borghesia e ai suoi governi antioperai.

Veramente uniti?

Poiché si parla di unità, ci domandiamo come mai ci si accanisce tanto e si lavora così assiduamente per la disgregazione delle masse lavoratrici e non per la loro effettiva unità politica e sindacale, per l’assopimento e non per il risveglio. Da una parte ci si prende il merito di tener buoni i lavoratori (e qui interviene l’informazione che plasma le menti), dall’altra i lavoratori tengono attualmente occupati o presidiati 300 stabilimenti in tutta Italia (ed ecco l’informazione che censura). Da una parte si promuovono manifestazioni (che poi si rivelano per nulla unitarie, come quella del 5 dicembre, a cui molti del PD non prenderanno parte), mentre dall’altra si frena la partecipazione democratica e diretta dei lavoratori. Da una parte si promuove lo “scudo fiscale” bipartisan, vergognoso condono ai grandi evasori fiscali e alla criminalità finanziaria (che consentirà alle banche, oltretutto, un nuovo incasso di oltre 10 miliardi), dall’altra si fa un attacco frontale al “contratto nazionale del lavoro”, l’atto finale di un percorso di svendita degli interessi della classe lavoratrice.

L’ennesimo massacro politico è ancora in atto

Ora che l’ennesima crisi del sistema capitalistico si ripresenta con tutta la sua insolenza, fragilità fallimentare, nessuno prova a mettere in discussione l’intero sistema economico. Nessuno mette in dubbio l’efficacia di questo sistema, “espressione di pochi”, e portare avanti idee di un socialismo “che si esprime in milioni di lavoratori”. Continuare a foraggiare il sistema capitalistico come prodotto ultimo, come il non plus ultra della storia, non porterà altro che a nuovi arretramenti per tutti gli abitanti della Terra: emigrazione, morte, miseria e fame in tutto il mondo. Nonostante le belle parole, restano attaccati alle loro poltrone e se non basta, usano il mondo del lavoro per prenderne di nuove, adottando tattiche politiche che si adeguano di volta in volta ai tempi che corrono. Con false parole si incentiva l’individualismo a discapito della socialità, con false parole si disincentiva di fatto ad occuparsi di politica mentre perfino i loro “organi interni” sono gestiti dalla politica.Anche questa volta basterà una semplice calcolatrice truccata o stupidi depliant per convincere milioni di elettori (che non si faranno troppe domande) a votare il potentato di turno. Di prendere in considerazione che così facendo si continua a distruggere e ingannare la storia, tradendo sacrifici, lotte, uomini e donne che hanno dedicato la loro esistenza per un mondo più giusto, non se ne parla nemmeno. Sono cose vecchie, irrealizzabili, utopiche. Mentre loro dicono di farlo per vedere le generazioni future sorridere e regalargli un mondo migliore e non per rimanere servi della borghesia o collaboratori di governo con la borghesia (vedi i due governi antioperai di Prodi.

La questione del potere ai lavoratori

Questo è ciò che è ha sempre caratterizzato chi rimuove l’obiettivo del potere operaio: un obiettivo, un programma che conduca i lavoratori non ad occupare impotentemente qualche poltrona in un ministero borghese, ma alla costruzione di un governo “dei lavoratori per i lavoratori”. Un mondo dove il 90% della popolazione controlli il paese e non il contrario. Dove il 2% della popolazione mondiale non possa arrogarsi il controllo del restante 98%. Coloro che dichiarano di essere comunisti dovrebbero sapere che “ci si deve applicare per realizzare ciò che è stato previsto”: i comunisti fanno previsioni legate ad un progetto attivo di modifica della storia che non è predeterminato da qualcuno, ma dipende in gran parte dall’intervento umano nella lotta di classe. È l’uomo che fa la storia!


Questa è una società marcia: si salvano le banche, si chiudono le fabbriche, nessun tetto agli stipendi milionari dei manager ma blocco totale del salario miserabile dei lavoratori attivi. Ora, incominciamo a pensare con la nostra testa, lasciamoci alle spalle borghesi e massoni che sono stati per secoli la nostra rovina. Organizziamoci in un grande partito dove saremo noi a decidere del nostro avvenire…e per quello dei nostri figli. “L’unità non è mai mancata quando si trattava di colpire la propria base sociale; è mancata quando si trattava di difenderla”.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona – nucleo montano

Una firma per i lavoratori


Contribuisci anche tu a presentare una lista ed un programma alternativo ai soliti due schieramenti alle prossime elezioni Regionali.
Abbiamo bisogno del tuo aiuto poichè il numero di firme da raccogliere per la presentazione della lista è incredibilmente alto ed in pochissimo tempo.
Se vuoi firmare per le nostre liste perchè sei un nostro simpatizzante o anche solo per un gesto di democrazia, perchè pensi abbiamo diritto di partecipare alla futura campagna elettorale, contattaci all'indirizzo pclancona@alice.it.

Comunicato Stampa: no alla privatizzazione dell’acqua e degli altri servizi pubblici essenziali


Il Partito Comunista dei Lavoratori, che sarà presente alle prossime elezioni regionali delle Marche con una lista indipendente, inizia la campagna elettorale con una proposta precisa: la Regione faccia di tutto per impedire che il Decreto Ronchi, approvato ieri al Senato con la “porcata” della fiducia, diventi realtà anche nei nostri comuni.
Il provvedimento, che prosegue nel solco delle privatizzazioni selvagge dei servizi essenziali e dei settori pubblici strategici segnato in questi anni sia dai governi di centrodestra che di centrosinistra, prevede la privatizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui, all’art.15, il più importante: l’acqua.
E’ un autentico regalo agli speculatori ed uno straordinario strumento clientelare per i partiti borghesi, che porterà alla spartizione economica di uno dei bisogni primari della popolazione. Come è sempre accaduto in seguito alle privatizzazioni, si arriverà presto ad un aumento delle tariffe e al peggiorare del servizi a discapito di tutta la cittadinanza ed a vantaggio di pochi. L’acqua è di tutti e tale deve rimanere, non permetteremo che nessuno possa essere privato di questo bene di prima necessità.

16/11/09

Togliatti: il burocrate controrivoluzionario


Pubblichiamo di seguito un articolo di approfondimento politico su una delle più controverse figure dello Stalinismo italiano. Utile per capire che i personaggi della sinistra che noi oggi critichiamo non si sono inventati nulla ma provengono e perpetuano, anche se si sforzano di sembrare nuovi, vecchie politiche frutto di una cultura distorta che nel nostro paese è sempre stata egemone.
La storia politica di Palmiro Togliatti è la storia di uno peggiori personaggi che il movimento operaio abbia conosciuto, secondo, per orrori commessi, solo a Stalin. HANNAH ARENDT nella " La banalità del male" da un quadro pulito del genere di persone riconducibili a Togliatti. Un losco individuo, senza etica e dignità, pronto a supinarsi ai voleri del suo padre padrone Stalin senza la minima riflessione, un burocrate.

Cerchiamo con ordine di ripercorrere, cronologicamente, le sue tappe politiche. Nel 1921, anno fondativo del Partito Comunista d'Italia, Togliatti è un semplice redattore dell"Ordine Nuovo, tanto che a Livorno durante le sessioni del congresso non è tra i partecipanti... " Era rimasto a Torino a fare il giornale" [1]. Anche se, per onestà intellettuale, su un 'altra biografia [2] si scrive che "partecipa al congresso con la delegazione di Torino"... Insomma in piena similitudine con Stalin, che durante la rivoluzione russa aveva avuto un ruolo di secondo piano e "conciliazionista", partendo in sordina diviene per magia negli anni 30, a regime oramai strangolato, il leader incontrastato della rivoluzione, secondo solo a Lenin oramai salma...

Nel 1926, quando all'interno del PCUS infuriava la lotta tra l'opposizione di sinistra e la burocrazia stalinista, Gramsci scrive una lettera, indirizzata ai compagni sovietici e tenuta segreta per molto tempo, riguardo alla lotta intestina: "Voi state distruggendo l'opera vostra, voi degradate la funzione di dirigente che il partito comunista russo aveva conquistato per impulso di Lenin: i vostri doveri di militanti russi possono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato internazionale...Togliatti, non vale la pena neanche citare il testo, risponde, sempre sotto ordine di Stalin, stizzito a Gramsci...Uno dei grandi meriti di "Ercoli" fu quello di aver "aiutato"... a liquidare da coprotagonista assieme a Stalin le opposizioni interne.

Nella metà degli anni venti Togliatti assunse, a livello internazionale, una posizione di destra (corrente Bucharin), e quando vide il modo con cui gli oppositori venivano trattati...Togliatti si allineò da buon paggio a Stalin. Stalin non poteva tollerare opposizioni interne e correnti (come era previsto nel partito di Lenin [3]) e procedette all'eliminazione prima politica e poi fisica dell'opposizione trotskista. E così, al medesimo tempo, fece Togliatti con i Trotskisti italiani: Tresso, Ravazzoli e Leonetti (che erano stati i fondatori, insieme a Bordiga prima e Gramsci poi, del PCI italiano). Forte, Togliatti, di una maggioranza nella segreteria del PCI ottenuta grazie alla complicità di un altro laido individuo, Secchia, accusa i tre di deviazionismo e li fa espellere dal Partito. Le calunnie di Togliatti perseguiteranno il compagno Tresso sino alla sua morte e oltre...Tresso morì nel 1944 , in Francia fucilato da miliziani Stalinisti [4].

Togliatti non saturo del suo operato in Italia, da buon fedele stalinista si preoccupa di "ripulire" le diverse opposizioni comuniste nel resto d'Europa.
Prima di tutto toccò ai Polacchi e al PCP: "Quale responsabile incaricato dell'Internazionale comunista alla cura e al controllo dei partiti comunisti dell'Europa centrale seguì la vicenda del partito comunista polacco [5]". "Vicenda" che sotto la sua "cura" portò allo scioglimento del Partito comunista polacco e alla eliminazione fisica, quasi totale, di tutti i membri del comitato centrale...
Poi venne il turno della Spagna. Togliatti era considerato: "il consigliere e l'animatore" [6] della rivoluzione spagnola... Criticava "l'infantilismo anarchico" e riversava, come fatto in passato, il suo odio contro trotskisti e anarchici... Non sappiamo che ruolo ha avuto, al contrario dei suoi amici Vidali e Orlov, quali responsabilità Togliatti ha avuto nelle morte di Andreu Nin [7] , ma sarebbe difficile escludere che come responsabile dell'Internazionale Comunista non sapesse...
Naturalmente Ercoli accusa di fascismo le "spie trotskiste" additandole con disprezzo, ma ai veri fascisti lanciava appelli di benevolenza: "Noi siamo disposti a batterci con voi per la realizzazione del programma fascista"... [8]. Mentre Gramsci e altri compagni erano chiusi nelle carceri fasciste, Togliatti dalla sua comoda poltrona di Mosca attaccava i veri rivoluzionari e, ogni tanto, lanciava la sponda di "collaborazione" con i fascisti di Mussolini. Anche sulle moltissime vittime comuniste dello stalinismo chiuse e uccise nei gulag staliniani, Togliatti
-dalla profonda etica comunista- non mosse nemmeno un dito[9].
Negli anni 40, dopo la liberazione dal nazifascismo, Togliatti eseguendo la tattica stalinista e antileninista dei fronti popolari assunse il ministero di Grazia e Giustizia del governo borghese italiano. Tra le prime misure prese dal nuovo ministro vi fu "l'amnistia" per i fascisti e la repressione dei moti contadini in Sicilia...Si potrebbe continuare parlando della "via italiana al socialismo"... o dei suoi numerosi articoli che elogiavano Stalin dopo la soppressione di rivoluzionari come Zinoviev, Kamenev, Bucharin... l'epurazione di Trotskij e così via, ma non basterebbe duecento pagine. Meglio dunque, forse più utile, soffermarci sulla coerenza e autonomia di pensiero di Togliatti... SIC!
Negli anni venti, durante i primi anni di vita dell'internazionale come scritto sopra, Togliatti, era stato bucharinaino; poi virò e divenne stalinista. Nel 1943 accettò, con grande esaltazione, lo scioglimento della III internazionale; ma nel '47 con la stessa esaltazione, applaudì alla sua ricostruzione sotto le vesta del Cominform, salvo poi essere di nuovo felice per il suo definitivo scioglimento del '56. Con la stessa disinvoltura avvalorò la condanna di Tito, stendendo anche il testo si accusa, e poi dopo si congratulò con il "comunismo" jugoslavo. Fu artefice e protagonista della repressione stalinista e dopo l'avvento Krusciov ( XX Congresso) si allineo alla (presunta) destalinizzazione... Insomma un uomo vile, senza etica, pronto a sacrificare i principi del comunismo per un posto nell'apparato dei privilegiati.

Ma la vita di Togliatti e la sua sgradevolezza hanno anche un altro significato politico, spesso dimenticato, ma oggi attualissimo. Quando molti compagni, legittimamente, oggi parlano e scrivono di "unità dei comunisti", ci si dovrebbe domandare prima, opportunamente, quali comunisti e quale comunismo?

Eugenio Gemmo
Partito Comunista dei Lavoratori
Direzione Nazionale

Note
1 Conversando con Togliatti
2 Togliatti a cura della Commissione propaganda del PCI
3 I Protocolli del CC Bolscevico del 1917-1918
4 Tresso ... Gruppo "Pietro Tresso" Facebook
5 Conversando con Togliatti
6 Trent'anni di vita del Partito Comunista Italiano
7 Andreu Nin fondatore e massimo dirigente del POUM spagnolo
8 Togliatti e Stalin di G.Siniga . Documenti
9 Vittime italiane dello stalinismo in Urss. Di A. Leonetti

14/11/09

Né pubblico, né privato: Comune. A Senigallia Mezza Canaja occupa un nuovo stabile.


“Voi raccapricciate all’idea che noi vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella società vostra attuale la proprietà fu già abolita per nove decimi dei membri suoi: e la proprietà esiste solo in quanto non esiste per quei nove su dieci. Voi dunque ci rimproverate che noi vogliamo abolire una forma di proprietà, la quale suppone come sua indispensabile condizione di tener privi di ogni proprietà il più gran numero dei membri della società”.
(Karl Marx)

La città non è più la stessa. Dieci anni di Giunta Angeloni ne hanno cambiato il volto, sapendo traghettare uno sviluppo urbano fondato su turismo e agricoltura ad uno centrato sul terziario avanzato. A livello urbanistico è stato varato il Piano Cervellati che cambierà completamente il volto del centro storico. Cantieri sono stati aperti un po’ ovunque, così come demolizioni e ri/costruzioni hanno accompagnato la quotidianità di tutti noi.
La scommessa sul terziario avanzato ha saputo fronteggiare la crisi: in un periodo avaro di consumi, la politica degli eventi ha popolato il lungomare, ripopolato il centro storico e lanciato Senigallia sullo scenario nazionale; il tutto mentre le altre città delle Marche arrancavano.
Tutte basi poste per la più grande sfida del futuro, ovvero quella di allungare la stagione estiva ben oltre la sua naturale durata. Senigallia prova ad immaginarsi come “città globale”.
Applausi allora? No, perché tutto questo è avvenuto con la messa all’asta del territorio. Oggi, la “belle epoque” è finita. Non c’è più nulla da progettare, c’è solo da amministrare: mansione più consona al futuro Sindaco.
Gli enti pubblici senza più soldi sono diventati ostaggi dei grandi capitali o addirittura pignorati, gli spazi pubblici sono stati svenduti a ditte “amiche”, e a colpi di varianti e piani particolareggiati l’urbanistica è stata completamente deregolamentata. Guardando la “striscia di Gaza” al Cesano, capiamo immediatamente come sono lontani i tempi in cui la progettualità si concretizzava in quartieri come le Saline o il Vivere Verde. Quest’ultimi, un’articolazione di spazi verdi, asili, scuole, esercizi commerciali, spazi sociali, case popolari e residenziali, il primo, invece, un quartiere dormitorio usa e getta.
L’arte di governo della Giunta, basata sull’attrazione di investimenti privati attraverso l’agevolazione di quest’ultimi, avrebbe dovuto creare un mercato concorrenziale, aperto e pieno di opportunità per tutti. Al contrario si sono gettate le basi per la costituzione di un oligopolio di costruttori e immobiliaristi, e per la svendita dello spazio pubblico ai grandi capitali finanziari e non, rendendo, di fatto, l’azione politica pubblica completamente in ostaggio di interessi e lucri privati. Ex-sacelit, ex-Enel, il porto, ex-liceo scientifico e Palazzo Gherardi stanno lì a dimostrarlo. Oltre ai poli di lusso, c’è addirittura chi - senza imbarazzo - propone la costruzione di un Casinò all’Hotel Marche.
In poche parole il patrimonio pubblico - sia in termini di immobili che di terreni - si è sostanzialmente esaurito, perché o ristrutturato e destinato a nuove e dubbie mansioni, o direttamente venduto al miglior offerente, meglio se di famiglia. Senigallia non è più uno spazio pubblico, ma uno spazio aperto al pubblico.
Peccheremmo di superficialità se sottovalutassimo le conseguenze sociali ed economiche - presenti e future - che queste trasformazioni in sordina hanno prodotto e producono nella nostra quotidianità.
Ci chiediamo, ad esempio, come sia possibile trovare una casa a Senigallia senza dover sacrificare trequarti di uno stipendio, senza fare ore di straordinari o più lavori, magari in nero. Non a caso molti giovani stanno andando a vivere nelle frazioni.
Ci chiediamo come sia possibile concepire un efficace sistema di garanzie sociali, stabile, duraturo e inclusivo, quando vi è una tale sproporzione tra le capacità contrattuali del privato e quelle del pubblico.
Per costituirsi in una dimensione associativa - formale o informale che sia - si è obbligati per necessità di reperire spazi e finanziamenti, ad accettare un sistema clientelare, in quanto, la volontarietà, l’assenza di lucro, il lavoro di base e la dimensione popolare, escludono a priori ogni possibilità di affittare e mantenere immobili a prezzo di mercato. Per farlo dovremmo abbandonare ogni dimensione sociale e partecipativa ed entrare nelle logiche del business del divertimento e dell‘intrattenimento. In poche parole, non esiste più la possibilità di organizzare spazi sociali, politici e culturali senza la mediazione di favoritismi politici o delle regole escludenti del mercato.
Tra le due opzioni che la miseria del presente ci offre, preferiamo - come già detto - la strada tortuosa della libertà e dell’indipendenza. Essere autonomi dal pubblico e dal privato.
L’occupazione di oggi non significa semplicemente il riappropriarci di una sede, ma allude a ristabilire i rapporti di forza e le capacità contrattuali di tutti coloro che producono la ricchezza di questa città, e che vogliono però essere autonomi dai rapporti di servitù, instabilità e ricatto che il mercato e la politica impongono. Pensiamo, infatti, che sia insostenibile che la cooperazione che le persone in questa città mettono a valore sia frustrata da una continua dimensione di insicurezza e precarietà.
Sia chiaro, non ci interessa fossilizzarci sull’ideologia da centro sociale e sull’estetica dell’occupazione. La nostra speranza e il nostro desiderio sono di mettere radici, di darci stabilità e quindi progettualità.
A due mesi dalla demolizione delle ex-colonie Enel e in una città priva ormai di ogni spazio pubblico, ripartiamo riappropriandoci di una fabbrica abbandonata, di un’industria fallita, di un pezzo di territorio lasciato a marcire.
Abbiamo occupato uno stabile della società “SO. DE. CO. REAL ESTATE S.R.L.”, di proprietà della “Unione Fiduciaria s.p.a.”, quindi non il frutto del sudore di un piccolo risparmiatore o di una piccola impresa, ma uno stabile in mano alla grande rendita immobiliare. Ricominciamo da qua, aprendo uno spazio della grande proprietà privata alla condivisione e alla cooperazione comune.

CSOA Mezza Canaja

13/11/09

BERLUSCONI E POTENTI IMPUNITI, POVERACCI IN GALERA.




La cosiddetta “riforma della Giustizia” si risolve nell’ingiustizia più clamorosa : impunità per legge di Berlusconi e di una nutrita corte di criminali della finanza e della truffa ( Parmalat in testa); punibilità di migranti e poveracci. Non si tratta solamente della più spudorata autoassoluzione di Berlusconi- in un volgare mercimonio tra Berlusconi e Lega- ma del manifesto pubblico della “disuguaglianza di fronte alla legge”. Tanto più significativo nel giorno stesso in cui il governo annuncia una nuova detassazione delle imprese e dei profitti ( Irap e Ires), mentre nega ogni reale riduzione fiscale a salari e pensioni.
Di fronte a tutto questo non bastano iniziative parlamentari di contrasto. E’ necessaria una mobilitazione radicale e di massa in tutto il paese, a carattere prolungato, che si ponga l’obiettivo della cacciata di Berlusconi. Una mobilitazione che unifichi e raccolga contro Berlusconi tutte le ragioni sociali colpite dalla crisi e offese dal governo, saldando nel più ampio fronte di massa rivendicazioni democratiche e di classe, nella prospettiva di un’alternativa vera. Se non ora, quando?

Marco Ferrando
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

12/11/09

Poesia agli otto occupanti

Pubblichiamo di seguito un breve pensiero dedicato da un compagno fabrianese agli otto operai che hanno occupato nei giorni scorsi gli uffici della Merloni.
5/11/2009

Avvolti da una nuvola rossa
In questa timida giornata di novembre,
con gli sguardi rivolti al cielo
L’azione, corre più veloce della pioggia.
Si poteva tacere in nome del progresso,
e abbracciare la sorda indifferenza della gente,
o calpestare il lastricato del potere,
mettendo i nostri cuori, dall’altra parte del cancello.
Gli echi lontani della sofferenza,
sembrano ormai parole sfuggenti,
in quella pioggia insistente e fredda,
il coraggio ha avuto ragione della notte….
E dentro il fuoco di quel timido braciere,
il calore ha illuminato, l’alba di un nuovo giorno.

Grazie di cuore,
Di Marzio Emanuele
Dedicato a:
Barbara Imperiale, Andrea Giacobelli, Dario Passeretti, Youri Venturelli,
Massimo Molinari, Giorgio Punzo, Monia Pietrella e Vladimiro Stella.

11/11/09

Due domande al presidente della Regione dagli operai delle Cooperative Forestali

Caro presidente,
Le parliamo in nome degli operai forestali di questa regione e nel farle un “rendiconto” come lei lo chiama, le dobbiamo dire a malincuore due cose, e farle due domande:

La prima è che la sua amministrazione pur alla presenza di notevoli risorse per la montagna spendibili fin dal 2007 non è riuscita a trasformare queste risorse in occupazione, lasciando a casa tutti gli operai forestali della regione Marche che dal 2007 non vedono partire nessun cantiere forestale! Mi riferisco ai “Fondi Europei” e a quelli del “Ministero dell’Ambiente”, circa 20 milioni di euro…!

La seconda è che la sua amministrazione non ha stanziato un euro del proprio bilancio per le attività di sistemazione del territorio, e malgrado abbiate approvato il piano forestale regionale, questo non è stato dotato di risorse sufficienti a garantire ciò che il piano si prefigge e quindi a garantire anche la stabilizzazione dei lavoratori forestali…!

La domande invece sono queste:
Pensa di poter garantire l’avvio dei cantieri delle misure forestali del P.S.R per il mese di marzo prossimo, prendendo gli opportuni provvedimenti nei confronti degli “Uffici Foreste e Difesa del Suolo” che in due anni non sono riusciti a fare il loro dovere lasciando tutti a casa senza paga e senza ammortizzatori sociali?

L'altra domanda è questa:
Se pensa veramente che il nostro lavoro in montagna sia importante per la salvaguardia dell’ambiente e il rilancio del turismo nelle aree interne, pensa di finanziare adeguatamente il piano forestale regionale?

Solo questo potrà essere un segnale chiaro di attenzione vera della sua amministrazione per le aree montane.

Grazie e buon lavoro.

I lavoratori delle coop.ve forestali della regione.

09/11/09

Azione democratica La solidarietà arriva da sinistra

Dal Corriere Adriatico dell' 8 novembre 2009
Azione democratica La solidarietà arriva da sinistra Fabriano Arriva da sinistra la solidarietà ai cassintegrati della Antonio Merloni che per due giorni hanno occupato gli uffici del gruppo e, più in generale, ai lavoratori in difficoltà. “Riteniamo l’occupazione - spiega il segretario del Pdci Luca Lisandrini - un’azione democratica fondamentale come segno di protesta in una fase di crisi economica che sembra non finire. Il nostro sostegno va, ovviamente, anche a tutte le altre categorie dei lavoratori (artigiani, commercianti e così via) che stanno subendo gli effetti di questo fenomeno”. Giacomo Scortichini e Gianni Socionovo dell’associazione “La sinistra c’è” esprimono “solidarietà ai lavoratori della Ardo che stanno lottando per tutelare il proprio lavoro”, ma il loro pensiero è rivolto pure “a tutte quelle realtà lavorative che non trovano voce né sostegno. E’ evidente che manca una qualsiasi politica di rilancio imprenditoriale, in modo particolare per le piccole e medie imprese che oggi vengono politicamente agitate, ma non sostenute”. Il Partito comunista dei lavoratori di Ancona sottolinea per la Ardo “la necessità della nazionalizzazione dell’azienda, una reale riconversione industriale degli impianti produttivi e il mantenimento di tutti i posti di lavoro”.

06/11/09

Sosteniamo gli operai nell'occupazione della Merloni!


Fabriano, 6 novembre 2009


COMUNICATO STAMPA


La scelta presa dagli otto operai della Ardo, che da ieri sono chiusi negli uffici amministrativi della Merloni a Fabriano, è stata giusta ed inevitabile e va quindi sostenuta, politicamente e materialmente, da tutti i cittadini, le forze politiche e sindacali, con azioni unitarie, uno sciopero generale di tutto il territorio e la creazione di una cassa di resistenza in favore degli operai in lotta.

L’azione (da tempo promossa dal Partito Comunista dei Lavoratori con comunicati stampa, volantinaggi ed assemblee pubbliche) è giunta dopo più di un anno di cassa integrazione, durante il quale gli operai non hanno ricevuto nessuna risposta dalle istituzioni né sostegno concreto dalle burocrazie sindacali e politiche. Dopo anni di delocalizzazioni, mancanza di investimenti, monosettore forzato, gestione familistica delle aziende e delle istituzioni locali (favorite da un controllo sociale esercitato con la complicità dei sindacati e dei partiti di centrosinistra), i destini dei 3000 occupati in tutta Italia (senza considerare l’enorme indotto) sembrano segnati: se non arrivano alternative concrete si va incontro ad un licenziamento di massa.

Perciò torniamo a chiedere, invece di aiuti economici proposti dal governo alla famiglia Merloni per salvaguardare i propri interessi e prolungare l’agonia dei lavoratori, le uniche soluzioni possibili alla crisi:

1. La Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell’azienda
2. Una reale riconversione industriale degli impianti produttivi
3. Il mantenimento di tutti i posti di lavoro, anche riducendo l’orario di lavoro a parità di salario.

Il Partito Comunista dei Lavoratori garantirà nei prossimi giorni il suo massimo impegno per offrire sostegno materiale ai lavoratori in lotta, prendendo parte, con i propri militanti, all’occupazione in atto ed al presidio di solidarietà, ed invita tutti i propri simpatizzanti a fare altrettanto, per trasformare la battaglia degli operai della Merloni in una vittoria di tutti i lavoratori!


Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione di Ancona
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com

05/11/09

Piena solidarietà agli operai dell'Ardo


Cliccando sull'immagine potete leggere il testo del volantino distribuito dal PCL di Ancona - nucleo montano in sostegno dell'occuopazione degli uffici della Merloni da parte degli operai dell'Ardo.

Una sentenza elementare della Corte Europea sul crocifisso


La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso è totalmente condivisibile. Colpisce l’arroganza di chi nega il diritto alla moschea alla confessione islamica ma pretende di imporre il crocifisso nelle scuole. All’opposto, la difesa incondizionata della libertà religiosa di ogni culto, deve combinarsi col rifiuto incondizionato di ogni ingerenza confessionale nelle istituzioni pubbliche. Chiesa e Stato vanno rigorosamente separati : è’ significativo che il PD di Bersani rinneghi persino questo principio liberale elementare pur di ingraziarsi gli ambienti vaticani e candidarsi a governare in loro nome. La rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche deve essere invece il primo passo di una grande campagna nazionale per la cancellazione di tutti i privilegi confessionali e sociali del capitalismo ecclesiastico: la scandalosa esenzione fiscale di IVA e ICI, le enormi regalie pubbliche a scuole e università cattoliche, i fiumi di denaro pubblico alla sanità privata ecclesiastica, i poteri inconfessabili dello IOR. Di fronte alla difesa del Vaticano da parte di tutte le forze borghesi - reazionarie o liberali- proponiamo a tutte le sinistre una grande campagna unitaria anticlericale che non si limiti al terreno democratico ma investa i poteri materiali della Chiesa come componente e stampella dell’ordine capitalistico .


Partito Comunista dei Lavoratori

02/11/09

Iran: arrestato lo studente che ha sfidato Khamenei

Nonostante in Italia ci siano correnti politiche che difendono il regime teocratico Khomeinista (anche alcune componenti neostaliniste presenti dentro al PRC ed al PDCI), riportiamo una notizia sconvolgente che ci ricorda come nel mondo ci siano persone pronte a rischiare la propria vita in nome della libertà di pensiero e di parola.

Dall'agenzia stampa adnkronos


Sarebbe stato arrestato Mahmoud Vahidnia, lo studente iraniano che mercoledi' scorso ha criticato l'Ayatollah Ali Khamenei in un discorso in sua presenza nell'aula magna dell'Universita' di Teheran. Lo riferisce il sito web degli studenti dell'Universita' Sharif, secondo cui il giovane studente di matematica sarebbe da giovedi' sera sotto custodia dell'unita' di intelligence delle Guardia rivoluzionarie. La notizia non e' stata pero' al momento confermata ufficialmente.
"Mahmoud Vahid-Nia e' un eroe". "Mahmoud Vahid-Nia e' un vero leader". "Mahmoud Vahid-Nia e' l'eroe iraniano che ha sfidato l'autorita' della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei". Questi alcuni dei messaggi che sono circolati sui blog e sui social network iraniani in un tam tam mediatico che ha trasformato Mahmoud Vahidnia, dell'universita' 'Sharif' di Teheran, nella nuova icona dei riformisti. Nei giorni scorsi Vahidnia ha avuto il coraggio di sfidare in pubblico, davanti una folla di studenti che si era riunita nell'aula magna dell'universita' di Teheran, l'autorita' piu' alta della Repubblica Islamica, l'ayatollah Khamenei, l'unico sempre al riparo da critiche in quanto rappresentante in terra dell'Imam.
Khamenei e' solito incontrare alcuni selezionati studenti in pubblico, spesso davanti alle telecamere della tv di Stato. Questi incontri sono sempre piuttosto controllati, con la Guida Suprema che parla ai giovani dei valori dell'Islam e gli studenti che esprimono devozione al Leader.
Ma quello che e' accaduto mercoledi' scorso ha sorpreso tutti, primo fra tutti la stessa Guida Suprema. "Voglio dirle alcune parole", ha esordito Vahidnia, alzando la mano e rivolgendosi a Khamenei, mentre l'incontro all'universita' stava volgendo al termine.
"Perche' nessuno puo' permettersi di criticarla in questo Paese? Non e' ignoranza questa?", ha affondato il giovane. "Lei ritiene di non fare errori? Perche' l'hanno trasformata in una sorta di idolo irraggiungibile che nessuno puo' sfidare?". - Vahidnia non ha temuto le ripercussioni delle sue affermazioni e ha continuato incurante dei suoi colleghi che cercavano di farlo tacere.
"Perche' la tv nazionale mostra immagini false, per esempio su quello che e' successo dopo le elezioni? E' mai possibile - ha concluso - che non abbia mai potuto leggere un articolo sulla sua attivita' politica visto che ha chiuso tutti i media che osavano criticarla?". Khamenei non ha risposto direttamente al giovane, ma ha bollato come "false" le sue frasi. E immediatamente e' circolata sul web la voce che il giovane studente di matematica era stato arrestato. (Adnkronos).