La guerra di Renzi ai lavoratori
di Sergio Bellavita – La canea che si è
scatenata contro i vigili di Roma, colpevoli di essersi assentati in
massa dal lavoro l’ultimo giorno del 2014, è parte di una campagna
orchestrata contro i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. I primi
due decreti attuativi del Jobs Act hanno mostrato a tutti, con buona
pace dei tempi lunghi della Cgil, il vero obbiettivo di fondo dei
provvedimenti del governo Renzi: costruire il regime della totale
ricattabilità del lavoro. Più che la cancellazione delle residue tutele
dell’art.18, si volevano liberalizzare i licenziamenti collettivi
attraverso l’estensione del regime di quelli individuali.
Oggi la polizia municipale di Roma e gli operatori ecologici di Napoli servono a proseguire la campagna per la costruzione di questo regime di ricattabilità. In un paese che vive di corruzione dall’alto, di tangenti e pizzi sulle inutili grandi opere, che vede gran parte delle sue classi dirigenti autrici e complici di un sistema che depreda le risorse pubbliche a vantaggio della distruzione ambientale e sociale, Renzi scarica tutte le responsabilità su lavoratori a 1300 euro al mese, su settori con gli organici ridotti all’osso, su uomini costretti a turni e straordinari insostenibili. I vigili sono il pretesto della furiosa campagna ideologica di Renzi per continuare la sua guerra ai lavoratori, allo stato sociale, allo stesso ruolo pubblico in economia. Non a caso la cosidetta opera moralizzatrice di Renzi e del redivivo Marino, sindaco di Roma, si abbatte sul pubblico impiego e sulle aziende partecipate come Farmacap che, con un colpo di mano, si tenta di dismettere. I presunti fannulloni servono a costruire un clima di massa contro, anche qui, i presunti privilegi del pubblico impiego. I media rispondono vergognosamente alla chiamata del governo con l’obbiettivo di estendere il regime di ricattabilità e licenziabilità anche ai lavoratori del pubblico impiego. Un tentativo certo maldestro ma che potrebbe trovare spazio nella rabbia di chi, nella gerarchia della precarietà del lavoro, vive una condizione assai peggiore o cerca inutilmente di lavorare. E’ sempre l’iniziativa generale e la connessione delle tante diverse soggettività a mancare clamorosamente. La responsabilità della Cgil è enorme. Non solo Renzi non si è minimamente fermato davanti alle proteste sindacali, non solo lo sciopero generale non ha intaccato la determinazione reazionaria di Renzi, siamo davanti ad una intensificazione della guerra ai lavoratori del governo. Segno che lo stesso Renzi sente di aver vinto un macth pesante sul piano sociale. Non è certa conclusa la partita, per la semplice ragione che mai si potrà dire la parola fine. Quello che tuttavia è certo è che i limiti, i ritardi, la debolezza dell’iniziativa sindacale hanno pesato drammaticamente e che senza una rottura netta con pratiche ormai irrilevanti, senza la ricostruzione di un fronte di lotta di lungo periodo per molti anni la condizione di chi lavora, delle classi popolari è costretta a peggiorare progressivamente. Il nuovo anno è iniziato con una nuova pesante offensiva di un governo costretto dal clamoroso fallimento del suo semestre europeo, dalla recrudescenza della crisi economica e trovare sempre nuove armi di distrazione di massa. La Ue è scossa profondamente dal voto che si profila in Grecia. Spetta a noi accompagnare i tanti voti contro l’austerità che tutti si aspettano dal voto Greco con la ripresa delle lotte sociali.
Oggi la polizia municipale di Roma e gli operatori ecologici di Napoli servono a proseguire la campagna per la costruzione di questo regime di ricattabilità. In un paese che vive di corruzione dall’alto, di tangenti e pizzi sulle inutili grandi opere, che vede gran parte delle sue classi dirigenti autrici e complici di un sistema che depreda le risorse pubbliche a vantaggio della distruzione ambientale e sociale, Renzi scarica tutte le responsabilità su lavoratori a 1300 euro al mese, su settori con gli organici ridotti all’osso, su uomini costretti a turni e straordinari insostenibili. I vigili sono il pretesto della furiosa campagna ideologica di Renzi per continuare la sua guerra ai lavoratori, allo stato sociale, allo stesso ruolo pubblico in economia. Non a caso la cosidetta opera moralizzatrice di Renzi e del redivivo Marino, sindaco di Roma, si abbatte sul pubblico impiego e sulle aziende partecipate come Farmacap che, con un colpo di mano, si tenta di dismettere. I presunti fannulloni servono a costruire un clima di massa contro, anche qui, i presunti privilegi del pubblico impiego. I media rispondono vergognosamente alla chiamata del governo con l’obbiettivo di estendere il regime di ricattabilità e licenziabilità anche ai lavoratori del pubblico impiego. Un tentativo certo maldestro ma che potrebbe trovare spazio nella rabbia di chi, nella gerarchia della precarietà del lavoro, vive una condizione assai peggiore o cerca inutilmente di lavorare. E’ sempre l’iniziativa generale e la connessione delle tante diverse soggettività a mancare clamorosamente. La responsabilità della Cgil è enorme. Non solo Renzi non si è minimamente fermato davanti alle proteste sindacali, non solo lo sciopero generale non ha intaccato la determinazione reazionaria di Renzi, siamo davanti ad una intensificazione della guerra ai lavoratori del governo. Segno che lo stesso Renzi sente di aver vinto un macth pesante sul piano sociale. Non è certa conclusa la partita, per la semplice ragione che mai si potrà dire la parola fine. Quello che tuttavia è certo è che i limiti, i ritardi, la debolezza dell’iniziativa sindacale hanno pesato drammaticamente e che senza una rottura netta con pratiche ormai irrilevanti, senza la ricostruzione di un fronte di lotta di lungo periodo per molti anni la condizione di chi lavora, delle classi popolari è costretta a peggiorare progressivamente. Il nuovo anno è iniziato con una nuova pesante offensiva di un governo costretto dal clamoroso fallimento del suo semestre europeo, dalla recrudescenza della crisi economica e trovare sempre nuove armi di distrazione di massa. La Ue è scossa profondamente dal voto che si profila in Grecia. Spetta a noi accompagnare i tanti voti contro l’austerità che tutti si aspettano dal voto Greco con la ripresa delle lotte sociali.
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