30/03/16

Il PCL e i referendum. I nostri sì. Il nostro no. La nostra proposta classista e anticapitalista.

referendum 






  Siamo alla vigilia di una intensa stagione referendaria.

Non idolatriamo il referendum. Non pensiamo possa sostituire la mobilitazione e la lotta di massa. Ma non siamo certo indifferenti alla natura concreta dei referendum e al loro esito. Per questo ci schieriamo senza riserve a sostegno dei referendum che abbiano un carattere progressivo e di contraddizione rispetto alle politiche e agli interessi dominanti. E' il caso dei referendum annunciati di questa primavera.


IL NOSTRO SI AI REFERENDUM SOCIALI E AMBIENTALI

Ci schieriamo innanzitutto a favore del SI nel referendum del 17 Aprile, nel quadro della continuità della lotta contro “Lo Sblocca Italia” e contro gli interessi delle grandi multinazionali petrolifere e estrattive. Il governo punta apertamente al suo fallimento, a partire dalla data prescelta e dalla indicazione di astensione. Il suo terrore è una vittoria del SI come nel 2011 sull'acqua pubblica. E' una buona ragione per batterci come allora a favore del SI.
Ci schieriamo a sostegno della richiesta referendaria contro la cosiddetta “Buona Scuola”, in continuità con le ragioni della grande mobilitazione di un anno fa: contro i super poteri dei dirigenti scolastici, il potenziamento dei finanziamenti privati alla scuola, la subordinazione della scuola al mercato e al profitto d'impresa. Un anno fa il governo Renzi inciampò sulla scuola. Si tratta di procurargli un nuovo inciampo.
Ci schieriamo a sostegno della richiesta referendaria sui temi del lavoro in continuità con la lotta di milioni di lavoratori contro il governo Renzi: per il ripristino dell'articolo 18 , contro la liberalizzazione degli appalti, contro la super precarizzazione dei voucher, per i diritti generali del lavoro. Renzi ha fatto del cavalcamento dell'offensiva padronale contro il lavoro, a partire dalla Fiat, l'asse della propria politica. La richiesta referendaria si contrappone di fatto al cuore stesso del renzismo.
In conclusione: ci schieriamo a sostegno di tutti i referendum sociali e ambientali che abbiano una connessione, diretta o indiretta, con le ragioni della classe lavoratrice e con le domande progressive di democrazia.
Per questo su ognuno di questi terreni il PCL e le sue strutture di partito aderiscono, ai vari livelli, ai relativi comitati referendari, partecipano alla raccolta delle firme, si impegnano nelle forme possibili al successo dell'iniziativa referendaria: per il SI all'abrogazione delle leggi anti operaie, anti sindacali, anti ambientali.


IL NOSTRO NO ALLA RIFORMA ISTITUZIONALE DI RENZI

Parallelamente sosteniamo le ragioni dei referendum richiesti e previsti in materia istituzionale.
Si tratta della richiesta referendaria di abrogazione della nuova legge elettorale varata da Renzi ( Italicum) e del progetto di Riforma costituzionale Renzi/Boschi cui si collega: un progetto bonapartista che consegna ad una minima maggioranza relativa il pieno controllo del processo legislativo, del Parlamento e quindi dell'insieme delle cariche istituzionali. Un progetto che incarna il senso stesso del renzismo: la vocazione dell'uomo solo al comando come nuovo paradigma delle relazioni sociali ed istituzionali nei diversi ambiti della vita pubblica: nello Stato, nell'azienda, nella scuola. Renzi intende fare del referendum istituzionale annunciato per il prossimo ottobre il momento di legittimazione della propria politica di questi anni (Job Act, Buona Scuola, tagli alla Sanità e ai servizi) e, al tempo stesso, di incoronazione plebiscitaria del proprio potere al servizio di quella politica. Non è un caso se Confindustria, l'Associazione delle Banche Italiane ( ABI), tutte le organizzazioni e consorterie della borghesia italiana, appoggiano apertamente il progetto istituzionale di Renzi: vedono nel suo possibile successo una compiuta traduzione istituzionale del proprio dominio sociale. E perciò stesso un ulteriore strumento di rafforzamento dei propri interessi e dei piani di aggressione contro il lavoro. Per questa stessa ragione è interesse di tutti i lavoratori la vittoria del NO al progetto istituzionale di Renzi. In continuità con le ragioni dell'opposizione sociale alle sue politiche.
Il PCL ha dunque aderito nazionalmente al Comitato del No alla Riforma Boschi e sostiene la domanda di referendum per il SI all'abrogazione dell'Italicum. Contro ogni posizione di indifferenza, presente anche in alcuni ambienti della sinistra, verso questa battaglia democratica elementare.


PER IL RILANCIO DELLA MOBILITAZIONE DI MASSA E DI CLASSE

Il nostro impegno unitario sul fronte referendario si accompagna però ad una caratterizzazione autonoma di impostazione politica. Un'impostazione classista e apertamente anticapitalista.

Parliamoci chiaro. Le stesse direzioni politiche e sindacali della sinistra italiana che oggi promuovono i referendum hanno contribuito in modo decisivo a che si arrivasse alla scadenza referendaria nelle condizioni peggiori. Il movimento di lotta contro il Job Act dell'autunno 2014 è stato prima disarmato e poi condotto su un binario morto. La grande mobilitazione di massa contro la “Buona Scuola”della primavera del 2015 è stata privata della necessaria continuità e largamente dispersa. L'ultima Legge di Stabilità del governo, che colpisce frontalmente la sanità pubblica, è passata senza un'ora di sciopero dei principali sindacati. Da un anno la mobilitazione sociale è di fatto silenziata, a tutto vantaggio del renzismo, ma anche dei populismi reazionari concorrenti ( Salvini e Casaleggio). La stessa stagione referendaria è stata concepita come surrogato della lotta di massa . In queste condizioni anche il risultato dei referendum è a forte rischio. E una sconfitta referendaria, in particolare sui temi della riforma istituzionale e del lavoro, avrebbe a sua volta una ulteriore pesante ricaduta sullo scenario generale .

E' dunque necessario rilanciare la mobilitazione generale di massa, a partire dalla centralità del lavoro. Contro il blocco inaccettabile dei contratti pubblici da ormai sette anni. Contro la pretesa confindustriale di subordinare il rinnovo dei contratti a nuovi peggioramenti delle condizioni del lavoro e dei diritti. Per la ricomposizione di una piattaforma generale di svolta che possa unire milioni di lavoratori, di precari, di disoccupati in una lotta di massa risoluta. Tanto radicale quanto lo è l'attacco di padronato e governo. Non dimentichiamolo: in tutta la storia italiana le grandi vittorie democratiche, anche quelle referendarie, sono state la risultante della mobilitazione del movimento operaio. Pensiamo al divorzio e all'aborto. Senza movimento di lotta dei lavoratori, si va a sbattere anche sul piano della democrazia. Come dimostra la storia della “seconda Repubblica”.


PER UNA CAMPAGNA POLITICA CONTRO RENZI, SENZA AUTOCENSURE

La parola d'ordine della sconfitta e cacciata del governo Renzi va posta apertamente, senza autocensure e rimozioni.

La scelta del Comitato Nazionale del NO alla Riforma istituzionale di evitare la contrapposizione politica al governo Renzi e di confinare la campagna referendaria sul solo terreno giuridico costituzionale è una scelta potenzialmente suicida. Significa disarmare il carattere di massa della campagna. Subire passivamente la prevedibile campagna politica del renzismo ( “ vogliono impedire la modernizzazione dell'Italia a favore del caos, cancellando le mie magnifiche riforme...”). Favorire la capitalizzazione a destra dello stesso scontro referendario col governo, visto che nè Salvini nè M5S rimuoveranno certo le proprie ragioni politiche. La verità è che l'autocensura politica del Comitato del NO verso il renzismo serve solo a coprire l'imbarazzo della minoranza PD e la sua capitolazione a Renzi. Una resa che invece andrebbe chiamata e denunciata col suo proprio nome.

Il PCL non si subordina a questa scelta. La nostra campagna per il No alla riforma Boschi e per il SI alla cancellazione dell'Italicum è e sarà apertamente e dichiaratamente politica. E' parte della campagna di massa per la sconfitta politica del renzismo: il progetto politico più reazionario della storia repubblicana italiana. Per questo consideriamo grave che la CGIL, il principale sindacato dei lavoratori, continui a non pronunciarsi sul referendum istituzionale. Per questo chiediamo pubblicamente che tutte le organizzazioni del mondo del lavoro, a partire dalla CGIL, si pronuncino apertamente per il NO. Il NO alla riforma Boschi è il NO a Renzi: è il NO all'aggressione frontale ai lavoratori e ai sindacati. E' il NO alla distruzione della scuola pubblica e della sanità. Tutti i sindacati e le organizzazioni di massa che si sono pronunciati contro queste politiche hanno il dovere di pronunciarsi contro il governo che le ha realizzate e tanto più contro il suo incoronamento plebiscitario. Ogni ambiguità su questo terreno è inaccettabile.


PER UNA SOLUZIONE ANTICAPITALISTA, NON SOLO “DEMOCRATICA”

La nostra battaglia per la sconfitta del renzismo non muove solo da motivazioni costituzionali e democratiche. Muove da un progetto anticapitalista.

Certo, siamo a difesa di tutte le conquiste democratiche strappate dal movimento operaio contro ogni progetto reazionario teso a distruggerle. Per questa ragione abbiamo contrastato negli ultimi 20 anni la subordinazione delle sinistre italiane alla cosiddetta Seconda Repubblica. La subordinazione alla logica del maggioritario contro il principio elementare del proporzionale. La subordinazione alla governabilità del capitale contro il principio della rappresentanza del lavoro. Il renzismo è anche l'ultimo figlio di quella subordinazione disastrosa.

Ma non ci identifichiamo nella Costituzione del 1948. Non ne facciamo un feticcio. Non ne nascondiamo la natura storica borghese e compromissoria, a tutela della proprietà privata e del Concordato con la Chiesa. Ci battiamo per una Repubblica dei lavoratori, basata sulle loro strutture democratiche di massa, sulla loro organizzazione, sulla loro forza. Perchè solo una Repubblica dei lavoratori può realizzare l'autentica democrazia: rovesciando l'attuale dittatura di industriali, banchieri, Vaticano; e dando alla maggioranza della società il potere di decidere del proprio futuro. Portare questa prospettiva in ogni lotta è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori. Anche sul terreno di una battaglia referendaria.
Partito Comunista dei Lavoratori

23/03/16

La doppia faccia dell'amministrazione comunale pesarese, tra Banca Marche, sgomberi... e accattoni"

Le recenti edizioni dei giornali locali si presentano ricolme di notizie sul fallimento di Banca Marche, per la quale sono ormai acclarati passivi da capogiro (fino a più di 900 milioni di Euro nel periodo di amministrazione controllata!) e, in associazione a questa, di vari scandali fiscali legati tanto al territorio locale quanto a quello regionale (vedansi le maxi evasioni della famiglia Rosato, per quanto concerne la nostra zona, o i dati resi pubblici dalla Guardia di Finanza che nel 2015 ha scovato nel territorio marchigiano ben 395 evasori totali).
Tutti reati che coinvolgono volti spesso assai noti delle borghesie locali, e che sottraggono in maniera fraudolenta risorse alla collettività, configurandosi come veri e propri furti ai danni dei lavoratori.
Vergognoso è che di fronte ai crac bancari (mai esenti da connivenze politiche) non si reagisca nell'unica maniera possibile, procedendo ossia alla nazionalizzazione immediata e senza indennizzo per i grandi azionisti e con la massima tutela per i piccoli risparmiatori, ed è altrettanto vergognoso quanto ovvio constatare come le coperture politiche giochino un ruolo di primo piano nel dare seguito alla consueta trafila di impunità quando ci si trova di fronte a certi scandali finanziari (si pensi al ruolo del partito di governo nel collasso della Montepaschi, per citarne una).

È forse proprio alla luce di tutta questa serie di connivenze che in sempre più giunte di centrosinistra, a cominciare da quella pesarese, si metta quotidianamente in atto una politica che scimmiotta il becero populismo delle peggiori tinte salviniane. Troppo scomodo focalizzare l'attenzione sul fatto che con il salvataggio di Banca Marche messo in atto dal governo (a carico della collettività) centinaia di milioni di Euro di piccoli risparmiatori siano andati in fumo; meglio, a questo punto, cavalcare l'onda razzista e vestire i panni degli sceriffi, occupandosi, come accade a Pesaro, di vietare l'accattonaggio laddove crea una cattiva immagine per il pubblico decoro, o battersi in prima linea per gli sgomberi degli accampamenti dei nomadi (ultimo quello di via dell'Acquedotto).

Di fronte ad un'ipocrisia del genere è necessario avanzare con forza la necessità di adottare un'altra politica: una politica che metta al centro le ragioni concrete del mondo del lavoro, che rivendichi la nazionalizzazione senza indennizzo delle banche in un unico istituto di credito sotto controllo popolare con la massima tutela per i piccoli risparmiatori, che riutilizzi la marea di risorse così liberate in migliaia di opere di pubblica utilità immediatamente cantierabili, quali la ristrutturazione degli edifici scolastici e degli ospedali, la bonifica dei corsi d'acqua contro il dissesto idrogeologico e così via. Le risorse ci sarebbero, basterebbe andare a prenderle laddove sono, ribellandosi ai vincoli del patto di stabilità e rifiutandosi di sottostare al cappio del debito pubblico contratto con le banche, quelle stesse banche che prima invocano più rigore nei conti pubblici per poi venire a invocare pubblica salvezza nel momento della crisi, come con Banca Marche è puntualmente avvenuto.

Le possibilità e le necessità di un'altra politica, apertamente anticapitalista, ci sono: manca, ovviamente, la volontà. Più facile è prendersela con i poveri, con gli ultimi, con i diseredati, come la giunta pesarese sta facendo. Il populismo è tanto un serbatoio sicuro di voti quanto uno specchietto per le allodole di indubbia efficacia per distogliere l'attenzione dal malaffare della borghesia, dai problemi reali e dai loro mandanti politici: come Partito Comunista dei Lavoratori noi questa voce contraria, con le sue conseguenti rivendicazioni, vogliamo alzarla senza indugio, tanto a Pesaro quanto in ogni altra parte del territorio nazionale.


 Partito Comunista dei Lavoratori Sez. Pesaro

12/03/16

SALTATO L'ACCORDO TRA IL GRUPPO BENETTON E LA FEDRIGONI GROUP: QUALE FUTURO PER LE CARTIERE MILIANI?

L'imprevedibile epilogo relativo alle trattative intercorse tra il gruppo Benetton e la Fedrigoni Group per la cessione di quest'ultima, culminato nel fallimento dell'accordo, da tutti ritenuto imminente, ripropone uno stato di forte preoccupazione ed allarme tra tutti i lavoratori del gruppo cartario della Fedrigoni Group.
Il PCL sez. di Ancona, da sempre "in prima linea" nella vigilanza ed attenzione, sia per il futuro della Fedrigoni Group e delle Cartiere Miliani, sia, soprattutto, della tutela occupazionale di questa importante realtà industriale, che, giova rammentarlo, grazie ai sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori, è temporaneamente scampata al tracollo di tutto il distretto industriale fabrianese.
La privatizzazione selvaggia delle Miliani, dopo aver presentato un "conto sociale" drammatico, con oltre 430 unità occupazionali perdute nel lontano 2002, rischia attualmente l'irreversibile dismissione di tutto il proprio gruppo industriale, a causa della totale mancanza del ricambio generazionale nel management dell'impresa fabrianese.
Il grande "regalo politico di Stato", costituito dalla svendita delle Miliani, in favore della Fedrigoni Group, evidenzia nuovamente la totale assenza dello Stato italiano nei confronti degli "interessi monopolistici" di certi potentati industriali che, grazie alla complicità di tutta la classe politica e sindacale italiana, continuano a desertificare l'occupazione in tutto il territorio italiano.


PCL sez Ancona

03/03/16

UN PROFETA SENZA VISIONE………

Ancora una volta ci ritroviamo a dover chiarire scivoloni e inesattezze emesse dal nuovo profeta locale del circolo del PD di Cerreto d’ Esi che da parecchio tempo a questa parte,non riesce proprio a stare lontano da figuracce che possiamo tranquillamente definire ridicole. Da quello che abbiamo letto e capito,qualche iscritto locale del Partito Democratico dell’alto dal suo canale di osservazione,racchiuso ed ovattato nei salotti buoni della politica del centro sinistra, descrive il Partito Comunista dei Lavoratori vicino a posizioni nord coreane,fermo ai tempi della Terza Internazionale,un gruppetto di quaranta persone in tutto sparse per l’Europa. Con molta sincerità proviamo un certo imbarazzo e una sorta di “pena” per la mano con la quale sono state scritte o digitate sulla tastiera inesattezze politiche e culturali nei confronti del PCL, che secondo il nostro modesto parere dovrebbe far preoccupare seriamente quella cerchia di attivisti democratici che pensano di poter ripartire da individui con un bagaglio politico davvero di basso livello. Osiamo dire basso livello perché noi pensiamo seriamente che un’analisi fatta sulla base della non conoscenza nei confronti di chi si vuole giudicare, sia espressione di “ignoranza allo stato puro”. Convinti che questo esercizio comunque vada fatto e che possa essere utile anche per la nostra formazione e il nostro radicamento sul territorio,cercheremo di dare delle spiegazioni utili e concrete per far capire a chiare lettere da quale contesto storico e per un certo verso contemporaneo si basa la linea politica e la costruzione del PCL. Il nostro partito nasce sulla base e sulle ceneri dei continui tradimenti fatti nei confronti dei lavoratori e delle classi più disagiate da parte delle burocrazie dell’allora PCI nella totalità delle sue trasformazioni, fino ad arrivare ai partiti della cosi’ detta “sinistra radicale”(in primis Rifondazione Comunista ormai dissolta e priva di una vera base militante), veri colpevoli dell’arretramento della sinistra a livello territoriale e nazionale,che progressivamente ha perso negli anni la sua identità originaria che nel corso del tempo ha portato a deformazioni politiche e di rappresentanza nel mondo del lavoro ,nel sindacato che si possono riallacciare e ben identificare amaramente nel Partito Democratico referente politico di banche, confindustria e dei poteri forti della borghesia che da sempre governano il nostro stato e le nostre istituzioni. Da questo momento inizieremo a passare una serie di informazioni che speriamo vengano capite ed assimilate, basate sulla chiarezza e veridicità della nostra impostazione politica. Il PCL nasce e riprende la tradizione del marxismo rivoluzionario che parte dal Manifesto Comunista sull’analisi del capitale e del capitalismo,su cui sono cresciuti i padri fondatori della rivoluzione di Ottobre del primo novecento guidata da Lenin e Trotsky poi tradita dallo Stalinismo regime burocratico e dittatoriale che nel corso del tempo ha represso e annientato la necessità della rivoluzione e la costruzione dell’ organizzazione internazionale dei lavoratori, unico processo possibile di raggruppamento delle istanze del mondo del lavoro su scala mondiale. Qualcuno dovrebbe sapere che nel corso della storia vi sono state più fasi e raggruppamenti a livello mondiale non ultimo la Terza Internazionale(organizzazione di tutti i partiti comunisti) attiva dal 1919 fino al 1943 che si poneva l’obbiettivo di far emergere le differenze tra socialismo riformista e socialismo rivoluzionario. In essa vi fu anche la grande contrapposizione interna tra la teoria stalinista della “rivoluzione in un paese solo” e la corrente trotskista e leninista che spingeva per creare le condizioni politiche della rivoluzione proletaria in tutti i paesi a guida capitalista. La crisi del PCUS e la necessità di lanciare un segnale di moderazione agli alleati occidentali impegnati a fianco della URSS nella seconda guerra mondiale, il 15 maggio del 1943 l’esecutivo propose lo scioglimento del raggruppamento che segnò definitivamente l’abbandono di ogni istanza rivoluzionarie nel panorama mondiale dei lavoratori. Contestualmente iniziò la dura repressione dei rivoluzionari che si contrapponevano allo stalinismo che, dopo la morte di Lenin, produsse una serie di omicidi e di rappresaglie contro chi si ribellava alla dura linea repressiva della burocrazia staliniana svenduta al collaborazionismo con i paesi occidentali capitalistici, che trovò il suo apice con l’omicidio di Trotsky in Messico nell’agosto del 1940. La nostra prospettiva è quella di ricreare e riprendere le condizioni di allora sulla base del marxismo rivoluzionario,per rifondare una nuova Internazionale (Quarta Internazionale) come strumento primario per l’affermazione delle istanze dei lavoratori,contro ogni forma repressiva del capitalismo, per l’affermazione delle classi più deboli e sfruttate in tutti gli angoli del pianeta. Traducendo tutto in poche parole, per il profeta del PD locale, sembrerebbe che la storia si sia fermata all’inizio del 1900 non accorgendosi minimamente dei mutamenti e di quello che il nostro tempo ci ha lasciato in eredità e alle spalle. Sul discorso Nord Corea rispondiamo semplicemente che se qualcuno ancora minimamente pensa che nel suddetto stato vi sia l’espressione massima ed originaria della tradizione a cui noi facciamo riferimento, è come affermare che Salvini sia l’uomo che rappresenta le istanze del Mezzogiorno o che lavora all’integrazione degli immigrati e i rifugiati che scappano dalle guerre o dalla repressione dei regimi islamici in svariati casi sostenuti e creati dagli Stati Uniti, per il controllo dell’economia a livello mondiale. Per chiarire definitivamente il quadro sulla natura del nostro partito, il PCL fa parte del raggruppamento del CRQI (Comitato per la Rifondazione della Quarta Internazionale) dove attualmente ne fanno parte molte organizzazioni che riuniscono nella sua totalità svariate migliaia di militanti sparsi non solo in Europa ma anche in sud America. Gli esempi più importanti oltre al nostro sono: il DIP partito Turco al fianco della lotta dei lavoratori curdi contro il califfato e l’Isis ed in prima linea contro la dura repressione totalitari del regime di Erdogan, l’EEK greco al centro delle maggiori lotte contro la Troika e i potentati europei che scaricano le proprie responsabilità sulle spalle del popolo greco (anche con il benestare di Renzi) sul quale si basa il salvataggio dei maggiori paesi capitalistici dell’euro zona, ed è attualmente in prima linea nella lotta per la cacciata di Tsipras dal governo capace di allearsi con razzisti e nazisti di estrema desta come ANEAL. Infine il PO partito argentino rivoluzionario che esprime all’incirca più di 15 mila militanti attivi nei settori di avanguardia nella classe operaia argentina che alle ultime elezioni politiche ha eletto rappresentanti e delegati nei vari parlamenti regionali con l’obbiettivo primario di rappresentare le istanze dei lavoratori e delle classi oppresse. A conclusione di tutto questo ragionamento facciamo un piccolo appello a chi pensa di essere politicamente superiore,competente e capace di produrre un’analisi completa: lo invitiamo a studiare e a ragionare su dati oggettivi veri che la storia ci ha consegnato come bagaglio culturale inconfutabile. La libera interpretazione, se non fatta in modo accurato onesto e consapevole, fa emergere pochezza nei contenuti e un scarsa preparazione. Comunque, per quanto ci riguarda, ce ne siamo fatti già da tempo una ragione.

PCL sez Ancona

25/02/16

Il governo Renzi, le trivellazioni petrolifere e il pasticcio dell’election day

no triv 




Verso la fine del 2014 il governo Renzi, tramite il decreto legge 133 definito “sbocca Italia”, ha regalato a Confindustria e alle multinazionali dell’energia un pacchetto di provvedimenti fino a quel momento insperati e mai tentati da precedenti governi. Insieme alle nuove normative favorevoli al capitalismo nostrano ai danni dei lavoratori, spiccavano anche dei veri e propri inviti alle multinazionali per depredare il territorio ai danni dell’ambiente e della salute dei cittadini. Tra l’altro nel decreto si leggeva: «...il carattere strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità…» e per tamponare il contraccolpo delle comunità locali aggiungeva: «tutto verrà fatto nel rispetto del principio di leale collaborazione con i diversi livelli territoriali, nonché del principio costituzionale di tutela dell’ambiente.» Come era ovvio aspettarsi, queste ultime parole sono state immediatamente affossate dalla realtà dei fatti.
Vengono concessi decine di permessi di ricerca e perforazione tra Adriatico, mari siciliani e lo Ionio per un ammontare di circa 130 mila Km quadrati. Coinvolte le principali multinazionali: ENI, Shell, E.On, Edison.
Questo micidiale impatto si ripercuoterà sulla fauna marina, sulle specie vegetali acquatiche e sul pescato con una stima di riduzione di almeno il 50% in alcune di queste aree. In questo scempio spiccano le scelte del Ministero dell’ambiente di concedere il permesso per una megapiattaforma petrolifera dell’Edison al largo di Pozzallo passando sulla testa della decisione contraria delle comunità locali. Non sono esenti poi i tentavi delle multinazionali nei territori costieri della Sardegna e del Tirreno e Adriatico.

Sono nati da mesi moltissimi comitati e coordinamenti sul territorio delle aree coinvolte, e si è così aperto lo scontro tra governo e potentati economici, multinazionali da una parte e cittadini e ambientalisti dall’altra.
Sono nate vere e proprie lotte di resistenza sul territorio, e contro di esse si è scatenata la peggiore retorica governativa, che le ha perfino definite "eco-reazionarie" e "associazioni contro il progresso e il lavoro".
Contemporaneamente da dieci regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) sono stati presentati dei referendum contro l'articolo 38 della legge cosiddetta Sblocca Italia del governo Renzi e l'articolo 35 del "decreto sviluppo" varato dal governo Monti per impedire le trivellazioni in mare in un raggio di 12 miglia dalla costa e fermare tutte le norme che permettono al governo di non considerare le decisioni degli enti locali. Uno di questi quesiti è però stato ammesso, e rappresenta un pericolo per i futuri programmi di Renzi.

Il premier è infatti perfettamente consapevole del fatto che ci sono buone probabilità che possa perderlo, come è successo in passato con altri governi. In particolare sa benissimo che come in precedenza altri referendum su questioni che coinvolgono diritti dei cittadini su questioni ambientali, come quello per la privatizzazione dell’acqua o quello contro il nucleare ad uso civile, ha fortissime probabilità di sconfitta, se questo raggiungerà il quorum. Con un colpo di mano, quindi, ha imposto la data del referendum ad aprile piuttosto che inserirlo nella data più logica delle elezioni amministrative.

Come in precedenti esperienze, il PCL, per la sua tradizione e linea politica, non ritiene il referendum uno strumento sufficientemente valido a contrastare le scelte reazionarie del governo e del capitalismo. Solo la mobilitazione di massa ed una vertenza generale che comprenda anche questo tema sono in grado di fermare queste scelte scellerate. In ogni caso, in passato abbiamo appoggiato referendum riformisti, come appunto quello espresso dal movimento per l’acqua pubblica o il nucleare, portando la nostra visione critica in appoggio alle lotte in difesa dei diritti dei più deboli e dei lavoratori. Per il referendum contro le trivellazioni petrolifere, il PCL adotterà lo stesso atteggiamento di appoggio critico contro il governo reazionario di Renzi e Confindustria, in difesa dei territori coinvolti e dell’ambiente.
Partito Comunista dei Lavoratori - Commissione ambiente









31/01/16

PCL CERRETO D'ESI:SALVAGUARDIAMO I NOSTRI FIGLI


Nel consiglio comunale del 17 novembre 2015 presentammo un’interpellanza in cui chiedevamo dei chiarimenti in merito ai problemi di umidità che persistevano alla scuola dell’infanzia, nonostante la bonifica fatta nel 2014 che costò 200.000€. Abbiamo chiesto dei chiarimenti alla maggioranza perché avevamo riscontrato dei problemi a nostro parere molto seri, sia per la tutela della salute e della sicurezza dei bambini che del personale docente e non. Ritenevamo grave che bambini tra i 3 e i 6 anni dovessero servirsi di un bagno dove il rivestimento cadente era ed è trattenuto con del nastro adesivo, che nelle aule era e sono di nuovo presenti dei scrostamenti dovuti all’umidità, che nel tunnel di collegamento al refettorio ogni volta che piove l’acqua scorre al suo interno come se fosse un canale di scolo, non per ultimo i persistenti sgradevoli odori che la struttura emana al suo interno. La maggioranza ci rispose con una relazione dell’architetto comunale in cui si evinceva che non c’erano stati i tempi per far asciugare bene i muri del bagno poiché la passata amministrazione ha voluto procedere al ripristino dei rivestimenti in tempi rapidi, quindi i bagni non sono stati ben bonificati. Era però intenzione dell’ufficio tecnico intervenire nell’estate del 2015 per eliminare definitivamente i problemi di umidità dai bagni , ma le difficoltà economiche del comune non hanno permesso la messa in opera degli accorgimenti ipotizzati. Comunque nella relazione si dichiara anche che le fosse biologiche avevano vizi di costruzione e pertanto vi lasciamo immaginare di che natura fosse ed è l’umidità di risalita presente in tutta la struttura. Detto questo visto che le risposte date dalla maggioranza non erano state esaustive, il 22/12/2015 abbiamo deciso di fare un’altra segnalazione oltre a quella fatta nell’ottobre 2014 all’asur territoriale, per sollecitare l’intervento da parte del tecnico della prevenzione, il quale dopo il sopralluogo avvenuto dopo le feste natalizie, ha risposto il 28/01/2015 inviando copia al sindaco, alla dirigente scolastica e al sottoscritto rilevando quanto segue:”nella parete dell’aula 16,sezione A, sono presenti tracce di umidità ;nel bagno ala A, in alcuni punti sono staccate le mattonelle; nel bagno adibito al personale sono presenti scrostamenti sulle pareti e come dichiarato dalla responsabile, non viene attualmente utilizzato; nel muretto appendi zainetto,ala A, sono presenti scrostamenti sulla parete; nell’aula 17,sezione C,sono presenti scrostamenti sulle pareti; nell’aula E sono presenti tracce di umidità; nel tunnel di collegamento con il refettorio ,in alcuni punti della copertura sono presenti tracce di infiltrazioni di acqua piovana. Da quanto sopra, si reputa necessario effettuare i seguenti lavori: manutenzione ordinaria e straordinaria nei locali in cui sono presenti gli scrostamenti e l’umidità nelle pareti e nel tunnel di collegamento. Al fine di migliorare e garantire le condizioni igienico sanitarie dell’immobile e della sicurezza dei frequentatori, si reputa necessario eseguire i lavori sopra descritti entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della presente. Vista la destinazione d’uso dell’immobile e le numerose segnalazioni che pervengono a questo servizio, si auspica un intervento risolutore alle problematiche evidenziate”. Torniamo a noi, adesso stiamo a vedere come si muoverà quest’ amministrazione per risanare nuovamente la scuola dell’infanzia. Perché il sindaco e l’assessore competente visti tutti questi seri problemi, per di più in un ambiente destinato a dei bambini dai 3 ai 6 anni non sono intervenuti tempestivamente? Perché per i lavori mal eseguiti evinti anche dall’architetto comunale non si è fatta mai rivalsa sulla ditta costruttrice e sul direttore dei lavori? Perché si continuano a spendere dei soldi pubblici , senza che nessuno paghi per i lavori mal eseguiti? A questo punto è chiaro che i nostri figli sono stati e continuano a stare in una struttura mal sana, sia sotto l’aspetto igienico sanitario, sia sotto l’aspetto della sicurezza. Visti anche i precedenti lavori di manutenzione straordinaria che ha subito questa struttura, oltretutto approvanti con la delibera di giunta n° 68 del 03/10/2013, in cui si arguiva che tali lavori andavano eseguiti preventivamente, poiché l’evidente umidità di risalita poteva minare anche la stabilità della struttura di fondazione della scuola stessa ed a oggi abbiamo un’ulteriore relazione dell’architetto in merito a dei vizi di costruzione, oltre all’ennesimo verbale dell’asur in cui esorta il comune a bonificare nuovamente la scuola, ritengo sia imperativo presentare un altro esposto alla Procura della Repubblica. Concludo dicendo a questa maggioranza che noi ci fermiamo alle vostre rispostine che ogni volta ci date in consiglio comunale, noi pretendiamo chiarezza, trasparenza e giustizia verso la popolazione tutta, soprattutto quando ci sono temi delicati come quello sopra descritto che riguardano la salute e l’incolumità dei nostri bambini. Bisogna che prendiate coscienza che noi non siamo come le vecchie opposizioni che hanno taciuto per anni, la nostra azione politica non ha secondi fini, tutt’altro è volta a tutelare gli interessi di tutta la popolazione prima di tutto le classi più deboli, ed è per questo che per i prossimi anni saremo la vostra spina nel fianco.

PCL Nucleo Montano
sez Ancona

23/01/16

CERRETO D' ESI:TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE!!!



La corte dei conti sezione regionale di controllo per le Marche, ha mandato al nostro comune il rendiconto di esercizio inerente all’anno 2013. In linea di massima le sezioni regionali di controllo della corte dei conti esaminano i bilanci preventivi e i rendiconti consuntivi degli enti locali, in base agli obbiettivi annuali posti dal patto di stabilità, si esprimono sulla sostenibilità dell’indebitamento, l’assenza di irregolarità , la mancata copertura di spese, l’accertamento di squilibri economico-finanziari. Alla fine del suo operato comunica  agli enti locali il rendiconto  e le misure da adottare per sostenere in futuro l’ente. La stessa corte dei conti non ha evidenziato irregolarità contabili,tuttavia sono emersi profili critici. In sintesi cercheremo di evidenziare i punti salienti di questa relazione che comunque dovrà essere pubblicato sul sito ufficiale del nostro comune, quindi chi volesse potrà a breve visionare la versione integrale. In primis c’è da dire che le entrate straordinarie hanno uno scarso indice di riscossione per cui l’evasione fiscale nel nostro comune è molto alta. La corte dei conti segnala  all’amministrazione la presenza di alcuni profili critici che potenzialmente possono pregiudicare l’equilibrio economico-finanziario dell’Ente negli esercizi futuri. Infatti, una parte significativa delle spese correnti è stata finanziata attraverso le entrate correnti straordinarie ( violazioni codice della strada, oneri di urbanizzazione..).Queste entrate sono state riscosse con molta lentezza in parte per la crisi economica e in parte per negligenza dell’Ente. L’utilizzo delle entrate straordinarie comporta rischi di equilibrio a medio e lungo termine. Se il contributo straordinario venisse a mancare l’Ente avrebbe un grave squilibrio di competenza. Nel biennio 2013-2014 c’è stata una significativa crisi di liquidità di cassa, testimoniato dal fatto che si è ricorsi all’anticipazione di tesoreria e che al termine del periodo l’Ente non è riuscito a restituirlo. Inoltre, analizzando il livello di indebitamento lo stock del debito di 7.975.867,28 rappresentava il 195,81% del totale delle entrate correnti di 4.073.359,49 e si collocava ben al di sopra del 150% stabilito dalla legge. Quindi l’elevato livello di indebitamento riscontrato rappresenta un fattore di criticità per gli equilibri di bilancio in quanto riducono insieme all’anticipo di tesoreria gli spazi della spesa discrezionale. Si riscontrava per di più che nel 2012 e nel 2013 il comune aveva acceso altri nuovi mutui nonostante già la difficile situazione. Inoltre, in questo periodo di governo Alessandroni nel bilancio oltre la riscossione delle violazioni del codice della strada ha posto anche la voce della vendita di 22 cappelle cimiteriali rimaste invendute e anche la vendita di azioni nella società  partecipata  AnconAmbiente. Tutte queste cifre sono poi scomparse nel rendiconto del 2014. Questo modo di procedere non è in linea con le norme stabilite dal Tuel in materia di accertamento delle entrate. Ne deriva che gli accertamenti delle entrate di cui trattasi si sarebbero dovuti registrare sulla base di specifici contratti di compravendita, invece il Comune ha omesso di vincolare l’importo corrispondente al saldo positivo dell’operazione di cancellazione dei residui attivi e passivi della gestione vincolata. Quindi tutto questo risulta un disavanzo e l’amministrazione è dovuta a rispettare  delle specifiche misure. Questo disavanzo deve essere specificato  come tale nel primo esercizio di bilancio e vanno adottate tutte le manovre possibili per cercare di riportare l’equilibrio economico, e non come successo che è scomparso portando comunque delle ripercussioni sulla situazione di cassa. D’ora in poi la corte dei conti raccomanda che l’assunzione di nuovi mutui dovrebbe essere vagliata alla luce di una preventiva analisi di sostenibilità economica e finanziaria dell’indebitamento prescindendo dall’utilizzo di  risorse straordinarie. Quest’ultime pertanto devono essere finalizzate esclusivamente al finanziamento di spese aventi analoga natura. Inoltre evidenzia di assicurare  la puntuale rilevazione delle movimentazioni di cassa e di monitorare i flussi delle riscossioni e dei pagamenti per riportare l’equilibrio.
Allora detto questo quello che noi diciamo da tempo non è frutto di un’ideologia o di una volontà recondita di dover remare contro corrente a tutti i costi, ma è frutto di un attenta analisi che da tempo cerchiamo di porre al vaglio degli altri consiglieri comunali, avendo più volte riferito sulla difficile situazione di cassa e cercando in ben due occasioni di porre l’attenzione sulla necessità di una commissione d’indagine che evidenzi una volta per tutte se ci sono delle responsabilità, a cosa sono dovute e a chi sono imputabili. Non è che dobbiamo mettere per forza qualcun alla gogna, ma signori le carte ci cominciano a dar ragione, che nelle passate amministrazioni delle negligenze gravi ci sono state. Se ci sono un centinaio di mutui accesi perché nessuno si è fermato nonostante la difficile situazione e nonostante fosse difficile reperire liquidità? Come mai nessun funzionario ha posto un alt agli amministratori? Come mai anche se evinto nel documento, ad oggi non esiste nessun ente preposto per la riscossione dell’evasione e si continua a prendere l’anticipo di tesoreria per fronteggiare l’indebitamento? Detto questo è evidente a tutti che se mancano i soldi, e ad oggi c’è un buco di circa 300.000, delle responsabilità ci devono pur essere. Cittadini chi ha fatto il debito lo deve pagare, opponiamoci con forza a questo modo clientelare di fare politica, non possono sempre essere i soliti a pagare per coprire gli errori commessi dai passati amministratori. Dobbiamo fare i complimenti alla vecchia amministrazione Alessandroni per questa situazione disastrosa che ci ha lasciato e confidiamo che i suoi seguaci compreso il PD fautore e complice che lo ha sostenuto per un decennio, qualche domandina adesso comincino a porsela!!

PCL Nucleo Montano sez Ancona

28/12/15

Per una soluzione anticapitalista della crisi bancaria

BANCHE


Il salvataggio di quattro banche (Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) per mano di un decreto del governo ha riproposto clamorosamente la questione bancaria in Italia.
130.000 risparmiatori lamentano l'esproprio delle proprie ricchezze. L'ABI lamenta gli oneri pagati dalle grandi banche per salvare le piccole, protestando presso Bankitalia. Bankitalia lamenta la preclusione opposta dalla UE al salvataggio delle banche con fondo pubblico. La UE dichiara che la scelta è stata delle “autorità italiane”. Le “autorità italiane”, ossia il governo Renzi, rivendicano la riduzione del danno e il salvataggio dei correntisti, lamentando tuttavia le “rigidità della UE”.
Questa giostra dello scaricabarile lascia sul terreno un solo dato certo: la realtà criminale del capitalismo e la complicità di tutti i suoi gestori.


LA REALTÀ CRIMINALE DEL CAPITALE

È accaduto qualcosa di molto semplice. La crisi capitalista ha pesato sulle banche italiane, creando una massa di 130 miliardi di crediti “deteriorati”, cioè di soldi che non torneranno indietro. Le banche hanno cercato di liberarsi di questa zavorra in mille modi: licenziando i propri dipendenti, chiudendo sportelli e filiali, appesantendo commissioni e mutui, ma anche piazzando titoli e obbligazioni spazzatura presso la propria clientela (propri dipendenti inclusi), col metodo ordinario della truffa. Bankitalia e Consob, le cosiddette strutture della “vigilanza”, hanno coperto l'operazione truffaldina. Ma l'operazione è spesso fallita, in particolare nel caso di diverse banche locali. È il caso delle quattro banche in questione (tosco-emiliane, marchigiane, abruzzesi), ma anche di importantissime banche venete. A questo punto subentra il “salvataggio” delle banche fallite, sotto l'egida del governo, attraverso due leve tra loro combinate. Da un lato interviene il soccorso delle banche maggiori che iniettano 3,6 miliardi nella ricapitalizzazione delle banche fallite, dopo aver ottenuto una adeguata compensazione fiscale dal governo (riduzione dei contributi dovuti, a tutto danno dell'erario pubblico). Dall'altro lato si azzerano due miliardi e mezzo dei piccoli azionisti e creditori delle banche, prima truffati dai banchieri e poi chiamati a risanare il loro crack coi propri fondi. Il risultato è la “salvezza delle banche”, con vanto e gloria del governo Renzi. In realtà si è coperta la loro rapina, usando il portafoglio delle sue vittime.


LA SVOLTA EUROPEA NEI SALVATAGGI BANCARI

Il caso delle quattro banche minaccia di andare ben al di là di un episodio di cronaca. Anticipa e fotografa con cruda efficacia la nuova normativa sui fallimenti bancari concordata tra i governi capitalisti in sede UE, e che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016. I salvataggi delle banche fallite con soldi pubblici non saranno più consentiti. Le banche fallite saranno “salvate” dalle ricchezze dei propri azionisti e correntisti (dai depositi superiori ai 100.000 euro). È una delle forme di tutela del Fiscal Compact. Questo rappresenta una minaccia per centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori, soprattutto a fronte delle fragilità del capitale bancario in Italia. Negli anni della grande crisi, i principali governi capitalistici europei hanno salvato le proprie banche con una pioggia gigantesca di risorse pubbliche (altro che liberismo!), a carico dei contribuenti (principalmente i lavoratori) e delle prestazioni sociali. Il capitalismo italiano, già gravato da un abnorme debito pubblico, non ha potuto fare altrettanto. Oggi il carico di una crisi bancaria irrisolta si manifesta in tutta la propria ampiezza proprio nel momento in cui si chiude giuridicamente lo spazio del soccorso pubblico. Da qui la minaccia incombente su significativi settori di piccola borghesia e di popolo risparmiatore.


I CIARLATANI BORGHESI NON SANNO CHE PESCI PRENDERE

Ma qual è la possibile soluzione alternativa?
I partiti di governo del capitalismo non sanno che pesci prendere. Ed è spassoso constatare che i più severi fustigatori degli “eccessi e sprechi della spesa pubblica” (quando si tratta di pensioni, sanità, scuola, contratti pubblici) si riscoprono improvvisamente nostalgici delle statalismo quando si tratta del soccorso pubblico alle banche. «La Merkel ha speso 247 miliardi a sostegno delle proprie banche, i precedenti governi italiani hanno preferito non intervenire, e ora la situazione è questa» ha testualmente dichiarato il capo del governo al Corriere della Sera (6 dicembre). «La Germania ha soccorso le proprie banche con risorse pubbliche, perché non dovrebbe essere possibile un intervento analogo per salvare Banco Veneto e la Banca Popolare di Vicenza?» dichiara Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, sulle compiacenti pagine di Libero (8 dicembre). I partiti borghesi di governo e di opposizione sognano la possibilità di scaricare sul portafoglio dei lavoratori il salvataggio congiunto dei banchieri e dei piccoli risparmiatori loro elettori. Ma non potendo salvare entrambi salvano i banchieri e il loro sistema, sempre a carico dei lavoratori (esenzioni fiscali per le banche soccorritrici), con qualche salvagente “umanitario” (bucato) per una piccola minoranza di risparmiatori truffati.
Il M5S che strilla contro il governo non va oltre la rivendicazione della liberazione delle banche “dai politici” e la richiesta di una “vera vigilanza di Bankitalia”: riproponendo l'eterna illusione piccolo-borghese in un possibile capitalismo etico e sano; in realtà cercando di organizzare la piccola borghesia contro il PD per farne sgabello del proprio progetto reazionario e plebiscitario contro il lavoro.
Quanto alle sinistre riformiste, interamente impegnate nella tela di Penelope della propria unificazione alla vigilia delle elezioni amministrative, è troppo attendersi una qualsivoglia proposta alternativa al ricettario delle “soluzioni” borghesi. La bussola strategica di un nuovo centrosinistra la esclude pregiudizialmente dal loro orizzonte.


LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE: UNICA SOLUZIONE A VANTAGGIO DEI LAVORATORI E DEL PICCOLO RISPARMIO

La verità è che l'unica soluzione alternativa seria della crisi bancaria italiana passa più che mai attraverso drastiche misure anticapitaliste. Ogni salvataggio delle banche nell'attuale economia di mercato comporta il sacrificio, comunque distribuito, di lavoratori e piccoli risparmiatori. Cioè delle vittime della rapina bancaria. Solo la nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori; solo la concentrazione delle banche in una unica banca pubblica, possono spezzare alla radice la dittatura del capitale finanziario, a tutela dei lavoratori e dello stesso piccolo risparmio.

Il PCL è l'unico partito della sinistra che dagli anni della grande crisi ha fatto della rivendicazione della nazionalizzazione delle banche un asse centrale della propria proposta. Perché è l'unico partito a battersi per un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza. Lo svolgimento della crisi bancaria in Italia ripropone in tutta la sua attualità questa rivendicazione fondamentale.
Partito Comunista dei Lavoratori




11/12/15

TESTO DEL VOLANTINO DEL PCL PER IL CORTEO DI FABRIANO CONTRO LA CHIUSURA DEL REPARTO NASCITE DELL'OSPEDALE DI FABRIANO

PER UNA SANITA’ PUBBLICA AL SERVIZIO DEI CITTADINI E DEI LAVORATOTRI!CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI E I TAGLI….CONTRO IL GOVERNO LOCALE E NAZIONALE!

L’imminente cancellazione del “punto nascite” dell’ospedale E. Profili di Fabriano costituisce la dimensione del degrado immorale in cui è precipitata la Giunta “renziana”, presieduta dal sindaco Sagramola ed il grado di disprezzo nel quale versa la “classe politica fabrianese” nei riguardi del diritto fondamentale di tutte le donne alla maternità. Sullo sfondo di questa scelta vi è una volontà precisa e mirata  volta a smantellare tutto il comparto pubblico(sanità,scuola,servizi sociali) a favore del grande processo di privatizzazione messo in atto dal governo italiano con il benestare dei potentati locali e nazionali, a discapito dei lavoratori, studenti, precari e disoccupati.Il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia il rapporto “triangolare” formato dal governo Renzi, il governatore della regione Marche, sig. Ceriscioli e il sindaco di Fabriano, sig. Sagramola, capaci solamente di eliminare i diritti fondamentali dei cittadini italiani, marchigiani e fabrianesi. Chi ora grida allo scandalo ed invita all’opposizione contro questa scelta,per la maggior parte dei casi grida contro il proprio riferimento politico, grida contro il proprio governo regionale grida contro la propria scuola e cultura. A questa “delirante” linea politica piena di contraddizioni, incapace di dare delle risposte alle reali esigenze dei cittadini e del popolo,va data una risposta dura costruita su un progetto di classe che si contrapponga nettamente alle politiche  capitalistiche espresse dal Partito Democratico vero braccio armato dei padroni. Alla piazza di oggi va data una risposta a SINISTRA DI OPPOSIZIONE che non deve confondersi  con finti movimenti oppositori legati anche all’area della destra fascista e nazionalista, e che deve  assolutamente smarcarsi dalla linea neo populista del M5S che non mette per nulla in discussione il capitale come problema centrale per il futuro della nostra società  ed anzi contribuisce egli stesso,con atti politici chiari ed inequivocabili,a rincarare la dose(questione sindacale, immigrazione, statuto dei lavoratori ecc.ecc.).Questa è la nostra proposta politica che ci contraddistingue oggi sulla piazza al fianco  dell’indignazione e della preoccupazione popolare per la chiusura di un importante comparto dell’ospedale Profili. E’ la proposta politica che proponiamo da sempre e su cui vogliamo sensibilizzare tutte le sinistre politiche,sindacali,di movimento che vogliono opporsi a questo ennesimo omicidio che colpisce i diritti elementari del cittadino. La costruzione di un fronte unico di lotta che vada al di sopra delle appartenenze partitiche o di schieramento che porti la cacciata dell’attuale classe politica dirigenziale che sta rovinando e penalizzando il futuro di chi abita nel nostro territorio. Un fronte unico che   tuteli la sanità e l’istruzione pubblica,che si contrapponga ai continui processi di precarizzazione del mondo del lavoro al fianco degli immigrati che fuggono dalle guerre imperialiste causate dagli interessi economici  da oriente ad occidente. Queste, le basi per la costruzione del governo dei lavoratori su scala nazionale ed internazionale.
         
 PCL Nucleo Montano
 sez Ancona

06/12/15

L’ELIMINAZIONE DEL ”PUNTO NASCITE” ALL’OSPEDALE E.PROFILI, RAPPRESENTA IL PIU’ VERGOGNOSO ATTACCO AL DIRITTO ALLA MATERNITA’ DELLE DONNE DEL TERRITORIO FABRIANESE.



L’imminente cancellazione del “punto nascite” dell’ospedale E. Profili di Fabriano costituisce la dimensione del degrado immorale in cui è precipitata la Giunta “renziana”, presieduta dal sindaco Sagramola ed il grado di disprezzo nel quale versa la “classe politica fabrianese” nei riguardi del diritto fondamentale di tutte le donne alla maternità.
Il P.C.L. Sez. di Ancona , nell’apprendere tale farneticante notizia, denuncia il rapporto “triangolare” formato dal governo Renzi, il governatore della regione Marche, sig. Ceriscioli e il sindaco di Fabriano, sig. Sagramola, capaci solamente di eliminare i diritti fondamentali dei cittadini italiani, marchigiani e fabrianesi.
Davanti ad uno scempio così immorale, prosegue la nota del P.C.L. Sez. di Ancona, è necessaria una mobilitazione generale di tutta la società civile fabrianese che provochi la crisi della  giunta renziana del sig. Sagramola, sindaco di Fabriano.



                                                                                          PCL sez Ancona
                                                                               
                                                                                                                                              

05/12/15

COMUNICATO PCL: PD DI CERRETO d' ESI CI SEI O CI FAI???



Come è ormai noto a tutti, la possibilità dell'imminente chiusura del reparto nascite dell'ospedale di Fabriano non è altro che la cartina tornasole della vera natura politica del governo regionale e nazionale sempre più legato alle istanze della borghesia ,dei capitalisti e dei loro potentati,tutto a discapito della classe lavoratrice dei precari e dei disoccupati. La volontà di smembrare la sanità pubblica a favore di quella privata è ormai un atto politico inequivocabile del partito di Renzi che, in oltre, al posto di salvare i posti di lavoro e proteggere le fabbriche dai processi di delocalizzazione, regala soldi, decreti legge,finanziare a favore delle banche e di Confindustria e a tutti quegli apparati burocratici servi del padronato e schiavi del profitto. La giusta indignazione e la mobilitazione popolare che si sta creando intorno a questa vicenda rischia però di essere ridicolizzata e denigrata per colpa di certi personaggi politici strettamente legati agli artefici di questo ennesimo possibile disastro che trova l’apice del suo controsenso nella foto dei sindaci, riuniti ad un tavolo, che per la maggioranza sono espressione unilaterale delle scelte del governo regionale di centro-sinistra primo attore ed artefice della desertificazione lavorativa e sociale che sta devastando il nostro territorio colpevole della probabile chiusura del reparto nascite dell’ospedale fabrianese. Chi ora grida allo scandalo ed invita all’opposizione contro questa scelta,per la maggior parte dei casi grida contro il proprio riferimento politico, grida contro il proprio governo regionale grida contro la propria scuola e cultura. Da un lato con molta ironia, dall’altro con una certa preoccupazione la domanda  nasce spontanea: ci siete o ci fate??? Ci rivolgiamo sopratutto a quel “genio” che ha scritto il comunicato della sez locale dei democratici di Cerreto d’Esi che ancora una volta accusa una certa sottocultura politica, poca onestà, che fa emergere la totale subordinazione  a quei poteri da lui sostenuti ai quali ora sembrerebbe voler fare la guerra. Ricordiamo a questo signore che la volontà di tagliare una parte dell’ospedale Profili è stata presa dalla passata giunta regionale guidata dal ex governatore Spacca  per anni esponente numero uno della classe dirigente del Pd eletto  con il consenso anche dei simpatizzanti presenti nel nostro comune. Normalmente in  una situazione sana, chi non dovesse più riconoscersi in scelte cosi profonde e strategiche, dovrebbe, come minimo, fare autocritica e “abbandonare” quel contenitore politico non più condivisibile. Sappiamo però che a certi livelli pensare in tal senso non è conveniente e produttivo!!! Preso atto di tale visione ,nel comunicato piddino, vi è una critica alla latitanza del Sindaco Porcarelli, alla maggioranza e anche ai gruppi consiliari della minoranze per non aver partecipato al tavolo promosso dai sindaci compromessi con l’azione del governo regionale. Come PCL ci limitiamo a dire e a spiegare, a chi fa finta di non capire, che per la nostra organizzazione politica la linea guida da seguire è una sola: in presenza di un possibile conflitto sociale contro la borghesia,la condizione prioritaria è la costruzione di un fronte unico di lotta con tutti quei soggetti che ripudiano e si contrappongono alle politiche capitalistiche dei governi borghesi di centro-destra e centro-sinistra, pur rispettando le diverse impostazioni politiche e partitiche ma che comunque si confrontano nel campo dell’anti imperialismo che per quanto ci riguarda mai potrà mischiarsi e confondersi con riformisti e social democratici. La nostra priorità è la costruzione di un possibile confronto che porti alla costruzione del governo dei lavoratori su scala nazionale ed internazionale. Ciò non significa che non saremo presenti in piazza per contrapporci alla chiusura del reparto nascite dell’ospedale di Fabriano,ma lo faremo con la nostra proposta politica che mai ci porterà a confonderci con i finti amici del popolo che da troppo tempo predicano male e razzolano ancora peggio e si sono venduti per quattro denari. Chi definisce il problema “trasversale a tutte le forze politiche presenti sul territorio come possibile atto di soluzione al problema”,noi rispondiamo che solo la contrapposizione al potere per mano dei lavoratori,degli studenti,delle fasce più deboli del nostro tessuto sociale può in maniera unitaria e compatta estirpare il problema alla radice e cioè: la caduta degli interessi politici  finanziari legati ai poteri privati che sono il cancro del nostro territorio per eccellenza. Il PCL lavora e si impegnerà per costruire e far crescere questa impostazione e visione politica,la sola necessaria per una vita dignitosa ,per la tutela dei diritti, e per l’abbattimento del sistema capitalistico.

PCL sez Ancona
Nucleo Cerreto d’Esi