ASSENTI
DALLE ELEZIONI, PRESENTI NELLE LOTTE!
Il prossimo 31 maggio
si terranno nelle Marche le elezioni regionali; elezioni alle quali il Partito
Comunista dei Lavoratori non parteciperà, per via di una legge elettorale
iniqua che subordina la partecipazione ad un numero esorbitante di firme da
raccogliere, chiaro atto antidemocratico volto ad escludere le formazioni
scomode, come la nostra, che non si riconoscono in quelle consorterie che,
tanto a destra quanto a sinistra, si spartiscono i posti di potere. Tutte
spartizioni volte ad un unico obiettivo: continuare a perseguire le medesime
politiche antioperaie che stanno trovando la loro massima espressione con
l’attuale governo Renzi.
In uno scenario di
questo tipo, il PCL non esprime nessuna forma di appoggio alle altre formazioni
che partecipano alla tornata elettorale, poiché nessuna presenta nel proprio
programma un segno di chiara opposizione di classe che metta al centro le
ragioni del mondo del lavoro e l’opposizione alle burocrazie delle classi
dominanti: infatti, di fronte ad un attacco frontale nei confronti dei
lavoratori perpetrato con la massima intensità ad ogni livello politico
(riforma pensionistica, Jobs Act,
abolizione dell’articolo 18, tagli lineari a sanità e istruzione per sanare il
debito pubblico contratto nei confronti delle banche…) è necessario reagire con
una risposta di uguale intensità, ma di verso opposto. A nulla servono le
elemosine dei redditi di cittadinanza (proposte dai grillini o da Altre Marche)
o le battaglie su bilanci partecipati e diritti civili se non si va a mettere
in discussione la questione fondamentale: l’opposizione al capitalismo e la
battaglia per costruire una società nuova. Non vi sono mezze misure: o un
programma va in questa direzione, o è destinato alla sconfitta. Un programma
che rivendichi il rifiuto di subordinarsi al patto di stabilità che immobilizza
risorse per gli enti locali a discapito dei servizi di prima necessità, che
rivendichi la nazionalizzazione immediata, senza indennizzo e sotto controllo
dei lavoratori per le aziende che licenziano, che chiudono o che delocalizzano,
la ripubblicizzazione di tutti i servizi privatizzati nel corso degli anni
(anch’essa senza indennizzo), il rifiuto del pagamento del debito pubblico
contratto nei confronti delle banche e il riutilizzo delle risorse così
liberate per un piano che metta al centro le esigenze dei lavoratori, la
sanità, l’istruzione e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Tutte queste non sono
vane rivendicazioni propagandistiche… O meglio, lo divengono, se non si pone
alla base il rifiuto di subordinarsi alle logiche del capitalismo! Le risorse
per applicare un programma del genere ci sono, basta saperle andarle a cercare
rompendo apertamente con un sistema che non ha più nulla da offrire alla grande
massa dei lavoratori. Peccato che nessuna delle forze presenti alle prossime
regionali marchigiane consideri tale necessità: non vi sono spazi di progresso
sociale all’interno delle compatibilità di questo sistema, che pone le politiche
antioperaie e di compressione dei diritti come condizione necessaria per
salvaguardare la propria sopravvivenza in una situazione di crisi endemica. Non
vi è spazio per il “riformismo di sinistra”: o ci si contrappone frontalmente
con un programma rivoluzionario, o si soccombe.
Il Partito Comunista
dei Lavoratori, pur non essendo presente a queste elezioni per via di una legge
antidemocratica, parteciperà alla campagna elettorale diffondendo il proprio
programma di rottura, e partecipando attivamente ad ogni vertenza di lotta in
cui sia necessario rivendicare la propria posizione di costruzione di
un’alternativa di società, in cui siano autenticamente messe al centro le
ragioni dei lavoratori, senza compromissione alcuna con le forze della politica
borghese, siano esse di centrodestra o di centrosinistra.
Partito Comunista dei
Lavoratori- Regione Marche
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