28/06/09

La scelta comunista dei lavoratori

Fabriano 28/06/09
Vogliamo, con quest’articolo, ricordare a tutti i lavoratori d’Italia che nessuno, se non loro stessi, potranno cambiare le cose a loro vantaggio partendo dal lavoro, dal salario, quindi dai diritti, dai doveri e dalla dignità che sempre più vengono negati nelle fasce deboli della società.
Sono decenni che si parla di promesse, di buona politica, di giustizia, di pazienza, ma soprattutto di “sacrifici” che abbiamo già fatto (e che stiamo facendo) pagando l’ennesima crisi non voluta da noi, e che ci verranno ancora imposti nel prossimo futuro a scadenze sempre più ravvicinate.
Per decenni, “ banchieri”, “ capitalisti” e “ borghesia tutta”, si sono dati e si danno da fare tutt’ora per cercare, anche in tempo di crisi, di non intaccare minimamente il loro portafogli. Si preleva sempre dai poveri che di soldi ne ha pochi, ma sono tanti.
In questi ultimi due decenni, i lavoratori hanno perso in busta paga la bellezza di 7000€ l’anno che si sono visti spostare nelle caste più alte in rendite e profitti. Non certamente messi da parte per i nostri figli, e neanche in altri servizi che possano riguardarci da vicino nel concreto della vita materiale.
Perché in ogni “finanziaria” (si vedano questi ultimi quindici anni) ci sono tagli su tagli a partire dal sociale, fino alla ricerca. Si taglia sull’indispensabile, mentre si foraggia tutto ciò che rappresenta la bella classe dirigente Italiana, a cominciare dalle scuole private, dagli ospedali e dalle strutture analoghe sotto custodia del Vaticano. Si dispensano i denari dei lavoratori ormai a quasi ogni sorta di speculazione e privatizzazione, riuscendo a privatizzare perfino un bene comune come “l’acqua” e sotto il totale silenzio-assenso di tutti, a cominciare dai “media” ormai sotto il totale controllo della “ borghesia di stato”. Un bel golpe tirato su dai “piduisti”, da Cefis a Licio Gelli a Berlusconi ( quest’ultimo poi prosciolto nel 1990 dall’aver giurato il falso a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2, perché tale reato era stato estinto da un’amnistia del 1989). Si teorizzava un golpe senza l’uso dei militari, ma attraverso il controllo dei mezzi d’informazione, con il cosiddetto “piano di rinascita democratica”, parte essenziale del programma piduista. Programma che prevedeva: assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l’informazione, azioni di governo, comportamento politico ed economico, nonché legislativo, riforme e modifiche costituzionali.
Questo è il terreno battuto che ci ritroviamo oggi nel 2009, con la crisi più grave degli ultimi 80 anni, con un ottimismo che rasenta la peggiore ipocrisia, con i comunisti puzzolenti ed ignoranti e con i tessitori delle caste che prendono sempre più voti da coloro che invece dovrebbero combatterli.
Vogliamo chiedere a questi signori: quel capitalismo immaginario di cui si è tanto parlato in questi anni, quel capitalismo in grado di superare la tendenza strutturale verso crisi periodiche, il fantastico ideale come ultimo orizzonte dell’umanità, dov’è?
Volete che vi sacrifichiamo ancora un’altra generazione?
La vostra parte è finita, siete delle misere figure, tornate tra la spazzatura della storia!
Chiediamo a tutti i lavoratori d’Italia di unirsi in un grande partito formato da lavoratori, studenti e gente che sa cosa voglia dire “lavoro”, “rispetto”, "onestà", “comunismo”, “indipendenza di classe dalla borghesia e dai suoi governi”.
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nei carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, perché lì è nata la nostra costituzione”.
I partigiani oggi siamo noi, e se i nostri governi non sanno come affrontare la crisi attuale senza far pagare i costi ai lavoratori. Se non sanno mettere paletti ma sanno fare gli esami dell’urina in fabbrica, se evitano di rivendicare “l’esproprio delle banche private e la statalizzazione del sistema creditizio”. Se loro non si tolgono un centesimo. Se lasciano senza una lira i precari, i disoccupati e tutte le altre forme di contratti ignobili…ma anzi, chiedono loro soldi indietro della “ busta Pesante” del 1997, dopo dodici anni in piena crisi mondiale. Se chiedono la parità pensionabile della donna, ma la donna in Italia non ha ancora pressoché nessun diritto, ecc,ecc…allora!
Allora: “ lavoratori di tutto il mondo, unitevi!“
Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.
“Nessuno è colpevole di essere nato schiavo. Ma lo schiavo al quale non solo sono estranee le aspirazioni alla libertà, ma che giustifica e dipinge a colori rosei la sua Schiavitù, un tale schiavo è un lacchè e un bruto che desta un senso legittimo di sdegno, di disgusto e ripugnanza” . ( Lenin).
Uniamoci per lavorare insieme in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, alla massima unità della lotta e alla massima radicalità dell’azione.
Il P.C.L è l’unico partito ad aver fatto sempre opposizione sia ai governi di centrodestra che di centrosinistra. Il P.C.L e l’unico partito fermamente schierato con gli operai, i dipendenti, i piccoli artigiani, i salariati tutti, siamo noi!
Soltanto noi possiamo portare avanti un programma che riguardi il lavoro, perché è il nostro punto di forza e di partenza per rivendicazioni che possano far recuperare il terreno perso e aboliscano il modo di produzione capitalistico che è mirato solamente allo sfruttamento dell’essere umano.
Si nazionalizzino le banche e le aziende in crisi. Senza alcun indennizzo per i grandi azionisti che si sono già finanziati con decenni di rapine, e lo si faccia per porle sotto il controllo dei lavoratori. Ci sarebbe un risparmio immenso di danaro pubblico, oggi destinato a banchieri e capitalisti.
Se c’è la crisi e c’è poco lavoro, quel lavoro va ripartito fra tutti, in modo che nessuno ne sia privato: la riduzione progressiva dell’orario, a parità di paga.
Se non ci riprendiamo un po’ di orgoglio, e non lo facciamo noi stessi uscendo dall’ "indifferenza”, avremo la grande possibilità di andare sempre più a ritroso innescando un vortice buio al quale sarà sempre più difficile uscirne per la contentezza della “ borghesia di stato”.
Essere comunista vuol dire osare, pensare, volere e avere il coraggio delle proprie convinzioni.
Abbiamo tutto da perdere se ci fermiamo, ma davanti a noi c’è un mondo intero da conquistare.
Questo è il compito dei compiti per ogni militante comunista.
Il popolo unito non sarà mai sconfitto!

Youri Venturelli
(Partito Comunista Lavoratori)

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