07/04/10

LIBERALI E GIUSTIZIALISTI FALLISCONO CONTRO BERLUSCONI.




Se il governo più reazionario d’Europa, che condona i grandi evasori e attacca l’articolo 18, esce rafforzato dalla prova elettorale; se questo avviene sullo sfondo di un’enorme crisi sociale, che in tutta Europa logora i governi capitalistici ( da Sarkozy a Zapatero); se per di più avviene con la crescita del voto leghista tra gli operai, cioè tra le vittime della crisi e del governo , tutto questo è la misura del clamoroso fallimento delle opposizioni liberali e delle sinistre ad esse subalterne. Il centrosinistra ha fallito due volte. Ieri con le politiche antioperaie del governo Prodi, dettate da industriali e banchieri, ha regalato l’Italia a Berlusconi. Oggi , con un’opposizione sociale inesistente, mascherata da semplici “grida” democratiche, consente a Berlusconi di restare in sella, regala a Bossi un voto operaio privo di riferimenti, consegna alla reazione larga parte del Mezzogiorno ( già colpito da giunte di malaffare di centrosinistra). E’ una bancarotta senza ritorno. La confusa miscela di un PD liberale che ammicca a Confindustria, di un giustizialismo dipietrista legato alle procure, di sinistre cosiddette “radicali” che pensano solo agli assessori, è impotente contro le destre. Può riempire una piazza democratica e coinvolgere ampie fasce di popolo della sinistra: ma non parla agli strati più profondi della classe operaia, alle masse sfruttate, alle loro ragioni. Anzi li priva di ogni riferimento indipendente e di ogni programma riconoscibile. E perciò stesso li consegna alla rassegnazione, o alla valvola di sfogo della caccia allo “straniero”, o al richiamo del voto clientelare e di scambio. A tutto vantaggio dei nemici dei lavoratori.
E’ ora necessario voltare pagina. Non c’è alcuna via d’uscita dall’attuale vicolo cieco continuando sulla via delle coalizioni a perdere con gli amici “democratici” dei padroni, dei banchieri, del Vaticano ( PD,IDV,UDC).
Solo una riscossa operaia sul terreno dell’opposizione sociale e di classe può incidere sui rapporti di forza, spostare il voto operaio, unire ragioni sociali e democratiche in un unico fronte, piegare e cacciare il governo della destra. Del resto, in 15 anni, solo i lavoratori hanno battuto Berlusconi: con lo sciopero generale del 94 a difesa delle pensioni, con la grande mobilitazione operaia a difesa dell’art.18 nel 2003. Il guaio è che in entrambi i casi le loro lotte sono state subordinate al centrosinistra: col risultato di tradire le loro ragioni e regalare la rivincita a Berlusconi. Ora si tratta di far tesoro di quella lezione:
rilanciare una mobilitazione operaia unificante, attorno ad un proprio programma indipendente, che rompa finalmente con i partiti dominanti di ogni colore e miri realmente a vincere: facendo pagare la crisi al padronato, sgombrando il campo dai suoi governi, aprendo la via per un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa.
Questo è l’appello che rivolgiamo a tutte le sinistre politiche e sindacali: serrare le fila per un’azione comune, radicale e di massa, attorno ad un programma anticapitalistico indipendente. Questa è la linea del Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico partito della sinistra che non si è mai compromesso con industriali, banchieri e Vaticano, perché vuole i lavoratori al governo del Paese.
COSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Partito Comunista dei Lavoratori

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