06/02/11

LA RIVOLUZIONE EGIZIANA. Articolo di approfondimento di M.Ferrando

 
La rivoluzione egiziana è in pieno corso. Il suo impatto è enorme per il Medio Oriente, e di riflesso, per l'intero scenario internazionale. Scrivo queste righe in un momento cruciale dello scontro in atto tra rivoluzione e controrivoluzione in piazza Tahrir al Cairo: il cui esito sarà decisivo sulla direzione di marcia degli avvenimenti. Ma è necessario già oggi formulare una prima analisi, seppur provvisoria, della situazione e definire la nostra posizione generale.

Da 11 giorni una gigantesca sollevazione popolare attraversa l'Egitto. A Il Cairo, Alessandria, Suez, e in decine di altre città, larga parte della società egiziana si è levata contro un regime dispotico trentennale, ponendolo con le spalle al muro.
Questa sollevazione è stata indubbiamente innescata dalla rivoluzione tunisina. Ma le fascine dell'esplosione si erano accumulate per lungo tempo nelle pieghe della società egiziana.


LE BASI SOCIALI DELLA RIVOLUZIONE E DEL REGIME

Il capitalismo egiziano, sotto il profilo strettamente economico, non è affatto in crisi: al punto che negli anni della grande crisi capitalistica mondiale (2007-2009) l'Egitto ha continuato a registrare tassi di crescita del PIL assai elevati ( tra il 5% e il 7%). Ma questo sviluppo capitalistico è stato trascinato (e distorto) dai massicci investimenti imperialisti legati alle privatizzazioni del regime e alle delocalizzazioni produttive; si è appoggiato sul supersfruttamento della classe operaia e sulla miseria crescente di grandi masse, urbane e rurali; si è combinato con l'arricchimento sfarzoso di una casta di regime parassitaria, nutrita dalle tangenti occidentali e dalle donazioni americane. Un proletariato immiserito e al tempo stesso sempre più esteso e concentrato ( a partire dall'industria) a fronte di una borghesia nazionale subalterna all'imperialismo e infeudata al regime: queste le classi fondamentali della società egiziana. In mezzo una vasta massa piccolo borghese irrequieta, frustrata nelle sue aspirazioni sociali dai clientelismi sfacciati del regime; un consistente settore di pubblico impiego statale relativamente “privilegiato”; un'ampia area diseredata di sottoproletariato urbano. Il tutto in una Paese in cui oltre il 60% degli abitanti ha meno di 30 anni: ciò che rappresenta un enorme bacino di energie fresche, non rassegnate, non comprimibili all'infinito. 
 

1 commento:

treb ha detto...

una lettera aperta di speranza all'egitto..
http://coriintempesta.altervista.org/blog/caro-egitto/